Edda Cattani

Dalla Terra dei Fuochi

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E domani ci torno… fra queste Mamme che sanno manifestare con forza la loro disperazione…

La testimonianza delle Mamme Coraggio!

Da Facebook

Ieri a Porta a Porta ospiti in studio due mamme che vivono in Campania e hanno perso i loro figli per colpa di un tumore. Eppure il conduttore durante la trasmissione non ha mai usato la parola cancro. Marzia Caccioppoli: «In trasmissione per esempio non sono riuscita a parlare del problema dell’evasione fiscale o del fatto che in Campania non esiste la terapia del dolore. In queste terre la camorra esegue quello che lo Stato colluso le comanda».

Marzia Caccioppoli con suo figlio Antonio morto a nove anni e mezzo

Ieri in seconda serata è andata in onda una puntata di Porta a Porta dove si è parlato di Terra dei fuochi. Tra gli ospiti in studio Beppe Fiorello, protagonista della prima puntata della fiction andata in onda in prima serata, sempre su Rai1, “Io non mi arrendo” che nella mini-serie interpreta il ruolo di Roberto Mancini, il poliziotto che per primo indagò sulla questione dei rifiuti tossici in Campania, Loredana Musmeci dell’Istituto Superiore della Sanità e la moglie di Roberto Mancini Monika Dobrowolska. Poi due “mamme delle terra dei fuochi” che fanno parte dell’associazione “Noi genitori di Tutti”, Anna Magri e Marzia Caccioppoli; i loro figli sono morti a 22 mesi e nove anni e mezzo per colpa di un tumore.
Ma alle due mamme è stata davvero data la possibilità di denunciare tutto?
Vita.it intervista Marzia Caccioppoli che racconta quello che avrebbe voluto aggiungere…

Dopo la puntata di Porta a Porta si sono sollevate alcune polemiche. Prima tra tutte, il conduttore Bruno Vespa non ha mai utilizzato, neanche una volta, la parola cancro o tumore. Ha sempre parlato di malattia grave e ha sottolineato più volte che la percentuale della terra inquinata “è solo una piccolissima parte della Campania”…
Quando io e Anna Magri abbiamo accettato l’invito eravamo consapevoli che non avremmo avuto modo di ribattere molto o di raccontare la gravità dei fatti. Queste sono le regole di quel format televisivo.

Allora perché avete accettato lo stesso l’invito?
Per due ragioni. La prima è che se non fossimo andate noi avrebbero potuto invitare qualcuno dei medici negazionisti che non fa altro che peggiorare la nostra situazione. La seconda è che il nostro obiettivo è mantenere alta l’attenzione mediatica sulla tragedia che si consuma ogni giorno nella nostra terra. Saremmo volute andare in trasmissione con qualcuno dei dottori che collabora con l’associazione. Ma questo non è stato possibile.

Cosa avrebbe voluto aggiungere ieri sera?
Che quel 3% di cui tanto si parla e che si tende a banalizzare come una percentuale piccolissima non è poi così insignificante se si considera che è tutta concentrata tra i comuni a Nord tra Napoli e Caserta.
Che quello per cui ci stiamo battendo non è solo il numero di morti per tumore ma soprattutto il numero dei bambini morti per tumore. Sono due cose differenti. Ieri è stato ripetuto da Loredana Musmeci, dirigente di ricerca all’Istituto Superiore di Sanità, che ci sono altre zone d’Italia come Brescia, Gela, Taranto, nella stessa situazione della terra dei fuochi…Il problema è anche questo: la Campania non è una regione industrializzata. Qui si vive ancora di agricoltura. Com’è possibile che ci si ammali allo stesso modo? I rifiuti tossici sono stati sversati per 30 anni tutti i giorni in queste terre. La camorra ha eseguito ed esegue quello che lo Stato colluso le comanda.

Quale altra questione doveva essere approfondita?
Quella dei roghi. Che invece di diminuire aumentano. Avevano parlato di 800 militari da mandare nelle Terra dei Fuochi. Io non ne ho visto nemmeno uno. Però quello che penso io è che le forze dell’ordine devono essere rafforzate sul posto. E che quei soldi invece potrebbero essere investiti nella prevenzione della salute dei bambini.

TINA ZACCARIA

Io non mi arrendo seconda puntata
Una madre della terra dei fuochi e un corteo di altre madri rompe il discorso della propaganda politica dell’ avvocato della monnezza
Hanno tutte in mano le foto dei loro figli morti di cancro
Quei tredici anni per sempre riecheggiano nelle coscienze di tutti quelli che vogliono ascoltare
Per altri è solo una fiction
Ognuno di noi sceglierà da domani, come sempre, da che parte stare
Io sto con chi quei tredici anni avrebbe dovuto viverli, con chi avrebbe dovuto diventare grande e con tutte le madri e i padri che vivono senza i loro piccoli accanto
Io sto con Alessia Mancini, che ha dovuto rinunciare troppo presto al suo papi
Io sto con Monika Dobrowolska Mancini
che quel giorno ai funerali di Roberto era con la mia gente e già lottava con noi
Continuate a parlare di Roberto, non lo dimenticate, continuate a parlare dei nostri tredici anni per sempre, non dimenticate i nostri figli
Non li usate, vi supplico, ma non li dimenticate
Perché certe ferite non smetteranno mai di sanguinare
Perché i figli che ci restano hanno il diritto di conoscere la verità e di essere protetti affinché diventino grandi

ANTONIO MARFELLA

 

