Edda Cattani

Per non dargliela vinta!

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Per non dargliela vinta:

mia figlia vittima della violenza.

(Di Giovanna Ferrari)

Ogni anno a Cattolica si parla di un argomento forte di carattere sociale e si invita un rappresentante a testimoniare la propria esperienza in merito. Lo scorso anno si parlò delle “Vittime della strada” con Croce Castiglia mamma di Matteo, l’anno precedente dei “Ragazzi del terremoto d’Abruzzo” con Maria Grazia Piccinini mamma di Ilaria e quest’anno si è deciso di parlare del femminicidio. L’abbiamo fatto con Giovanna Ferrari mamma di Giulia.

 

 

L’11 febbraio 2009 Giulia veniva assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolse e lacerò il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. La madre ha scritto un libro che vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna brutalmente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara “denuncia alla violenza” operata dalla giustizia ai danni della vittima e, più in generale, della donna.a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana. a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.
a chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna.
Anche solo per non darla vinta alla prepotenza, alla ottusa legge del più forte, continueremo a proclamare la verità che si vuole nascondere; alla sleale legittimazione del male, opponiamo l’oggettiva evidenza dei fatti.
Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

A Giulia Galiotto è stata dedicata la puntata del 22.10.2011 della trasmissione "Amore Criminale" di

Sul palco era presente Giovanna, madre di Giulia, in platea il marito… Davanti ad un uditorio attonito abbiamo inteso parole terribili… un racconto che nessuno di noi vorrebbe mai dovere ascoltare da persone amiche… Eppure questa piccola donna, con voce incisiva e determinazione porta avanti la sua battaglia in nome della figlia trucidata da colui a cui aveva giurato amore eterno.

 

Qualche giorno prima  si era tenuto l’ennesimo processo è stata confermata la condanna a 19 anni e 4 mesi per M.M. ma purtroppo la Suprema Corte ha ritenuto inammissibili i ricorsi della procura generale, che chiedeva fosse riconosciuta la premeditazione.

La mamma ha definito  «di uno squallore tremendo» quello consumatosi in Cassazione, dichiarando anche:

«Per noi si è consumata una vera e proprie discriminazione che non ha permesso di fare giustizia – ha spiegato Giovanna Ferrari, da anni in prima linea contro la violenza sulle donne – Le testimonianze, le prove e le situazioni in questo processo sono state valutate sulla base di pregiudizi e discriminazioni di genere e non abbiamo intenzione di accettarlo. Vogliamo che emerga con chiarezza cosa in questo processo ci si è rifiutati di vedere e cosa non è stato fatto o è stato fatto male. Andremo avanti, lo dobbiamo non soltanto a nostra figlia Giulia, ma a tutte le altre donne che ogni giorno subiscono violenza in una società che paga carissimo il prezzo del maschio dominante. Ora Marco Manzini potrà usufruire di sconti di pena, noi la nostra pena ce la vivremo ogni giorno fino alla morte. Non è così che si rende giustizia alle vittime e alle famiglie delle vittime. Non è così che deve essere e noi non ci rassegniamo a che sia così».

 

 

Il dramma del femminicidio irrompe nelle nostre case da qualche tempo, attraverso i mass media e proprio nel modo che meno te l’aspetti. Direi che è sorprendente i termini nei quali ci assale e ci viene proposto… Si tratta non solo dell’industriale, dello sportivo, del giornalista, diciamo della persona “perbene” ma è anche il povero diavolo che sembra non avere alcuna colpa se non quella di avere imboccato il sentiero del male… perché perfino l’amore si ammala. E allora viene da chiedersi se tutti noi viviamo una condizione nella quale quando meno te l’aspetti, ti ritrovi carnefice o vittima di un amore “malato”. Del resto chi non ha mai sofferto per amore? Ci ritroviamo ad essere circuiti da chi amore non sa dare e allora l’amore può rovesciarsi nel suo epilogo contrario, nel tragico antitetico, nella morte dell’amata, nella fine di un lungo sogno attraverso l’incubo di pochi, insanguinanti e orribili secondi.





E allora la città si risveglia incredula, i vicini si chiedono come abbia potuto essere accaduto un fatto tanto inaudito, inconcepibile… Sì, anche questo il femminicidio purtroppo contempla. Non soltanto la statistica nazionale di una donna uccisa ogni due/tre giorni, in media, da un uomo, ma anche la realtà che sono finite le isole felici. Se succede quanto è successo a Giulia, se è successo in un ambiente cosidetto “sano”, vuol dire che può succedere ovunque. Neanche la famiglia di Giovanna, gente perbene ha potuto evitare la violenza, la follia, la viltà del male.

L’11 febbraio 2009 Giulia viene assassinata dal marito. Un delitto atroce, inspiegabile, assurdo che sconvolge e lacera il tessuto di un’intera esistenza ordita intorno agli affetti e ai valori della famiglia. Questo libro, vuole essere innanzitutto un ricordo oggettivo della figura e della personalità della giovane donna barbaramente uccisa e ulteriormente “brutalizzata” dalle infamanti distorsioni della sua immagine, operata, a scopi difensivi, dal suo assassino. È, inoltre, una rigorosa ricostruzione, in base agli atti processuali, del delitto e del conseguente procedimento giudiziario, da cui esce una chiara denuncia contro la “violenza” operata dalla “giustizia” ai danni della vittima e più in generale della donna. Perché la morte di Giulia e quella di tante, troppe, donne private di prepotenza del diritto inalienabile alla vita, non sia vana.

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Sconfiggere la morte

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Sconfiggere la morte

 

(intervista ad Alberto Maggi a cura di Franco Marcoaldi

in “la Repubblica” del 27 settembre 2013)

 

Alberto Maggi ha visto la morte da vicino. Ma poiché, oltre che frate, raffinato teologo e religioso spesso accusato di “eresia”, è un uomo spiritoso, il titolo del libro che dà conto di quell’esperienza, uscito da poco per Garzanti, suona: Chi non muore si rivede. «Avevo appena ultimato un saggio sull’ultima beatitudine. La morte come pienezza di vita, ma sentivo che mancava qualcosa. Poi sono stato ricoverato d’urgenza per una dissezione dell’aorta: tre interventi devastanti, settantacinque giorni con un piede di qua e uno di là. È stato allora che ho capito cosa mi mancava: l’esperienza diretta e positiva del morire. E ho anche capito perché San Francesco la chiami sorella morte:

perché la morte non è una nemica che ti toglie la vita, ma una sorella che ti introduce a quella nuova e definitiva.

 

Nei giorni in cui ero ricoverato nel reparto di terapia intensiva, con stupore mi sono accorto che le andavo incontro con curiosità, senza paura, con il sorriso sulle labbra. Oltretutto percepivo con nettezza la presenza fisica dei miei morti, di coloro che mi avevano preceduto e ora venivano a visitarmi… Chissà perché quando qualcuno muore gli si augura l’eterno riposo, come se si trattasse di una condanna all’ergastolo. Io penso invece che chi muore continua a essere parte attiva dell’azione creatrice del Padre».

Fatto sta che oggi si persegue tutt’altro sogno, quello di una tendenziale immortalità garantita dalle biotecnologie.

«È una novità che mette in difficoltà anche la Chiesa, chiamata ad approfondire il senso del sacro.

Perché se è sacra la vita dell’uomo, anche quando si riduce alla sopravvivenza di una pura massa biologica, allora è giusto procrastinare quella vita all’infinito, utilizzando tutti gli strumenti della scienza medica. Se invece ad essere sacro è l’uomo, bisognerà garantirgli una fine dignitosa… Io non capisco questa smania di accanirsi su un vecchio, portarlo in ospedale, intervenire a tutti i costi, anche in prossimità del capolinea. Si potrà prolungare la sua esistenza ancora per un po’, ma in compenso lo si sottrae alla condivisione familiare di quel passaggio decisivo rappresentato dalla morte.

 

Quante volte mi capita di venire chiamato in ospedale per l’estremo saluto e assistere alla seguente commedia. I parenti mi implorano: la prego, non gli dica niente. Crede di avere soltanto un’ulcera.

E il morente, perfettamente consapevole del suo stato, a sua volta mi chiede di rassicurare i familiari perché non sono pronti alla sua dipartita. Quando io ero piccolo, il vero tabù era rappresentato dal sesso. Ora invece è la morte il tabù. È scomparsa qualunque dimestichezza con la pratica mortuaria, delegata alle pompe funebri, e gli annunci funebri escogitano ogni escamotage pur di non affrontare il punto: il tal dei tali si è spento, ci ha lasciati, è tornato alla casa del padre. Mai una volta che si scriva semplicemente: è morto».

Per un credente questo passaggio dovrebbe essere reso più facile dalla credenza nella

resurrezione dei morti.

 

«Io veramente credo alla resurrezione dei vivi. La resurrezione dei morti è un concetto giudaico. Ma già con i primi cristiani cambia tutto, come mostra San Paolo nelle sue lettere: “Noi che siamo già resuscitati”, “noi che sediamo nei cieli”. Gesù ci offre una vita capace di superare anche la morte.

Ecco perché i primi evangelisti usano il termine greco zoe. Mentre bios indica la vita biologica, che ha un inizio, uno sviluppo e, per quanto ci dispiaccia, un disfacimento finale, la vita interiore (zoe) ringiovanisce di giorno in giorno. Da qui le parole folli e meravigliose del Cristo: chi crede in me, non morirà mai».

E allora l’Apocalisse, il giudizio universale, la fine dei giorni?

«Gesù, polemizzando con i Sadducei, afferma che Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi. E non resuscita i morti, ma comunica ai vivi una qualità di vita che scavalca la morte stessa. Questa è la buona novella. Quando qualcuno muore e il prete dice ai parenti: un giorno il vostro caro risorgerà, questa parola non suona affatto come consolatoria, ma incrementa la disperazione. Quando risorgerà?, si chiedono. Tra un mese, un anno, un secolo? Ma alla sorella di Lazzaro, Gesù dice: io sono la resurrezione, non io sarò. E aggiunge: chi ha vissuto credendo in me, anche se muore continua a vivere. Gesù non ci ha liberati dalla paura della morte, ma dalla morte stessa».

Non è una visione del cristianesimo un po’ troppo gioiosa, consolatoria?

«Tutta questa gioia però passa attraverso la croce, non ti viene regalata dall’alto. Quando stavo male, le persone pie — che sono sempre le più pericolose — mi dicevano: offri le tue sofferenze al Signore. Io non ho offerto a lui nessuna sofferenza, semmai era lui che mi diceva: accoglimi nella tua malattia. Era lui che scendeva verso di me per aiutami a superare i miei momenti di disperazione».

 

Torniamo al nostro tema. Per un lunghissimo periodo il freno principale all’effrazione del limite era rappresentato proprio dal terrore di incorrere nel peccato di superbia, di credersi onnipotenti come Dio.

