Dai ricordi…
Mi sono alzata al levar del sole pensando alle tante promesse dei ragazzi nell’esuberanza della giovane vita, intrise di speranza e palpiti del cuore e una marea di ricordi ha accarezzato la mia mente vagante incontro ad immagini ormai sbiadite dal tempo. C’è il festival di Sanremo in questi giorni e anche questo evento richiama la vita nel suo fiorire…una passerella di esordienti si esibisce davanti ad un uditorio di entusiasmi giovanili … gli anziani non fanno spettacolo, non comprano dischi, non festeggiano San Valentino…
Nella mia solitudine accarezzo i ricordi, i vissuti, i pensieri… alla ricerca di quella tenerezza che mi manca, comunque mi manca… e a chi non manca una carezza, un sentirsi ancora giovane e vitale, a volere toccare con mano l’affettività di coloro che rimangono comunque presenti? Ho acquistato la rosa rossa e le orchidee bianche per i miei “tesori” e sono andata in cappella a contemplarmi quanto resta della loro “corporeità … So bene che non sono lì, ci mancherebbe! Le tombe non servono ai morti, ma ai vivi … infatti loro non sono morti … Ci parlo ogni giorno, interloquisco nel mio vagare e correre e … loro mi danno risposte, non udibili all’orecchio umano ma che io sento, che io so provenire da ciò che resta di quel filo che invisibilmente ci unisce ancora.
Ieri mi ha chiamato Gemma per chiedermi di tenere una relazione a Taranto … A Taranto? Per me è in capo al mondo … L’aereo? Non l’ho mai preso … in cielo preferisco andarci quando non mi trascinerò più addosso questo corpo malandato … Ma intanto che parlavamo, a lei che è dotata di carismi particolari, è apparso qualcosa: “A tuo marito piacevano i cavalli?” “Certo, ne ho una coppia dipinta da lui che ho messo in bacheca su FB!” “Ecco lo vedo che sta bene, anzi, ora cavalca quei cavalli!” Quel quadro rappresenta un po’ la nostra storia; Mentore l’aveva dipinto in tempi non sospetti, quando eravamo ancora attraversati dalla completezza della nostra famiglia, con il lavoro a tempo pieno, i bambini da accudire, le nostre forze ed energie ancora fresche! Li aveva chiamati “Nella bufera”, ma né lui né io avremmo mai immaginato che saremmo poi stati attraversati da una marea di eventi tanto sconcertanti! “Ora cavalca…”
Crederci o no per me in questi giorni di malinconia è un conforto del cuore che mi fa sentire meno sola… “… la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore. (C.Baudelaire-da Opere postume)… ed è così!
Ed ecco il ritrovarmi dunque in questo luogo di culto, di ricordi … tenerezze … sospiri … Altrove non mi è permesso … ma qui sì … Posso asciugarmi in pace una lacrima, posso addolcire il cuore abbracciandomi, e dicendo loro: “Statemi accanto, perché non ho più nessuno che mi accarezza!” … e ne ho necessità!
