LA NOSTRA PASQUA
“Cristo Risorto invita tutti, cristiani ma anche chi è alla ricerca, a non scoraggiarsi nelle difficoltà della vita”.
Simili a colombe i nostri cari Figli volano liberi nella Luce. Lasciamoli
godere del miracolo della Resurrezione; certezza per tutti noi
della vita eterna!
Durante il tempo pasquale noi credenti, uniti ai nostri figli, angeli di Luce, ricordiamo il significato della santa Comunione, facendo in modo che tale rito sia il punto fermo di una partecipazione eucaristica che deve interessare tutta la nostra vita. L’Eucaristia è sacramento del sacrificio pasquale di Cristo. Dall’incarnazione nel grembo della Vergine fino all’ultimo respiro sulla croce, la vita di Gesù è un olocausto incessante, un perseverante consegnarsi ai disegni del Padre. Il culmine è il sacrificio di Cristo sul Calvario: «ogni volta che il sacrificio della croce, “col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato” (1Cor 5,7), viene celebrato sull’altare, si effettua l’opera della nostra redenzione» (Lumen Gentium, 3; CCC, 1364).
Ad esso noi, Mamme della Speranza, associamo il nostro sacrificio, per divenire un solo corpo e un solo spirito con i nostri Figli in Cristo. Partecipare all’Eucaristia, obbedire al Vangelo che ascoltiamo, mangiare il Corpo e bere il Sangue del Signore vuol dire fare della nostra vita un sacrificio a Dio gradito: per Cristo, con Cristo e in Cristo. In questo periodo di grandi tribolazioni per l’umanità, di guerre in ogni territorio, di faide, di miserie e di gravi perversioni, rivolte soprattutto a chi non ha colpa, ai bambini, agli anziani, ai più deboli, sentiamoci ancora una volta Chiesa militante, come lo sono i nostri Figli e vivendo nell’impegno e nella preghiera celebreremo, uniti a Loro, degnamente la nostra Pasqua. L’incontro con Cristo non è un talento da seppellire, ma da far fruttificare in opere e parole. L’evangelizzazione e la testimonianza missionaria si dipartono dunque come forze centrifughe dal convito eucaristico (cf. Dies Domini, 45). La missione è portare Cristo, in modo credibile, negli ambienti di vita, di lavoro, di fatica, di sofferenza, facendo in modo che lo spirito del Vangelo sia lievito della storia e “progetto” di relazioni umane improntate alla solidarietà e alla pace.
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“Gesù Cristo, morto in croce, è risorto. Questo il messaggio. Essere il testimone di questa lieta notizia, che dagli apostoli ad oggi viene proclamata nel mondo. Dire che Cristo è risorto, è dire tutta la nostra speranza nella vita. La vita che è la sconfitta del peccato, di quelle situazioni di miseria che ogni uomo porta con sé. Il Signore è venuto a farci dono della vita nuova che si deve tradurre in una pace interiore, in uno stile di vita nei confronti degli altri. Io ho voluto scrivere questo messaggio: Cristo risorto unica speranza del mondo doni giustizia e libertà agli oppressi. In questo momento il mio pensiero è rivolto agli uomini e alle donne che vivono la tragedia della guerra e dalle coste africane arrivano da noi in Sicilia, come primo approdo, e cercano di essere accolte. Per loro vorrei annunziare di non perdersi di animo, perchè possano realizzarsi per loro condizioni di giustizia, condizioni di potere condurre con dignità la propria vita, condizioni di libertà, ogni uomo è chiamato a vivere nella responsabilità. Come Chiesa annunciamo la Risurrezione di Cristo, ma la fede si può condividere con tutti gli uomini di buona volontà. Dobbiamo impegnarci per assicurare condizioni di maggiore giustizia e libertà agli oppressi. La Risurrezione di Cristo sia pace e salvezza per tutti gli uomini. Il mio augurio è rivolto ai cristiani ma anche alle persone che vanno alla ricerca della verità e del senso della vita”. (Mons.Salvatore Pappalardo – Arcivescovo)
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Liturgia e tradizioni
La riforma della Settimana Santa, con il ritorno di ciascuna liturgia del Triduo Sacro ad un orario più consono non fu promossa dal Concilio, ma dal pontefice Pio XII, di venerata memoria.
L’uso di lavarsi la faccia e in particolare gli occhi a me sembra decisamente e tipicamente battesimale (l’acqua è evidente e lo sciacquarsi gli occhi mi ricorda tanto il cieco nato giovanneo!), più che vagamente pasquale.
