Se Dio è amore!
Chi desidera procurare il bene altrui ha già assicurato il proprio. (Confucio)
Non pensavo di potere avere questa opportunità… due giorni di approfondimento sulla figura di Pietro, così discussa eppure così pregna di speranza per tutti noi, coì fragili nella nostra fedeltà al Padre!
E' stato il momento più bello: il PERDONO e la CONDIVISIONE!
Padre Alberto Maggi con Vito Mancuso
Padre Alberto Maggi è un Frate presbitero dell'Ordine dei Servi di Maria operante nel Centro Studi Biblici di Montefano (AN) che ho conosciuto qualche anno fa tramite un caro amico e che ancora mi segue con preziosi consigli.
Di lui ci siamo già accupati con l'articolo postato : "La perdita della madre".
Il suo pensiero viene esposto in questo intervento che tutti noi possiamo prendere a conforto per quanto accade nel nostro quotidiano andare.
1 luglio 1993. Sono di comunità a Misano adriatico e ricevo la visita di Fabio e di Guenda, di S. Agostino (Fe). Fabio lo conosco da ragazzo ed è cresciuto agli incontri biblici di Ronzano (Bologna). La visita ha uno scopo: mi annunciano l'intenzione di sposarsi. Lui si è laureato, ha già trovato il lavoro , ha la casa. Mi colpisce la sua affermazione (che tutti i genitori vorrebbero e dovrebbero… sentirsi dire) "Perché io voglio fare un matrimonio bello come quello di mamma e papà". 23 luglio 1993. Il datore di lavoro di Guenda l'invita a fare un piccolo volo sull'aeroplano, e Guenda invita anche Fabio. L'aereo cade e muoiono tutti. E anziché un matrimonio mi ritrovo a celebrare il funerale di entrambi… 23 luglio 2012. Mia sorella sta sgomberando la casa di mamma e mi telefona dicendo che ha trovato uno striscione contenente delle espressioni augurali per l'anniversario della mia ordinazione presbiterale… Mi viene la pelle d'oca… quello striscione l'aveva fatto Fabio e l'aveva appeso nel salone degli incontri per farmi una sorpresa! Quando da Ronzano andai a Gerusalemme, per non smarrirlo lo lasciai ai miei, ma poi con i vari traslochi non mi ricordavo più dove poteva essere. E' solo un caso, una coincidenza, che questo striscione sia ricomparso nel 19° anniversario di Fabio o di Guenda, o, come io fortemente credo, è un loro segnale che sono sempre presenti e partecipi nella nostra vita? Sono sempre più convinto che la morte non allontana i nostri cari da noi, ma li avvicina, e che se solo riusciamo a non piangerli come morti permettiamo loro di manifestarsi vivi e vivificanti nella nostra esistenza. Grazie Fabio, grazie Guenda!
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Se Dio è amore, e non potere, non può essere comunicato attraverso la Legge o la Dottrina, ma solo mediante gesti che trasmettono vita. L'amore incondizionato però scandalizza, perché la gratuità sovverte l'ordine del potere su cui si fonda ogni società, compresa la società particolare chiamata "Chiesa". I "versetti pericolosi" narrano l'episodio dell'adultera: ci vollero tre secoli prima che questi undici scandalosi versetti di Luca trovassero ospitalità nel Nuovo Testamento e altri due per essere inseriti nella liturgia. Ma parlando del passato, Maggi allude al presente e suscita un vento di profetica ribellione contro una fatua spiritualità dell'apparire e del potere. Bibbia alla mano, ecco un viaggio capace di stravolgere il comune modo di guardare alle cose. Una rivoluzione nell'alfabeto dei sentimenti e nella cultura dei valori, che sostituisce l'amore alla forza, la misericordia al castigo, la generosità all'interesse. In Italia, dai tempi di David Maria Turoldo, nessuno riusciva a leggere con tale forza i testi sacri del cristianesimo.
"Roba da preti" significa a volte qualcosa riservato ad una speciale categoria di persone e comunque al di fuori delle possibilità della gente normale. Altre volte è offensivo: "roba da preti" è uguale a roba da sottosviluppati, oppure qualcosa di complicato, di astruso… in tutti i casi non appartenente alla sfera degli interessi delle persone comuni. Più grave ancora è quando questa espressione viene riferita al messaggio di Gesù. Per molti il vangelo è "roba da preti", qualcosa riservata a specialisti, che non vale la pena conoscere. Anche parecchi credenti ritengono che tante parti del vangelo siano indirizzate a particolari categorie di persone e il poco rimasto che li riguarda contengono formule da credere e precetti da osservare. Ma la "Buona Notizia è per tutti". Tutto il vangelo è per tutti. Il messaggio d'amore incondizionato da parte di Dio è rivolto a tutti gli uomini. Non è una proposta per preti, ma anche per i laici, per i santi come per i peccatori, per i giusti come per gli immorali e i disprezzati. Nessuno è escluso dall'invito alla pienezza di vita che Gesù fa.