E ricordo ancora… come ricordo… Desidero riproporre il tempo di quando ancora speravo in una guarigione e portavo Mentore ogni giorno al diurno di Casa Madre Teresa… |
“Ti regalerò una rosa” |
Torniamo a casa da “Madre Teresa” e al semaforo c’è il solito ragazzo che offre un mazzo di rose agli automobilisti. M. lo guarda e poi sussurra: “… oggi è San Valentino…” Capisco al volo, ma non c’è tempo, ormai è già verde e bisogna correre. Gli dico: “Vuoi regalarmi una rosa?” “Sì”. “Bene andiamo a comprarla, come tutti gli anni sarai tu a regalarmela.” E mi torna in mente la canzone di Simone Cristicchi:
Ti regalerò una rosa
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare
E una rosa per poterti amare
…Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare…
Non sono ancora scomparse le abitudini e gli affettuosi ricordi e mi chiedo quanto ancora potranno durare le tue delicate tenerezze. Andiamo avanti e continua la nostra conversazione che è quasi un monologo:”Com’è andata la giornata?” “Bene” “E cosa hai fatto oggi con i tuoi amici?” “Abbiamo letto” E’ un po’ difficile per lui sapermi dire cosa esattamente abbia recepito, ma mi basta qualcosa che l’ha interessato, che l’ha coinvolto, che gli è rimasto nella mente. “Raccontami su… avete letto il quotidiano?” “ Siì “ “…e di cosa avete parlato?” “…di tante cose!” Ci risiamo, è più furbo di me. Vediamo un po’… “ Ma ti diverti quando leggete le notizie?” “No, perché dicono che il pane costa tanto.” Ecco, ci siamo. Allora possiamo fare un ragionamento. Infatti dopo un certo periodo mi dice: “Dobbiamo pensare anche all’avvenire dei nostri bambini!” Povero caro, debbo pur ricordargli che i nostri bambini sono ormai grandi e anzi abbiamo i nipotini che hanno bisogno di noi, che vogliono vedere il nonno star bene, che sono cresciuti e vanno alla scuola materna.
Da quando veniamo a “Madre Teresa” M. sa che questa è la sua “scuola”, così gliel’ho presentata quando ne abbiamo parlato e siamo venuti a visitarla, una scuola per i nonni, dove si imparano tante cose e dove si lavora e si sta insieme. Dopo le prime ore di diffidenza, forse più mia che sua, si è stabilita una muta arrendevolezza ed io per prima mi sono “lasciata andare” e mi sono avviata verso un percorso difficile ma accettabile. Quello che capita ai familiari di coloro che sono colpiti da questo male subdolo e tremendo è che ci si sente coinvolti in una situazione che non si conosce, in quanto la persona che avevi vicina, a poco a poco, si allontana e diviene quasi un soggetto da cui difendersi e, ad un tempo, da difendere. C’è uno stravolgimento del contesto in cui ci si trovava a vivere e spesso subentra una tendenza a rinchiudersi a riccio, a nascondere la propria disgrazia o a non volerla riconoscere; di qui l’abbattimento morale e psicologico. Non sei più padrone di controllare i tuoi tempi, il tuo aspetto, le tue cose, i tuoi interessi anche minimi, le amicizie mentre cerchi disperatamente di rincorrere quella mente amata che ti sfugge, che diviene sempre più evanescente… uno stillicidio continuo che distrugge tutti i legami familiari.
Ho cercato di andare alla ricerca delle cause, se pure ce ne possano essere state: so che il tempo è passato e quanto abbiamo vissuto insieme ci ha sempre tenuto uniti, ancor più in un comune dolore, quello della perdita del nostro ragazzo, mancato all’età di 22 anni. La nostra esperienza è confluita nel credo religioso della “comunione dei santi” convinti della presenza di nostro figlio accanto a noi e del suo aiuto. M. con A. aveva un colloquio privato particolarissimo e si dicevano cose che io non ho potuto condividere. Nel muto silenzio di entrambi sono celate tante verità che potrò conoscere solo un giorno quando tutti saremo uniti in paradiso.
Nel frattempo io ho continuato il lavoro e ho lasciato M. nella sua solitudine coi suoi pensieri, con le sue letture e i suoi impegni, in casa con il gattino Max che lui accudiva con tanto amore. Ogni mattina mi portava la cartella in macchina e mi aspettava sorridente la sera con la cena pronta chiedendomi: “Com’è andata, stella?”. Poi c’è stata l’encefalite del nipotino a cui è seguito il necessario abbandono del mio lavoro.