«Questo secondo l’immagine tradizionale della religione, che presuppone un Dio che punisce e castiga. Per scribi e farisei è sacra la Legge, per Gesù invece è sacro l’uomo. Per i primi il peccato era una trasgressione della Legge e un’offesa a Dio, per Gesù il peccato è ciò che offende l’uomo ».

 

Ecco che salta fuori Maggi l’eretico, che vede nella religione un ostacolo che si frappone alla vera fede.

«La religione ha inventato la paura di Dio per meglio dominare le persone e mantenere posizioni di potere acquisite. Per religione si intende tutto ciò che l’uomo fa per Dio, per fede tutto ciò che Dio fa per l’uomo. Con Gesù invece Dio è all’inizio e il traguardo finale è l’uomo. Per questo ogni volta che Gesù si trova in conflitto tra l’osservanza della legge divina e il bene dell’uomo, sceglie sempre la seconda. Al contrario dei sacerdoti. Facendo il bene dell’uomo, si è certi di fare il bene di Dio, mentre quante volte invece, pensando di fare il bene di Dio, si è fatto del male all’uomo».

 

Se non è più il terrore di commettere peccato a fare da freno alla nostra hybris, cos’altro spinge un cristiano a riconoscere la bontà del limite?

«Il tuo bene è il mio limite. La mia libertà è infinita; nessuno può limitarla, neppure il Cristo, perché quella libertà è racchiusa nello scrigno della mia coscienza. Sono io a circoscriverla. Per il tuo bene, per la tua felicità. È così che l’apparente perdita diventa guadagno. Lo dicono bene i Vangeli: si possiede soltanto quello che si dà».

Mi sbaglierò, ma è proprio la parola limite che non si attaglia al suo vocabolario.

 

«Preferisco il termine pienezza. La parola limite ha una connotazione claustrofobica. La pienezza mi invita a respirare. Ogni mattina che mi sveglio, io mi trovo di fronte all’immensità dell’amore di Dio e cerco di coglierne un frammento, per poi restituirlo al prossimo. A partire, certo, dal mio limite. San Paolo usa a riguardo una bellissima espressione: abbiamo a disposizione un tesoro inestimabile e lo conserviamo in vasi da quattro soldi. Questa è la nostra condizione: una ricchezza immensa, a fronte della nostra umana fragilità e debolezza. Che però non necessariamente è negativa. Perché sarà il mio limite a farmi comprendere anche il tuo. E di nuovo ecco la rivoluzione

di Gesù. Nell’Antico Testamento il Signore dice: siate santi come io sono santo. Gesù invece non invita alla santità, dice: siate compassionevoli come il Padre è compassionevole. La santità allontana dagli uomini comuni, la compassione invece ci unisce».

Edda CattaniSconfiggere la morte
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Alla ricerca di mia figlia

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“Mamma, la parola più bella”

(di Maria Letizia Tommasoni Mamma di Marianna)

 

 

Non sono qui per parlarvi del dolore, quello lo conoscete bene nel profondo del vostro cuore, con tutte le sue sfaccettature. Non sia mai però il dolore un muro che ci divide dagli altri ma sia piuttosto un ponte che ci faccia comprendere il valore della compassione affinché il dolore dell’altro diventi anche il nostro. Sono qui per raccontarvi il mio cammino di rinascita dal dolore che ho anche riassunto in un piccolo libro che si intitola “Mamma, la parola più bella” che era la frase che era solita dirmi mia figlia Marianna.

Il 18 agosto 2010 mia figlia Marianna, appena 18enne, non è più rientrata a casa, per lo meno non fisicamente. Quel giorno il mio cuore è stato trafitto da una spada, come i vostri. Di fronte mi sono trovata a scegliere un percorso tra due strade divergenti. Potevo lasciare che la disperazione o la rabbia per non aver protetto la mia bambina o il rancore per chi si era reso responsabile, direttamente o indirettamente, della sua morte, mi facesse avvizzire il cuore e rendesse il mio dolore sterile. Oppure potevo rendere fertile quel dolore per dilatare il mio cuore, in una maternità ampliata, come fece Maria sotto la Croce.

In un attimo avevo perso non solo mia figlia, ma anche mia madre e mia sorella, e la mia migliore amica. Avevo perso tutto. Precipitavo in un baratro senza fondo e buio. Ma quando l’uomo non può più confidare in se stesso, finalmente impara a confidare in Dio, l’Unico che può dare un senso alla vita, anche ad un evento così apparentemente senza senso. Non si possono comprendere i disegni di Dio però si possono umilmente accettare, fidandosi di Lui come bimbi che ad occhi chiusi seguirebbero fiduciosi il proprio padre anche sull’orlo di un precipizio. Dio è onnipotente, se avesse voluto so per certo che avrebbe potuto salvarla, invece ha lasciato che morisse ‘prematuramente’. Ma che cosa ne sappiamo noi di quando un’anima sia ‘matura’ per il Cielo? Solo Dio lo sa.

Ho fatto un vero e proprio atto di affidamento al Padre, Gli ho detto: “Io non so perché l’hai già richiamata a Casa però mi fido di Te. Ora però sono completamente svuotata di fronte a Te, ricolmami. Sono completamente debole, sarai Tu la mia forza. Tu non sarai solo mio Padre ma anche il mio medico ed il mio psichiatra. Tu mi consolerai per il resto dei miei giorni”.

E così, anziché rimproverarGli ciò che sembrava avermi tolto, ho cominciato a lodarLo e ringraziarLo per tutti i doni che mi aveva fatto da quando ero nata: la vita, la salute, la famiglia, ho avuto la possibilità di studiare, ho avuto due splendide figlie… Tutto è Grazia, non dimentichiamolo mai… Tutto è Grazia!

Poi ho chiamato a me i miei cari ed ho detto loro che da lì in poi mi sarei ritirata nella mia ‘chiesa’ interiore alla ricerca di Dio e di mia figlia. Pregavo incessantemente, le preghiere classiche, la coroncina della Divina Misericordia ed il Rosario, per la prima volta nella mia vita. Quando mi distraevo, ricominciavo sempre dall’inizio. Certamente ero addolorata, quella spada era sempre lì nel cuore (e sempre vi resterà) ma non ero disperata perché disperare significa non sperare mentre io speravo ancora: in Dio, in Gesù, nelle Sue promesse. Ero certa che le avrebbe mantenute! Egli mantiene sempre le Sue promesse, è il nostro migliore Amico e l’unico che non ci deluderà mai!

Però, per essere degna di un dialogo con Lui, dovevo ripartire da zero. Allora sono entrata dentro di me e mi sono fatta un severo esame di coscienza poi sono andata a riconciliarmi con Lui. Sì, non mi vergogno a dire che dopo 20 anni sono rientrata in un confessionale e quel giorno il Signore mi aspettava accanto a quel sacerdote! Era accaduto un Miracolo: io avevo donato la vita a mia figlia ma lei mi aveva donato una nuova Vita! Quel giorno ho compreso che siamo tutti ‘malati’, in maniera e gradi differenti, ma siamo tutti malati. Ma la bella notizia è che Dio ci ha posto tutti nel peccato, nella ‘malattia’, per usarci la Sua infinita Misericordia! Egli ci ama infinitamente, più di un padre e di una madre, più di quanto noi amiamo i nostri figli, i nostri cari! Ed è il Padre Misericordioso della parabola del figliol prodigo, è sempre alla finestra o alla porta ad aspettarci, non Gli basta che un nostro cenno per correrci incontro. Ma siamo noi che dobbiamo operare una ‘conversione’, un’inversione di direzione della nostra vita, e indirizzarci verso di Lui. Dio è madre, e quale madre sentendo che il figlio la chiama disperato, non fa del tutto per farsi trovare?

E così più pregavo incessantemente e più percepivo che quel fiele amaro nel profondo del mio cuore si tramutava in qualcosa di dolce e indefinibile e acquisivo una pace sovrumana ed una forza sovrumana.

In questo incessante dialogo col Signore ho compreso il significato della Comunione dei Santi. L’amore che ci lega ai nostri cari è eterno, è più forte della morte, è più forte di tutto, è un legame indissolubile. E forti di questo amore noi, in comunione con loro, possiamo fare la volontà del Padre come in Cielo, dove sono i nostri cari, come in terra dove operiamo noi. I nostri cari istillano nelle nostre menti e nei nostri cuori pensieri di Paradiso e vi piantano ammonimenti. Certamente sono scomparsi alla nostra vista ma sono ancora vivi perché ciò che Dio ha creato non può più non essere! Non si cessa di esistere solo perché si è privati del proprio involucro corporeo. Certamente hanno un nuovo linguaggio, un linguaggio ‘del cuore’. Marianna da bambina amava molto il libro ‘Il piccolo Principe’ ed era solita ripetermi la citazione ‘L’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che col cuore’. Se anche noi imparassimo a parlare e ad ascoltare col cuore, comprenderemmo come spesso l’apparenza ci inganni. Io da quel 18 agosto 2010 non ho cessato un momento di parlare con la mia Marianna. Non ne percepivo le risposte ma ero certa che fosse viva e stesse accanto a me come sempre.

Ovviamente, sono umana, anche io ho dei rimpianti, l’avrei voluta vedere diplomata, laureata, sposata e con dei figli, ma ecco, questi erano miei progetti, miei disegni. Poiché i nostri figli sono innanzitutto figli di Dio, Egli aveva un altro Progetto per lei. La vita non mantiene le sue promesse perché la vera vita è quella Eterna!

Ora attendo Marianna come quando doveva tornare da scuola o da pianoforte, l’attendo con pazienza. Rivedremo i nostri cari, dobbiamo esserne certi, e quando li riabbracceremo, non sarà trascorso che un battito di ciglia.

Dobbiamo anche sopportare la nostra sofferenza con pazienza, perché la sofferenza è amore sublimato, purificato dal dolore. Partecipiamo alla Missione redentrice di Gesù!

Quando guardo Gesù crocifisso, però, io non sento che mi dice “Guarda quanto soffro per te” piuttosto sento “Guarda quanto ti amo!”. Ecco, anche noi dobbiamo prendere la nostra croce e seguirLo, donando la nostra sofferenza con amore, per i nostri cari, per gli amici, per il prossimo, e anche per chi non ci garba… Abbracciamo la nostra croce! Sopportiamo la sofferenza col sorriso. Ogni creatura abbracciata alla croce diviene fonte di salvezza per sé e per gli altri!

Siamo anche testimoni dei nostri cari che hanno lasciato un’eredità che va raccolta, per non vanificare la loro esistenza. Marianna nel suo ultimo giorno di vita disse che aveva deciso di voler fare il medico nei luoghi dove c’era più sofferenza. Per noi familiari questo è il suo testamento. E così abbiamo raccolto in un libro i suoi dipinti ed i suoi scritti da quando aveva 9 anni fino all’età di 18 anni , in cui se n’è andata, e il ricavato delle offerte è stato devoluto a Medici senza Frontiere, sperando di assecondare così il suo desiderio. Sia sempre l’Amore il motore che ci muove. Alla fine conterà solo quanto avremo amato, Dio e Lui nei nostri cari, nel prossimo e nei nemici, e quando ci troveremo ad amare i nemici, non ci sembreranno più tali.