"Beati i poveri", "beati gli afflitti", "beati gli affamati"… Quelle che dall'uomo comune vengono considerate disgrazie, o almeno situazioni di sofferenza dalle quali si fa tutto per uscire, nella predicazione della Chiesa vennero indicate come condizioni di grande privilegio nelle quali che si trovava doveva permanere felice, per assicurarsi la futura celeste ricompensa: "perché di essi è il regno dei cieli". E questa veniva chiamata la "buona notizia". Tale predicazione era inevitabilmente destinata a fallire. Quanti vivevano fuori da situazioni di povertà e afflizione si guardavano bene dall'entrare in queste categorie di "beati", e chi invece si trovava in queste condizioni faceva di tutto per venirne fuori, abbandonando ben volentieri povertà e beatitudine. La responsabilità della distorsione del messaggio evangelico, ancora una volta, va attribuito in parte alla approssimativa traduzione di un testo tanto importante per la vita del credente. Le beatitudini proclamate dal vangelo non sono una consolante litania per confortare i tribolati del mondo, ma il fattivo invito ad eliminare le cause della loro sofferenza. Gesù non incoraggia gli uomini alla rassegnazione passiva, ma chiede ai credenti di adoperarsi affinché non esistano più situazioni di infelicità. Non proclama beati i poveri, gli afflitti e gli affamati in quanto tali, ma perché queste loro situazioni di sofferenza verranno eliminate da parte della comunità dei credenti.
Nel Padre Nostro Gesù non insegna una formula, per quanto nobile, di preghiera, ma invita i suoi discepoli ad un impegno esistenziale, ponendo l'alternativa tra una preghiera egocentrica, basata sulla categoria del merito e della santificazione di sé e la preghiera espressione di amore per l'altro. Non un'orazione in più, ma un modo diverso di essere e di vivere. Mentre la religione esige una preghiera che distingua dalle altre religioni e divida dai non credenti, la fede proposta da Gesù chiede uno stile di vita che elimini distinzioni e separazioni: formula di accettazione di questa fede è il Pater, i cui contenuti sono talmente universali da poter essere fatti propri da qualunque uomo viva per il bene degli altri indipendentemente dal suo credo religioso.
"La fede è un dono di Dio" è la formula preferita dalle persone che non hanno fede. Infatti, se la fede è un dono di Dio, è dal Signore che dipende la quantità e la qualità di fede degli uomini. Se uno ha fede, non è lui il responsabile, ma Dio stesso che non gli ha fatto quel dono. Un dono normalmente più compatito che invidiato in chi ce l'ha, giacché molti ritengono che avere fede significhi dover accettare rassegnati i capricci della volontà divina o ei suoi sedicenti portavoce. Per questo si sente frequentemente l'espressione "Beato te che hai (tanta) fede!", che tradotto significa "Io me la cavo meglio senza". Le incertezze e i dubbi della fede sono l'oggetto di questo libro nel quale sono presentati i personaggi evangelici, da Elisabetta e Zaccaria a Maria di Magdala e Tommaso, accomunati dalla difficoltà di credere nel Dio di Gesù (dall'Introduzione). La sindrome dei buoni sta nel sentirsi dalla parte giusta. Secondo i luoghi comuni i cattivi dovrebbero convertirsi per diventare buoni: invece, secondo il vangelo, tutti dobbiamo convertirci per diventare figli. Ma i cattivi paradossalmente seguono vie più facili. Quale spazio avrà il cristianesimo nel futuro? Le verità garantite non interessano più, le deleghe di coscienza hanno fatto il loro tempo e l'autoritarismo ha le armi spuntate. Immerso nell'inquietudine del nostro tempo, chi vuole somigliare a Gesù cerca umilmente di gestire la perplessità. Orfano ormai d'ogni religiosa certezza, ma ben consapevole di esser parte della famiglia divina, lavora con perseveranza e senza affanno per creare armonia e pace. Il cristianesimo sarà finalmente maturo quando i cristiani sapranno mostrare concretamente, nei gesti, il volto di Cristo senza neppure bisogno di nominarlo. |
Arrivederci Padre Alberto! … alla prossima… perché verrò a Montefano!!!
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