Quando tutto si è risolto e finalmente ho potuto fermarmi e mi sono guardata intorno ho visto che in casa c’era il vuoto… M. parlava sempre meno e Max ormai beveva solo acqua e rimaneva a dormire troppo a lungo. Fui costretta a portare quell’esserino pelle e ossa in clinica il mattino presto e a lasciarlo perché non c’era più niente da fare. M. non mi disse, né chiese nulla; ora che il suo caro amico non c’era più cominciarono ad accentuarsi i motivi di disinteresse e di assenza… solo una sera l’ho sentito mormorare: “A. sta bene, è in cielo che gioca con il suo gattino”.
Allora ho cominciato ad osservare il ripetersi di quei comportamenti nel lasciarsi andare, nel non partecipare, non interessarsi… a cui i medici non avevano saputo dare risposte… si parlava di depressione, di crisi dell’età, di bisogno di compagnia… Quante porte ho bussato, senza alcun risultato! E’ terribile quando non si ha una diagnosi, quando non hai mai sentito parlare di una malattia che distrugge il cervello… lui che aveva una risposta e una soluzione per tutto, che mi era stato maestro e guida, angelo consolatore… E quando non ne puoi più e anziché abbracciare la croce, come Cristo, ti ci sdrai sopra, ancora una volta una luce viene dall’alto e c’è qualcuno che giunge quando ormai non ti aspetti più nulla da nessuno.
Avevo sentito parlare di “Madre Teresa” ma non ne sapevo abbastanza per metterla in conto… poi ho preso il coraggio a quattro mani e sono andata… Così ho saputo che sì, ci sono altri come il mio M. che non vengono lasciati soli, ma che hanno lo stesso male e pur non potendo essere curati, perché ciò è impossibile, sono accolti e seguiti da personale preparato e disponibile che inizia con loro un programma. Gli “ospiti” con i loro operatori svolgono delle attività che li fanno sentire ancora utili e vitali; insieme vivono la giornata in un clima di serena festosità .
All’inizio mi sembrava di dover “parcheggiare” quella creatura a me tanto cara, che accarezzavo come un bambino e riempivo di baci, vedendolo così debole e indifeso, temendo che si potesse deriderlo, non comprenderlo e mi raccomandavo: “…anche se non parla, capisce tutto, poi me lo dice…”
Quante lacrime i primi giorni, fra casa e Madre Teresa…. mi fermavo nell’atrio e trovavo tante anime caritatevoli che mi aiutavano nel mio difficile percorso: “Vedrà che poi ne avrà sollievo… che sarà più serena… che anche M: verrà volentieri….”
E’ vero, M. è sempre andato volentieri, fin dall’inizio, perchè da tutti abbiamo ricevuto aiuto: dall’ingresso con il buongiorno del mattino, al ritorno e al saluto della sera quando lo vado a riprendere, non già da un “parcheggio” ma da un luogo ove lui è stato bene e ha vissuto una giornata serena e in armonia.
Non so cosa stia accadendo nella mente di mio marito, cosa realmente sia successo e cosa intuisca ora della sua trasformazione così repentina, del cambiamento di ciò che quotidianamente viviamo insieme. So che questa la sentiamo un po’ “casa nostra”, una casa in cui ci si ritrova con volti familiari, con persone con gli stessi problemi, dove si può versare una lacrima senza provare vergogna e dove il tuo caro è guardato con amore e rispetto e considerato una creatura unica e irripetibile, come è nella mente di Dio.
Dice W.GRIESINGER.
” A che servirebbe, se conoscessimo tutto ciò che accade nel cervello durante la sua attività, se potessimo penetrare tutti i processi chimici, elettrici e così via, fino all’ultimo dettaglio? Qualsiasi oscillazione e vibrazione, qualsiasi evento chimico e meccanico, non è mai uno stato d’animo, un’ idea. Comunque vadano le cose, quest’enigma resterà insoluto fino alla fine dei tempi, e io credo che se oggi venisse un angelo dal cielo e ci spiegasse tutto, il nostro intelletto non sarebbe nemmeno capace di comprenderlo “
E. C.
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