IO NON MI ARRENDO, NOI NON CI ARRENDIAMO…..MA RENDIAMOCI CONTO DI QUANTO SIA DURA , PERICOLOSA E GRANDE QUESTA GUERRA…….
ho finito di assistere alla seconda puntata della realtà di “IO NON MI ARRENDO” SULLA VITA , LA MALATTIA E LA MORTE del tenente Roberto Mancini e della sua meravigliosa famiglia. Sto ancora piangendo, ma sono felice che’ non sara’ sporcata di nuovo da Porta a Porta. Senza la voce delle nostre mamme, senza la voce dei nostri profeti come padre maurizio patriciello, Avvenire e la Chiesa tutta, “pazzi” come il tenente Roberto Mancini o il medico Marfella starebbero a morire nel silenzio del loro lavoro e del sacrificio supremo del rispetto dell’etica professionale chi come poliziotto, chi come medico. NON CI DEVONO SPORCARE LE NOSTRE MAMME, NE’ I NOSTRI PRETI. NON CI DEVONO PROVARE AD ANNACQUARE IL NOSTRO DOLORE PER LO SFACELO CERTO DELLA NOSTRA TERRA E QUINDI, OBBLIGATORIAMENTE, DELLA NOSTRA SALUTE…..NON LO TOLLERO….NON SMETTERO’ MAI DI COMBATTERE….pero’ rendiamoci conto tutti che il nostro principale nemico non sono quindi i camorristi, tra i quali qualcuno si pente, ma sono certamente i potentissimi imprenditori, che oggi lavorano e guadagnano almeno tre volte in piu’ di quando mancini indagava, e il nostro stesso Stato che non puo’ e non potra’ mai ammettere ne’ di essere stato e di essere ancora complice o colluso . vi prego di leggere il libro IO MORTO PER DOVERE perche’ ci troverete tutti i nomi veri . stiamo vivendo la guerra civile piu grande nella nostra regione dopo la seconda guerra mondiale, con danni di lunga portata di gran lunga maggiori di quelli dei bombardamenti nazisti ed alleati perche quasi tutto quello sversato non potrà piu’ essere bonificato realmente. dobbiamo riuscire a conviverci ma senza farci prendere in giro dai complici mai pentiti di quegli assassini…e i medici che non appaiono mai nel film sono ancora oggi i principali complici di fatto con la questione ormai del tutto irrilevante del nesso di causalità. il mio grazie imperituro e totale non solo al tenente mancini ed alla sua famiglia, ma anche al sacrificio delle nostre mamme, dei nostri preti, della nostra Chiesa….ma che non vadano mai in giro senza CAVALIERI DI SCORTA……specie A PORTA A PORTA…..un bacio di profonda gratitudine a tutti, stringiamoci insieme nella preghiera e nel ringraziamento per eroi che anche essi esistono oggi in rai solo grazie alla vostra lotta……asciughiamo il pianto e ridendo di sfida, alla mancini, affrontiamo tutti i nostri occulti o palesi nemici della nostra terra e dei nostri figli, negazionisti compresi…ormai possono solo cercare di evitare di sprofondare dalla vergogna….ma a quanto pare….NON HANNO VERGOGNA…..TOCCA A TUTTI NOI UNITI A COORTE…….OGNUNO NEL PROPRIO RUOLO, essere pronti alla morte, PER DIFENDERE LA VITA………..ITALIA SVERSO’!…….SI………che nessuna mamma vada in giro senza cavaliere di scorta……e rispettiamo l’appello della signora mancini “continuate la battaglia di roberto”….e specie cavalieri come me rispettino l’appello della figlia di roberto , come leggo tante volte ogni giorno negli occhi e nel silenzio di mia figlia : non deve accadere che anche io cada nella stessa debolezza che ha ucciso il tenente mancini…..non devono avere questa soddisfazione…..ognuno di noi serve in battaglia….

Edda CattaniDalla Terra dei Fuochi
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Il soffio dello Spirito rende «unici»

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Il soffio dello Spirito rende «unici»

 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, […] venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». La casa fu piena di vento, e apparvero loro come lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno. E ognuna accende un cuore, sposa una libertà, consacra una diversità. Lo Spirito dà a ogni creatura una genialità propria, una santità che è unica.

A noi che cosa compete? Accogliere questo straordinario respiro di Dio che riporta al cuore Cristo e le sue parole e ci trasforma; accoglierlo, perché il mio piccolo io deve dilatarsi nell’infinito io divino. E poi la missione: a coloro cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro cui non perdonerete non saranno perdonati. Il perdono dei peccati è l’impegno di tutti coloro che hanno ricevuto lo Spirito, donne e uomini, grandi e bambini. Perdonate, che vuol dire: piantate attorno a voi oasi di riconciliazione, piccole oasi di pace in tutti i deserti della violenza; tutto intorno a voi create strade di avvicinamenti, aprite porte, riaccendete il calore, riannodate fiducia. Moltiplichiamo piccole oasi e queste conquisteranno il deserto. «Perdonare significa de-creare il male» (Panikkar). Allora venga lo Spirito, riporti l’innocenza e la fiducia nella vita, soffi via le ceneri delle paure, «consolidi in ciascuno di noi la certezza più umana che abbiamo e che tutti ci compone in unità: l’aspirazione alla pace, alla gioia, alla vita, all’amore» (G. Vannucci). (Letture: Atti degli Apostoli 2,1-11; Salmo 103; 1 Corinzi 12,3b-7.12-13; Giovanni 20,19-23)

(dal Centro G.Vannucci)

 

 

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Avere nuovi occhi

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Avere nuovi occhi

 

“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi e imparare a vedere con occhi diversi da quello che ciascuno vede e ciascuno è” (M.Proust)

 

E’ un aforisma che mi va a genio… poi Proust lo conosco … ma questa volta ha segnato il mio cammino in questi giorni di riflessione.

 

In cosa consiste per me “avere nuovi occhi”.  Essere in cerca di una chiave…magari quella di Sol, trovarla e usarla per udire le note spesso inudibili, quelle di uno “spartito” che non viene sempre considerato.

La chiamerei , la chiave della comunicazione.

 

Perché in questa citazione mi ci ritrovo? Mi ritrovo proprio perché la mia comprensione mi porta ad avere “nuovi occhi”, nel mio viaggio di scoperta che può rappresentare il mio nuovo cammino. Sono certa che quando il “mio” mondo giunga ad essere cambiato, i miei occhi vedranno molto, molto diversamente da prima.

 

Mi piacerebbe infine, non ritrovarmi sola, ma che le più varie sinfonie nelle persone che ho incontrato in questo “mio” mondo, anche con ritmi diversi e strumenti sconosciuti o rari, formassero solo una vera polifonia…

 

Si può pensare che questo sia un sogno ?

Eh, eh, senz’altro…ma questo è per me “avere nuovi occhi!”

 

 

“Spesso il male di vivere ha incontrato il mio povero cuore nel tempo” scrive Proust, che, possiamo dire con Leopardi, abbia un comune male di vivere, la tristezza e il loro povero cuore malandato attraverso il tempo.

 

Il punto comune della prosa di Proust e della poesia di Leopardi non è solo nel povero cuore, nel male di vivere, ma in quella volontà di non scambiare l’essenziale col transitorio, non confondere, ciò che conta da ciò che non conta, da ciò che non è importante.

E ciò che non è importante,  dobbiamo tenerlo in considerazione: non dobbiamo perderci, perdere il tempo dietro a ciò che non conta.

 

Ma che cos’è l’essenziale? Il sogno. E’ il sogno l’essenziale; sia in Proust che in Leopardi.

