Edda Cattani

La Preghiera all’Angelo Custode

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Come non riproporre una poetica tradizione, fatta di fede e preghiere quasi “infantili” “ma dense di “affido”, proprio come fanno i bambini….

Affidiamoci al nostro Angelo Custode!

In questi giorni particolari in cui gli innocenti subiscono violenza e muoiono, spesso dimenticati; gli ammalati soffrono e non trovano soccorso, la fame e la miseria vengono ignorate quando non ci riguardano… rivolgiamo una preghiera ai nostri Angeli perchè ci proteggano!

 

PREGHIERE TRADIZIONALI

Un’anima non è mai senza la scorta degli Angeli, questi spiriti illuminati sanno benissimo che l’anima nostra ha più valore che non tutto il mondo.

San Bernardo di Chiaravalle

Noi tutti siamo stati affidati da Dio ad un Angelo custode a cui, ogni nuovo giorno, dovremmo chiedere consiglio, forza spirituale e saggezza. Ogni sera dovremmo poi ringraziarlo per tutte le volte in cui ci ha aiutato anche senza che noi ne fossimo consapevoli.

L’Angelo Custode, se rettamente invocato, circonda tosto la casa con amore, protezione e benedizioni. Gli Angeli Custodi apportano più quiete, armonia e spiritualità nella nostra casa: dicono che noi abbiamo eretto una quasi insormontabile barriera di rumore e di materialismo, tra il nostro mondo ed il loro. Una breve preghiera per la Divina ed angelica protezione della casa, dei bambini, dei vecchi e degli ammalati, ripetuta giornalmente, assicurerà i loro privilegi e darà alla casa una atmosfera di bellezza e di pace.

Ricordiamo che la festa degli Angeli si celebra il 2 ottobre.

Angelo di Dio

Angelo di Dio,
che sei il mio Custode,
illumina, custodisci,
reggi e governa me,
che ti fui affidato dalla Pietà Celeste.
Così sia.

Implorazione all’Angelo Custode

O Angelo benignissimo mio custode, tutore e maestro, guida e difesa, sapientissimo consigliere e fedelissimo mio amico, al quale io sono raccomandato per la bontà del Signore dal punto in cui nacqui fino all’ultima ora della mia vita; quanta riverenza vi devo, sapendo che state presente ove io stò! e con quanta devozione vi devo servire per l’amore col quale mi vegliate! e che gran confidenza devo avere avendovi a lato per mia difesa!

Or dunque, insegnatemi, o Angelo santo, correggetemi, assistetemi, guidatemi e custoditemi per il cammino diritto e sicuro alla santa Città di Dio, e non permettete che io faccia in vostra presenza cosa che vi offende e che io non ardirei di fare in presenza di un altro uomo come sono io. Presentate i miei desideri al Signore, offrite le mie orazioni, mostrate le mie miserie, ed impetratemi il rimedio di esse dalla sua infinita bontà.

Vigilate quando dormo, non vi stancate quando sono stanco, sostenetemi quando sto per cadere, guidatemi allorché vado errando; animatemi quando mi perdo d’animo, illuminatemi quando non vedo, difendetemi quando sono combattuto, raffrenate l’impeto dell’astuto nemico, e, nell’ora della mia morte, liberatemi dal dragone infernale, affinché, guidato e difeso da Voi, vada alla vostra gloriosa stanza, e voi godiate del mio bene e io goda della vostra gloria, ed il Signore vostro e mio sia glorificato in voi ed in noi, in tutti i secoli dei secoli. E così sia.

 

Un consiglio di papa Giovanni XXIII

Quando debbo visitare qualche personaggio importante, impegno il mio Angelo Custode a mettersi d’accordo con il suo, perchè influisca sulle sue disposizioni. E’ una piccola devozione che mi richiamò il Santo Padre Pio XI e che ho trovato assai fruttuosa.

Ringraziamento all’Angelo Custode

Angelo mio Custode, vero amico, compagno fedele e sicura guida mia; io vi ringrazio di quell’indefessa carità, vigilanza e pazienza con cui mi avete assistito e continuamente mi assistete nei miei spirituali e temporali bisogni.

Vi domando perdono dei disgusti che tante volte vi ho dato colla disubbidienza ai vostri amorevoli consigli, colla resistenza alle vostre salutevoli ammonizioni, e col profitto così scarso delle vostre sante istruzioni. Continuatemi, vi prego, in tutta la mia vita, la benignissima vostra protezione, affinché possa insieme con voi, ringraziare benedire e lodare per tutta l’eternità il comune Signore. Così sia. Angelo di Dio…

Preghiera medievale

(per proteggere noi stessi dalle forze oscure)

Signore, mandami tutti i santi Angeli e Arcangeli. Mandami il santo arcangelo Michele, il santo Gabriele, il santo Raffaele, affinché siano qui con me, mi difendano e mi proteggano, Tu che mi plasmasti, mi desti un’anima e ti degnasti di profondere il tuo sangue per me.

Io affermo che i santi Arcangeli mi proteggono, mi illuminano quando sono sveglio e quando dormo, mi rendono tranquillo e sicuro dinanzi a ogni manifestazione diabolica. Che nessun essere dotato di maligno potere possa giammai entrare in me, né osi offendere o ferire la mia anima, il mio corpo, il mio spirito, o atterrirmi o solleticarmi con la tentazione. Amen.

Preghiera per la notte

Visita questa casa, o Signore, illuminala con la tua luce e liberala da ogni sorgente di male. Manda i tuoi santi Angeli ad abitare con noi così potremo riposare nella tua pace. Sia la tua benedizione sempre su di noi, attraverso Gesù Cristo nostro Signore, Amen.

 

PREGHIERE LAICHE

Divina presenza in me, possa la Tua saggezza dirigere le mie azioni, il Tuo amore guidare i mie pensieri, la Tua luce illuminare il mio cammino. Avvolgimi nella Tua radiosa presenza ora e sempre. Amen.

Al nostro Angelo custode

Angelo mio protettore, dammi la forza di realizzare i propositi di crescita interiore, di collaborazione e di servizio. La mia volontà è pura, potenziala con la tua forza. Aiutami nelle cose quotidiane, in quelle materiali e spirituali. Sviluppa in me le tue doti, che io veda i miei difetti e che possieda compassione e pazienza. Guida i miei pensieri, desideri ed azioni verso ciò che è più giusto per la mia crescita spirituale e dammi la capacità di accettare ciò che non riesco a comprendere. Così sia.

Agli Angeli consolatori

E’ una invocazione particolarissima da indirizzare mentalmente verso i luoghi di guerra o in cui si siano verificati stragi, torture, atti di terrorismo, massacri ad opera dell’uomo o delle forze della natura, gravi incidenti con molte vittime. Fu composta per il ghetto di Varsavia. Viene tuttora ricopiata su striscioline di carta che, arrotolate vengono deposte dove possibile, fra le pietre, nelle fessure dei muri nei molti luoghi di sofferenza sulla terra.

Se accompagnata dal pensiero compassionevole, possiede un grande potere evocativo. Sollecita l’intervento degli Angeli consolatori. E’ la prima volta che ne viene autorizzata la pubblicazione, perchè è tempo che questa consuetudine riparatrice venga diffusa.

“Come petali di rose in un deserto di sale, amore, compassione, dolcezza, pensiero comprensivo scendano su questi luoghi.

Che i cieli si aprano e Angeli misericordiosi facciano scendere miele e ambrosia per lenire le ferite: attraverso il tempo e lo spazio.

Dai regni oscuri dove follia e terrore sono scaturiti, follia e terrore ritornino e che il Nulla li inghiotta.

Che la luce avvolga nel suo raggio ogni vita stroncata,

e compensi ogni goccia di sangue, e ogni lacrima.

Che la nuova vita sia facile e il destino favorevole.

Che gli Angeli consolatori portino a chi resta rassegnazione e conforto.

E che l’uomo comprenda e la Terra non dimentichi…”.

Benedizioni per la Terra

Quella che segue è una preghiera da recitare all’aperto, immersi nel fulgore della Natura, con le mani giunte, orientandosi di volta in volta verso i quattro punti cardinali.

Sia pace a Nord,
a Sud,
a Ovest
e a Est.
Sia pace attraverso i quattro elementi
ed all’Etere cosmico, che tutto contiene.
Sia pace e amore per tutte le creature,
visibili e invisibili,
attraverso i loro Regni e i loro elementi.
Sia pace ai loro Angeli e ai loro Deva.
Sia pace a noi, che con essi condividiamo il cammino.

 

Lode al Creatore

Dio onnipotente ed eterno,
con tutto il cuore ti lodiamo,
per la grande gloria dei tuoi santi Angeli.
Ti ringraziamo per la loro meravigliosa saggezza,
la forza suprema e la bellezza radiosa;
e per il loro grande potere sempre posto al Tuo servizio.
Fa’ che, seguendo il loro splendido esempio,
possiamo dedicarci completamente all’aiuto dei nostri Fratelli.
Per Cristo nostro signore. Amen.

 

 

All’Angelo di gruppo 

E’ una preghiera utile quando esiste un gruppo affiatato sotto la protezione di un Angelo. E’ da recitare ogni volta che il gruppo si riunisce.

Angelo nostro, protettore ed alleato, raccogli e trasforma i nostri pensieri d’amore. Apri le porte fra il tuo mondo di luce e il nostro mondo di nebbia. Guida i nostri passi sul ponte che li unisce e che la nostra collaborazione diventi ampia e sicura. Avvicina a noi i tuoi Fratelli perchè ascoltino il nostro richiamo. Allontana da noi la nebbia dovute alla mondanità, affinchè Essi vedano i nostri intenti sinceri e la purezza del nostro cuore.

Lasciate aperte le porte, affinchè, invocandovi, possiamo sentirvi vicino a noi. Col vostro aiuto, ci sia dato di proteggere, consolare, guarire. Ci sia dato di aiutare chi soffre nel corpo e nello spirito. La vostra guida espanda la nostra conoscenza, poiché conoscere è servire. Amen.