Quando ero bambina al sabato santo, si slegavano le campane a mezzogiorno, poi vi era la consuetudine di bagnarsi gli occhi “per allontanare i malanni”.
Le campane, che fino a quel momento erano rimaste in silenzio (sostituite dall’arcaico “crepitacolo”) suonavano a stormo, e la gente correva a bagnarsi gli occhi con l’acqua, compiendo una sorta di rito di purificazione…forse allo scopo di togliere il “velo” funebre che ancora copriva gli occhi e vedere il Cristo Risorto, non solo con gli occhi “fisici”, ma anche con gli occhi della fede!….
Tutto questo accadeva circa una cinquantina di anni fa…
La ricordo anch’io da bambino nella mattinata del sabato.
In effetti era una cosa che lasciava un po’ perplessi. Mio nonno diceva sempre:
“L’han faa resucitaa in anticip”.
Attualmente la Veglia giustamente si fa all’inizio liturgico del terzo giorno, cioè nella serata del sabato.
1 comment
Join the conversationEdda Cattani - 24 aprile 2011
Ricevo e pubblico:
Gent/ma Dott. Cattani,
nell'augurarle una Pasqua serena le invio, per la pubblicazione, un mio servizio che ben descrive la ricorrenza.
Deferenti saluti.
Domenico Caruso
Francesco Sofia Alessio riscopre Cristo
di Domenico Caruso
Il grande poeta e umanista taurianovese Francesco Sofia Alessio (1873-1943) ha sempre esaltato nelle sue opere i valori del Cristianesimo, il cui trionfo viene mirabilmente descritto in 88 versi.
L'ode «In Christum Regem» (La Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo), da noi trattata fin dal 1972 (v. "Settimana Sud" di CZ dell'aprile di quell'anno), ha inizio con la condanna di Gesù:
Tolle, clamabat scelerata turba,
nunc Eum, iudex crucifige, tolle:
nolumus nostrâ Galilaeus iste
regnet in urbe.
(Togli, gridava l'empia turba, togli, / crocifiggi Costui, giudice Ponzio, / non vogliamo che regni il Galileo, sopra di noi).
Ma ecco l'Uomo che da terra sollevato regge l'orbe, poiché trionfa della Morte e:
Alma Crux Signum populis cruentum
regis affulget, reparatque terram,
atque Romanas Aquilas refringit,
auspice Christo.
(L'alma Croce, regale insegna, tinta / del divin sangue ai popoli risplende, / e le Aquile Romane abbatte, e infrange, / auspice Cristo).
I Sapienti celebri d'Atene ascoltano di Paolo il verbo pio; Pietro sapiente i precetti di Cristo sparge nell'Urbe e non soggioga con la spada,
sed domat ligno
(ma col legno doma) le genti.
Si sopporta il martirio, la Croce splende in ciel sereno, cadono i templi degli antichi Numi, sotto quel segno pugnano i fanti fortemente, e brama Goffredo liberar la Città Santa.
Ad pedes Christi speciosa serta
iam genu flexo posuere reges:
Numen aeternum veneratur ipsa
ultima Thule.
(Ed ai piedi di Cristo genuflessi / depongono corone speciose / i Re: si prostra innanzi al Nume eterno / l'ultima Tule).
Cristo, ormai, regna sulla cattedra dotta dei sapienti, suscita fiamme eterne nei cuori, ed arde d'un amor celeste Francesco, ed i compagni poverelli povero mena.
Lex viget Caeli pia litteratis
mentibus: sacrum sapiens poëma
exarat Dantes, monumenta Christo
erigit alma.
(La pia legge del Cielo nelle dotte / menti già vige, e il Sacro suo poema / Dante saggio compone, e innalza a Cristo / un monumento).
Ed ecco Raffaello le figure dipinge e adorna; regna la Pace, sottomessa Stige: la Virtù, la Pietà, la Santa Fede fioriscono.
L'ode si conclude auspicando che sotto il Santo dominio di Cristo vi sia un sol Pastore ed un sol gregge e che subiscano il benigno giogo tutte le genti.
Nos tene sanctâ ditione, Christe,
impera nobis, rege iure cuncta,
grex ut in terris simul unus adsit,
Pastor et unus.
O jugum tandem subeant benignum
Christe, terrarum populi volentes.
…E fiorisca il (Suo) Regno sulla Terra / in ogni tempo:
ac tuum Regnum vigeat per orbem
tempus in omne.
Riteniamo che nessun altro, meglio del nostro "pio poeta latino" sia riuscito a farci comprendere la grandezza della Pasqua cristiana!
Domenico Caruso
S. Martino di Taurianova (R.C.)