 

“Chi potrebbe”, infatti, “affermare tranquillamente di non esser che un tentativo nel vuoto, se non il sognatore di un tale sogno, tale sognatore particolare di un sogno specifico, che egli è il solo a poter raccontare in questi termini – e quel sogno è anche universale, è il sogno di tutti e di chiunque?”

 

Ci si conosce, allora, anche se si è lontani, anche se i corpi non si sono mai toccati e gli occhi mai incontrati, ci si conosce perché si sogna un sogno specifico che è anche universale; è il sogno di tutti che si sogna.

Ma che cos’è il sogno? Qual è, o meglio, che caratteristiche ha questo sogno specifico, individuale ma di tutti, universale?

Il problema del sogno è l’irrealizzabilità e, soprattutto, la solitudine: si sogna ma si è soli.

 

Quel sogno di cui si parlava prima è sì universale e di tutti, ma il sognatore, l’uomo, nel sognare è perfettamente solo.  E solo rimane perché, il sogno non si realizza, non può concretizzarsi, mai.

“Il sogno è oblio del mondo” è la prima caratteristica, il fattore primo, la spinta e lo start alla solitudine.

 

C’è un aspetto tremendamente pericoloso nel sogno: il mondo viene temporaneamente ‘cancellato’, dimenticato. Ci si isola, allora, dal mondo, da quella che tutti considerano la realtà e si è soli con il proprio sogno, “il sogno disgrega il soggetto”, lo spartisce, e questo non può durare più d’un attimo.

 

Insomma, alla fine di un viaggio, di un sogno, di una lettura, di una riflessione bisogna tornare. Ritornare, quindi, a questa realtà, non per ricevere indifesi i suoi attacchi al nostro ‘povero cuore’, ma certi che ora, alla fine del viaggio, il viaggiatore, il sognatore è tornato forte del suo sogno e sa, magari, in qualche modo, tenere a debita distanza, non lasciarsi del tutto invischiare, infangare dalla realtà.

 

A questo punto il sognatore conosce, forse, qualcosa che prima non aveva assaporato (non poteva) in questa misera realtà: il gusto di vivere.

 

Attivare lo sviluppo di tutte le capacità insite nell’essere umano, sincronizzando la propria parte femminile con quella maschile e divenendo canale per l’energia cosmica. Permettere la conoscenza e l’utilizzo di tecniche di meditazione e di rilascio emozionale per poter guarire i condizionamenti nascosti nel subconscio. Ritrovare la missione della propria Anima, attribuendo ad essa il vero e profondo significato della propria vita.

 

Ho sentito proporre la “benattia” in sostituzione del termine “malattia” e a tal proposito riportare l’aneddoto “Dio esiste? Risponde Albert Einstein?”

 

DIO ESISTE?

Durante una lezione, un professore lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:

“Dio creò tutto quello che esiste? “ ”Un alunno rispose con coraggio:” Sì, Lui creò tutto… “

“Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di nuovo il maestro.

Sì signore, rispose il giovane.

Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto quello che esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!”

Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito.

Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?”

“Logico, fu la risposta del professore.

Il giovane si alzò e chiese:” Professore, il freddo esiste?”

“Però che domanda è questa?… Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo?”

Il ragazzo rispose: “ In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore ”.

“E,… esiste l’oscurità?”, continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste”.

Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no!… Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce”. Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?”

E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male”

Lo studente rispose: “ Il male non esiste, Professore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene… Conformemente ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non creò il male…

Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce“.

Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio.

Il rettore dell’Università, che era presente, si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?” La risposta fu: “Mi chiamo Albert Einstein”.

Dio è una realtà “non tangibile” ma abita nel nostro cuore impariamo ad ascoltarlo…

 

E’ questa la proposta di una nuova filosofia del vivere quotidiano, inglobando emozioni, sensazioni, percezioni, gesti, pensieri, azioni, abitudini, convinzioni spesso inconsce, che, vissute nella piena consapevolezza della Vita, portano ad una dimensione nuova dell’esistenza e ad un contatto con il divino che è in noi.

 

Lo scopo della vita è tornare all’Amore, in ogni momento e per realizzarlo ciascuno deve comprendere di essere responsabile della propria vita per quello che è. Noi siamo creatori del IO SONO, perfetto, come tutti e tutto, ma spesso siamo vittime di ciò che perfetto non è, cioè il ricordo come giudizio, rabbia, sensi di colpa. Abbiamo bisogno di perdono e come dice F.Oliviero dobbiamo chiederlo a Dio. Certamente il Padre d’amore non ha bisogno della nostra richiesta di perdono, ma se la richiesta ci porta ad una “pulizia” interiore riusciamo a vivere l’amore allo stato puro.

 

Ecco arrivati all’assioma: TUTTO E’ AMORE ma sta a noi ripulire i programmi della nostra esistenza per vivere in pienezza il dono della vita che ci è stato dato. Ognuno deve suonare il proprio strumento nella sinfonia della vita ed è allora che il mondo funziona e noi siamo in grado di emanare quella luce di cui c’è tanto bisogno.

 

Tutto quanto ho elaborato vorrà dire per me “avere nuovi occhi”? Lo spero … Non per nulla la consapevolezza del divino che è in noi faceva dire a Madre Teresa di Calcutta: “Non sono altro che una piccola matita nelle mani di Dio”:

 

 

 

 

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I sogni: linguaggio segreto di Dio

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I sogni: linguaggio segreto di Dio

 

Impariamo a decifrare i nostri sogni come “linguaggio dimenticato di Dio”. I sogni hanno una grande rilevanza per la nostra vita. Non ci indicano solamente come stiamo e che passi dobbiamo compiere sulla strada della maturazione e del cambiamento. Possono anche essere delle guide alla consapevolezza interiore e – come linguaggio segreto di Dio – trasformarsi in luogo di esperienza profonda.

Possiamo farlo guardando innanzitutto alla sapienza dell’Oriente e dell’Occidente, alla tradizione biblica sui sogni e le visioni come rivelazioni divine, alla tradizione antica dei secoli cristiani, ma tenendo conto anche della interpretazione dei sogni data dalla psicologia junghiana. Nel loro linguaggio misterioso, irrazionale, numinoso, i sogni ci sollecitano a camminare nella direzione che corrisponde al nostro essere. Non sono regolati dalle leggi naturali e neanche dai nostri criteri morali. Possono essere molto importanti per il nostro percorso spirituale inteso come processo di trasformazione. Il mondo onirico svela la mia verità interiore e mi dice come sto. Con le loro immagini, i sogni indicano che passi devo compiere e, spesso, sono un monito a vivere con maggiore consapevolezza interiore. Sono, infine, una promessa di ulteriorità e un luogo dove fare esperienza di Dio.