A Pietro, che aveva rinnegato il Signore per ben tre volte, Gesù domanda per tre volte solo una cosa: “Tu mi ami?”. Lo sta chiedendo anche a ciascuno di noi. Egli, forte dell’amore per noi, ci restituirà i nostri cari. Gesù di fronte alla vedova di Nain che aveva perso il suo unico figlio, è mosso da compassione e glielo resuscita, restituisce il figlio alla madre! E Abramo crede ciecamente nel Suo Dio tanto che non esita a consegnarGli il suo unico figlio Isacco per sacrificarlo. Ma quando Abramo, completamente abbandonato a Dio, fiducioso in Lui, dona il figlio a Dio, Dio che cosa fa? Glielo restituisce! Ecco, voglio lasciarvi con questa consolazione, con la speranza che il Signore ci restituisce i nostri cari! E nella Fede…la speranza diviene certezza!

La mia guida spirituale, una meravigliosa suora di clausura, appena scomparsa Marianna, mi ripeteva sempre: “Cerca il Regno di Dio”.

Oggi posso dirvi con fermezza: cercate il regno di Dio e siate certi che TUTTO IL RESTO vi verrà dato in aggiunta!

 

Edda CattaniAlla ricerca di mia figlia
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La realtà delle voci nella I.T.C.

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Siamo giunti in possesso di questa bella relazione che, visto l'interesse dopo Cattolica 2013, desideriamo partecipare.

 

Paolo Presi

 

RAPPORTO SPECIALE

 

LA REALTA’ DELLE VOCI OTTENUTE TRAMITE LA TRANSCOMUNICAZIONE STRUMENTALE E’ STATA DIMOSTRATA SCIENTIFICAMENTE IL 5 DICEMBRE 2004 NEL CORSO DI UNA SPERIMENTAZIONE CON  MARCELLO  BACCI A   GROSSETO – ITALIA – EUROPA

 

Anabela Cardoso*, Mario Salvatore Festa**, David Fontana*** e Paolo Presi ****

 

 

Questa relazione descrive dettagliatamente la sperimentazione fatta con Marcello Bacci nel suo laboratorio in Italia, la sera del 5 dicembre 2004 alla presenza di un gruppo di qualificati ricercatori italiani ed altri provenienti dal Portogallo e dall’Inghilterra.

 

Marcello Bacci (Bacci, 1985) è uno dei principali ricercatori nei fenomeni ITC [1], un campo in cui è stato attivo per più di 30 anni. Non è lo scopo di questa relazione esaminare l’imponente fenomenica ITC accumulata fin dalle pubblicazioni di Jürgenson, Raudive ed altri a metà del secolo XX poiché è stata documentata esaurientemente altrove (Brune, 1993 – Senkowski, 1995 – Brune e Chauvin, 1999). Per quanto detto è sufficiente affermare che l’argomento riguarda lo studio della ricezione di comunicazioni anomale, spesso in condizioni controllate, tramite apparecchiature elettroniche quali magnetofoni, radioricevitori, computers, apparecchi fax e telefoni.

 

 

 

 

Molti di coloro che operano in questo campo si sono convinti non solo della realtà di queste comunicazioni ma anche di come queste si presentano provenienti da persone defunte e pertanto costituiscono un fondato elemento a sostegno dell’ipotesi della sopravvivenza alla morte fisica.

Marcello Bacci, che nel corso della sua lunga sperimentazione ha ottenuto molte di queste comunicazioni, si è dedicato principalmente ai genitori che avevano perduto un figlio. Nondimeno egli si è preoccupato di collaborare con dei ricercatori scientifici per dimostrare l’attendibilità dei suoi risultati (ad esempio quelli de Il Laboratorio di Bologna, Italia, l’unico laboratorio in Europa dedicato totalmente a verificare ed analizzare scientificamente i presunti fenomeni paranormali). Egli è anche un tecnico radiofonico di provata esperienza e non chiede denaro per queste sperimentazioni particolari né va alla ricerca di pubblicità.

 

Nei suoi esperimenti Marcello Bacci utilizza il metodo cosiddetto delle Voci Dirette Radiofoniche (DRV)[2], in pratica il metodo con cui si cerca di ricevere delle comunicazioni anomale udibili direttamente dagli altoparlanti di una radio e, frequentemente, tali voci chiamano per nome gli astanti, rispondono alle loro domande fornendo anche lunghe ed interessanti informazioni.

 

 

A questo scopo egli preferisce usare una radio a valvole, sintonizzata su di un fruscio bianco nelle onde corte, piuttosto che una radio a transistors.

L'esperimento dettagliato in questo Rapporto si può considerare un seguito di precedenti indagini eseguite sulle voci da lui ricevute usando il già menzionato metodo delle Voci Dirette Radiofoniche.

Due di queste prime indagini, fatte sotto stretto controllo, sono di particolare rilevanza per l’esperimento che viene qui descritto.

La prima è stata fatta alla presenza del dr. ing. Carlo Trajna dove una seconda radio fu posta accanto a quella del Bacci, alimentata dalla stessa presa di corrente ed utilizzante la propria antenna individuale, fu sintonizzata nelle onde corte sulla stessa frequenza della radio del Bacci. Mentre quest’ultima riceveva comunicazioni da parte di una voce anomala, dalla seconda radio usciva solamente il normale fruscio bianco (Trajna, 1985). Questo esperimento elimina la possibilità di voci anomale prodotte fraudolentemente. 

Un secondo ed egualmente significativo esperimento fu quello eseguito dal prof. Mario Salvatore Festa, docente di Fisica e di  Radio Protezione Fisica presso l’Università di Napoli, e dal radiotecnico Franco Santi. Tale esperimento consistette nella rimozione dalla radio del Bacci, durante la ricezione di voci anomale, di due valvole, la ECC85 (rivelatrice FM) e la ECH81 (convertitrice AM/SW), rilevando che anche senza queste valvole (in assenza delle quali non si può ricevere le normali stazioni radio delle onde corte) le voci hanno continuato a parlare senza alcuna interruzione.

Durante quest’esperimento il prof. Festa aveva pure misurato l’intensità sia del campo elettrico sia di quello magnetico nei pressi della radio, nelle condizioni di radio-spenta e di radio-accesa, sia durante le normali trasmissioni radiofoniche sia durante la manifestazione della voce.

Dai rilievi fatti i parametri relativi ai due campi non rivelarono variazioni significative né all’inizio del fenomeno né dopo la rimozione delle valvole mentre la voce continuò ad esprimersi. I rilievi indicarono inoltre che i valori misurati erano in pratica uguali a quelli  rilevati con la radio spenta (per i dettagli vedere la relazione Festa del 2002).

La dimostrazione che le voci continuavano a manifestarsi anche senza valvole e che, durante la loro ricezione, non c’erano variazioni significative dei parametri relativi ai due campi elettrico e magnetico, fornì una ulteriore evidenza che le voci non potevano essere considerate frutto di trasmissioni fraudolente.

L’esperimento qui descritto ebbe luogo nel laboratorio di Marcello Bacci a Grosseto, Italia, con un’illuminazione  fornita da una lampadina blu da 25 Watt, montata a parete, ed ubicata appena sopra e leggermente a destra della radio. Tale illuminazione fu sufficiente per permettere agli indagatori di osservare tutti i movimenti del Bacci e degli altri.  

Prima e dopo l’esperimento il laboratorio e la radio usata dal Bacci furono resi disponibili per una accurata ispezione da parte delle persone qui di seguito indicate.

All’inizio della sessione sperimentale il Bacci prese posto di fronte alla radio, una Normende, modello Fidelio,  risalente alla fine degli anni ’50. Accanto a Bacci, alla sua sinistra, fu posto il prof. David Fontana (professore di Psicologia ed ex-presidente Society for Psychical Research ed attuale presidente del Comitato di Ricerca sulla Sopravvivenza di detta Società), e la dott.ssa Anabela Cardoso (fondatrice e editrice di ITC Journal nonché direttrice dell’ ITC Journal Research Centre) subito dietro Fontana, sulla sua sinistra, in modo da poter vedere direttamente dal di sopra della sua spalla sinistra che poteva toccare con il proprio mento.

Il prof. Festa, già nominato in una delle due precedenti indagini, sedette alla sinistra della dott.ssa Anabela Cardoso mentre sig. Robin Foy (leader nella famosa indagine a Scole, UK, ed esperto in fenomeni psichici ad effetti fisici) prese posto alla destra di Bacci.

Questi quattro indagatori furono sempre a stretto contatto di Marcello Bacci. Il perito aeronautico Paolo Presi (uno dei responsabili de Il Laboratorio ed investigatore da lungo tempo dei fenomeni di Bacci) sulla sinistra di Bacci con interposti la sig.ra Laura Pagnotta, figlia della benefattrice Silvana Pagnotta che è stata per 20 anni una stretta collaboratrice ed osservatrice del lavoro di Bacci, e quindi il prof. Fontana.

 

Il radiotecnico Franco Santi, già citato unitamente al prof. Festa nell’esperimento descritto in precedenza, rimase libero di muoversi nei paraggi per le ragioni che vedremo più avanti. Angelo Toriello, conosciuto anche come Emanuele, e Sandro Zampieri, entrambi sono stati per molti anni osservatori e regolari frequentatori molto vicini a Bacci. Emanuele prese posto alla destra della dott.ssa Cardoso ed il Zampieri dietro il prof. Festa.

Erano anche presenti inoltre l’avvocato Amerigo Festa, un altro ricercatore e collaboratore di Bacci da molti anni, accompagnato da sua moglie Rossella Forte, il già citato Sandro Zampieri (Sandro è stato il traduttore ufficiale del gruppo per la lingua inglese) con sua moglie Maria, c’erano poi anche Carmelina e Gennaro Dara, Franco Grigiotti, uno stretto e vecchio amico di Marcello, Angela e Luciano Manzoni, addetti alla registrazione su nastro delle sessioni sperimentali e della stesura dei relativi verbali, anch’essi seduti nelle vicinanze.

Nella stanza c’erano anche alcune mamme che avevano perduto i loro figli ed altri sperimentatori eccezionalmente ammessi a questa sperimentazione, in totale erano presenti 37 persone.

 

La radio era posta su un bancale, posto a battuta contro la parete, rivolta verso gli indagatori ed in posizione tale da rendere inaccessibile il retro, operazione questa possibile solo se fosse stata inclinata in davanti o ruotata.

La radio non aveva alcuna protezione posteriore e fu lasciato uno spazio sufficiente tra la radio e la parete per consentire al radiotecnico Franco Santi di girarla sul bancale in modo da poter accedere al suo interno.

Un’ispezione prima dell’esperimento permise di verificare che non ci fosse alcuna possibilità d’accesso alla radio attraverso aperture poste sul bancale o sulla parete.