Preghiera di chiusura

In chiusura, prima che ciascuno si allontani per riprendere la propria strada, si può recitare la formula seguente.

 

 

Salute a te, Angelo nostro, protettore ed alleato. Salute a Te, Signore di questo luogo ed a voi Angeli che ci siete stati vicini. La vostra potenza accompagni il nostro intento e lo deponga dinanzi al trono di Dio, dove la luce turbina in vortici fiammeggianti. Che la nostra richiesta sia accolta, e scenda dallo spirito nella materia, secondo il nostro destino. Riaccostate il velo della separazione, e che il Piano divino si compia sulla Terra. Così sia.

 

PREGHIERE DETTATE DEGLI ANGELI

Per gli Angeli della musica

Salve, Angeli della musica!
Venite in nostro aiuto.
Cantateci canti di gioia.
Infondete in noi l’armonia divina,
risvegliateci,
fate che udiamo la vostra voce.
Intonate le nostre orecchie ai vostri canti;
animate la musica terrena con la vostra luce.
Condividete con noi le fatiche della Terra,
e possano gli uomini udire le melodie,
che voi cantate al di là del tempo e dello spazio.

 

Per gli Angeli custodi della casa

 

Salve, Angeli custodi della casa!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi lavoro e gioco.
Rimanete con noi e fateci percepire la vostra presenza!
Avvicinatevi e sentite il nostro amore.
Prendete le nostre mani nelle vostre e, per un attimo,
sollevateci dal peso della materia,
Condividete con noi la vostra meravigliosa libertà,
la vostra intensa vita nell’aria luminosa,
l’intensità della vostra gioia,
la vostra unità con la Vita.
Dateci aiuto nel lavoro e nel gioco,
in modo che si avvicini il tempo
in cui tutta la nostra razza vi conoscerà,
e vi saluterà come fratelli,
pellegrini come noi,
sul Sentiero che conduce a Dio!
Salute, Angeli custodi della casa!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi gioco e lavoro,
in modo che la vita interiore sia liberata.

Per gli Angeli Costruttori

Salve, schiere di Angeli costruttori!
Venite in nostro aiuto.
Aiutate questo neo-nato nel mondo degli uomini,
ed assistete sua madre.
Inviate i vostri Angeli ad assistere ogni nascita,
ad annunciare l’alba della nuova vita,
e dare al bimbo che viene, la benedizione del Signore.
Salve, schiere di Angeli costruttori!
Venite in nostro aiuto,
date aiuto a questo neo-nato nel mondo degli uomini,
e che la divinità interiore sia liberata.

Per gli Angeli della natura

Salve, Angeli della terra e del cielo!
Venite in nostro aiuto.
Date fertilità ai nostri campi,
ad ogni seme donate la vita,
che la nostra terra possa essere feconda.
Salve, Angeli della terra e del cielo!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra
in modo che la divinità interiore sia liberata.

 

Per gli Angeli Guaritori

Salve, Angeli della guarigione!
Venite in nostro aiuto.
Riversate la vita risanante,
sul corpo di … (nome della persona),
colmate ogni cellula di forza vitale,
donate ai nervi la pace,
calmate i sensi tormentati.
Che un’onda di vita entri in questo corpo,
e dia calore ad ogni suo organo,
affinché, insieme all’anima,
siano risanati dal vostro potere.
Lasciate che un Angelo vegli su… (nome),
confortandolo e proteggendolo,
finché non torni in buona salute.
Fate che riesca a respinger il male,
e ritornino veloci vita ed energia.
Ma, se la vita terrena è ormai giunta al suo termine,
donategli la pace ed un passaggio sereno.
Salve, Angeli della guarigione!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra
in modo che in ogni uomo si liberi,
la divinità celata nel suo cuore.

Per gli Angeli della Bellezza e dell’Arte

Salve, Angeli della Mano di Dio!
Venite in nostro aiuto.
Imprimete nel nostro mondo
fisico, emozionale e mentale,
il senso della Bellezza Divina.
Aiutateci a percepire le intuizioni del nostro vero Sè.
Aiutateci a riconoscere la Bellezza in ogni cosa,
in modo che, attraverso di essa, possiamo trovare,
nascosto dai veli del colore e della forma, il vero Sé.
Ispirateci a portare nelle nostre vite
il Buono, il Vero, il Bello.
Mostratevi e fatevi conoscere,
Angeli della Sua Mano,
in modo che possiamo imparare anche noi
a diffondere la Bellezza nel mondo.
Salve, Angeli della Mano di Dio!
Venite in nostro aiuto.
Condividete con noi le fatiche della Terra,
fate che la Bellezza interiore sia rivelata!

Ringraziamento serale

Vi ringraziamo amici carissimi,
per tutto ciò che avete fatto per noi,
Rimanete coi bimbi, questa notte, o benedetti,
rimanete coi vecchi e coi malati.
Vicino ad ogni letto vi sia un Angelo custode.
Che tutti possano dormire in pace,
sentendo la vostra silenziosa presenza,
che veglia su di loro.
Amen.

Preghiera serale

Sia benedetto l’amore che, con gratitudine,
offriamo ai nostri angelici Aiuti di questa giornata.
Accettate il nostro amore e le nostre preghiere,
e aiutateci a vivere e lavorare,
per crescere simili a voi.
Per questa notte, su tutto,
imploriamo la vostra custodia.
Siate con i bambini, con i vecchi e con i malati,
avvolgeteli con la vostra luce e la vostra pace,
fino all’alba del giorno che viene.
Fate che al mattino cominciamo,
il nostro lavoro con gioia,
lodando il nostro Padre celeste.
Fate che, mano nella mano,
i Suoi umani ed angelici figli,
possano lavorare nel Suo Nome,
per arrivare al magnifico giorno in cui,
nel nostro e nel loro mondo,
regnerà solo la Sua Volontà.

Amen.

 

da [Dr. Mario Rizzi – Gli Angeli, conoscerli, amarli e seguirli]

 

 

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Il silenzio e la parola

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Il silenzio e la parola

SIGNORE TU DAI LUCE ALLA MIA LAMPADA!

“Mio Dio, rischiari la mia tenebra.” Esiste un tempo in cui si vorrebbe solo fare il vuoto interiore per ascoltare la voce di Dio. Ci sono luoghi preposti in cui ci si può ritirare e fare silenzio per ascoltare quanto il Padre e la Sua Parola hanno da dirci. Questa bellissima, direi straordinaria esperienza mi è stata comunicata da un’amica di FB  che ringrazio per la cortese condivisione. Dopo un lutto traumatico non solo i convegni della speranza aiutano… ma questi momenti di intensa riflessione per l’anima!

Nella solitudine e nella semplicità operosa
il Signore ci conceda
di rinnovare le forze
e attingere luce per il cammino.

Il Signore rallegri quelli che amiamo
e quelli che non sappiamo amare,
doni lo Spirito santo a quanti si raccomandano alle nostre preghiere.

Pax! State allegri!
I fratelli e le sorelle di Bose

La nostra amica mi scrive: “ …Monastero di Bose… non so se ne hai sentito parlare..ci sono arrivata perché cercavo un monastero che praticasse l’accoglienza per ritirarmi qualche giorno dopo che e’ morto il mio papà ( questo a dicembre…) poi la vita mi ha portato altrove… fino a che non ho scoperto per caso questo monastero che è vicino a Biella…silenzio assoluto… Il silenzio vero… è nelle colline …c’é una passeggiata fino a una chiesa romanica che hanno restaurato loro.  Ti accolgono… ma ti accolgono davvero col cuore … se vuoi segui i loro ritmi di preghiera se no, no…Molto, molto toccante…difficile la solitudine e il silenzio per certi versi, ma lì ho registrato e hanno detto cose che non sempre ho capito… penso.

Tutti gli strumenti che noi stessi ci siamo creati ci invitano alla dimensione così profonda del silenzio, che è il rapporto essenziale con la parola, come il deserto è un termine di rapporto essenziale con la società, la socialità; per cui abbiamo il ritiro nel deserto, l’esperienza del deserto, il raccoglimento nel silenzio: sono parti essenziali dell’esperienza religiosa, fin dalle origini, oltre che esempio tratto dalla vita di Cristo stesso.

 

Stamattina alle 6 in un salmo questa frase “Dio tu accendi la mia lampada”…Enzo Bianchi ha tradotto insieme ad altri dall’ebraico i salmi e la versione che c’è nel solo testo di preghiera : e’ questa!

È stato faticoso in certi momenti …più di quanto pensassi …la solitudine e lo stare da sola con Dio;  ma dopo che ho saputo che mio papa’ era vivo per me e’ cambiato tutto…sono in cammino e sentivo di avere bisogno anche di questo e intendo tornare…

in questi giorni ho letto tutto quello che potevo saltando da una cosa all’altra…dice cose molto molto interessanti che incontrano il mio modo di sentire e il modo in cui cerco Dio…

«Quale tremendo debito d’amore,
di rispetto, di compassione
verso ciascuno dei nostri fratelli.
Signore Gesù,
Tu porti con noi questo fardello,
altrimenti si verrebbe meno,
e Tu sei il compagno di chi spera
e di chi dispera»

una monaca d’occidente

Lì mi hanno detto cose che non ho capito e altre che ho capito dopo (… i nostri amici dell’oltre) …ad esempio una sera “il Vangelo di Luca” …solo questo …e io ho pensato..ok? e cosa ci faccio con questa frase? e’ lunghissimo il vangelo di Luca…l’ho aperto ma cosa potevo leggere…ecco il mattino dopo c’era il vangelo di Luca durante la preghiera delle 6…

Registrando io dico ” ci sto provando mio Signore con tutte le mie forze ma tu leggi nel mio cuore e sai che sono piena di dubbi, aiutami a trovare la strada” risposta ( prima delle parole che non arrivo a cogliere bene) poi mi dice “la strada è in me”…

Gesù amava ritirarsi in disparte, sul monte o nel deserto. Ma tornava presto in mezzo agli uomini, commosso dalla folla che attendeva il suo ritorno. Dio è ovunque noi siamo, non dobbiamo cercarlo altrove, non dobbiamo evadere…

Ho chiesto di dirmi le parole che sapevamo… silenzio…in questi casi spesso non spiegano…hanno parlato …sta a te capire… allora ho riascoltato con calma e capivo distintamente… “david ti aspetta qua…”

Il giorno dopo uno dei salmi era di David ( il re) moltissimo Salmi del Salterio sono “di David.” Mi sono fatta anche un’altra idea ma forse questa e’ una mia interpretazione… resta lo stupore del testo. Loro sanno, sanno prima o comunque sanno.