Il fatto di sognare unisce gli uomini a tutto il mondo. Infatti, in tutti i popoli e in tutte le culture e le religioni, gli uomini fanno sogni. Secondo C.G. Jung con i sogni ci immergiamo nell’unus mundus, nell'”unico mondo”, nel quale siamo tutti uniti tra noi, nel quale tutto è uno. Da millenni gli uomini di tutte le culture si sono occupati dei sogni. E sull’argomento hanno scritto interi libri.

Le affermazioni sui sogni e sul modo di interpretarli si differenziano a seconda della cultura, a seconda dell’epoca storica e a seconda della prospettiva in cui li si osserva. Questo vale anzitutto per l’Occidente: gli scritti sui sogni dell’antichità greca o dei padri della chiesa comprendono i sogni diversamente dagli studi sui sogni dei nostri giorni, e anche in diverse scuole psicologiche di oggi si approda a interpretazioni differenti. E questo vale anche per l’Oriente. I primi testi sui sogni apparvero in Cina già mille anni prima di Cristo. Essi presentano sui sogni una visione diversa da quella dei curatori d’anime e degli psicologi dell’Asia contemporanea.

Un aspetto però hanno in comune tutti gli studi sui sogni e tutti i tentativi di comprenderli e interpretarli: il fascino prodotto da ciò che l’uomo incontra di notte nel sogno. Tutte le culture sono concordi nell’affermare che si deve prestare attenzione ai sogni perché portano in sé un messaggio importante per l’essere umano. È buona cosa ascoltare i sogni e non liquidarli come semplici “scorie” come si è fatto all’epoca del razionalismo.

Ogni volta che abbiamo avvicinato il sogno lo abbiamo fatto con la nostra personale intuizione. La nostra intuizione, però, è determinata naturalmente anche dalla nostra provenienza. Per me non è soltanto la tradizione cristiana, ma anche la tradizione della filosofia e della psicologia occidentale e, soprattutto, la trattazione dei sogni con la psicologia di C.G. Jung. È stimolante per noi guardare i sogni con occhi diversi.

Ne esce quanto segue: noi occidentali guardiamo il sogno considerando soprattutto ciò che i vari simboli dicono della nostra psiche, quali problemi interni segnalano e quali strade ci mostrano che potrebbero aiutarci nel proseguire sulla nostra strada dell’individuazione o — detto in termini cristiani — nel nostro percorso spirituale, nella nostra sequela di Cristo. Gli asiatici — soprattutto quelli influenzati dal daoismo — si domandano invece che cosa ci vorrebbe dire il sogno a proposito della nostra natura di esseri umani. Per loro i sogni sono parabole che trasmettono un messaggio importante sul nostro essere uomini. Qui non si tratta tanto dell’evoluzione dell’uomo, quanto piuttosto del suo essere, della sua natura. Le due prospettive hanno una loro giustificazione.

Il futuro del nostro mondo dipende dal dialogo, dal dialogo tra le religioni e le culture e dal dialogo tra le diverse scienze, tra teologia e psicologia, biologia e ricerche sul cervello. Per noi il dialogo sulle nostre diverse provenienze e prospettive è appassionante e stimolante. Può essere un arricchimento per tutti quando osserviamo i nostri sogni e cerchiamo di comprenderli. Osserviamoli con sentimenti di gratitudine. Dio stesso ce li manda o — come spesso dice la Bibbia — un angelo viene a noi nella notte e ci parla nel sogno. Osserviamo i sogni con una certa curiosità. Ogni notte l’angelo ci trasmette un messaggio importante, un messaggio che riguarda noi e il nostro essere uomini, ma anche un messaggio per come proseguire il nostro cammino. Cerchiamo di comprendere il messaggio e di rispondere ad esso come Matteo ci racconta di Giuseppe: «Quando si destò dal sonno, fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore» (Mt 1,24). Potremo confidare allora che anche la vostra storia sarà una storia di salvezza, nella quale l’Emmanuele — il Dio con noi — ci insegna la strada e ci accompagna finché il nostro cammino si trasformi in via di redenzione e di salvezza.

 

 

 

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Newsletter n.27

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Newsletter n.27 dell’ 28 marzo 2016

 

E sia Pasqua per tutti!!!

 

‘Buona Pasqua a tutti, a chi crede, a chi non crede, a chi crede di credere e a chi crede di non credere.’

 

Dal Venerdì Santo al Lunedì dell’Angelo!

La via della croce e’ una scelta da farsi consapevolmente perché porta a una rinascita e alla serenità del cuore.

“Crocifisso con le storie della passione” (Croce n. 432 – Galleria Uffizi, Firenze).
Si tratta dell’opera più antica conservata agli Uffizi. Essa può essere situata nel contesto culturale di Pisa alla metà del secolo XII, con influssi dell’arte bizantina presente nell’area mediterranea nella prima metà del XII secolo.
Gesù è raffigurato come VIVENTE, con gli occhi neri, grandi e spalancati e con il volto sereno. Egli volge il suo sguardo a lato e il suo profilo richiama lo stile bizantino. Le sue mani recano il segno dei chiodi ma i chiodi stessi sono assenti. È un crocifisso che porta i segni della passione ma è VIVENTE perché ha vinto la morte. 

 

Napoli: Cristo Velato – cappella Sansevero.

“Il sabato santo è segnato da un profondo silenzio. Le Chiese sono spoglie e non sono previste particolari liturgie. Mentre attendono il grande evento della Risurrezione, i credenti perseverano con Maria nell’attesa pregando e meditando. C’è bisogno in effetti di un giorno di silenzio, per meditare sulla realtà della vita umana, sulle forze del male e sulla grande forza del bene scaturita dalla Passione e dalla Risurrezione del Signore.”
Ma questo giorno è anche il Sabato di Maria, Madre come tutte noi. Ella lo vive nelle lacrime unite alla forza della fede. Veglia nell’attesa fiduciosa e paziente; sa che le promesse di Dio si avverano per la potenza divina che risuscita i morti. Così Maria, con la sua forza d’animo, sorregge la fragile speranza dei discepoli amareggiati e delusi.
Con il suo esempio, dunque, Maria aiuta anche noi ad essere sempre, pur nelle difficoltà che possiamo incontrare, fiduciosi nel Signore e testimoni della speranza che non muore.