Alle spalle di Bacci e degli indagatori, alla distanza di circa un metro e mezzo, c’erano delle file di sedie su cui trovarono posto dei genitori che avevano perso un figlio e che erano frequentatori delle periodiche sessioni sperimentali a loro dedicate. Nessun appartenente a questo gruppo prese parte all’esperimento né si avvicinò alla radio utilizzata dal Bacci nel corso dello stesso.

 

La sessione ebbe inizio alle ore 19.10 con Bacci, i ricercatori e le persone nella stanza tutti ai loro posti. I registratori audio (analogici e digitali) furono avviati per la registrazione.

Bacci accese la radio e selezionò la banda delle onde corte. Egli quindi, come d’abitudine, incominciò a girare lentamente la manopola della sintonia spaziando dai 7 ai 9 megahertz. Come normalmente avviene ciò produsse l’attraversamento di normali radio trasmissioni intervallate da fruscii bianchi. Bacci spiegò in lingua italiana che “stava cercando una zona di fruscio bianco buona”. Questa procedura continuò per 15-20 minuti fino a quando egli disse “li sento, essi verranno”. A questo punto egli cessò di girare la manopola della sintonia e si udì il fruscio bianco modificarsi in un suono simile ad un vortice che descrivibile in vari modi, o come un vento o come un suono di onde. Subito dopo questo rumore cessò (sebbene alle volte accada che esso si manifesti contemporaneamente alle voci, come se esse fossero in qualche modo “sostenute” dalla sua stessa sonorità) e le voci si udirono uscire dall’altoparlante della radio.

Le prime parole furono in lingua italiana seguite poi da parole in lingua spagnola. Bacci quindi si rivolse alle voci dicendo che esse potevano “parlare anche in portoghese, inglese e spagnolo”. A questo punto gli invisibili interlocutori si rivolsero a David Fontana e a Robin Foy in inglese e ad Anabela Cardoso in spagnolo.

 

Nel prosieguo della sessione, che durò approssimativamente un’ora, intervennero separatamente cinque o sei voci (di cui una probabilmente femminile e le altre maschili) che si espressero in inglese, spagnolo ed in italiano, alcune di esse con una chiarezza simile alle voci normali, altre con una sonorità caratteristica, tipica di molte voci ITC, che contraddistingue tali voci  da quelle ottenute con un’articolazione normale.

Nelle voci si rilevarono anche delle singolari espressioni, che sono caratteristiche di molte comunicazioni ITC (come quando, ad esempio, rivolgendosi alla dott.ssa Cardoso il comunicante fece riferimento alla sua visita al Bacci con le parole ‘Anabela is here, you are going to the learning boss’) e l’allegorico, somigliante ad onde, ritmo di dizione.

Alle volte le sonorità modulanti la voce furono distorte, comunque anche in queste situazioni il 70% di queste emissioni vocali risultarono subito comprensibili dai relativi destinatari citati sopra, cinque dei quali parlano bene l’italiano e l’inglese ed una di loro, la dott.ssa Cardoso (Diplomatica portoghese di professione che vive da tempo in Spagna) parla bene tutte le lingue usate nell’esperimento come pure la sua madrelingua, il portoghese.

Le voci si rivolsero ai presenti chiamandoli per nome, mentre al prof. Fontana si rivolsero con nome e cognome (“David Fontana” forse per distinguerlo da David Pagnotta, presente anch’egli in sala), e quindi aggiunsero “Ciao David”. 

Furono fatti anche numerosi riferimenti a Bacci, sia come “Marcello” che come “Bacci”. Tutti i nomi furono pronunciati chiaramente e facilmente riconosciuti.

Alle volte le voci risposero a delle domande in lingua diversa da quella del richiedente ed alle volte cambiarono lingua nel corso delle risposte. Non a tutte le domande fu data risposta ed a certune solo dopo una certa pausa.

L’evento più rilevante della sessione, quello che contraddistinse l’esperimento per l’importanza storica, e non solo nella storia della ricerca sulla Transcomunicazione Strumentale ma anche in generale della Ricerca Psichica, avvenne verso la fine della sessione.

Come riferito in precedenza, il rilievo fatto dal prof. Festa e dal radiotecnico Santi, cioè che la rimozione delle due delle valvole dalla radio non aveva impedito la regolare ricezione di voci anomale fornendo così una prova evidente che le voci non sono prodotte da trasmissioni fraudolente. Tuttavia alcuni critici avevano osservato che anche senza queste due valvole era ancora tecnicamente possibile che la radio possa produrre sonorità in altre bande di frequenza. Pertanto con il consenso di Marcello Bacci si decise che in quest’esperimento, durante la ricezione delle voci anomale, dovevano essere rimosse tutte cinque le valvole.

Dopo circa un’ora dall’inizio della manifestazione delle voci e nel mentre esse stavano esprimendosi il radiotecnico Franco Santi girò la radio sul bancale e rimosse quattro valvole; poi, dopo una piccola pausa per la difficoltà di toccare il vetro bollente delle valvole, rimosse anche la quinta ed ultima valvola.

Con questa operazione tutte cinque le valvole furono riposte sul bancale da Franco Santi, ben visibili, esternamente la radio. Nonostante la mancanza di queste valvole le voci continuarono ad esprimersi con la stessa intensità sonora e chiarezza di prima. Le cinque valvole rimosse furono le seguenti: le ECC85 e ECH81 (le due valvole che erano state rimosse nell’esperimento del 2002), la EF89 (amplificatrice di frequenza intermedia), la EABC80 (rivelatrice FM/AM ed amplificatrice di bassa frequenza) e la EL84 (amplificatrice finale di potenza).

In una pausa tra una voce e l’altra Marcello Bacci, senza alcun avvertimento ed agendo d’impulso, spense la radio agendo sul tasto di accensione/spegnimento provocando così anche lo spegnimento della luce che illumina la scala parlante della sintonia. 

Dopo 11 secondi di silenzio (i tempi riportati sono stati cronometrati dal nastro registrato nel corso dell’esperimento) i presenti poterono udire dei fischi modulati (sonorità simili a colpi di frusta) ed il tipico segnale acustico, simile ad un vortice d’aria, che usualmente precede la ricezione delle voci paranormali  negli esperimenti del Bacci.

La voce dell’invisibile interlocutore, inframmezzata da fischi, ebbe inizio dopo 21 secondi da quando Bacci spense la radio e continuò per 23 secondi (tempo rilevato sempre dalla registrazione su nastro) con la stessa qualità acustica udita in precedenza, forse con una scansione leggermente più lenta, ma sempre chiara come prima.

Una volta terminato il parlato i fischi rimasero per altri 6 secondi, mentre il vortice, che si udì fino alla fine del parlato, divenne sempre più debole fino a scomparire dopo 12 secondi.

Tuttavia il contatto apparve non essere finito, poiché dopo altri 53 secondi si udì nuovamente il vortice, unitamente ad una flebile voce maschile, che parve trarre origine dal vortice stesso, commentò l’appena pronunciata esclamazione di Mario Festa “Siete grandi !”

Il fenomeno durò per 2 minuti e 20 secondi dallo spegnimento della radio. Durante questo tempo Franco Santi ispezionò l’interno della radio con una pila tascabile il cui fascio di luce fu brevemente visibile attraverso il vetro della scala parlante della sintonia.

Quest’ultima parte dell’esperimento, non essendo stato pianificato, colse di sorpresa tutti i ricercatori. In tutte le tre parti dell’esperimento (radio accesa con valvole installate, radio accesa con valvole rimosse e radio spenta con valvole rimosse) le voci uscirono inequivocabilmente dall’altoparlante della radio con la stessa intensità sonora e chiarezza, indipendentemente del leggero calo di qualità (leggermente più lente) avvenuto dopo lo spegnimento della radio.

La radio fu quindi riaccesa per un breve periodo senza però udire più alcuna voce, quindi l’esperimento fu considerato concluso.

Franco Santi ruotò quindi la radio di 90° in modo da consentire un’accurata ispezione del suo interno da parte di tutti i presenti con le luci ambiente tutte accese. Sia la dott.ssa Cardoso che il prof. Fontana scattarono delle fotografie per documentare l’interno della radio e le cinque valvole rimosse. L’avvocato Amerigo Festa, oltre a documentare tutto l’esperimento con videocamera, provvide anche a stillare un dettagliato verbale sulle condizioni ambientali e sugli eventi conseguenti alla rimozione delle valvole da parte di Franco Santi e allo spegnimento della radio da parte del Bacci. Tale verbale è stato firmato da tutti i presenti quale evidenza della correttezza degli eventi riportati.

 

Gli autori del presente rapporto e tutti gli altri osservatori presenti considerano questo esperimento di enorme importanza nella storia della Ricerca Psichica in quanto la persistenza delle voci in assenza delle valvole e durante il periodo in cui la radio fu spenta, elimina la possibilità di una frode e di una ricezione fortuita di radiotrasmissioni.

L’esperimento fu fatto alla presenza e con la partecipazione di ricercatori con esperienza pluriennale nella Transcomunicazione Strumentale ed in altre aree della Ricerca Psichica (questo è il caso del prof. Mario Festa, del radiotecnico Franco Santi e del perito aeronautico Paolo Presi, tutti esperti in radiotecnica ed inoltre Paolo Presi possiede un’esperienza specifica quale ascoltatore delle onde corte con licenza SWL N° 2330): ciò non dà spazio a critiche per scarsa osservazione o altre forme di errore da parte dello sperimentatore.

I risultati di questo esperimento, unitamente a quelli dell’esperimento del prof. Festa e del radiotecnico Santi del 2002, forniscono una valida evidenza dell’autenticità delle voci ottenute da Marcello Bacci.

Gli eventi acustici rilevati dalla registrazione audio si possono così riassumere:

 

t = 00 sec  Bacci spegne radio.

                   Silenzio.

t = 11 sec   Si possono udire l’inizio di fischi modulati (sonorità simili a colpi di frusta) ed il segnale convenzionale ricorrente simile ad un vortice d’aria.

t = 21 sec   Si inizia ad udire una voce frammista a fischi.

t = 44 sec   La voce finisce ma si possono udire ancora fischi ed il vortice.

t = 50 sec   I fischi finiscono.

t = 56 sec    Il vortice finisce.

Silenzio

t = 109 sec  Si inizia a udire un nuovo vortice.

t = 127 sec       Nello sfondo si può udire una debole voce maschile che sembra commentare l’esclamazione di Mario Festa “Siete grandi!”.

t = 140 sec       Fine del vortice e fine del contatto.

                    Silenzio. 

 

*Editore di ITC Journal, Direttore dell’ ITC Journal Research Centre; **Fisico c/o l’Università di Napoli; ***ex-Presidente della Society for Psychical Research; **** Perito aeronautico, Ricercatore in ITC.  Tutti quatto gli Autori sono Soci Ricercatori de ‘Il Laboratorio’, Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica di Bologna, Italia.

