O Croce di Cristo!
Papa Francesco, preghiera-invettiva alla via crucis 2016. Contro preti pedofili, terroristi, corrotti, indifferenti…
Una dura denuncia in “O Croce di Cristo!”, l’orazione scritta da Bergoglio per il Venerdì Santo al Colosseo. Rivolta a “ministri infedeli che spogliano gli innocenti della propria dignità”. Alle “coscienze insensibili e narcotizzate” di fronte al “cimitero del Mediterraneo”. A chi si vende “nel misero mercato dell’immoralità”. E al “silenzio vigliacco” sul massacro dei cristiani “Vediamo la croce di Cristo nei preti pedofili, nel cimitero insaziabile del Mar Mediterraneo, nei profughi, nei terroristi e nei corrotti”.
È la forte denuncia che Papa Francesco ha rivolto in “O Croce di Cristo!”, una lunga e struggente preghiera scritta e letta al termine della via crucis del Giubileo che si è svolta come ogni venerdì santo al Colosseo (leggi il testo integrale della preghiera). Dopo aver ascoltato in silenzio sul Colle Palatino le meditazioni delle 14 stazioni, scritte quest’anno dal cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti, Bergoglio ha condannato con forza i mali che attualmente affliggono l’umanità. Ed è partito dalla pedofilia del clero proprio come aveva fatto l’allora cardinale Joseph Ratzinger nel venerdì santo del 2005, poche settimane prima di essere eletto vescovo di Roma, con Wojtyla che lentamente andava spegnendosi.
“Quanta sporcizia – aveva affermato in quella occasione il futuro Papa tedesco – c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui”. “O Croce di Cristo, – ha affermato dopo 11 anni Bergoglio – ancora oggi ti vediamo nei ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità”. Francesco ha puntato il dito contro “l’odio che spadroneggia e acceca i cuori e le menti di coloro che preferiscono le tenebre alla luce”. Con una nuova forte denuncia dei tanti migranti morti in mare nei loro viaggi della speranza nel Mediterraneo e nell’Egeo “divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”. Una nuova condanna della “globalizzazione dell’indifferenza” che Francesco aveva fatto a Lampedusa, primo viaggio del suo pontificato.
Per Bergoglio oggi la croce di Cristo rivive “nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco”, “nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilato con le mani lavate”. Denuncia che Francesco ha fatto anche aprendo la settimana santa del Giubileo straordinario della misericordia. Dopo gli attentati di Bruxelles, dietro i quali per il Papa ci sono i “fabbricatori e i trafficanti di armi”, Bergoglio ha sottolineato che vediamo la croce di Cristo “nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”.
Ma le parole di Francesco si sono rivolte anche contro i “potenti e i venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli”; per i “traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque”; per i “ladroni e i corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità” e per i “distruttori della nostra ‘casa comune’ che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni”. Il Papa ha lodato anche tanto bene presente nei “ministri fedeli” della Chiesa, “nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale” e ha invitato a non abbandonare “gli anziani, i disabili, i bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società”.
Durante le meditazioni della via crucis, mentre la croce veniva portata anche da persone provenienti dalla Cina, dalla Russia, dalla Siria, dal Kenya, dall’Uganda e dalla Repubblica Centrafricana, al Colosseo si era pregato per i profughi e per i divorziati: “Dov’è Dio nei campi di sterminio? Dov’è Dio nelle miniere e nelle fabbriche dove lavorano come schiavi i bambini? Dov’è Dio nelle carrette del mare che affondano nel Mediterraneo?”. “Come non vedere il volto del Signore – era stata la riflessione della sesta stazione – in quello dei milioni di profughi, rifugiati e sfollati che fuggono disperatamente dall’orrore delle guerre, delle persecuzioni e delle dittature? Per ognuno di loro, con il suo volto irripetibile, Dio si manifesta sempre come un soccorritore coraggioso”. Mentre la pedofilia era stata al centro della decima stazione con “le piaghe dei bambini profanati nella loro intimità”.
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