 

A tutte voi auguro una VITA da RISORTI!
VIVERE DA RISORTI è sentire che noi siamo il frutto di una storia
che chiede continuamente di ripensarsi.
VIVERE DA RISORTI è imparare ad essere grati della vita,
anche dei momenti più tragici.
VIVERE DA RISORTI è sentire che le ombre,
se riconosciute e amate, sono feritoie di luce.
VIVERE DA RISORTI è imparare a leggere il presente
con la saggezza maturata da un cuore che sa ricordare (A. Dehò)

 

 

Il Lunedì dell’Angelo, detto anche Lunedì di Pasqua, Lunedì dell’Ottava di Pasqua o Pasquetta, è il giorno successivo alla Pasqua e prende il suo nome dal fatto che in questo giorno si ricorda l’incontro dell’Angelo con le donne giunte al Sepolcro.

Vieni, è Primavera, sugli alberi fioriscono le gemme, la linfa risale al cielo, torna a cantare l’usignolo “Il nostro diletto parla, alzati amata mia, bella mia vieni poiché l’inverno è passato, la pioggia è cessata, se ne è andata, ritornano i fiori sulla terra, Il tempo del Canto è venuto. Cantico dei cantici.


 INCONTRI DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE

(ogni secondo sabato del mese Via Palermo – Ex Scuderia Fornace Carrota- Zona Sacra Famiglia Padova – v. nuova sede)

Cari Amici il prossimo incontro che si terrà il 9 Aprile 2016 nella nuova sede alle Scuderie della Fornace Carotta in via Siracusa 41, sarà un evento eccezionale, e non esagero!

Avremo la fortuna di avere come relatori due grandi personaggi che sicuramente conoscete e che abbiamo avuto modo di sentire ancora nei nostri Convegni sia a Padova che a Cattolica:

Padre Gabriele Gastaldello e Nico Veladiano.

Padre Gastaldello parlerà di mantra e di riti nella cultura orientale, mentre Nico Veladiano ci illustrerà gli insegnamenti dei Maestri del Cerchio Firenze 77 rivolti a chi ha perso una persona cara.

Sono argomenti diversi tra loro che verranno trattati dai nostri autorevoli ospiti in un unico incontro.

Mi sento di insistere nell’invitarvi a partecipare perché sarà davvero un incontro speciale.


 

Ricevi questa email o come iscritto o simpatizzante della nostra Associazione e il suo sito www.acsss.it. Il trattamento dei tuoi dati avviene nel rispetto del Dlg. 196/2003. Qualora non volessi ricevere più queste informazioni o volessi semplicemente cancellare i tuoi dati, basta rispondere a questa mail con “CANCELLAMI” Per qualsiasi informazione nel merito puoi scrivere a: edda.cattani@alice.it

 

 

 

Edda CattaniNewsletter n.27
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Come spiegare ai bambini

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Come spiegare ai bambini

 

Davanti a episodi violenti come gli attentati a Bruxelles si può provare l’istinto di proteggere i bambini dalle notizie che potrebbero turbarli, ma secondo gli esperti può essere un errore ritardare il momento in cui scoprono che è successo qualcosa di terribile. L’approccio da seguire, per genitori e insegnanti, dipende dall’età dei bambini.

La prima regola, valida in ogni caso, è trovare il tempo per rispondere alle domande con calma e chiarezza: spesso succede che vengano a sapere cosa è successo da qualcuno fuori dell’ambiente familiare e i genitori devono riuscire a chiarire i dubbi e ad allontanare ansie e paure.

Ecco alcuni consigli, pubblicati da Time: 

 

 

 

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MAR 201611.03

Come spiegare ai bambini cosa è successo a Bruxelles

Davanti a episodi violenti come gli attentati a Bruxelles si può provare l’istinto di proteggere i bambini dalle notizie che potrebbero turbarli, ma secondo gli esperti può essere un errore ritardare il momento in cui scoprono che è successo qualcosa di terribile. L’approccio da seguire, per genitori e insegnanti, dipende dall’età dei bambini.

La prima regola, valida in ogni caso, è trovare il tempo per rispondere alle domande con calma e chiarezza: spesso succede che vengano a sapere cosa è successo da qualcuno fuori dell’ambiente familiare e i genitori devono riuscire a chiarire i dubbi e ad allontanare ansie e paure.

Ecco alcuni consigli, pubblicati da Time a novembre, per affrontare il discorso con bambini di diverse età.

1.      Bambini in età prescolare. Prima dei sei anni si può evitare di esporre i bambini a queste notizie. I bambini che hanno meno di cinque anni possono confondere i fatti con le paure e per questo è meglio aggiungere dettagli solo per rispondere a domande dirette.

2.     Bambini tra i sei e i dieci anni. Secondo Harold Koplewicz, presidente del Child mind institute, “a questa età conoscere i fatti può aiutare ad alleviare l’ansia”. Ma è meglio evitare l’eccesso di dettagli, come il numero dei morti, e l’uso di parole che possono spaventare. Secondo la psicoanalista francese Claude Halmos è inutileparlare del gruppo Stato islamico, della religione e delle operazioni militari in Siria. I bambini devono essere rassicurati: se gli adulti sembrano tristi non è perché c’è una minaccia diretta alla famiglia, ma solo per le vittime. È importante far capire ai bambini che sono al sicuro: questi attacchi sono molto rari, “i cattivi” sono stati catturati e i feriti guariranno.

3.     Bambini tra i dieci e i quattordici anni. I bambini più grandi potrebbero voler conoscere maggiori dettagli, ma gli esperti consigliano di non dargliene troppi. A questa età è importante chiedergli cosa hanno saputo e come si sentono, devono sapere che si può essere tristi anche se non si sente il bisogno di piangere. I bambini potrebbero mostrarsi indifferenti o voler passare del tempo da soli, ma può essere utile incoraggiarli a esprimere le loro paure ed eventualmente parlare di come comportarsi in caso di emergenza.

4.     Adolescenti, tra i 14 e i 18 anni. I ragazzi che frequentano le scuole superiori probabilmente ricevono informazioni sui più importanti eventi di attualità attraverso i social network e per questo è molto importante aiutarli a distinguere i fatti dalle notizie false e dalle congetture. Gli adolescenti potrebbero rifiutare questo tipo di conversazione: per questo è consigliabile affrontare l’argomento mentre si fa qualcos’altro insieme a loro, secondo Koplewicz. Non crederanno di essere al sicuro dagli attacchi terroristici con una semplice rassicurazione, bisogna invitarli a considerare le probabilità e decidere insieme cosa fare in caso di emergenza, cosa dovrebbero fare nel caso in cui non fossero in grado di tornare a casa o contattare i genitori. Infine, è importante parlare con gli adolescenti dell’uso della violenza, dei suoi effetti e delle alternative.

 

 

Edda CattaniCome spiegare ai bambini
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Cristo risorge?

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Cristo risorge ?