 

 

Riferimenti

Bacci, M. (1985).  Il Mistero Delle Voci Dall’Aldilà.  Roma: Edizioni Mediterranee.

Brune, F. (1993).  Les Morts Nous Parlent.  Paris: Philipp Lebaud.

Brune, F. and Chauvin, R. (1999).  A L’Ecoute de L’Au-Delà.  Paris: Philippe Lebaud.

Festa, M. (2002).  A particular experiment at the psychophonic centre in Grosseto, directed by Marcello Bacci.  ITC Journal (Cadernos de TCI) 10, 27-31.

Senkowski, E. (1995).  Instrumentelle Transkommunikation.  Frankfurt: R. G. Fischer Verlag.

Trajna, C. (1985).  Introduction in Bacci’s Il Mistero Delle Voci Dall’Aldilà.  Roma: Edizioni Mediterranee.

 

Versione italiana tradotta dall’inglese da Paolo Presi



 


[1] ITC è l’acronimo di Instrumental TransCommunication (Transcomunicazione Strumentale)

[2] DRV è l’acronimo di Direct Radio Voice.

 

Edda CattaniLa realtà delle voci nella I.T.C.
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Il rapporto viventi di oggi e di ieri

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Il rapporto tra i viventi di oggi e di ieri

(Padre A.Gentili a Cattolica 2013)

 

Cari amici, care amiche,

 

Per dirla con papa Giovanni Paolo, il nostro Convegno può essere considerato come uno dei moderni “Areopaghi” (ricordate quello di Atene dove san Paolo “predicò”?), in cui convengono non soltanto “curiosi”, ma soprattutto sinceri ricercatori di senso, ed è chiaro che la più convincente risposta agli enigmi e ai misteri della vita viene dal di dentro di noi stessi, sia pure provocata o sollecitata da eventi esterni. Per questo mi auguro che i nostri convegni bilancino sempre meglio i due aspetti suddetti, e sempre per questo mi auguro sinceramente – ed è anche una proposta che mi permetto di avanzare – che durante simili convegni si inserisca per tutti, all’inizio o alla fine degli incontri plenari un esercizio di meditazione, poiché questa è la via che conduce direttamente a quelle profondità interiori di cui vi ho detto poco sopra. Chi di voi ha potuto partecipare all’esercizio che abbiamo compiuto la prima sera, ricorderà come la meditazione si inserisce a pieno titolo nel contesto di iniziative come quelle del MdS e di quanti vi appartengono o lo frequentano. Infatti – come si diceva – la meditazione

– è una pratica che ci ricentra e ci guarisce sotto ogni profilo;

– ci consente un massimo di comunicazione profonda con i viventi nei due mondi terreno e ultraterreno ed è di enorme vantaggio a entrambi gli abitatori;

– ci situa al di qua della morte, in quanto risanatrice e riequilibratrice (come il sonno!) della nostra persona sotto il triplice aspetto fisico, psichico e spirituale; e ci situa al di là della morte poiché anticipa la condizione del dopo-morte in quanto ci fa percepire simultaneamente l’eclissarsi del corpo, del quale in certo senso si perde la percezione, e l’emergere dell’anima o del nostro io profondo o della dimensione spirituale che dir si voglia.

 

Invocando su di voi e sui vostri cari la benedizione del Signore, vi porgo un affettuoso saluto,

 

p. Antonio Gentili

 

Campello sul Clitunno, 25 settembre 2013

 

 

Il rapporto tra i viventi di oggi e di ieri come “compresenza” degli uni con gli altri

 

 

Due mondi che sembrano escludersi, data la (apparente) incomunicabilità, quello dei viventi e quello dei cosiddetti morti. Le antiche visioni consideravano la morte l’altra faccia della vita, si direbbe il suo rovescio, e il regno dei morti alla stregua di un luogo di tenebra. L’inestirpabile anelito verso un oltre che infrangesse la barriera della morte, era pagato al prezzo o di una mutilazione dell’essere umano privato della sua dimensione corporea o di una liberazione dal corpo ritenuto un ospite temporaneo dell’anima in ordine alla sua evoluzione, oppure un gravame passeggero finalizzato alla sua purificazione.

 

In quest’ottica, i morti erano ritenuti una sorta di larve e il rapporto con essi più legato al ricordo che ne conservavano i viventi che a una vera comunione reciproca. A simile visione si è opposto, con illuminanti considerazioni, una singolare figura di intellettuale e nel contempo di militante della pace all’insegna della non-violenza gandhiana: Aldo Capitini, promotore fra l’altro delle celebri “Marce della pace” che annualmente si svolgono da Perugia ad Assisi, delle quali si è di recente celebrata la cinquantesima edizione. Nativo di Perugia e morto quasi settantenne quarantacinque anni or sono, Capitini fu il teorico della “religione aperta”, ossia di una visione religiosa disancorata da ogni riferimento istituzionale (arrivò a chiedere la cancellazione del suo battesimo!) e finalizzata a cogliere la ragione profonda che lega l’umano al divino.

 

 

Compresenza

 

Aldo Capitini ritiene che si possa sperimentare di fatto e concretamente un rapporto con i defunti – ben al di là di discutibili prassi divinatorie – che egli racchiude nel concetto di “compresenza”. Sulla scorta delle sue riflessioni ci chiediamo come si possa giungere a percepire tale compresenza, a farne la nostra stessa esperienza.

La risposta – egli sostiene – è possibile soltanto in una visione religiosa che abbraccia simultaneamente i due mondi di cui si diceva: quello terrestre e l’oltretomba. Capitini considera la morte come denuncia della finitudine umana e appello verso un aldilà “religioso” che ci trascende, per cui ritiene che la protesta di fronte all’ineluttabilità della morte sia più religiosa di una scontata accettazione.

E infatti la religione di sua natura è in stretto rapporto con il problema della morte in tutte le epoche e in tutti i luoghi, e nel contempo la religione si misura con la morte nella persuasione della sua fine, ossia del superamento di un simile evento. Con espressione quanto mai pregnante, Capitini afferma che la vita religiosa supera la morte perché la interpreta, l’anticipa e la risolve. Interpreta significa che ne sa cogliere il senso in una visione dell’uomo che abbraccia presente e futuro come due “tempi” non in contrasto ma in successione. La anticipa, in quanto ne ravvisa la presenza all’interno stesso della vita, come ci ricorda il poeta: “La morte si sconta vivendo” (Salvatore Quasimodo). Possiamo anzi dire di più, seguendo gli insegnamenti tradizionali che parlano di “grande morte” o di “morte mistica”, della quale il giusto muore prima di morire ([Battista da Crema], Detti notabili, IV,28). E infine la risolve, in quanto la morte è accesso alla vita; è, secondo un aforisma egizio, la scala per vedere gli dèi.

 

 

 

Verso una realtà liberata

 

La religione, sostiene sempre il nostro autore, è impazienza di vivere il sacro, impazienza dell’attendere il fine, e la visione che si dischiude all’uomo religioso proietta la realtà presente, che definisce “finiente”, vale a dire prigioniera della finitudine, in una realtà futura liberata dai lacci della morte. Si tratta di un processo di affrancamento non soltanto dalla finitudine, ma anche dalla concomitante fallibilità che accompagna gli esseri umani nel corso della loro esistenza quaggiù.

Una comprensione religiosa della realtà ci rivela il limite dell’orizzonte terreno e proietta l’esistenza presente verso una meta che la trascende e nel contempo la invera, conferendole pienezza eterna. Per questo Capitini afferma, per un certo aspetto, che ogni essere che muore è un “martire”, un testimone dei limiti della realtà umana ed è uno che ne ha sofferto, consapevole che, a ben vedere, abitiamo in un immenso cimitero. Per un altro aspetto Capitini sostiene che chi è aperto religiosamente è “custode di presenza”, consapevole dell’unità che lega i due mondi dei viventi e dei trapassati e quindi capace di cogliere la compresenza.

In questo conteso egli ravvisa l’importanza del cristianesimo, la cui “rivoluzione” consiste nel considerare “apparente” la morte, in forza della vittoria che ne ha riportato Cristo con la sua risurrezione.

La visione cui conduce una “religione aperta” abbraccia gli eventi umani nella loro globalità inclusiva di presente e futuro, consente di uscire da un’esistenza chiusa entro limitati orizzonti, meccanica nel suo svolgersi e presuntuosa nella sua illusoria autosufficienza. Questa stessa visione, proiettandosi verso l’oltre della trascendenza, annuncia una realtà liberata dalla prigionia della morte, realtà che sarà costituita da un nuovo “corpo” individuale, da un nuovo corpo sociale e da un nuovo cosmo: i nuovi cieli e la nuova terra di cui ci parlano le Scritture ebraico-cristiane.

 

 

Esperienza dell’oltre

 

Siamo quindi sollecitati a orientare la vita da uno stato attuale “finiente” verso una condizione futura liberata. Capitini riconosce che simile tensione verso l’oltre può essere in qualche modo figurata e anticipata in alcune esperienze umane alla portata di tutti. In primo luogo, il sonno – che già i poeti definivano “della fatal quiete l’immagine” (Ugo Foscolo) – può essere ritenuto apertura verso l’oltre cui ci proietta la morte, che Walter Chiari considerava alla stregua di un sonno arretrato. La preghiera liturgica di Compieta ci familiarizza con una simile visione, per cui l’addormentarci è l’equivalente quotidiano del morire, del consegnarci nelle mani che ci hanno plasmato e che ci accolgono nel loro abbraccio amoroso.

In secondo luogo Capitini, da convinto pacifista secondo la dottrina gandhiana della non-violenza, ravvisa nell’assunzione del cibo un’apertura alla realtà liberata da ogni forma di sopraffazione, se ne riconosciamo la dimensione sacra traducendola in un corretto rapporto con gli alimenti e nel rispetto della natura che ce li offre. Di qui la sua scelta rigorosamente vegetariana.

E infine la sessualità. Se è vero che il suo esercizio, finalizzato alla ricomposizione dell’essere umano bipolare e alla conseguente procreazione, può essere considerato una rivalsa sulla morte, il suo superamento annuncia la futura realtà del Regno in cui le creature terrestri saranno trasformate in creature celesti. Ne segue, al dire di Capitini, la simpatia della religione per la castità che ci proietta in una realtà diversa da quella del mondo presente e imperitura.

Chiave di volta, secondo il Nostro, della religione aperta e della conseguente realtà liberata, è l’amore, che ispira sentimenti di pace con la morte del proprio corpo e con la morte di chi ci è caro. Citiamo a conferma quanto ebbe ad affermare in un discorso funebre del 2008 don Andrea Gallo, un “prete contro” come è stato definito, di recente scomparso: «Non è facile imparare a morire, non è facile obbedire fino alla morte e quindi fare obbedienza alla morte, non è facile fare di essa un dono d’amore», si tratti della propria morte o di quella altrui.