Non so con quanto anticipo scelgano i testi in monastero…

Fare ritiro significa sostare, chiudere un attimo gli occhi non per dimenticare ma, al contrario, per ritrovarsi, per radunare le forze, per far ordine nei pensieri, per calmare l’angoscia. Ma non è un semplice esercizio di autodisciplina. Fare ritiro è come prepararsi a un appuntamento: si resta in disparte solo per essere più sicuri di incontrare il volto di Dio…

 

Se mi è concessa, ho provato invidia per te amica mia, per questa opportunità di fare questo silenzio che mi manca e che posso a mala pena percepire e anche con una certa vertigine. In questi giorni avevo pensato di raggiungere Montefano per un week-end al Centro Studi biblici di Padre Alberto Maggi, ma le condizioni climatiche e la mia precarietà fisica l’hanno fatta da padrone… Ho però potuto rallentare il ritmo del mio vivere, trovandomi in assoluta inattività. Ho compreso che fra le mie “mura protette” lontana dall’inquietudine quotidiana, posso fare “silenzio” perché è silenzio la presenza del Cristo che si manifesta quando siamo disposti a riceverlo, tra i momenti in cui ognuno di noi si concentra sul proprio destino, sulla propria natura e sensibilità, sul proprio compito.

 

Questo silenzio è anche, secondo me, un’esigenza imponente che va preservata come il diritto divino dell’ineffabile; c’è qualcosa in questo mio stare che non si può descrivere, che non si può dire con parole e che però fa parte ancora di più di quel linguaggio più vasto che lo stesso P.Alberto, nei suoi incontri del giovedì, ci invita a cogliere perché il Vangelo appunto non è solo verbale. Questa condizione è splendida, questa potenza che il silenzio ci comunica vuole quasi garantirci che c’è questo incomunicabile, qualcosa che non può essere sacrificato dalle consuete parole del vocabolario degli uomini, ma che comunque si manifesta nell’economia delle parole stesse, come tempo interno delle parole che invece si possono pronunciare.

 

Dio mio, se è vero che tu sei dappertutto
come mai io sono così spesso altrove?

Se vai in capo al mondo, trovi le tracce di Dio
se scendi nel tuo profondo, trovi Dio stesso.

 

 

Questo inesprimibile è ciò che ha avvertito la nostra amica e che ha sperato, nel silenzio, di cogliere e, forse, c’è riuscita… questo stesso è espresso nel Vangelo, quando Gesù, a volte, non risponde ai suoi, discepoli o comuni ascoltatori, che si alza qualche volta anche tra l’uno e l’altro dei discepoli e vi è pure qualche passo in cui rimane il non detto che occorre però saper cogliere.

 

C

 

Grazie Signore per questi giorni di silenzio che mi hai donato!

 

Signore accendi la mia lampada! 

 

Edda CattaniIl silenzio e la parola
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Giornata mondiale per la Cura del Creato

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Giornata Mondiale per la Cura del Creato 

 

 

La Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato ricorre ogni 1 settembre, occasione nella quale il Santo Padre scrive un Messaggio diretto alla Chiesa Cattolica e a tutte le persone di buona volontà.

Nel suo Messaggio Papa Francesco invita a “vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente; unire le forze per contribuire a ripensare alla questione del potere umano; estendere anche al creato l’armonia fra umani nella responsabilità per un’ecologia umana e integrale, via di salvezza della nostra casa comune”.

La salvaguardia del creato è dunque una questione, oltre che etica, eminentemente teologica: riguarda, infatti, l’intreccio tra il mistero dell’uomo e quello di Dio. Questo intreccio si può dire “generativo”, in quanto risale all’atto d’amore con cui Dio crea l’essere umano in Cristo. Questo atto creatore di Dio dona e fonda l’agire libero dell’uomo e tutta la sua eticità: libero proprio nel suo essere creato nell’immagine di Dio che è Gesù Cristo, e per questo “rappresentante” della creazione in Cristo stesso. C’è una motivazione trascendente (teologico-etica) che impegna il cristiano a promuovere la giustizia e la pace nel mondo, anche attraversola destinazione universale dei beni: si tratta della rivelazione dei figli di Dio che il creato attende, gemendo come nelle doglie di un parto. In gioco non c’è solo la vita terrena dell’uomo in questa storia, c’è soprattutto il suo destino nell’eternità, l’eschaton della nostra beatitudine, il Paradiso della nostra pace, in Cristo Signore del cosmo, il Crocifisso-Risorto per amore.

Sperare e agire con il creato significa allora vivere una fede incarnata, che sa entrare nella carne sofferente e speranzosa della gente, condividendo l’attesa della risurrezione corporea a cui i credenti sono predestinati in Cristo Signore. In Gesù, il Figlio eterno nella carne umana, siamo realmente figli del Padre. Mediante la fede e il battesimo inizia per il credente la vita secondo lo Spirito (cfr Rm 8,2), una vita santaun’esistenza da figli del Padre, come Gesù (cfr Rm 8,14-17), poiché, per la potenza dello Spirito Santo, Cristo vive in noi (cfr Gal 2,20). Una vita che diventa canto d’amore per Dio, per l’umanità, con e per il creato, e che trova la sua pienezza nella santità.

Edda CattaniGiornata mondiale per la Cura del Creato
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Buone vacanze!

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Buone Vacanze!

Chiesi a Dio…che la mia presenza accanto a voi fosse per sempre. 

Con questo saluto  auguro a voi Buone Vacanze! Un periodo di meritato riposo porterà ad uno nuovo risveglio dello spirito e di questo tutti noi abbiamo bisogno!

Ci siamo sempre sentiti con l’atmosfera gioiosa delle feste e ci ritroviamo ora, con il solleone che ci affatica ma ci ristora … L’animo umano ha bisogno di calore e con questa stagione sembrano trovare pace tutte le ansie e il desiderio di consolazione e conforto. La natura ci aiuta in questo con splendide aurore e colorati tramonti.

Buone Vacanze anche con questo saluto:

Quanto da imparare sempre fra le bacheche … nelle righe scritte … nei commenti fatti!!! Volendo crescere, amici miei ce n’è in abbondanza!  Ed ora riprendiamo le fila dei nostri intercorsi… e delle nostre iniziative.

 

 

Ma veniamo ora al nostro interesse più stretto. Siamo prossimi a Cattolica 2022 ed ogni cuore si è aperto alla speranza  del potere condividere un’esperienza che cambi la visione della vita turbata dalla perdita di una persona cara. La XXXV edizione dello storico congresso del Movimento della Speranza, offre anche quest’anno un programma di grande ricchezza e attualità. Ampio spazio alla sperimentazione, alle testimonianze e alle esperienze dirette; ampio spazio anche alla ricerca, all’analisi, allo studio, alla presentazione di tematiche correlate a quelli che sono i temi portanti di questa manifestazione e cioè la spiritualità e la vita dopo la morte.

In modo particolare, da questa edizione, il programma si arricchisce per l’apertura ai social network con la diretta delle metodologie adottate dagli sperimentatori, ma anche con la testimonianza dei grandi movimenti, come ad esempio i parenti delle “Vittime di Omicidio Stradale”. Si è cercato di dare uno spazio dignitoso a tutti i relatori ed anche a coloro che accompagneranno i presenti con colloqui individuali di contatto. Forse non si sono date risposte ad alcuni protagonisti “eccellenti” ma ai miracoli nessuno è tenuto e se qualcuno ha rinunciato sono certa che tutti capiranno all’arrivo che, di questi tempi e con questi costi, di meglio non si poteva fare.

Avremo quindi persone qualificate e “mamme carismatiche” come vengono definite coloro che pazientemente hanno cercato, nella loro disperazione, una comunicazione con l’oggetto amato ed hanno sviluppato in se stesse delle facoltà che possiamo definire “carismi” doni dello Spirito per aiutare chi si trova in condizione di bisogno.

  La mia barca è una conchiglia adagiata su una spiaggia deserta 

 Ed ora che dirvi? Una miriadi di appuntamenti vengono comunicati da internet e sappiamo pertanto che tutti possono accedere, lontano o vicino alla loro dimora a convegni di tutti i tipi. Diciamo che quello del Movimento della Speranza offre una chance in più, essendo di più vecchia data e supportato da persone che fanno parte di coloro che hanno vissuto infauste vicende.

 

Il 16 luglio si festeggia la Madonna del Carmine: affidiamo a questa Madre tutte le nostre speranze ed anche le nostre certezze, stringendo al cuore lo scapolare devozionale, che tengo ancora custodito gelosamente, un modo come altri per avere tangibile il contatto con la Madre Celeste. Buona festa a tutti e continuate a seguirci. Non mancheremo di farvi condividere pensieri, sentimenti ed emozioni!

Edda CattaniBuone vacanze!
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La preghiera del cuore

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Ho trovato tra le altre questa nota dal titolo  “La Preghiera del cuore” scritta da Padre Gasparino Movim. Contempl. Mission. “P. De Foucauld”- Cuneo … Provo a vederne qualche stralcio:

“La Preghiera del cuore”

Sai che cos’è? Vuoi sperimen­tarla?

Chi la scopre, sperimenta una strada di preghiera che trasforma la vita.

Anzitutto…

Prima di tutto riconosci che la preghiera è dono e che hai sempre bisogno di imparare a pregare.

