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L’amore è pellegrino

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L’AMORE  E’  PELLEGRINO

  

 

Sull’altare del B. Giovanni Paolo II°

    

 

 

 

 

Chi ha avuto la ventura di leggere l’invito al Seminario del Convivio, su FB o in questo sito, per ritrovarci a Roma a fine febbraio, ha potuto vedere il discreto messaggio che ho lanciato per questa occasione, nello spirito dei “convegni della speranza”.

 

In verità c’era qualcosa di più dietro la mia partecipazione e il mio viaggio a Roma. Avevo sentito viva questa esigenza, già da qualche anno, quando, il mio piccolo Simone si era improvvisamente risvegliato dopo un lungo periodo di degenza in neurologia pediatrica, a seguito di una preghiera di guarigione rivolta al Beato Giovanni Paolo II°. L’avevamo promesso questo viaggio, più e più volte, con tutta la famiglia, come atto di riconoscenza mai abbandonata, anche se le condizioni di salute di mio marito e le varie circostanze non avevano permesso finora di mantenere fede al voto.

 

Mi ha sempre affascinato il viaggio a Roma, ogni qual volta mi ci sono recata: da giovanetta incontrando Pio XII°, il Pastor Angelicus davanti a cui caddi in ginocchio estatica mentre benediceva la folla in Piazza San Pietro. Poi via via ad ogni cambiamento “di papa” era una nuova emozione… Ma questa volta era la mia famiglia ad esserne coinvolta, la mia vita di madre, con la perdita di Andrea, di tutte le Madri amiche e sorelle, delle sofferenze di questo ultimo grande pontefice che ha portato sulle sue spalle viva ed alta la Croce di Cristo Signore.

 

Con Lui la stessa malattia del mio sposo, la stessa tormentata inquietudine, lo stesso calvario, la stessa terribile e incurabile sofferenza e con esse la vicenda di Simone… Simone piccolo e fragile… Simone come i piccoli che Gesù amava, che il Papa prediligeva e un coma che non lasciava spazio alle speranze.

 

 

 

Una preghiera e un grido straziante avevano trovato risposta: “Guarito!” e Simone aveva aperto gli occhi. Ed ora ero qui, davanti a questo altare, finalmente a dire “Grazie! Padre Santo, grazie per aver ascoltato la mia supplica, grazie per tutti i bambini che tu vorrai proteggere e che, nel mondo soffrono ancora!” Una preghiera mi era stata consegnata da una mano amica:

PREGHIERA PER LE CREATURE DIVERSAMENTE ABILI

 

Vieni Padre da questi fiorellini pestati,

non appena affacciati alla vita.

Vieni con le tue Sante Mani in loro soccorso.

Ricompatta il terreno sfalciato.

Se c’è qualche foglia spezzata,

un petalo in bilico nel vuoto,

portalo pur via,

anche se il vedere le Tue Mani operose

nelle Mani di chi verrà in aiuto,

ci spegnerà nel dolore ogni parola e pensiero.

Ma ricomponi, o Padre, la bellezza di questi figli.

Fa’ che restino dritti in tutte le albe

del loro cammino.

Portano al cielo questi occhi così limpidi

che si stagliano su una carne

già maciullata da lividi e sangue.

Vedi, son gli stessi occhi di Tuo Figlio.

Amen

 

 

 

 

 

L’ho letta attentamente, appoggiata ad una colonna, guardando emozionata il grande altare e la lapide bianca; poi ho telefonato a Simone: “Dimmi, cosa debbo chiedere al Papa buono?” “Che mi faccia diventare un campione!” ha risposto il mio piccolo con la sua vocetta cantilenante mentre gli occhi mi brillavano per l’emozione. Stringendo il mio cappotto ho racchiuso nel cuore tutte le sofferenze che mi portavo appresso, tutte le consegne ricevute e sono entrata al di là della balaustra. Volevo rimanere lì semplicemente sostando per ascoltare in quel filo invisibile che si crea nella preghiera silenziosa, l’emozione che non si può controllare e che non ha parole. In quella contemplazione di note mi sono trattenuta finchè un raggio di sole improvviso ha squarciato la penombra di un cielo ombroso e si è proiettato sull’altare trasformandosi in un cuore e una coroncina di stelle ai piedi del Cristo… Poco per volta tanti e tanti volti di donne, bambini, giovani, anziani… si formavano sul marmo, sul pavimento, intorno come in un film… Avrei voluto fotografarli, ma era proibito farlo e poi a me bastava; io sapevo che con me c’era tutta la Gerusalemme Celeste.

 

Poco dopo una campanella chiamava alla celebrazione eucaristica all’altare maggiore sotto la maestosità della Gloria del Bernini ed io, ancor più piccola mi racchiudevo in me stessa per accogliere nel mio cuore Gesù in Comunione con tutti i nostri Cari ed Andrea, certamente presente a racchiudermi in un guscio dorato per proteggermi come una conchiglia.

 

Grazie Giovanni Paolo II°, Grazie Andrea, Grazie Paradiso!

 

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Edda CattaniL’amore è pellegrino

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