 

Antonio Gentili, 2013

 

Edda CattaniIl rapporto viventi di oggi e di ieri
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Newsletter n.16

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Newsletter n.16 del 22 0ttobre 2013

 

 "…la mia barca è una conchiglia Signore…"

 

 

 

"Tutti ci crediamo intelligenti e quindi facciamo fatica a riconoscere di aver preso abbagli, di essere incappati in cantonate solenni, di aver commesso spropositi. Spesso chi è più intelligente fa errori ancor più clamorosi. Ecco, allora, la prima lezione: l'intelligenza non ci salva dagli sbagli e quindi bisogna sempre alimentare la nostra riserva – di solito molto piccola – di umiltà. Gianfranco Ravasi"

 

Cari lettori, gentili naviganti del web e amici di FB,

Il sentirci, condividere i nostri pensieri, gli eventi e fare insieme nuovi progetti è sempre un piacere per il cuore e per lo spirito. Ancora una volta non posso che ringraziavi per l'affluenza che questo sito ha quotidianamente. Ho ricevuto manifestazioni di stima e di affetto anche da persone lontane e recuperato amicizie che credevo ormai scomparse. Avrei dovuto dedicare più tempo a queste riflessioni che vedo, comunque, sono gradite a molti, ma il Convegno di Cattolica e lo spazio che dedico, nel pubblico e nel privato alle mamme di FB mi ha molto impegnato. Vi vedo e siete sempre tanti… qualche centinaio ogni giorno… da tante parti del mondo… Il web fa questi miracoli…nella velocizzazione e nel superare spazi e distanze.  Vedo anche che sapete gestire la ricerca, recuperando vecchi studi fatti su argomenti che tornano attuali, circostanze, personaggi… Anche ecclesiastici si sono iscritti e non può altro che far piacere dal momento che ora c'è Papa Francesco… e una grande apertura è in atto.

Rinrazio fra questi Padre Alberto Maggi e gli amici del Centro Studi Biblici di Montefano per la vicinanza, anche personale che mi riservano. Vi consiglio l'ultimo suo libro, giunto, in un mese, alla terza edizione…

 

   

 
"Un giorno ho ricevuto una lettera nella quale mi trattavano come un santo e ne ho ricevuta contemporaneamente un'altra di insulti. Se avessi avuto solo la prima mi sarei inorgoglito, e la seconda mi avrebbe gettato nella disperazione. Non bisogna far caso né all'una, né all'altra. Si è ciò che si è agli occhi di Dio. " Santo Curato d'Ars
 
Siamo solo anime in cammino

Per prima cosa vi posso dire che la nostra Associazione, divenuta una ONLUS, procede al meglio. In alto, nel sito, trovate lo STATUTO ormai efficiente. Permangono gli incontri che si tengono ogni ultimo sabato del mese all'Antonianum a Padova, che terminano con la messa per i nostri Cari e da gennaio diverranno più intensi per aver rilevato una sede sociale in cui, liberamente, potremo incontrarci ed invitare ospiti di spessore a tenere relazioni sulle tematiche che ci interessano. Debbo ringraziare in modo particolare i nuovi ingressi quali amministratori e conduttori che mi sono di supporto e che mi sostituiscono in ogni evenienza o necessità. Avevamo bisogno di nuova linfa e il cambiamento aiuta ed è sempre motivo di crescita.

 

 

 

"La nostra carne ferita permette a Dio di manifestarsi. Bisogna solo riconoscere la nostra debolezza e lasciare spazio nelle nostre vite alla preghiera, alla manifestazione della forza divina. Il limite, la povertà, può essere convertito in croce attraverso la nostra preghiera." Papa Francesco 

 

Penso che queste parole del nostro Santo Padre rispecchino la realtà vissuta a Cattolica nel corso del nostro annuale Convegno del Movimento della Speranza. Ritengo di avervi sufficientemente ragguagliato, con gli articoli che ho pubblicato , ma certamente non ho potuto trasmettervi l'atmosfera di grande spiritualità che si percepisce solamente partecipando a questo storico evento. Io non so quanto si potrà portare ancora avanti questa iniziativa, vista l'età avanzata degli organizzatori, ma debbo dire che, anche per me, ogni anno è un toccare con mano come la Provvidenza sia vicina a chi soffre e fa sì che ogni cosa, in ogni momento, cada a proposito. quest'anno tutto è andato alla perfezione e debbo ringraziare il mio staff e la nostra vice, Giuliana Vial, che si è prodigata perché tutto fosse perfettamente funzionante. Anche le considerevoli spese sono state coperte e si attende quindi il prossimo anno per ripetere questo nostro, unico, impareggiabile impegno.


 

 

 

Ed eccoci a casa con la nostra iniziativa… il nostro Seminario di una giornata di Padova che si terrà il 30 novembre. In alto, nel sito, nella pagina CONVEGNI troverete il programma fresco di stampa. Nel nostro piccolo mi sembra potrete trovare tanta ricchezza da dispensare a tutti coloro che, come ogni anno, numerosi, vorranno partecipare.

 

 

 

 

Ed ora torniamo al tema della Fratellanza che ci unisce e ci conforta…. Stanno sorgendo tante Associazioni locali che debbono essere aiutarte a che prendono sempre più spessore. Sabato scorso, come potete rilevare nell'articolo allegato, c'è stata la giornata di spiritualità a Padre Leopoldo ed ho conosciuto il Gruppo di Ferrara unitamente ad altri che fanno parte dell'Associazione di Udine. Ho dato loro la mia disponibilità per tenere un seminario sull'elaborazione del lutto che si terrà prossimamente, come, quanto prima, mi recherò a Napoli richiesta da più parti per donare un sorriso e asciugare una lacrima a tanti genitori che hanno richiesto la mia presenza. 

 

E' nello spirito di questa umiltà e con la speranza di potervi fare del bene che bi unisco il file della relazione che ho tenuto a Roma 2013. Essa rispecchia il mio spirito, il mio modo di porgermi e di essere. Ho visto che su FB molte persone l'hanno condivisa ed io spero veramente che ssa possa toccare il cuore di ognuno come Grazia da vivere. 

 

http://www.youtube.com/watch?v=6k0PdwrZwEQ

 

Continuiamo perciò il nostro Mese di Ottobre dedicato a Maria Vergine del Santo Rosario ma anche donna feriale, come lo sono tante di noi. A lei affidiamo le nostre croci, ma anchr le nostre gioeie, la luce che quotidianamente illumina il nostro cammino di fede e di speranza.

 

Voglio salutarvi con la preghiera che Maria Letizia Tommasoni ha letto a Cattolica e pubblicato nel suo libro 'Mamma la parola più bella-memorie di una madre del Golgota':

“Io non comprendo i Tuoi disegni, Padre, non posso capire perché l’hai già richiamata a Casa, strappandola via alle mie amorevoli braccia materne, ma io mi fido di Te, sia fatta la Tua volontà, non la mia! Però ora io sono davanti a Te svuotata di tutto, ricolmami! Sono davanti a Te completamente sfinita, inerme in tutta la mia umana debolezza, dammi Tu la forza. Sarai Tu non solo mio Padre, ma anche il mio medico e il mio psichiatra, d’ora in poi penserai Tu a me, io mi butto a corpo morto in Te, mi abbandono a Te, confido in Te, mi affido totalmente a Te, sono tra le Tue braccia, Tu mi consolerai per il resto dei miei giorni.”

 

  E non possiamo dimenticare…con Papa Francesco

 

"A questo mondo non importa se ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo; non importa se tante famiglie non hanno da mangiare, non hanno la dignità di portare pane a casa: non importa che tanta gente debba fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà e con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa. Ma oggi è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. E’ proprio ridicolo che un cristiano, un cristiano vero, che un prete, che una suora, che un vescovo, che un cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità, che è un atteggiamento omicida. La mondanità spirituale uccide! Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa!”

 
 

Il mio solidale abbraccio per tutti voi… Fra pochi giorni festeggeremmo i nostri Santi… Ricordiamoci che :

Coloro che ci hanno lasciati non sono degli assenti…sono solo degli invisibili… tengono i loro occhi pieni di gloria puntati nei nostri pieni di lacrime….  Sant'Agostino

 

 

 

 

 

 

Un caro saluto a tutti con l’amico Fra Benito, apostolo dell’Ordine dei Servi di Maria:

 

… a chi ci chiede di non sognare dedico le parole che il Grande Inquisitore rivolge a Gesù: " .. Non sognare. Gli uomini hanno bisogno di pane, di cose spettacolari, di leader. Allora ti ascolteranno. Vuoi averli dalla tua parte? Assicura loro pane, miracolo, autorità ..". (Fedor Dostoevskij).

.. non smettiamo di sognare: da qualche parte c'è un Dio che ha moltiplicato la libertà dell'uomo .. e sussurra che l'uomo supera infinitamente l'uomo ..

 

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Edda CattaniNewsletter n.16
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Emozioni da Cattolica

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EMOZIONI DA CATTOLICA

GRUPPO: ALLA RICERCA DEI NOSTRI ANGELI,ATTRAVERSO LA METAFONIA

 

E dopo l'apertura … lasciam parlare loro…

Di Angela De Francesco, Gianna Marino e altri…

 

Di ritorno da Cattolica voglio scrivere due righe di "commento" sul Convegno, al quale ho partecipato per la prima volta, proprio sull'onda delle emozioni scaturite abbondanti in questi giorni. "Familiare" perché ho avuto subito la sensazione di trovarmi in una grande famiglia dove, in quanto tale, regna sovrana la condivisione. Sono stati tre giorni intensi in cui ci siamo appunto scambiati di tutto:pensieri, sentimenti, ricordi, lacrime e sorrisi nel dispiegarsi di una operazione aritmetica particolarissima in cui contemporaneamente il dolore si divide e l'amore si moltiplica, nel comune denominatore della speranza.

Sul palco si sono avvicendati relatori illustri che hanno conferito al Convegno un notevole spessore culturale, e mamme carismatiche che hanno mostrato a noi in sala il loro dolore ma anche il suo superamento, vincendo il naturale pudore per offrire una possibile "via di fuga" alla disperazione.

E in effetti molteplici sono state le "chiavi di lettura" del dolore: la Fede, il Volontariato, il Perdono terapeutico, la Metafonia…Ognuno saprà trovare la sua strada, ma sicuramente tutte ci solleveranno un pochino dalla terra per mostrarci un orizzonte più vasto dove ci attende l'Infinito.

Un ringraziamento particolare va quindi alla nostra instancabile Edda Cattani che, insieme allo staff del Movimento della Speranza, ha reso possibile tutto ciò, spendendosi in prima persona con la sua consueta signorilità, la sua sapienza, la sua saggezza e la immancabile amorevolezza.

Ci tengo inoltre a sottolineare che le nostre metafoniste Gianna Marino e Alessandra Bertone in rappresentanza del gruppo di FB, sono state assolutamente all'altezza della situazione tra i numerosi e autorevoli relatori, mostrando con disinvoltura e competenza una "via possibile" (quella della metafonia) al superamento del dolore di una perdita.