Ti sei già posto con realismo il problema?

Quando preghi se sei sincero, ti accorgi che è più il tempo che passi nelle distrazioni, del tempo che stai con il Signore.

Se sei sincero, capirai che la tua preghiera è parolaia, e non ti mette a contatto con Dio…”

Beh… per quanto riguarda quest’ultima affermazione, personalmente posso dire di non avere mai usato tante parole per pregare tenendo presente: “Quando pregate, dite: ‘Padre nostro…’”(Mt 6,9-13).

Mi torna sempre il riferimento al tempo della mia vita in collegio, quando nel momento della meditazione mattutina mi fermavo alla prima parola “padre” e rimanevo estatica a pensare la bellezza, la grandezza, l’amore infinito di un Dio che permette che noi lo chiamiamo “padre”… e ci dà la sua preghiera come preghiera personale… Infatti Gesù premette all’insegnamento del Padre nostro questo:… il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).

Lui vede nel segreto e “mi ricompenserà”…. Io non chiedo ricompense, non ho nulla da chiedere che Lui non abbia già provveduto a darmi, ma gli presento me stessa: “Mi riconosci Padre, sono colei che tante volte non si rivolge a te nella preghiera comunitaria ma che ti presenta, ancor prima di se stessa tutti coloro che sono entrati dalla mia porta, nel mio cuore… tutti i miei fratelli… Lo vedi Signore…. Non sono sola in questa casa vuota: il mio cuore contiene i miei fratelli e il mondo, e dico al plurale: “Padre nostro… dacci… rimetti a noi… non ci indurre… liberaci…”.

Continua Padre Gasparino: “Non pensare a niente di senti­mentale, la preghiera del cuore è un cammino spirituale serio, ma che ti aprirà le porte della vita spirituale profonda, se tu avrai l’umiltà e il desiderio concreto di imparare…

La preghiera del cuore si potreb­be anche chiamare: preghiera di silenzio o preghiera contemplativa.”

Perdonami Signore quando mi vedi correre, se non ti so pregare se ti chiamo “Padre”… e qui mi fermo… Questa preghiera è profonda e semplice come Dio stesso, come il vangelo che essa sintetizza in poche righe. Chiamare il Padre è sentirlo “in spirito e verità” (Gv 4,23-24) significa entrare nella profondità e nell’immensità dell’amore di Dio, nella conversione totale a Lui, nel movimento filiale di obbedienza spontanea e amorosa.

Pregare per tutti coloro che mi sono vicini è fare ciò che ci ha indicato Papa Francesco in questi giorni santi dopo la sua elezione: sono i più poveri, i miseri, i diseredati, i disabili … sono i miei bambini, il mio Simone, tutte le piccole creature del mondo … e anche oltre … tutti i Ragazzi del Cielo, i miei Ragazzi, Andrea … e la piccola Dalia … tutti uniti nella preghiera in una sola vita … Perché tutto è VITA!!!

La preghiera del cuore è preghiera semplice, è un po’ tornar bambini con piccoli, garbati simboli.

Vediamo la Preghiera che Papa Francesco scrisse una quindicina di anni fa quando era vescovo di Buenos Aires

Una preghiera per ogni dito della mano

  1. Il pollice è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è “un dolce obbligo”.
  2. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.
  3. Il dito successivo è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica… Hanno bisogno della guida di Dio.
  4. Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.
  5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso… Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva.

…e a me basta Padre tutto ciò che hai già dal tuo “tempo” eterno… disposto per me!

“La preghiera del cuore non deve mai trascurare la preghiera di ascol­to. E’ la Parola di Dio la linfa vitale della preghiera cristiana. La pre­ghiera del cuore è il momento cul­minante dell’ascolto. Ogni giorno collega il Vangelo della Liturgia del giorno alla tua vita concreta. Da quel Vangelo tro­va la preghiera del cuore rivolto al Padre, o al Figlio, o allo Spirito Santo, presenti in te”.

Edda CattaniLa preghiera del cuore
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La luna del raccolto

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La luna del raccolto

(dalla cultura degli Indiani d’America)

 

Meravigliose notti che si spegnevano all’ alba e gli uomini si svegliavano sotto i brividi della guazza, caduta nella notte sull’aia dove essi avevano dormito. Un nuovo giorno; una nuova parentesi di vita che si donava, espressa così magnificamente dalla natura, offerta all’uomo per goderne, per arricchire la sua coscienza, disponendolo per ciò ad accettare la vita nel bene e nel male, secondo i suoi precetti, dai quali discende la tranquillità della nostra esistenza.” 

Già l’ora che bisogna mietere
a mani nude ed insanguinate
per strappare via spine dall’anima,
edere dai ricordi,
tuberose di profumate illusioni,
a schiena curva sotto il peso del Tempo
con i sudori salati ed amari come il fiele,
lacrime che fanno di vetro smerigliato
gli stanchi occhi che ormai fanno fatica
a credere.
Su questa Terra avara,
girata e rigirata,
fecondata dal Dolore e dalle fatiche
d’un vivere a volte disumano,
concimata da lotte e speranze
ho buttato nei solchi del destino
un pugnetto di giorni e talenti
perché la mia piccola pianta di UOMO
potesse crescere e vivere.
Ho colto a piene mani spighe acerbe
della mia povera ed ubriacante giovinezza
che dava lo sballo,
ho riparato dal sole, dal vento, dal gelo
i teneri germogli dei figli,
lottato contro la disgregazione e la distruzione
di templi e Leggi,
Questo ho raccolto
il mannello ha pochi ed avari steli
sarà poco per Te
ma tanto per la mia povera carne:
Perdonami!

 

 

La Luna del Grano sorge sopra i campi maturi, mentre si celebra il momento del raccolto, è la Luna che vede il sacrificio del Dio Sole ( Lugh per i celti, Osiride per gli egiziani, Tammuz per i babilonesi), la Luna che si prepara per essere sepolcro del suo sposo.
Antico è il culto del grano e del mais, basti pensare che fu proprio la coltivazione di questi cereali che diede vita ai primi villaggi, prima di allora l’umanità viveva di caccia e di raccolta di erbe selvatiche, non esisteva una comunità ma ognuno vivere separato tentando di sopravvivere alle stagioni, alle belve e agli ostacoli del quotidiano.
Proprio grazie alla scoperta che il grano potesse esser coltivato iniziano a nascere i primi villaggi, intorno alle piccole piantagioni, l’uomo non ha più bisogno di vivere come un nomade, ora può costruirsi una capanna o una tenda e tenere al sicuro la propria famiglia, ora il campo di mais o grano gli assicurerà il cibo, il nutrimento e il sostentamento per i mesi che verranno.
Dunque, le nostre città, hanno origine dal grano, tutti noi siamo figli del grano.
La Luna del Grano è anche la Luna che accompagna i festeggiamenti del raccolto, da sempre, ogni popolo antico ha festeggiato questo periodo come momento di grande importanza per la comunità, un raccolto abbondante significava “sopravvivere” all’inverno che da lì a qualche mese sarebbe arrivato, un raccolto misero metteva in pericolo la vita di tutti.
Capiamo bene dunque come in ogni cultura proprio in questo periodo nasce una festa del raccolto, lughnasadh per i celti, che festeggiava il sacrificio del Dio Sole ( Lugh) durante la mietitura per assicurare il cibo e quindi la sopravvivenza dell’intera comunità; In Egitto, Osiride patrono della resurrezione, veniva considerato anche protettore della vegetazione, delle statuette di argilla che lo rappresentavano venivano sepolte nel periodo della semina per stimolare magicamente il raccolto.
Il Dio veniva spesso raffigurato steso orizzontalmente dal quale sorgevano ventotto spighe rappresentanti i ventotto giorni del mese lunare.
Un testo antico riporta: “che io viva o muoia, io sono Osiride, io penetro in te e riappaio attraverso la tua persona; in te deperisco e in te cresco…. Gli dei vivono in me perché io vivo e cresco nel grano che li sostenta”, per gli Indiani D’America questo era il periodo del Poskita, in cui si celebrava un tempo di pace.
Anche se in quel momento era in atto una battaglia i capi militari inviavano una lettera al nemico e i guerrieri si ritiravano per quattro giorni nelle capanne di sudorazione dove si depuravano da tutte le energie che la guerra aveva deposto sul loro corpo e sulla loro anima e poi iniziavano le celebrazioni del Poskita, era per i Nativi Americani una delle celebrazioni più importanti del calendario; si accendeva un fuoco nuovo, puro che simboleggiava il vincolo del popolo con gli antenati e con il mondo superiore, il fuoco nuovo diveniva una potente personificazione del sacro ed esso aveva il potere di riconsacrare le cose, le relazioni e l’intera comunità. Questa celebrazione che aveva il potere di portare la pace ( qualsiasi fosse la situazione che il popolo in quel momento stesse vivendo) veniva dedicata al mais, secondi i miti sacri dei Creek, il mais fu donato al popolo da una donna, dea della terra.
Numerose sono le dee del mais e del grano, questa Madre primigenia che distribuisce il nutrimento ai suoi figli direttamente dal suo corpo ha un’origine molto antica ( Coatlicue, Dea Madre dei Cereali e della Terra che troviamo in Messico, sempre venerata dagli aztechi è la “zea mays” Chicomecoatl fino ad arrivare alla dea frigia Cibele, la greca Demetra che fu poi portata a Roma con il nome di Cerere) il mito del grano e della spiga viene bene raffigurato nel rituale che si compie per lughnasadh, l’ultimo covone del raccolto viene lasciato macerare sul campo, esso è chiamato Madre del Grano, poiché è il principio del prossimo raccolto e la fine di quello appena avvenuto.
Il ciclo Vita-Morte-Vita ben rappresentato dal processo di semina, maturazione, mietitura e macerazione del grano ci riporta al significato e all’energia della Luna del Grano, in essa danzano le antenate così come riposano i semi della nuova stirpe, è il grembo primordiale di vita e di morte, colei che germoglia ma che nello stesso tempo compie l’atto sacro della mietitura ( spesso la morte viene raffigurata con la falce della mietitura fra le mani, ricordando proprio questo atto della raccolta del grano), tutto nella vita ha il suo corso, niente rimane ciò che è, ogni cosa deve trasformarsi e la morte così come ci racconta la Luna del Grano è il nostro passaggio da frutto maturo a nutrimento, è il sacrificio ( render sacro) che da senso alla vita, senza la morte rimarremmo per sempre meravigliose spighe mature senza nessuna utilità per la vita.
La Luna del Grano appare come un’enorme spirale di spighe mature, percorriamola cantando, fino al centro per onorare il seme che ci ha reso frutto, per onorare i grembi che ci hanno partorito e poi torniamo indietro dal centro danzando verso più ampi cerchi e orizzonti lì dove ci aspetta il raccolto augurandoci di esser con la nostra vita nutrimento prezioso per i semi futuri della nostra stirpe.