 

 

Un attentato terroristico ha fatto ripiombare il Belgio nel terrore. Preso di mira alle ore 8 lo scalo internazionale di Bruxelles nella zona dei gate dell’American airlanes, tutto avvenuto dopo tre giorni dall’arresto di Salah Abdeslam, il principale ricercato per gli attentati di Parigi del 13 novembre. 

 

.. soprattutto dentro la follia del male è necessario "restare umani" ..

 

Bruxelles .. la Potenza della Vita ci custodisca e ci perdoni .. e riaffidi ancora ai nostri cuori il desiderio di seminare l'aurora, per abbracciare ogni giorno l'infinito .. 
".. Scesi nella bottega del vasaio, ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto .." Ger 18,3-4

 

" Prefazio a Pasqua" 
di padre David Maria Turoldo

".. io voglio sapere
se Cristo è mai stato creduto,
se l’evento è reale e presente,
se è venuto, e viene e verrà;
o sia appena un’invenzione
per un irreale giorno del Signore
di contro al cupo giorno dell’uomo.
.. io voglio sapere
se veramente qualcuno crede
e come è possibile credere:
se almeno i fanciulli
– avanti ogni cultura –
vedono ancora la faccia del Padre.
.. io voglio sapere
se l’uomo è una fiera
ancora alle soglie della foresta:
se la ragione è una rovina
se i fatti hanno una ragione
se la ragione è ancora utile.
.. io voglio sapere
se ci sono ancora gli assoluti
o se io sono sacerdote
di colpevoli illusioni,
se è vero che saremo
finalmente liberi se saremo
ancora liberi se saremo mai liberi.
.. io voglio sapere
se cantare è ancora possibile
se da ricchi canteremo ancora
se dipingere è ancora possibile
se la bellezza esisterà sempre,
se possibile sarà ancora contemplare.
.. io voglio sapere
se la vita è solo meretricio
se il vostro vivere è appena una difesa
contro la vita degli altri:
se qualcuno, almeno qualcuno
crede che tutti gli uomini
sono una sola umanità.
.. io voglio sapere
se l’uomo cresce
se c’è un altro avvenire
se la scienza non sia la morte
e la sua macchina non sia la nostra
bara di acciaio.
.. io voglio sapere
se esiste una forza liberatrice:
se almeno la chiesa non sia
la tomba di Dio,
l’ultima sconfitta dell’uomo.
.. io voglio sapere
se la pace è possibile
se giustizia è possibile
se l’idea è più forte della forza:
quest’uomo bianco,
il più feroce animale
sempre all’assalto
contro ogni altro uomo
o maledetta Europa.
Io voglio sapere
se Cristo ha ancora un senso
chi ha fede ancora in un futuro.
.. io voglio sapere
se Cristo è veramente risorto
se la chiesa ha mai creduto
che sia veramente risorto.
Perché allora è una potenza,
schiava come ogni potenza?
Perché non batter le strade
come una follia di sole,
a dire: Cristo è risorto, è risorto?
Perché non si libera dalla ragione
non rinuncia alle ricchezze
per questa sola ricchezza di gioia?
Perché non dà fuoco alle cattedrali,
non abbraccia ogni uomo sulla strada
chiunque egli sia,
per dirgli solo: è risorto!
E piangere insieme,
piangere di gioia?
Perché non fa solo questo
e dire che tutto il resto è vano?
Ma dirlo con la vita con mani candide
occhi di fanciulli.
Come l’angelo dal sepolcro vuoto
con la veste bianca di neve nel sole,
a dire: «Non cercate tra i morti
colui che vive!».
Mia chiesa amata e infedele,
mia amarezza di ogni domenica,
chiesa che vorrei impazzita di gioia
perché è veramente risorto.
E noi grondare luce
perché vive di noi:
noi questa sola umanità bianca
a ogni festa
in questo mondo del nulla e della morte.
Amen.
( David Maria Turoldo, da “O sensi miei” )

 

 

 

Edda CattaniCristo risorge?
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Oltre il visibile

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…e per oggi… domenica di quaresima… questo bel commento.

 

Oltre il visibile

 

 


