SOLO UNA MADRE
Non si può dimenticare chi hai considerato “madre” anche se sono passati gli anni e tante situazioni sono mutate.
Anniversario 8 gennaio
Anche questa pagina web vuole essere un ricordo per te, Mamma Maria, che mi hai dato la possibilità di conoscerti , con il tuo esempio mi hai arricchito e che so, anche ora, continui a seguirmi… come tanti altri, in quel soffio d’aria che mi circonda, nel mio cercare di trasmettere, con il mio modesto modo di essere, la speranza necessaria, a tante Mamme come te!
La conoscevo da tempo e ne avevo ammirato, emozionata, l’abnegazione, la determinazione, l’accettazione della sofferenza, la dignità e il silenzio… immagini di una madre che ha perso una figlia bambina, agli albori della sua vita coniugale.
Sono stati lunghi anni nell’attesa di questa ricongiunzione, una comunione d’anime vissuta con quei pochi che non l’hanno abbandonata… eppure quel cordone ombelicale non si era mai spezzato… L’ho pensata tante volte simile alla madre di Cecilia del Manzoni, una figura esemplare di una sfera superiore, avvolta da un senso di spirituale regalità, riuscita a sottrarsi alla incalzante degradazione fisica. Anche lei, simile a quell’immagine, scolpita nelle memorie fra i corpi ormai senza vita ammucchiati nei carri, ha voluto mostrare come la morte non si fa portatore di una totale vittoria quando viene contrastata dall’innocenza delle vittime e dalla pietà dei sopravvissuti.
Ho spesso pensato, guardando Mamma Maria,, ormai accartocciata nella sua poltrona, completamente disabile, a come, avrà “tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio…” la sua piccola Carmela… Pur non disdegnando di fronte al male posto in ogni forma, penso che questa madre non si sia lasciata sopraffare, ma, che attraverso gli anni, pur passando da episodi tristi ad altri più lieti dell’esistenza, non abbia mai perso la speranza attendendo quel momento nella condizione di chi “s’affaccia a quella porta, entra sotto la volta e rimane un momento a mezzo del portico”.
Ho pensato ancora a Mamma Maria simile alla protagonista di un articolo ricevuto:
“Solo una madre.
Una donna, il cui destino si è incrociato con quello di altre donne, in un reparto di Oncologia Pediatrica, scrive…
E’ alle madri che ho incontrato, conosciuto, sfiorato con lo sguardo che voglio dedicare il mio pensiero. Vi ho incrociate tante volte quando arrivavo in ospedale, di corsa, come al solito, di buon mattino. Vi ho a malapena osservate in quelli che ora mi sembrano lontani giorni di ottobre e di novembre. Accecata da una gioia inaspettata, di cui ero gelosa e orgogliosa al tempo stesso, sono passata nei corridoi bianchi tante volte e non ho mai guardato i vostri occhi. Ma qual bianco d’ospedale è diventato poi per me, come per voi, un’attesa, uno spazio indefinito, una sospensione dell’anima. All’improvviso, nella mia vita, sono piombati frustrazione, dolore, angoscia; poi più nulla. E’ da quel momento che ho iniziato a vedere. I vostri gesti sicuri, dolci e precisi al tempo stesso. I vostri passi, che percorrono distanze brevissime, immense come galassie. I vostri corpi, forti come querce, piegati come canne al vento. Il vostro mondo è tutto lì, in quei corridoi. E la vostra felicità è il sorriso di una speranza che non osate chiedere. Il vostro amore è unico, inafferrabile, inesprimibile. E’ quello di cui solo una madre è capace e che finalmente conosco anche io.”
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