“ Vieni Anima danzante, raccogli le spighe e racconta il loro canto, il canto antico del seme che si fece cibo.
Vieni Anima affamata, il corpo della Dea ha il profumo del primo pane offerto al Dio Sole.
Vieni Anima a cercare nel campo le orme di chi ha seminato prima di te.
Accendi il fuoco per onorare
Accendi il fuoco per purificare
Accendi il fuoco per cuocere
Vieni Anima e danza cantando le arcaiche parole della Luna del Grano, Colei che nutre la Vita donando la Morte. “

fonti :
Oscure Madri Splendenti – Luciana Percovich
Culture e Religioni degli indiani d’america – L.E. Sullivan


Edda CattaniLa luna del raccolto
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Il mese del raccolto

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Il mese del raccolto

giugno

È il mese del raccolto, del pane da condividere, dell’amore da dare e da ricevere. Mi piace farlo vivere con questa bella lirica d’autore.

Passammo ne la notte profumata,
per l’alta via tra taciti giardini,
tu su l’omero mio leve poggiata
la bella testa da i capelli fini,
io su le labbra tue volto a succhiare,
come dal fresco calice d’un fiore,
coi lunghi baci il pieno oblio dei mali.
Ma non udisti tu de i vegetali
in torno a noi, per l’aria tutta aulente,
il fremito d’amore,
le stelle non vedesti palpitare
allor piú intensamente,
e l’indistinte voci, onde ai mortali
nei momenti propizî al dolce inganno,
la Terra parla, pietosa madre,
e a sempre amar consiglia,
tu non sentisti, o innamorata figlia.

Ben io l’intesi, e ne diceano: Vanno
con passo lento i secoli nel nulla,
e si portan con loro
le umane genti (noverarle è in vano):
Amate, amate, amate,
né mai, tranne l’amore, altro tesoro
su me grama cercate.
In un attimo vano,
se in un bacio d’amore lo chiudete,
intera accoglierete
e vivrete la vita
dei secoli, dei secoli infinita.


(“Intermezzo lieto”, Luigi Pirandello)

 

Edda CattaniIl mese del raccolto
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Il “Corpus Domini”

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Nel riproporre un articolo già pubblicato in occasione di questa grande festa dello “spezzare il pane”…

“ Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”

Il ritorno alle “origini”

…”Ecco io sono con voi fino alla fine dei tempi!”…desidero condividere l’emozione provata quando partecipai alla processione nel quartiere di questa cittadina ove abito, in fila con i miei nipotini vestiti con la tunica della Prima Comunione, mentre spargevano petali di rose precedendo il sacerdote con l’ostensorio di Gesù Eucarestia! Ho ricordato il mio abito bianco, la coroncina in testa e le tante persone che cantavano il “TANTUM ERGO SACRAMENTUM”. Si dice che l’innocenza porti provvidenza e proprio della “Provvidenza di Dio che ha ‘sì gran braccia …”  abbiamo bisogno in questi momenti disseminati di tristi vicende. A quel tempo, si usciva dalla guerra mondiale ed eravamo pieni di speranza … oggi forse, questa che è venuta a mancare. In una società in cui sono caduti i valori, in cui poco si prega, in cui prevale l’egoismo e la disperazione non trova sollievo, il candore dei piccoli innocenti può essere un segno di rinnovamento.

…quanta gioia questi bimbi…

A mezzogiorno il Santo Padre, nell’impartire la benedizione dell’Angelus in Piazza San Pietro, ha ricordato Gesù Eucarestia. Preghiamo quelle particole vere del “panino di Gesù” come lo chiamano i miei bambini, affinché ci portino a risollevarci, con determinazione, con la “forza” quale virtù di salvezza, come “olio benedetto” sulla nostra fronte ricevuto dallo Spirito Santo d’Amore! …e AUGURI a tutti … Buon “Corpus Domini”!

La domenica successiva alla Solennità della SS. Trinità si celebra la festa del Corpo e del Sangue del Signore. Prima della riforma liturgica era nota come festa del Corpus Domini (distinta dalla festa del Sanguis Christi celebrata in luglio). La festa del Corpus Domini trova le sue origini nella ambiente fervoroso della Gallia belgica – che San Francesco chiamava “amica Corporis Domini”. Solitamente in giugno, si tiene a Bolsena la festa del Corpus Domini a ricordo del miracolo eucaristico avvenuto nel 1263. Un prete boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a dir messa a Bolsena ed al momento dell’Eucarestia, nello spezzare l’ostia consacrata, fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il corpo di Cristo. A fugare i suoi dubbi, dall’ostia uscirono allora alcune gocce di sangue che macchiarono il corporale (attualmente conservato nel Duomo di Orvieto) e alcune pietre dell’altare tuttora custodite in preziose teche presso la basilica di Santa Cristina in Bolsena. La solennità cattolica del Corpus Domini (Corpo del Signore) chiude il ciclo delle feste del dopo Pasqua e vuole celebrare il mistero dell’Eucaristia.

 “ Per la vita del mondo”: questa parola evangelica deve pulsare dentro di noi, come pulsava nel cuore di Gesù.

Chi si nutre del pane eucaristico diviene presenza discreta, è un credente, che si ricorda di fare del bene, cioè di dare tutto, ma nello stile di Gesù lasciandosi plasmare da Lui. E’ capace anche di silenzio, di ascolto; di quel silenzio che rende possibile l’ascolto e l’accoglienza delle parole di chi ci vive accanto, delle parole della fragilità e della debolezza, della malattia di chi ci vive accanto, della sofferenza e della morte, ma anche le parole dal significato alto.

E’ un credente capace di gratuità, la cui gioia non sta tanto nell’affermazione di sé ma nel portare “ vita” al mondo, nel testimoniare Gesù,  vita per l’uomo.

Chi si nutre del pane eucaristico è messo in grado di volere il bene dell’altro e di promuoverlo, sapendo che questo “pane” verrà a lui di ritorno…

 Dal mio percorso di vita…

Anch’io ho spezzato quotidianamente un pane al capezzale del mio sposo affetto da un male incurabile, cercando per lui  “amore incondizionato e perfetto”, “tenendolo curato oltre ogni sforzo perché non perdesse in dignità”

Nella mia ricerca di conferme mi viene inviato questo scritto:

…Ecco, voglio dirti semplicemente questo: il pane che hai spezzato per il tuo compagno, ritorna a te in questo tempo.

Ascolta cosa scrive Erri De Luca: “Valencia è una città spagnola sul Mare Mediterraneo. Una volta aveva un fiume che l’attraversava, il Guadalaviar, ma ora il suo corso è stato deviato. E’ l’unica città del mondo, che io sappia, che si sia sbarazzata di un fiume. Ci sono stato l’anno scorso in ferie, invitato da un editore che aveva tradotto un mio libro nella bella lingua del posto, la catalana. Ho percorso la città a piedi, la sola unità di misura che possiedo per conoscere i posti altrui. Ho visto mercatini puliti e lotterie, mura romane e lavori in corso, ma cercavo il fiume che non c’era più. Infine l’ho trovato, il letto vuoto, i ponti su di lui come se ci fosse ancora.

Al posto di una corrente che già sente il mare vicino, hanno piantato palme e costruito un lungo stagno con pesci rossi. Dall’alto del ponte vedevo quel parco sotto di me, dubitando del senno dei cittadini di Valencia. Presso la riva dello stagno un uomo anziano con un cane forse ancora più anziano passeggiava. Lo vidi avvicinarsi al bordo dell’acqua e cavare dalla sacca delle pagnotte vecchie. Pezzo a pezzo le gettò ai pesci. Restai a guardarlo, affascinato dalla monotonia dei suoi gesti. Non durò poco. Solo alla fine della provvista capii che stavo guardando il verso uno del capitolo undici di Kohèlet. “Manda il tuo pane sul volto delle acque.” Un uomo anziano nell’autunno del ’93 in una città spagnola eseguiva alla lettera l’invito, dando al verso il suo unico verso.

Compiva quel gesto di offerta tra sé e i pesci da molto tempo, ma quel giorno lo compiva anche per un muratore italiano pieno di Bibbia. Lo compiva perché potessi capire: potevo ben azzardarmi a cambiare la traduzione di un verso sacro, potevo pure avere ragione di farlo e di leggere: “in molti giorni lo ritroverai”, anziché “dopo”, purchè ricordassi che chi aveva letto quel verso altrimenti era stato ugualmente felice della sua lettura e di certo aveva offerto più pane di me. Così un uomo di una città remota, accompagnato da un cane e vicino a un fiume prosciugato, era un verso dell’Antico Testamento, lontano molte mattine, che tornava dopo molti giorni.

Per un gioco delle correnti il pane spezzato si allontanava dal lanciatore in direzione della sponda opposta, verso il mare, seguendo un fiume che non c’era più, secondo il suo verso”.

 “ G r a z i e !!!”