È così, dunque, il Dio di Gesù? Così inatteso, così eccessivo, così straordinario?
È così distante dall’idea piccina che ci siamo fatti di lui, dunque, questo Dio che Gesù è venuto a raccontare?
È così destabilizzante, al punto da avere spinto lungo la storia anche noi suoi discepoli, devoti e contriti, a limarne la potenza, la follia, a rimetterlo dentro le nostre categorie mentali?
Sante e rassicuranti?
Sì, certo. Anche più di così.
E bene ha fatto e fa il papa venuto dai confini del mondo a scuoterci, a osare, a richiamare tutti in questo immenso Giubileo.
Basta abitudine, basta approssimazioni, basta visioni demoniache di Dio!
Se crediamo, crediamo sul serio, convertiamoci, infine, al Dio che Gesù è venuto a raccontare.
Senza più scuse, senza più infingimenti, senza più lentezze.
Ci scardini questo tempo di quaresima, questo anno di meditazione.
E sia lo Spirito a farci volare.
Osare
In questo percorso Luca ci accompagna.
Nel deserto, salendo al Tabor, scoprendo un Dio che non ce l’ha con te, che è un Padre che ti aspetta, oggi siamo chiamati a superare l’ennesima soglia.
Una pagina evangelica talmente pericolosa da essere stata censurata dagli stessi cristiani per un secolo mezzo, come candidamente ammesso dallo stesso Agostino.
Eccessiva persino per noi cristiani.
È la pagina insostenibile dell’adultera colta il flagrante adulterio. E perdonata senza condizioni.
Non ha nome, né mai lo avrà, che importa? È solo una peccatrice, non ha una storia, non sappiamo nulla di lei, non capiamo la ragione di ciò che è accaduto. È solo un’adultera, un peccatrice, una prostituta.
È fidanzata? Sposata? Felice? Con chi è stata colta in flagrante adulterio?
In realtà della donna non interessa niente a nessuno.
Perché è una donna e perché è una poco di buono, il resto sono smancerie.
Colta in flagrante adulterio, diranno i delatori pronti ad uccidere nel nome di Dio.
Qui la cosa si complica. La Scrittura afferma che una persona può essere accusata alla presenza di due testimoni. Dove sono? Chi sono? Tutto passa in secondo piano, anche il fatto che manca il complice del peccato.
Forse è scappato o, forse, in quanto uomo, gli è riservato un altro trattamento…
Le emozioni travolgono la misura, la legge, brandita come un’arma, è maltrattata. Nessuna equità, nessun equilibrio in questa squallida storia: prevale la rabbia che annebbia le menti.
Nel mezzo
Postala in mezzo, gli dicono.
È nel mezzo, la donna. Il luogo del giudizio, davanti a giudici.
Ed ecco la richiesta, stralunata, insulsa, enigmatica.
Gesù è chiamato ad esprimere un suo parere in quanto rabbì.
Ma i conti non tornano: è presentata come un’adultera, quindi è già stata giudicata! Allora a che serve il giudizio di Gesù? Oppure ancora non ha subìto un processo, allora a che titolo viene coinvolto il Nazareno che non fa parte del sinedrio?
L’evangelista precisa che è un tranello: se Gesù dice di non lapidarla contravviene alla legge di Mosè. Se dice di lapidarla contravviene alla norma romana, entrando a far parte della nutrita schiera degli anti-romani. E, quel che è peggio, smentisce la sua visione di un Padre benevolo.
Un applauso alla perfidia dei presenti.
Della giustizia a loro non importa molto, ancor meno importa della donna e delle conseguenze delle loro decisioni. Qui si tratta di fermare un tale che si è improvvisato profeta e che raduna attorno a sé numerose persone.
Peccatori, perlopiù, come questa donna.
Frequenta brutta gente, Gesù, è amico dei pubblicani e delle prostitute (Mt 11,19).
Geroglifici
Gesù, però, chinatosi, tracciava dei segni per terra con il dito.
Tace. Sa bene che è una trappola.
Si china e in quella posizione resterà. Si siede a riflettere. Inizia a scrivere.
La folla che si è radunata non ha ragionato, ha lasciato parlare la pancia, ha dato libero sfogo alla rabbia. Gesù no, pone una distanza, si raccoglie, pensa e scrive. Cosa?
Si pensa che l’usanza di scarabocchiare in terra, ampiamente documentata presso i popoli semiti, fosse un modo per raccogliere i propri pensieri o per trattenere l’irritazione.
Suggestiva anche la riflessione spirituale di chi vuole vedervi un riferimento al dono della Torah: Gesù non scrive nella polvere, come ci immaginiamo, ma traccia segni sulla pietra, sul selciato del tempio, così come Dio aveva tracciato i comandamenti con il suo dito sulle tavole di pietra (Dt 9,10). Dio aveva dato quelle parole per la vita, gli accusatori le usano per donare la morte.
Tant’è: cosa stia facendo Gesù resta un mistero.
Ma la sua risposta è un pugno nello stomaco dei presenti.
La prima pietra
Resta seduto e alza lo sguardo (così nel testo greco). La sua frase è diventata proverbiale.
Certo, questa donna ha peccato, ovvio.
Ha sbagliato, ha commesso un errore. Ma chi fra noi non ha mai sbagliato? Chi può dire di non avere mai peccato? Chi può, con onestà, ergersi a giudice contro di lei?
Gesù spiazza tutti, non nega la validità del precetto, non dice che va bene ciò che ha fatto, né entra nella delicata questione sulla giurisdizione. Va oltre. Va prima. Riporta tutti all’origine della norma che è fatta per l’uomo, non per opprimerlo.
È vero: questo donna ha sbagliato, come tutti.
Ma la donna non si identifica con il suo sbaglio, con il suo peccato.
Ha una storia, un nome, una dignità, anche la dignità di sbagliare e di redimersi, di cambiare, di migliorare.
Gesù distingue fra peccato e peccatore, cosa che gli accusatori non sanno fare.
E mette nel giudizio una variabile inattesa: la misericordia, quell’atteggiamento tipico di Dio che vede la nostra miseria col cuore. Ha sbagliato, certo, e tutti sbagliamo.
E ne prendiamo coscienza non per giustificarci o minimizzare, ma per cambiare e crescere.
Questa donna ha sbagliato, certo. Ma non è inchiodandola ai suoi limiti che cambierà.
Cambierà solo se vedrà una via d’uscita, una soluzione, solo se capirà cosa davvero le può riempire il cuore.
Lui, nel suo cuore, l’ha già perdonata.

 

(Paolo Curtaz)

Edda CattaniOltre il visibile
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La mia casa ha tante porte

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Le mura protette


 

E’ passato tempo da queste riflessioni, ma sento la mia casa e le sue mura ancor più protette e, proprio quando verrebbe da dubitare e tutto sembra non andare nella direzione che si vorrebbe, una voce impercettibile mi raggiunge e mi sussurra: “…sono qui, ci sono…nella casa dei nostri sogni, la nostra casa…!”

 

 

 

Ho sempre saputo che, prima o poi sarebbe capitato di ritrovarmi sola in questa casa grande, acquistata con tanti sacrifici e costruita pietra su pietra, per dar conforto alla nostra vecchiaia. Mentore ne era stato l’artefice: “Vedrai, ci sono pochi gradini fra un piano e l’altro, le stanze sono di ampio respiro, è ben posizionata, c’è un portico e un giardino… con alberi da frutto… un ritorno alle origini. E poi, facciamo i portoncini a vetri, così anche di notte possiamo vedere la luce esterna!”

Eppure qualcosa mi diceva che, anche per motivi anagrafici, non sarei stata la prima ad andarmene e pensavo a come avrei rinforzato porte e finestre, alle luci esterne sempre accese, a qualcuno che venisse ad aiutarmi o a convivere con me, ai rumori notturni improvvisi che sempre mi avevano spaventato… Poi è giunto il “vuoto”, l’inatteso imprevisto che in pochi giorni mi ha messo di fronte alla cruda realtà di una solitudine tangibile, impostami da circostanze a cui io stessa ho dovuto sottostare.

Diciamo che, con il mio carattere, anche durante la mia brillante vita lavorativa, ho avuto la sensazione di "sentirmi sola anche in mezzo ad una folla". Con chi mi  circondava dovevo dimenticare me stessa, spesso recitare una parte, cercando di essere quella che gli altri si aspettavano che io fossi. Il ruolo richiedeva di essere più forte, più brillante, più sicura di me di quanto io non sia realmente, e in questo modo non sempre ho potuto  sperimentare una vera intimità. Da qui nasceva la penosa sensazione di solitudine, l'impressione che nessuno potesse capirmi ed essermi vicino. Quelli che si dichiaravano amici in verità erano dei conoscenti, dei collaboratori… solo quando arrivavo a casa, qualcuno accendeva la lampada sotto il portico e mi veniva incontro chiedendomi: “Com’è andata, stella?” e una luce d’amore illuminava le mie giornate perché chi veramente mi comprendeva era pronto a capirmi e ad accogliermi in tutta la mia interezza.

