Le mie riflessioni avvengono sempre in quel “giardino d’incanto” che è “Casa Madre Teresa”. Ormai non mi costa più tornarci ogni giorno perché ho scoperto quella che è la forza e la grande dignità dell’essere umano. Percosso da quelle che sono le grandi tragedie della vita, i “perché” non risolti, le risposte che la scienza non è in grado di dare, ciascuno di noi finisce per accettare incondizionatamente il proprio stato e la realtà di essere “vecchio” . Si dice che la soglia della vecchiaia ha raggiunto cifre da record… ma come si giunge e come si vive la condizione di questa fase terminale della vita? Li vedo per le strade, accompagnati a volte dalle “badanti” questi “vecchi” più che ottuagenari, ma non trovo solidarietà, pazienza, aiuto nei loro confronti. Anche i bambini che una volta venivano educati al rispetto per le persone anziane di famiglia, si scostano con timore, a volte con atteggiamenti “schifati” a fronte di un tremolio, di un colpo di tosse un po’ accentuato, di una parola detta a sproposito. A “Casa Madre Teresa” questo non avviene e ti par quasi di essere in un parco ove ognuno recita una parte. La malattia ha fatto perdere il senso del tempo, del luogo, della condizione… Poveri vecchi-bambini… le donne con i vestiti che andavano un tempo, le vecchie collane, i capelli abbelliti da un taglio corto e a volte “giovanile”, rincorrono un budino, un frutto, un sapore nuovo, una melodia, una canzone. Il colore e i bimbi in visita rappresentano uno sfumato spaccato di mondo che non sanno dove sia ubicato e le visite, accolte con gioia, non sempre lasciano individuare i ricordi… I “vecchi” una condizione da scoprire, da non dimenticare, da amare!
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"I vecchi" che non vuole nessuno
I vecchi sulle panchine dei giardini |
…ed ora un racconto da un mio libro di scuola…La tazzaC'era una volta, all'inizio del secolo scorso, una famiglia composta da madre, padre, 4 figli e un nonno. Vivevano in campagna, il papà usciva ogni giorno all'alba per coltivare i campi, e tornava a sera; la mamma badava alla casa e ai 4 figli; il nonno aiutava in casa e faceva piccoli lavori di falegnameria che insegnò al nipote più grande. Ogni sera, all'ora di cena i figli più grandi aiutavano la mamma ad apparecchiare la tavola, e ogni sera venivano messe in tavola 6 ciotole. c'era poi una tazza, la tazza del nonno, che era solo per il nonno e veniva messa vicino alla sedia del nonno accanto al camino. Li, lui mangiava. Un giorno il padre tornò prima dai campi e andò in laboratorio a vedere cosa stava facendo il figlio più grande e lo trovò tutto intento a lavorare un pezzo di legno. Incuriosito chiese cosa stava facendo, e il figlio prontamente rispose " una tazza, una tazza per te papà per quando sarai vecchio". Subito il padre capì e da quella sera in poi in tavola furono messe sette ciotole…
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Non è un paese per vecchi A Tellaro (Lerici), dovrebbe sorgere una casa di riposo. Apriti cielo! l'idea trova molti nemici tra i cultori della vacanza giovanilistica. (10-17/12/2009) Eugenio Manca Davvero Tellaro non è un paese per vecchi? Davvero non può esserlo l’Italia? Chissà che cosa direbbe il vecchio Mario Soldati, che di Tellaro era considerato una sorta di genius loci, se venisse a sapere che qualcuno strenuamente si oppone all’idea di aprire una casa di riposo per anziani nel cuore del borgo tanto amato, proprio in quella piazzetta ove talvolta era possibile incontrarlo, col basco, il bastone, il mezzo toscano ad addolcire il ghigno delle labbra, lo sguardo perso tra i barbagli del Golfo dei Poeti. E chissà come giudicherebbe le motivazioni addotte dal “comitato” che si dice contrario all’insediamento. Ne ha riferito qualche giorno fa il “Corriere della Sera” dando conto di scambi polemici avvenuti anche nel Consiglio comunale di Lerici, di cui Tellaro è frazione. Uno avrebbe detto: “Nella piazzetta di Capri non ci sono ospizi, e a nessuno verrebbe in mente di aprirne uno. Così a Portofino”. Un altro ha soggiunto: “Ci hanno detto che verranno anziani autosufficienti, ma sappiamo che intorno a queste strutture finiscono per girare ambulanze, carrozzelle, non è proprio la vista che ci si aspetta in un luogo di vacanza… Al posto del ristorante che c’era in piazzetta, già sfrattato, adesso ci sarà la sala mensa…”. Autunno (…) Ora passa e declina, in quest'autunno che incede con lentezza indicibile, il miglior tempo della nost ra vita e lungamente ci dice addio. Vincenzo Cardarelli in POESIE, Mondadori, 1976
da "il salvagente.it – rubriche" |
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