 

Edda CattaniIl “Corpus Domini”
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Festa della Pentecoste

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La discesa dello Spirito Santo,

ovvero della Profezia sulla Chiesa e sul mondo

Lo stesso giorno in cui la comunità giudaica celebrava il dono della Legge data da Dio a Mosé sul Sinai, in quella cristiana scendeva lo Spirito. Quel che guiderà i suoi passi non sarà più una legge esterna all’uomo, ma lo Spirito, forza di Dio che è intima all’uomo. Da quel momento il credente non sarà più colui che obbedisce a Dio osservando la sua Legge, ma colui che assomiglia al Padre praticando un amore simile al suo.(P.A.Maggi)

A tutti buona Pentecoste!

 


At 2,1-11; 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20

Non so quanti sanno che la Pentecoste, chiamata anche “festa delle settimane”, era una festa che gli ebrei celebravano nel bel mezzo del raccolto del frumento e come ringraziamento alla fine del raccolto dell’orzo. In alcuni ambienti giudaici, la Pentecoste (parola che deriva dal greco e significa “cinquantesimo giorno” dopo la festa dei pani azzimi, ovvero la Pasqua) assunse il significato di commemorazione dell’alleanza tra Dio e il suo popolo, avvenuta sul monte Sinai cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto.
Questo l’ho detto per farvi capire che il cristianesimo non ha eliminato di per sé ogni festa ebraica, ma ha dato ad essa un nuovo contenuto. Pensate alla Pasqua. Cristo ha scelto di morire proprio durante le festività pasquali ebraiche. Ha istituito l’Eucaristia nel mezzo della cena pasquale, seguendo per un verso il rito ebraico ma nello stesso tempo innestandovi la Novità della sua presenza sotto il segno del pane e del vino, raffiguranti il dono della sua vita nella morte che sarebbe avvenuta pochi giorni dopo. Non dico oltre perché entrerei in un mistero che non voglio banalizzare in due parole.
Comunque, una cosa deve risultare chiara. Il cristianesimo è in un certo senso in linea con l’Antico Testamento o, meglio, diciamo che è in linea con la migliore tradizione profetica. Parlare, dunque, della Pentecoste non è possibile senza tener conto di questa tradizione profetica. Già i profeti avevano parlato dello Spirito santo, naturalmente senza avere idee chiare, che saranno poi possibili con la venuta di Cristo. Il bello della profezia, ancora oggi, sta nel suo segreto che si rivela a poco a poco, a mano a mano si offrono le occasioni, e le occasioni bisogna anche favorirle. Se non altro, approfittarne quando si verificano.
I profeti parlavano in nome di Dio, e ci credevano pur ignorando i tempi di realizzazione della profezia che annunciavano e ignorandone addirittura la Novità. Con la venuta di Cristo tutto sarà più chiaro, anche se i più dotti del tempo e il popolino non avevano capito che le profezie si stavano realizzando. Ma neppure i cristiani capiranno in pienezza il messaggio di Cristo. La profezia è così: si realizza e rimane profezia, i suoi tempi non sono limitati, ma duraturi. Anzi, più la profezia è strepitosa, e meno si esaurisce nel tempo. Ho l’impressione che la Chiesa cerchi di bloccare la profezia e di fermarla nel tempo. E così ferma la Storia di Dio. I profeti fanno paura proprio perché annunciano cose che non si realizzano in toto nel tempo presente, così da poterle afferrare e chiudere in uno schema dottrinale. Si realizzano solo in parte; la profezia va oltre il presente, tende e spinge verso il futuro. Il presente per la profezia è dinamico, non statico. Si muove in continuazione in avanti. Progredisce. In meglio. Ecco la Profezia. A differenza della cultura dell’avere che vorrebbe darti più cose, subito, oggi. lludendoti di darti una felicità oltre l’oggi. Le cose si consumano, e consumano il presente, chiudendo la possibilità di un futuro.
Un discorso che mi piacerebbe continuare, ma leggo sul volto di qualcuno l’obiezione: che c’entra tutto questo con la Pentecoste?
Vorrei rispondere: secondo voi chi è lo Spirito santo? A parte il fatto che ancora oggi è uno sconosciuto, riscoperto solo da alcuni Movimenti ecclesiali (pensate al Rinnovamento nello Spirito) ma per farne una giustificazione direi misticoide per il loro estraniarsi da questo mondo. Lo Spirito santo al contrario non solo ci lascia realisti, con i piedi per terra, ma ci fa cogliere il cuore di ogni problema esistenziale, ci permette cioè di vivere intensamente su questa terra, in quanto esseri umani indivisibili. Indivisibili come esseri umani.
Il problema sta nel cogliere e nel vivere l’armonia del nostro io, e di sentirci parte dell’umanità e dell’universo. Uno Spirito che ci divide, da noi stessi e dal Creato e dall’Universo, non è lo Spirito di Dio, o lo Spirito di quel Cristo che si è incarnato proprio per riconciliare, non tanto con Dio (come ci hanno sempre fatto credere), ma con il nostro essere e con l’Universo intero. Il sacramento della riconciliazione, invece che essere ridotto alla Confessione dei peccati individuali, dovrebbe riguardare la fratellanza umana e del creato.
L’errore più grosso sta nel credere che lo Spirito santo divida l’anima dal corpo, per elevare l’anima umiliando il corpo. Così pure, l’errore sta nel credere che lo Spirito ci faccia vivere in un regno separato da questo mondo. Non parliamo poi della nostra totale o quasi indifferenza al fatto che siamo parte dell’Universo. Proprio perché viviamo su questa terra, a contatto con i problemi reali, è preziosa la presenza dello Spirito santo. Siamo bravi nell’usare espressioni come Spirito di libertà, Spirito di verità, Spirito di fratellanza, Spirito di unità ecc., e poi, appena siamo chiamati a dare verità, libertà, fratellanza a questo nostro mondo, allora lo Spirito evapora, si dissolve, svanisce nei nostri sogni ultraterreni.
Pensiamo solo allo Spirito di libertà. Che significa libertà? Anzitutto non c’è libertà senza liberazione. La libertà richiede spazi aperti, sgombri da ogni pregiudizio, da ogni chiusura, da ogni schematizzazione della verità. Liberazione anche dalla paura che blocca il processo di liberazione. Lo Spirito santo – l’ha detto Cristo – non sai da dove viene, dove va, dove cammina, dove si posa: non sopporta alcun freno, alcuna inibizione, non vuole spazi ristretti, calcoli, misure, compromessi.
Belle parole! Sì, belle parole, che leggiamo anche sui libri più cattolici. In realtà noi abbiamo paura dello Spirito Santo. Per questo facciamo finta che non esista o, se ne parliamo, stiamo attenti alla punteggiatura. Ogni tanto sentiamo il bisogno di una nuova Pentecoste. Sogniamo un altro Concilio. E poi? Tutto come prima, peggio di prima. Dopo anni e anni dall’ultimo Concilio che sembrava una grande ventata di freschezza evangelica, ora siamo ancora qui a soffocare in una Chiesa che si è ripreso tutto ciò che lo Spirito aveva spazzato via.

 Dal sito dongiorgio.it

I doni dello Spirito Santo sono regali

che Dio ci fa per affinarci di più a sé.

Troviamo questi doni enumerati nel Libro del profeta Isaia al capitolo 11 dove parlando del Messia che verrà il profeta dice che sarà ricoperto dello Spirito del Signore che è spirito di Sapienza ecc…

È interessante notare che nell’originale ebraico erano nominati solo sei doni, mancava la pietà, quando invece è stata preparata la versione greca chiamata dei 70 (circa un secolo prima di Cristo), essi introdussero anche la pietà perché nella lingua greca il termine timore di Dio non rendeva la pienezza di significati del corrispondente ebraico.

I 7 doni ci sono dati perché nello Spirito Santo portiamo frutti, noi che ora siamo innestati nella vite vera. I frutti dello Spirito santo li conosciamo da Galati 5,22-23.

Nella sequenza allo Spirito Santo diciamo: “Senza il tuo spirito non c’è nulla nell’uomo senza colpa”. Il Signore vuole darci questi doni ma tocca a noi aprirci. Nel Vangelo secondo Giovanni (7,37) è scritto: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. E diceva questo riferendosi allo Spirito Santo”. Abbiamo dunque la certezza di questi doni.

 Il dono della Sapienza

È l’esperienza gioiosa delle realtà soprannaturali. Ci da una conoscenza di Dio che non passa dalla conoscenza delle cose ma dalla condivisione della sua stessa vita. È fondamentale nella vita Cristiana, Risponde alle nostre esigenze di felicità. In Sapienza 8 abbiamo la sposa che offre tutte le gioie dell’intimità con Dio. È la gioia degli Apostoli dopo la Pentecoste. È l’anticipazione del Paradiso.

Sapienza 7,24-27: “Lei penetra in tutte le cose in virtù della sua purezza. È un aura del Dio potente e una pura effusione della gloria dell’Altissimo. Lei può tutto e rinnova tutto mentre lei rimane intatta. Passando in anime sante di ogni età produce amici di Dio e profeti”.

Sapienza 9,10: “Mandami la tua sapienza che sia con me e lavori con me perché io conosca ciò che piace a te”.

Matteo 5,13-16: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo. La vostra luce deve risplendere di fronte agli altri, essi devono vedere le vostre opere buone e rendere gloria al Padre dei cieli”.

La gente si sente attratta dal “Sapiente” perché sa che non è solo conoscenza quella che riceve ma stile di vita, capacità di approfondire le cose, provocazione ai valori veri della vita. Il sapiente capisce l’animo, le attese le speranze di chi gli sta di fronte.

Il sapiente non si allinea alle mode ma sa andare contro corrente e provocare la massa.

Un ragazzo ha visto una ragazza cento volte, ed essa era una delle tante, bruttina e noiosa. Ad un certo punto si innamora di essa e vede tutto in modo diverso, gode di averla vicina, tutto l’affascina in lei, cerca tutti i modi per stare con lei. Questo è l’effetto della fede in noi quando è arricchita dalla sapienza. Da questa nuova esperienza di Dio scaturisce anche un modo nuovo di vedere e valutare la vita e le cose. L’anima vede le cose con gli occhi di Dio e le valuta come le valuta Dio.