Ma ora questa solitudine è più profonda e anche se fa parte del mio essere non rispecchia alcuna luce. Molte cose sono cambiate; sono spariti quelli che si dichiaravano amici e all’inizio mi è sembrato di essere piombata in un tunnel. Poi ho rivisitato tutta me stessa e in un lungo percorso di introspezione e accettazione del dolore, ho messo in conto anche queste mura. Ho guardato la casa dei nostri sogni con i suoi fiori incolti, le imposte chiuse, i frutti a terra, le erbacce sui gradini, le aiuole senza fiori… ho visto spuntare una tenera rosellina, quasi a ricordarmi quando ne raccoglievo tante ed ho pensato: “C’è ancora vita qui!” In casa poi le tende tirate e la poca aria non trasmettevano calore e i vicini mi guardavano con sospetto o, forse… tristezza.

Sono cominciate le scuole e Simone e Tommaso hanno cominciato a venire dalla nonna e necessariamente il portico si è riempito di giochi, di gridi, di canzoncine. Il ritorno a casa è sempre diverso e, se all’inizio era accompagnato da un filo di apprensione, una volta chiuse porte e finestre sento che un’aura impalpabile pervade l’ambiente e lo protegge spandendosi nel mio animo con tanta pace e serenità. Mi sembra che una schiera di angeli mi sostenga giorno e notte, riempia la mia solitudine e mi dia conforto in questi momenti così duri della mia esistenza. Queste mura che trasudano della fatica e dell’amore che abbiamo impiegato per costruirle ora mi danno protezione e sembrano parlarmi di giorni lontani in cui insieme si trascorrevano le feste e si aspettavano le nuove annate.

Le case rispecchiano la nostra vita, hanno il nostro profumo, vivono con noi e di noi, ci danno calore anche quando mancano visibilmente le persone… vivono delle voci degli invisibili: “Mamma, coraggio! La tua attenzione presso papà è stata breve. Coraggio, mamma, tieni il pane fresco nella dispensa come una volta!”  Questo mi dice Andrea e io so che quel “pane” è riferito all’amore, al conforto che ancora posso dare, nel tempo che mi è dato di essere e di vivere fra queste mura.

Avevo da tempo sperimentata la protezione degli ambienti, fin da piccola. Ricordo che quando fummo costretti a lasciare la nostra casa di città e trasferirci in campagna nel 1945, perché i bombardamenti  avevano resa insicura la nostra vita, era Natale e il mio papà volle lasciare costruito il piccolo presepe con il bambinello al centro a protezione del nostro nido. Quando un anno dopo, finita la guerra, facemmo ritorno con le nostre poche cose, sapevamo che tutto era andato distrutto, ma le nostre preghiere erano state ascoltate e trovammo la nostra casetta risparmiata dal disastro e pur fra le macerie che vi erano intorno nessuna statuina si era rovesciata. Quanto ringraziammo il Bambinello! ….era di nuovo Natale!

Vorrei ricordare un particolare eclatante e più recente. Quando mancò Andrea io vivevo momenti difficili nella gestione del mio ufficio e non tutte le persone mi erano amiche, al punto che ero costretta, quasi giornalmente, a scrivere dei rapporti informativi sul comportamento poco corretto di alcune di esse. Sapevo che, mancando adeguati strumenti di custodia, quando mi allontanavo, qualcuno andava a rovistare fra le mie carte per trarne informazioni. Un giorno, una di queste, addetta alle pulizie, fece per aprire la porta del mio ufficio, si sentì sollevare per le spalle, tirare indietro, mentre la porta sbatteva violentemente davanti a lei. Come ho fatto a saperlo? Quella persona stessa me lo raccontò in quanto fu costretta a ricredersi sul mio conto e pregò tanto chiedendo a mio figlio di permetterle di potere entrare nel mio ufficio per chiudere le imposte e fare le pulizie… ma ne passò del tempo…!

Ambienti e mura amiche, come tutte le cose che Dio ci ha dato gratuitamente, che noi tocchiamo, maneggiamo e ce ne serviamo, ma che mantengono una nostra impronta indelebile, il nostro profumo, qualcosa di noi. Amiamo gli oggetti dei nostri Cari c’è un po’ della loro anima e ce li sentiremo più vicini.                                                                          Edda Cattani

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Chi ci darà l’amore?

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Mi piace riproporre pagine che già ci hanno aiutato a riflettere sulle vicende della vita e sugli accadimenti che ci hanno in qualche modo coinvolto. Questa pagina la dedico anche a tutti i nostri Cari che su FB trova tanti commenti di solidarietà e fratellanza:

 

 

 

Quaresima: tempo per cambiare

 

Mi piace iniziare con questa bella riflessione di un amico P.V.

"…Ricordo una piccola chiesa nella Bassa Padana che con una certa frequenza ospitò il mio sostare, all’inizio del tempo che mi vide emigrante. Sconsacrata durante l’occupazione francese, era stata adibita a ospedaletto per le truppe napoleoniche. Sotto quelle volte dalla francescana semplicità sembrava ancora di udire il vociare dei feriti e l’andirivieni dei soccorsi. L’unico segno visibile che risaltava dallo sfondo di quelle antiche e spoglie mura era un crocefisso di altezza naturale. Diverse erano le domande che mi frullavano in testa: “Ma che senso ha portare la mia vita ai piedi di questo corpo inerme e tumefatto, sconfitto e disonorato”? “Accostarci alla croce non ci pone ai margini della società”? “E la nostra fragilità, paura, il più delle volte non ci pone a guardar da lontano, da un margine di sicurezza”?…

   

Ecco, ancora oggi sento che quel crocefisso ACCOGLIE TUTTI E TUTTO. Ciò che avverto come pesi, perdono in pesantezza, iniziano un po’ a dissolversi  ai piedi di quella Presenza e costato l’inconsistenza del male.

 Mi colpì per lo sforzo al quale chiamava il nostro umano quotidiano, per la passionale verità che faceva chiarezza. E per la risposta che diede a quelle domande.

 

Preghiera dell’abbandono

Di Charles di Faucould

 

Padre mio,

io mi abbandono a te,
fa di me ciò che ti piace.
Qualunque cosa tu faccia di me
Ti ringrazio.
Sono pronto a tutto, accetto tutto.
La tua volontà si compia in me,
in tutte le tue creature.
Non desidero altro, mio Dio.
Affido l'anima mia alle tue mani
Te la dono mio Dio,
con tutto l'amore del mio cuore
perché ti amo,
ed è un bisogno del mio amore
di donarmi
di pormi nelle tue mani senza riserve
con infinita fiducia
perché Tu sei mio Padre.

 

 

 

 

 

Edda CattaniChi ci darà l’amore?
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