Anche nelle dimostrazioni pratiche…un "figurone"! aiutate dai nostri Angeli che non hanno disatteso le loro aspettative e si sono infilati dappertutto: anche nelle prove tecniche Essi hanno voluto dire la loro!

In particolare la serata di sabato con la presenza graditissima del prof. Paolo Presi, sarà per me, come credo per tutti i presenti, una pietra miliare nel percorso verso la consapevolezza; il prof. Presi infatti, autorevole ricercatore ed esperto in particolare proprio del processo di formazione delle "Voci", con la sua attenta partecipazione alle nostre registrazioni, ha impresso il sigillo della autenticità alle frasi da noi raccolte, spazzando via non pochi dubbi dalla mente dei presenti.

Il prof. Presi inoltre ci ha offerto preziosi suggerimenti metodologici alla luce della sua quarantennale esperienza di ricercatore.

Per quanto mi riguarda anche solo per questa serata, sarebbe valsa la pena di andare a Cattolica, ma certamente insieme a tutto il resto è stata veramente un'esperienza preziosa, di nutrimento spirituale, di grande impatto emotivo e notevole spessore culturale, tale dunque da essere ripetuta; e perciò, care amiche…alla prossima!!!

 

 

 

Angela De Francesco

Cosa mi sono portata a casa da Cattolica 

Le emozioni sono state tante e tali che ogni volta a descriverle si fa fatica. Gli abbracci delle mamme e dei papà, le lacrime miste ai sorrisi  mentre ti raccontano dei loro Figli di Luce, la gioia di poter parlare di Loro al presente di usare il termine VIVI, il tirar tardi  a raccontarsi  la vita  senza neppure accorgersene.  Il far tesoro delle relazioni dei ricercatori, tutti di grande spessore, l'emozionarsi davanti ai racconti delle mamme carismatiche, lo stupore e quasi l'incredulità davanti ai sensitivi che non solo ti portano, in pubblico, un messaggio di tuo figlio ma lo fanno con particolari sconvolgenti … il nome, la via in cui abitava, la città di nascita!!! E, dulcis in fundo, la nostra serata di Metafonia in una sala, purtroppo rumorosissima adiacente una sala pranzo con camerieri che impiattavano e spiattavano,  con Marcello Bacci in prima fila insieme a tutti i genitori, seduto lì, composto e in religioso silenzio. Con il Prof. Paolo Presi seduto accanto a me e Alessandra ad aiutarci nella codificazione dei messaggi e a darci tutte le spiegazioni possibili sul fenomeno e, come ben spiegato da Angela, a dare il sigillo di autenticità alle voci ricevute seppur tra mille rumori. Quasi al termine della serata Marcello Bacci  con tutta la sua dolcezza ci ha salutati dicendoci queste parole " Continuate e non demordete mai… io ho cominciato così, le voci ci sono perchè di là sono vivi. E quando ascoltate date retta a ciò che sentite voi"

Cosa'altro avrei potuto volere da questo Convegno? Nulla. La magia di Cattolica si è rinnovata ancora una volta … perchè lì andiamo tutti con il cuore aperto  e l'energia si sente … e vi assicuro dura nel tempo.  Al Cielo e a tutti voi  grazie  Gianna Marino!!!

 

 

Cattolica 2013 ha rappresentato per me la terza esperienza consecutiva. Due anni fa, mentre faticosamente annaspavo nel web alla ricerca di qualcosa che in qualche modo mi facesse ritrovare mio figlio trapassato da poco, incappai nel Movimento Della Speranza e nel Convegno di Cattolica. Vi partecipai. Mi accolsero visi sconosciuti, ma sorridenti, affettuosi. Persone disponibili all'ascolto che comprendevano il tuo smarrimento ed avevano pronta una parola buona. Da Edda Cattani allo staff tutto, ai relatori, agli esperti a vario titolo, ai convegnisti stessi. Mi sentii a casa. 

Cattolica offre sempre conoscenze nuove, occasioni preziose di riflessione e di riconsiderazione del proprio modo di essere, del proprio sentire, della capacità di rapportarsi alla vita e agli altri. Ma a Cattolica c'è anche una grande carica di umanità, un continuo spendersi per gli altri con semplicità e naturalezza. E' un grande momento di crescita spirituale. 

Questa mia terza Cattolica ha confermato e superato le mie aspettative. Relazioni interessantissime, presenza di valenti studiosi, ricercatori ed esperti che ho avuto il privilegio di poter sentire e vedere all'opera da vicino. E che dire della sorpresa di avere tra noi il mitico Marcello Bacci? Un pioniere italiano nel campo della metafonia, oggetto di studi da parte di ingegneri e fisici. Anche per questo brava Edda!

Grazie a tutti per aver reso possibile ancora una volta questa grande esperienza. Grazie all'opera infaticabile e sensibile di Edda Cattani, alla sua capacità di reperire tematiche e persone straordinarie. Grazie a tutti coloro che sono pronti a mettere il proprio tempo, le proprie capacità e abilità al servizio del fratello che soffre. Viviana Mimma Gatti

 

La propria fede naturale danza con ogni nuovo elemento che trova, diventando più ricca, più intensa, più forte…

Il Carpe Diem diventa una realtà unica e costante… non una bella frase soltanto.

Il terzo Principio Ermetico, quello della Vibrazione, si scatena in ogni direzione… sfiorando l’anima, conquistando gli scettici, attirando l’attenzione dei distratti, coccolando coloro che vibrano da soli…

Il modo di dare, di amare, di comunicare, soffre una piacevole metamorfosi… dando luogo, spazio e parola alla gentilezza, all’ascolto, alla gratitudine…

Si accende un interruttore e la mente, il cuore e l’anima si aprono in attesa di segnali, segreti, battiti di pace, luci sott’acqua, carezze dal cielo… e tutto accade… come per magia.

Si conoscono delle persone. Si “ritrovano” delle persone. Dopo un anno, ma anche dopo secoli…

Si dimentica da dove si è arrivati… il tempo si ferma. E si desidera che sia per sempre…

Quando si torna a casa, il distacco è quasi viscerale, dolcemente amaro…

Tutto ciò è Cattolica. Questa è la mia esperienza. E la ripeterei, decisamente. Grazie infinite a tutti.  Claudia Maini

 

Edda CattaniEmozioni da Cattolica
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Ed è Cattolica 2013!

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Finisce l'estate : ripropongo l'invito di ogni anno!

Il programma di Cattolica

 

 

Ecco, cari amici, che avete vissuto storie simili alla mia e voi che da anni fate parte  del Movimento della Speranza, vi presento il nostro programma del Convegno di Cattolica.  Lo trovate in alto, nella pagina CONVEGNI, nella HOME di questo sito. Approntarlo é stato un lavoro lungo e impegnativo in cui l’amica Paola Giovetti ha avuto un ruolo prezioso. Ora il guardare all’alternarsi di tanti relatori e presenze può far pensare ad un grande involucro in cui resterà poco spazio per gli interventi individuali e per le richieste dei singoli. Chi giunge a Cattolica, infatti, è desideroso non solo di apprendere i contenuti delle discipline che ci affascinano, ma di dare risposta agli innumerevoli “perché “ sull’esistenza e sulla morte. Cattolica è spesso meta di disperati, distrutti da un lutto recente, annebbiati da una visione della vita e di un Dio che sembra volerci togliere le persone a noi più care. Questi sentimenti li abbiamo provati tutti, ma se col tempo il dolore non è scomparso, molti di noi hanno accettato un disegno imperscrutabile a cui daremo risposta solo quando saremo liberi dai lacci che avvolgono la nostra materialità terrena.  Il senso della sofferenza non può essere spiegato, ma solo “trovato” cioè vissuto dall’interno ed un aspetto importante della condizione umana è proprio quello di ritrovarsi con altri che hanno vissuto la nostra stessa esperienza per cominciare a pensare, non solo emotivamente.

Comunione e comunicazione

 

 

Finisce l'estate con le sue calure, i campi bruciati dal sole e con i frutti ormai raccolti, i profumi di erba essiccata, il mare azzurro e le colline verdi, colorate di fiori e frutti selvatici.  La natura è ad una svolta che scioglie nell’animo l'emozione del ricordo dopo l’attesa per l’evolversi  delle abitudini  rappresentate da quel periodo definito “ferie” che ha lasciato alle sue spalle un’infinità di immagini. Come la natura è in pieno rigoglio, così il nostro animo si lascia andare ad una malinconica rilassatezza che trova spazio nella vasta realtà dei nostri ricordi più o meno recenti … i bambini al mare, il bagnetto, le merendine… la doccetta… e noi in vacanza con tutta la famiglia.

La realtà odierna è proprio quella di aver visto a poco a poco sgretolarsi la nostra esistenza, ma riflettendo, questa necessaria evoluzione ha dato luogo a vite nuove, ad ambientazioni diverse,  a svariati gruppi compositi, non tanto dissimili dai precedenti perché anche noi abbiamo contribuito a crearli.

 

 

 

Quando insegnavo ricordo che dicevo ai miei piccoli: “Vedete noi viviamo il tempo presente, perché siamo qui e ci vogliamo tutti bene, ma guardiamo avanti perché ci aspetta un tempo che si chiama “futuro” e sarà tutto nostro… perché lo costruiremo insieme, un pezzetto alla volta.” “…ma cos’è il futuro?…”  “ E’ la pasta che la mamma ti sta preparando a casa e che tu mangerai, è il saluto del papà che verrà a prenderti, è il letto con le lenzuola profumate in cui reciterai le preghiere questa sera!” “Ma quanto tempo ci vorrà perché io diventi grande?” “Eh… il tempo è come il vento e corre veloce…” E tutti a fare con la bocca vvvvvvvvuuuuuhhhhhh!!!

 

Qualche tempo dopo era Andrea che il giorno di un mio compleanno, mi sussurrava, in un colloquio interiore: “ I compleanni servono per fare festa…. Hai visto mamma, come il tempo passa???” Il tempo … è vero che corre veloce facendoci attraversare immagini colorate di blu, come il cielo e gli occhi dei bambini, di nero come il velo della morte, di rosso come il sangue del cuore…  ma anche come le emozioni forti e dolcissime del nostro vissuto quotidiano.

 

Ecco “un mondo bambino” fatto di sogni, di dolcezze e di speranze … E’ vero, molte non sono andate a buon fine ed è anche vero che alcuni di quei piccoli che io ricordo uno ad uno… non è diventato “grande” ed altri, tanti altri… se ne sono volati via in una serata al ritorno dal lavoro o dalla discoteca…. Tanti ragazzi hanno preso il volo troppo presto, così il mio piccolo Marco e Andrea, il mio tenente, partito sulla soglia della giovinezza appena iniziata.

Sono però convinta che ognuno abbia fatto il “pieno” della sua storia o, meglio, ha raggiunto la sua completezza in quell’arco di tempo che a loro è stato dato; un tempo vissuto intensamente, gioiosamente come è il tempo “dei giovani” che sanno prendere le vicende della vita con allegra spregiudicatezza.