Frutto della sapienza è la contemplazione.

 Preghiamo: Donaci, Signore, lo Spirito di Sapienza, per contemplare le meraviglie del tuo amore, per riconoscerti nel creato, nel cosmo, nelle persone, in ogni essere vivente. Concedici di adorarti, come Maria, la Madre di Gesù, in Spirito e Verità. Amen. Alleluia.

 Il dono dell’intelletto

È la risposta al bisogno di conoscenza e verità. Ci fa comprendere in maniera chiara quello che la luce della fede ci fa comprendere in maniera crepuscolare. Nell’ultima cena Gesù dice: “Vi ho detto queste cose ma il Padre vi manderà lo Spirito Santo che vi insegnerà ogni cosa”. È indispensabile nell’Evangelizzazione e nella catechesi, sia per chi parla che per chi ascolta. Fa capire in profondità la Parola di Dio e fa gustare la bellezza delle realtà rivelate.

Salmo 119,104: “Attraverso i tuoi precetti io guadagno l’intelletto per cui odio le vie false”.

Pensate a tutti i dogmi della fede. “Ti ringrazio Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.

Il dono dell’intelletto coinvolge non solo la mente ma anche il cuore, la volontà, la passione, e persino l’azione.

Per gli antichi Ebrei della Bibbia, sede dell’Intelletto non è il cervello ma il cuore perché la conoscenza che si raggiunge col cuore è più profonda di quella fredda del cervello.

Non è puro calcolo, ma adesione. Intelletto, da intus legere. Chi conosce con l’intelletto non si ferma all’esteriorità e al momento ma sa cogliere le conseguenze delle cose e accettarle. L’intelletto è strettamente legato alla fortezza che gli darà la capacità di portare avanti le scelte.

Altra caratteristica dell’intelletto è quella di saper fare unità tra i diversi aspetti della fede.

Chi vive di intelletto sa che la vita è sempre un misto di vittorie e sconfitte, gioie e dolori. Si arriva a capire il modo di agire di Dio che è diverso dal nostro.

È un dono indispensabile quando si legge la Bibbia. Frutto dell’intelletto è la profezia.

 Preghiamo: Donaci, o Padre, il dono dell’intelletto, per scrutare il tuo Mistero, per essere profeti di verità in questo nostro tempo così difficile. Fa’ che le nostre menti e i nostri cuori si aprano alla conoscenza del tuo amore. Amen. Alleluia. 

 Il dono del Consiglio

Offre un discernimento intuitivo e sicuro nelle scelte che facciamo per conoscere la volontà di Dio. Pensate alla scelta vocazionale. Accresce la virtù della Prudenza. Fa sì che le nostre azioni siano degne di Dio; ci fa agire sempre per la gloria di Dio.

Matteo 6,25-34: “Quando pregate non fate come i pagani… quando digiunate … quando fate l’elemosina …”; “Guardate i Gigli del campo e gli uccelli del cielo”.

Qui si va al di là delle scelte legate solo ai doveri morali. Di per sé non si tratta di scegliere di seguire delle regole, quello è scontato. Non si tratta di scegliere tra un bene e un male, quello è scontato. Si tratta di scelte più impegnative che ci avvicinano a Dio.

Però è anche vero che al giorno d’oggi sorgono molteplici problematiche nuove per le quali non è più sufficiente applicare le regole vecchie alla lettera. Ad esempio tutte le problematiche dell’etica medica e scientifica.

Inoltre oggi è sempre più forte la problematica innalzata dall’incontro della società occidentale sempre più in crisi di valori religiosi e le culture diverse, per cui anche i valori tradizionali sembrano perdere o cambiare significato. Cosa vuol dire libertà, rispetto della vita, famiglia, ecc.? Fino a che punto il pluralismo è valore e non confusione? Dobbiamo ripartire da Babele per arrivare alla Pentecoste dove la diversità delle lingue scaturisce dall’unità dello Spirito.

Naturalmente, fondamento del consiglio è l’esperienza e siccome qui si parla di consiglio come dono di Dio è necessario far esperienza di Dio sia nella preghiera che nella coerenza di vita. Primo dovere di ogni consigliere è pregare.

Frutto del consiglio è soprattutto la riscoperta della propria vocazione e di quella degli altri: il così detto discernimento spirituale.

 Preghiamo: Abbiamo, bisogno, o Padre, del dono del Consiglio: per fare esperienza di te, per aiutare gli altri nel discernimento, per interpretare i fatti della nostra storia, per essere coerenti nella vita. Liberaci dalla confusione, dai pensieri sbagliati, dalle suggestioni del male. Donaci, o Padre, lo Spirito di Consiglio: per confortare, per illuminare, per esortare. Amen. Alleluia.

 Il dono della Fortezza

La Fortezza ci abilita a sopportare fatiche e sofferenze ma anche ad affrontare tentazioni e difficoltà. È lo spirito dei martiri, di coloro che sono ammalati da tempo e offrono queste sofferenze. Solo un amore grande riesce a superare tutte le difficoltà. “Non ci spaventino le prove o i dolori, a chi ama, Dio moltiplica i dolori. È dai dolori più grandi che sorgono le gioie più grandi”. “Vivere, palpitare, morire ai piedi della croce o in cima alla croce”. “Non domandiamo a Cristo che ci liberi dalle croci, sarebbe la nostra rovina, domandiamo che ce le aumenti, e ci dia la capacità di portarle con gioia con lui”.

Siracide 2,1: “Quando vieni a servire il Signore preparati per le prove. Sii retto di cuore e forte, non ti smarrire nel tempo dell’avversità”.

Salmo 46: “Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce”.

Matteo 10,16-33: “Vi mando come pecore in mezzo ai lupi. … Non preoccupatevi di cosa e come dovete dire, vi sarà suggerito in quel momento. Non sarete infatti voi a parlare ma lo Spirito del Padre”.

La troviamo sia tra le virtù cardinali che tra i doni dello Sp. S. Alla virtù si riferisce l’azione decisa della persona, al dono si riferisce la capacità di farsi guidare e plasmare dallo Spirito Santo nonostante le difficoltà. Il dono è quindi la completezza della virtù stessa.

Si ha di fronte il bene, con l’intelletto e il consiglio si sono fatte le scelte, ora si tratta di portarle a termine, di essere fedeli.

Si esprime più nella fedeltà del quotidiano anche se può arrivare alla grandezza del martirio.

È necessaria contro lo scoraggiamento, le tentazioni, l’egoismo, ma è necessaria anche nel cammino spirituale di santificazione, ne sono prova le così dette notti oscure attraverso le quali passarono i grandi mistici.

Frutto della fortezza è la gioia interiore.

 Preghiamo: Donaci, o Padre, lo Spirito di Fortezza, per vincere le suggestioni del male, per essere testimoni coraggiosi del Vangelo in un mondo che cambia e si allontana sempre più da te, dalla Verità, dalla Vita. Donaci la Fortezza, Signore, per non assimilarci alla mentalità di questo secolo, per rigettare ogni messaggio di morte (la vendetta, la guerra, l’eutanasia, l’aborto), per sopportare con fiducia e speranza le nostre sofferenze e infermità, le tribolazioni e le fatiche di ogni giorno. Amen. Alleluia.

 Il dono della Scienza

Dell’intelletto abbiamo detto che ci fa intuire le verità, la scienza ci da la capacità di vedere le cose come le vede Dio. Fa sì che possiamo vedere sempre tutte le creature con gli occhi della fede. Fa percepire con sensibilità viva la presenza del Creatore nelle creature e la presenza di Gesù in tutti gli uomini. È alla base della santità perché ci pone sempre alla presenza del Signore.

Salmo 49: “L’uomo nella prosperità non comprende è come gli animali che periscono. … Ma Dio potrà riscattarmi, mi strapperà dalla mano della morte. Se vedi un uomo arricchirsi non temere, se aumenta la gloria della sua casa. Quando muore con sé non porta nulla”.

Marco 12,38-40: “Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare …”.

Marco 12,41-44: “L’obolo della vedova”.

Qui si rivolge il sapere umano che il dono della scienza sa cogliere e porre all’interno della scala di valori di Dio.

È capacità di conoscere e capire le cose e di usarle per il bene, per incamminarsi verso Dio. È un sapere che non può essere appreso solo sui libri ma diventa affinità con la materia, diventa vita.

In una cultura sempre più laica e atea che vuol escludere Dio perché di lui non ci sono prove scientifiche, la scienza si rilancia come strumento di cammino verso Dio, dando la capacità alla conoscenza umana di fare il salto verso l’assoluto e accettare quello che non possiamo comprendere. È quindi strettamente collegata con la Fede. Fa capire la limitatezza del sapere umano. È il dono dei filosofi cristiani, ma, più in generale di tutte le scuole cristiane.

Frutti della scienza sono ammirazione, stupore e riflessione.

 Preghiamo: Donaci Signore la Scienza: per vedere le cose come le vedi tu, per contemplarti in noi stessi, in ogni uomo e donna creati a tua immagine e somiglianza, per lodarti in eterno, per rendere ragione della speranza che è in noi. E, in modo più semplice, per alimentare lo stupore della vita, la nostra capacità di riflessione, di ragionamento. Donaci la Scienza, o Padre, per ritrovarti in tutte le cose che hai creato: perché anche la ragione ci porta a te e non solo la fede. Donaci la vera Scienza per comprendere che il mondo si salverà non con le scoperte scientifiche, né con i progressi della tecnica, ma con l’amore che viene da te. Amen. Alleluia. 

 Il dono della Pietà

La pietà ci fa sperimentare la tenerezza del Padre e ci fa sentire figli prediletti. “Come un bimbo sereno in braccio alla madre”. Ci da il senso della Divina Provvidenza, che riconosce che siamo figli di Dio e che lui provvede a tutto. “Il Signore non turba mai la pace dei suoi Figli se non per darne una maggiore” (Don Orione). È la forza del pentimento dei peccati. È l’amore dei figli verso il Padre. Esempio è Enea che fugge da Troia portando in spalle il padre.

Osea 11,3-4: “Gli ho insegnato a camminare, l’ho tirato su fino alla mia guancia e mi sono chinato su di lui per dargli il mio cibo”.

Galati 4,6: “È lui che ci sussurra di dire Padre”.

Lo spirito di pietà ci introduce nell’intimità della famiglia trinitaria.

Sapienza 12,20-22: “Se hai punito con riguardo e indulgenza i nemici dei tuoi figli concedendo loro tempo di ravvedersi, con quanta più attenzione lo fai coi figli della promessa? Mentre dunque ci correggi colpisci i nemici perché riflettiamo e speriamo nella tua misericordia”.

È un dono che coinvolge volontà, azione, sentimenti delle persone. È una sensibilità del cuore, di quel cuore di carne che Dio ha messo al posto del cuore di pietra. Diventa così importante perché prepara il terreno per tutti gli altri doni. È cuore capace di ascoltare la parola del Signore e far sì che diventi impulso per le azioni.

Insegna a desiderare come Dio desidera. L’uomo diventa figlio di Dio e impara a dire con confidenza e umiltà: Abbà, Padre.

Da questo cuore convertito che si slancia verso Dio nasce la preghiera.

Questo rapporto con Dio ha conseguenza anche sul nostro rapporto con gli uomini. Ci fa sentire vicini agli altri, fratelli. Sensibili, senza sentirsi migliori perché la pietà porta sempre con sé l’umiltà.

Frutti della pietà sono la preghiera e la solidarietà.

 Preghiamo: Donaci, o Padre, la Pietà. Per essere teneri come te, per donare il tuo amore al mondo. Fa’ che la nostra fede sia accompagnata dalla tenerezza, dalla dolcezza delle tue parole. Perché con umiltà e mansuetudine sappiamo annunciare il tuo regno di pace infinita agli uomini afflitti e stanchi, a coloro che sono senza amore, privi della tua gioia. Amen. Alleluia.

 Il dono del Timore

Il Timore di Dio non è paura, ma il riconoscere la santità e la trascendenza, la maestà di Dio. È il santo che cantiamo ogni giorno a Messa (Is 6,1). Rende vivo il valore di Dio nella nostra vita, ci fa coscienti della sua presenza e ci fa dispiacere di far qualcosa contro di Lui. Adorazione, lode, ringraziamento partono da qui.

Siracide 1,9-18: “Il timore del Signore è gloria e vanto. … Per chi teme Dio andrà bene alla fine. … Principio della sapienza è il timore del Signore. Pienezza della sapienza è il Timore del Signore. Corona della sapienza è il timore del Signore. Radice della sapienza è il timore del Signore.”

Salmo 25: “Chi è l’uomo che teme Dio? Gli indica il cammino da seguire. Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza. Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i miei peccati”.

Matteo 24: “Essere pronti per la venuta del Signore”.

Non è la paura e non è neanche in contrasto con l’amore. Esso è prima di tutto rispetto, riconoscimento della sua grandezza, fiducia nella sua giustizia.

È il monito profetico che ci invita fortemente a non fare compromessi col male. Con la giustizia di Dio non si scherza.

È un riconoscere che i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, le sue vie non sono le nostre vie.

In continuazione, l’Antico Testamento ci invita a temere Dio. È però un riconoscerlo Padre. È timore filiale intriso di affetto, è più un non voler rattristarlo col nostro comportamento sbagliato che non un temerne il castigo.

Frutto del Timore del Signore è la coerenza.

 Preghiamo: Donaci, Signore, il santo Timore: per mettere Te al primo posto nella nostra vita, per riconoscere che i tuoi pensieri non sono i nostri; per camminare secondo le tue vie, per mettere in pratica i tuoi comandamenti. Per vegliare sempre, sino al giorno della tua venuta. Per ricordare al mondo che tu sei il Salvatore. Amen. Alleluia

Padre Edoardo Scognamiglio (Provinciale dei Frati Minori Conventuali e teologo )

Ofm Conv. CONVENTO SAN FRANCESCO

Via san Francesco, 117 – 81024 Maddaloni (Ce)


Edda CattaniFesta della Pentecoste
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Spighe lasciate al sole

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Spighe lasciate al sole

 

 

Già dai primi anni ricordo il mio risveglio in una stanza fredda, con la sveglia vibrante in modo enorme per le mie piccole dimensioni e, sulla mensola, una mezza tazza di latte dove papà, prima di andare al lavoro, aveva messo un granellino di sale…”…vedrai Gagì che la sentirai dolce…”  ma per me sapeva sempre di sale. Poi scendevo dal lettone dove avevamo dormito tutti insieme, mi vestivo con il cappotto ormai stretto e sdrucito e mi caricavo sulle spalle la pesante cartella di cuoio. Chiudevo la porta dal cui soffitto scorgevo la luce (il tetto era bucato e c’era da augurarsi che non piovesse mai …. altrimenti ci si metteva la bacinella sotto… e si dormiva sentendo il gocciolare implacabile dell’acqua piovana).


 

Iniziavo il mio cammino scendendo quegli alti quaranta gradini…. (li avevo contati tante volte e per le mie piccole gambe non finivano mai), poi la lunga strada e l’affanno per il percorso interminabile che conduceva alla vecchia scuola allocata in un vecchio palazzo diroccato, dove mi aspettavano altre scale. Ciò che maggiormente mi creava ansia era la presenza di un “gendarme” ….un’anziana bidella che era implacabile con i ritardatari ed io, data la distanza, ero spesso fra quelli. Allora venivo accompagnata dalla direttrice che indossava un grembiule nero e che mi diceva di mostrare le mani… a quel punto un colpo secco non me lo risparmiava nessuno…. Ma poco dopo… almeno, il dolore era passato.


 

Il ritorno a casa non era allegro, specialmente d’inverno quando non mi aspettava un pasto caldo e una casa tiepida, ma dovevo arrangiarmi ad accendere la stufa a segatura (non senza qualche piccolo incidente), poi riordinavo la casa e preparavo qualcosa per i miei genitori che sarebbero tornati dal lavoro la sera tardi. La parte bella del pomeriggio era quando venivo raggiunta dalle mie amichette dei cortili vicini, meschine come me, alle quali davo ciascuna una bella fetta di pane… Eh sì…anche questa era il frutto sudato del mio babbo che andava la notte nei campi a “spigolare” raccogliendo le spighe rimaste a terra, poi con mamma le battevano sul tavolo della cucina e i chicchi venivano macinati con il macinino a manovella del caffè… mamma con la farina setacciata ne faceva una pagnotta che doveva durare tutta la settimana. In verità questo non avveniva perché io la distribuivo a tante creature, misere come me …. Ma quando mamma se ne accorgeva non mi risparmiava il famoso “tiro della ciabatta” mentre io scappavo a nascondermi.

 

Era solitudine la mia? No… la mia fantasia inventava, fate, principi e castelli e sapevo volare pensando ai tempi felici in cui avrei visto tante cose e goduto di tanta appagamento.

Questa condizione può viverla un bambino, ma per l’adulto la solitudine è una condizione, un sentimento umano nella quale l’individuo si isola per scelta propria, a volte per vicende personali e accidentali di vita, come è il caso di tante persone colpite da malattie o lutti gravi. Alle volte si viene isolati dagli altri esseri umani dando luogo ad un rapporto non tanto soddisfacente con se stessi.

Saudade (AM.G)

e guardare il mare
con lo sguardo perso in quella pozza di oro colato
guardare il mare
e sentire dentro, prepotente, 
la voglia di partire.

Saudade 
dolorosa e dolcissima, 
tristezza che non fa solo male, 
piacere che non fa solo bene
desiderio agrodolce, soave nostalgia
compagna della solitudine, 
amica dell’amore
uno squarcio di passione, 
una lieve tenerezza, 
un momento di affetto 
presenza dell’assenza.

Saudade 

e sentire il cuore cantare la melodia di un nome
vivere il SOGNO 
come una danza lenta alla quale vuoi solo abbandonarti
ad occhi chiusi
ad occhi aperti.

 

Ma ciascuno di noi viene al mondo per condividere, per spezzare il pane come facevo io da piccola e anche in condizione di solitudine è coinvolto sempre in un intimo dialogo con gli altri. Quindi, più che alla socialità, la solitudine si oppone alla socievolezza. Talvolta è il prodotto della timidezza e/o dell’apatia, talaltra di una scelta consapevole.

Il saggio conclude che l’uomo come essere sociale non può fare a meno degli altri per tempi molto lunghi, ma seguire un cammino di benessere psicofisico tendenzialmente condizionato da comportamenti etici collaborativi.

La mia solitudine attuale è creata dalla condizione dell’abbandono che mi è piovuto addosso a volte o per eventi imprevedibili, a volte per scelte di allontanamento da persone che ho creduto amiche. La mia casa è diventata una sorta di protezione ove posso camminare e parlare con i miei ricordi, ma se qualcuno suonerà il campanello troverà sempre quella fetta di pane fresco che saprò trovare nella madia del mio cuore.

Ed ora una “chicca” troppo ben scritta per non riportarla:

Sulle strade del mio vivere 
Non è stato sempre facile 
Ma dal dolore s’impara un po’ di più 

Quando il tempo no n è docile 
Quando tutto sembra immobile 
Io non mi fermo, io non mi butto giù 

Domani è un altro giorno 
E il mondo 
Avrà un respiro che si avvolgerà su me 
Poi mi chiedo, e credo 
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia 

Il mio contrario mi aiuta a crescere 
A capire che si può perdere 
Ma l’importante è non darsi vinti mai

E così se cado mi rialzo sempre 
E rimango qui 
Contro le mie ombre 

Poi mi chiedo, e credo 
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia 
Che il cambiamento dia un senso a questa vita mia

…e m’illudo che tutto possa ricominciare…così com’era ….prima….

Buena vida a tutti!!! 


Edda CattaniSpighe lasciate al sole
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