 

 

Movimento della Speranza: comunione e comunicazione.

 

 

Sperare vuol dire attendere il momento che , opportunamente, arriverà per ciascuno di noi. Sarà un segno di modeste dimensioni, che altri non noteranno, ma che per noi sarà denso di quel contenuto noto a noi soli e che ci abbaglierà come Paolo sulla strada di Damasco. Prepariamoci a questo evento, durante l’estate, e arriviamo a Cattolica non come gente che soffre di una malattia inguaribile, ma con lo spirito che si ritrova nella “Salvifici doloris” di Giovanni Paolo II° del 1984. Arriviamo per volere essere riscattati, con la spiritualità di chi non vuole vivere un  dolore alienante, ma nella prospettiva della salvezza e della risurrezione. Ricordiamo anche che la “comunicazione” con i nostri Cari esige “rispetto” verso coloro che potranno avvicinarci ad essa e verso i fratelli che , come noi, attendono una stilla di acqua benefica. Pensiamo ai nostri amati Figli che non conoscono più invidie, prevaricazioni, miserie e meschinità e chiediamo a loro stessi di venire a noi illuminandoci della loro Luce, abbracciandoci dell’aura benefica che li avvolge, facendosi riconoscere per la loro vicinanza.  Chiediamolo… e attendiamo … con carità e rispetto … per tutti.

 

 

 

           “Venite a me voi che siete affaticati e stanchi…”

 

Il senso della sofferenza va “trovato” e capito “dall’interno. Cristo ha fatto questo: egli che avrebbe potuto predicare, narrare il dolore e la morte, ha “raccontato” la sua stessa vita. Prima di lui dolore e morte erano segno di un limite, di imperfezione e bagaglio umano creaturale. Con Lui abbiamo la certezza di essere compresi nella nostra angoscia, nello smarrimento, nello sconforto e nella tristezza. Lui le ha provate tutte, come noi, come un qualsiasi uomo, come una qualsiasi madre: l’abbandono, l’incomprensione, la derisione, la nudità. Noi madri, scarnificate, derelitte, offese, abbruttite potremo tornare a vivere e a sorridere perché la vicinanza “dell’uomo dei dolori” ci aiuterà a rivedere tutta la nostra vita, a comprendere la sofferenza degli altri, a dare la giusta importanza alla relatività delle cose. In questa condizione potremo avvicinarci a Cattolica con maggiore serenità e, siatene certi, saremo ascoltati. L’atteggiamento di chi spera è autenticità che richiama un dono ineffabile divino: quello della “provvidenza” che diviene carisma, luce e conforto.

 

                                                                          

 

Un’eterna altalena fatta di ricordi

 

 

 

Una deformazione professionale mi porta sovente a parlare con gli esempi che, da giovane mamma ed insegnante, sapevo trovare con i miei bambini. Ricordo che quando morì tragicamente un papà di una mia piccola alunna, dovendo parlare della “morte” raccontai un aneddoto che mi fece avvicinare a loro, senza sconvolgere quelle piccole menti. Si trattava in verità di un articolo scritto da Luca Goldoni che rispondeva ad una madre che aveva perso il suo bambino: “Facciamo conto di trovarci in cima ad un monte e di vedere, giù nella valle, snodarsi una linea ferroviaria. Lontano a sinistra c’è un treno che avanza e che, poi si ferma improvvisamente perché una frana è caduta sui binari ed ha ostruito la linea. A destra, sempre lontano, c’è la gente che aspetta il treno. Noi che siamo in cima al monte, nell’attimo stesso che il treno si ferma davanti alla frana, sappiamo già quello che ignorano i viaggiatori della stazione di arrivo e che, sapranno solo tempo dopo. Perché tutto questo? Perché noi abbiamo la visione delle alte sfere, perchè guardiamo dall’alto e perché in alto siamo più vicini a Dio” . 

 

Oggi vorrei aggiungere che chi sta in alto non ha il limite della concezione spazio-tempo e del prima-dopo. Per quelli giù a valle la causa e l’effetto sono staccati nel tempo e solo più tardi i viaggiatori in attesa conosceranno la causa (la frana che ha fermato il treno) e risentiranno dell’effetto (il ritardo del treno). Ma noi dobbiamo imparare a guardare dall’alto e a considerare le cose nella dimensione dell’eternità.

 

Ricordo ancora, quando ero bambina, che mi fermavo a pensare a questa parola: eternità… e venivo colta dal panico. Nella mia piccola esperienza tutto era circoscritto ed io sapevo misurare le cose solo con il mio “..e poi? … e poi? … e poi?”  Oggi cerco di pensare all’eternità come coloro che, sulla cima del monte, guardano gli uomini nella vallata, che aspettano il treno e… mi metto nelle mani di Dio.

 

 

 

Edda CattaniEd è Cattolica 2013!
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Scoppi la Pace!

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SCOPPI LA PACE NEL MONDO INTERO!

 

 

Uniamoci tutti alla giornata di preghiera e digiuno al SIRIA DAY per la pace in Siria e nel mondo. “In questi giorni – ha confidato Papa Francesco – il mio cuore è profondamente ferito per quello che sta avvenendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano. Rivolgo un forte appello per la pace. Un appello che nasce dall’intimo di me stesso”.

 

“Mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato! Quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel martoriato Paese. Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi chimiche. Pensiamo quanti bambini non potranno vedere la luce. C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della Storia sulle nostre azioni a …cui non si può sfuggire!. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza! Con tutta la mia forza chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria coscienza, di non chiudersi nei propri interessi ma di guardare all’altro come ad un fratello e di intraprendere con coraggio e decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione”.

 

L'evento è per oggi, sabato 7 settembre in piazza san Pietro. Appuntamento alle 18.30, quando verrà letto il testo dell'Angelus di domenica scorsa con cui Bergoglio ha convocato il mondo intero a meditare sull'ipotesi di conflitto in Siria.  Intorno alle 20 la meditazione del Pontefice.

“Interprete del grido che sale da ogni parte della terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità con angoscia crescente: è il grido della pace“. “Vogliamo essere – ha affermato Bergoglio – uomini e donne di pace. Vogliamo che in questa nostra società dilaniata da divisioni e conflitti scoppi la pace.”!

 

Anche noi, siamo partecipi con l’offerta della nostra vita, della nostra sofferenza e con la preghiera comunitaria per la pace del mondo intero che avrà epilogo in piazza San Pietro. Inizierà alle 18.30, quando verrà letto il testo dell’Angelus. E subito dopo è prevista la recita del rosario, guidata al Papa. Dopo la lettura biblica si leggerà a commento il testo di una poesia di santa Teresina di Gesù Bambino, e alla fine si ripeterà l’invocazione “Regina della Pace, prega per noi”.  Dopo le parole di Papa Francesco, prenderà il via  l’adorazione eucaristica e infine alle 22.40 la benedizione del Papa.

 

Dio ci benedica tutti e ci risparmi da ulteriori atrocità sulla terra!

 

Edda CattaniScoppi la Pace!
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A..rivederci Cardinale!

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Un omaggio “dovuto” a questo “Vescovo di Ravenna” da cui mi recai con mio marito, dopo l’incidente di Andrea … Un uomo di “speranza” che ci ha abbracciato fraternamente e al nostro apprezzamento per il suo operato ci disse: “Non posso essere un abito per tutte le stagioni!” In verità sapeva farsi “abito” di soccorso e sostegno per tutte le forme di umanità sofferente! A..rivederci Cardinal Tonini!

 

 

 

Ricevo e pubblico:

 

Un Cardinale educato dai romagnoli.

 

E' morto il cardinale Ersilio Tonini.

Viveva a Ravenna dal dicembre 1975, prima come Arcivescovo, poi come “pensionato”, come Lui stesso amava definirsi; la sua cattedra, da Vescovo e da Cardinale, da sempre è stata l'Opera S.Teresa, dove ha vissuto insieme agli anziani, ai diversamente abili, ai bimbi in difficoltà.

In questi anni ha vissuto i momenti lieti e tristi della comunità romagnola, gli anni difficili nei quali si sono alternate  situazioni di tristezza, di difficoltà, di presunzione, di inquietudine e sempre ha saputo indicare a tutti, credenti, non credenti, diversamente credenti un tessuto comune di valori.

Il suo grido per una società più giusta, più avanzata, più umana per le vicende della Mecnavi, le sue provocazioni, le sue riflessioni sulla fecondazione assistita e sulle biotecnologie, le sue utopie, non sono state  un segno integralista, perché hanno saputo  unire  uomini di tutte le fedi.

Forse il merito più grande di questo Vescovo, giunto a Ravenna in condizioni particolari, è stato quello di farsi "educare" dai ravennati: prima ha cercato di capire, ha rischiato l'autorità del Vescovo, si è compromesso, anche  ospitando, contro il parere di tanti, nel Palazzo Arcivescovile i suoi ragazzi  "tossico", ha consegnato se stesso all'intera comunità, con coraggio e generosità.

Ha capito che per essere "guida del gregge", bisognava uscire dal recinto, essere un riferimento non solo per la comunità cristiana, raccolta attorno all'Eucarestia, ma per tutta la comunità, raccolta attorno alle istituzioni e nel confronto giornaliero con le difficoltà e le miserie dell'umanità.

Ha testimoniato una unità forte tra vita e valori, una armonia tra umano e soprannaturale,  uno sforzo per  continuare  a cercare, nelle storie e tradizioni diverse della nostra gente, ma anche della nuova gente di Romagna, gli immigrati, gli stranieri, i valori condivisibili,

Una Chiesa, la sua, che da una parte ha annunciato  il Vangelo, ma che dall'altra non ha mai rifiutato il confronto con le altre culture, con i temi del futuro, con le grandi sfide dell'economia mondiale, una Chiesa la sua che è stata dentro con entusiasmo nella città dell'uomo, ed a questa a dato tutto perché lì sono le sfide per far nascere la dignità, la libertà ed il rispetto per ogni uomo.

Ha salutato, con gioia, negli ultimi mesi della sua vita l'elezione di Papa Francesco, non era solo entusiasmo “giovanile”il suo, ma  era la capacità del vecchio cardinale di cogliere l'importanza delle nuove sfide della Chiesa di Roma.

 

Aldo Preda

Ex parlamentare

 

Ed ora con David Maria Turoldo:

 

Per favore, non rubatemi

la mia serenità.

 

E la gioia che nessun tempio

ti contiene,

o nessuna chiesa

t'incatena:

 

Cristo sparpagliato

per tutta la terra,

Dio vestito di umanità:

 

Cristo sei nell'ultimo di tutti

come nel più vero tabernacolo:

 

Cristo dei pubblicani,

delle osterie dei postriboli,

il tuo nome è colui

che-fiorisce-sotto-il-sole.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniA..rivederci Cardinale!
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