Avere nuovi occhi
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi e imparare a vedere con occhi diversi da quello che ciascuno vede e ciascuno è” (M.Proust)
E’ un aforisma che mi va a genio… poi Proust lo conosco … ma questa volta ha segnato il mio cammino in questi giorni di riflessione.
In cosa consiste per me “avere nuovi occhi”. Essere in cerca di una chiave…magari quella di Sol, trovarla e usarla per udire le note spesso inudibili, quelle di uno “spartito” che non viene sempre considerato.
La chiamerei , la chiave della comunicazione.
Perché in questa citazione mi ci ritrovo? Mi ritrovo proprio perché la mia comprensione mi porta ad avere “nuovi occhi”, nel mio viaggio di scoperta che può rappresentare il mio nuovo cammino. Sono certa che quando il “mio” mondo giunga ad essere cambiato, i miei occhi vedranno molto, molto diversamente da prima.
Mi piacerebbe infine, non ritrovarmi sola, ma che le più varie sinfonie nelle persone che ho incontrato in questo “mio” mondo, anche con ritmi diversi e strumenti sconosciuti o rari, formassero solo una vera polifonia…
Si può pensare che questo sia un sogno ?
Eh, eh, senz’altro…ma questo è per me “avere nuovi occhi!”
“Spesso il male di vivere ha incontrato il mio povero cuore nel tempo” scrive Proust, che, possiamo dire con Leopardi, abbia un comune male di vivere, la tristezza e il loro povero cuore malandato attraverso il tempo.
Il punto comune della prosa di Proust e della poesia di Leopardi non è solo nel povero cuore, nel male di vivere, ma in quella volontà di non scambiare l’essenziale col transitorio, non confondere, ciò che conta da ciò che non conta, da ciò che non è importante.
E ciò che non è importante, dobbiamo tenerlo in considerazione: non dobbiamo perderci, perdere il tempo dietro a ciò che non conta.
Ma che cos’è l’essenziale? Il sogno. E’ il sogno l’essenziale; sia in Proust che in Leopardi.
“Chi potrebbe”, infatti, “affermare tranquillamente di non esser che un tentativo nel vuoto, se non il sognatore di un tale sogno, tale sognatore particolare di un sogno specifico, che egli è il solo a poter raccontare in questi termini – e quel sogno è anche universale, è il sogno di tutti e di chiunque?”
Ci si conosce, allora, anche se si è lontani, anche se i corpi non si sono mai toccati e gli occhi mai incontrati, ci si conosce perché si sogna un sogno specifico che è anche universale; è il sogno di tutti che si sogna.
Ma che cos’è il sogno? Qual è, o meglio, che caratteristiche ha questo sogno specifico, individuale ma di tutti, universale?
Il problema del sogno è l’irrealizzabilità e, soprattutto, la solitudine: si sogna ma si è soli.
Quel sogno di cui si parlava prima è sì universale e di tutti, ma il sognatore, l’uomo, nel sognare è perfettamente solo. E solo rimane perché, il sogno non si realizza, non può concretizzarsi, mai.
“Il sogno è oblio del mondo” è la prima caratteristica, il fattore primo, la spinta e lo start alla solitudine.
C’è un aspetto tremendamente pericoloso nel sogno: il mondo viene temporaneamente ‘cancellato’, dimenticato. Ci si isola, allora, dal mondo, da quella che tutti considerano la realtà e si è soli con il proprio sogno, “il sogno disgrega il soggetto”, lo spartisce, e questo non può durare più d’un attimo.
Insomma, alla fine di un viaggio, di un sogno, di una lettura, di una riflessione bisogna tornare. Ritornare, quindi, a questa realtà, non per ricevere indifesi i suoi attacchi al nostro ‘povero cuore’, ma certi che ora, alla fine del viaggio, il viaggiatore, il sognatore è tornato forte del suo sogno e sa, magari, in qualche modo, tenere a debita distanza, non lasciarsi del tutto invischiare, infangare dalla realtà.
A questo punto il sognatore conosce, forse, qualcosa che prima non aveva assaporato (non poteva) in questa misera realtà: il gusto di vivere.
Attivare lo sviluppo di tutte le capacità insite nell’essere umano, sincronizzando la propria parte femminile con quella maschile e divenendo canale per l’energia cosmica. Permettere la conoscenza e l’utilizzo di tecniche di meditazione e di rilascio emozionale per poter guarire i condizionamenti nascosti nel subconscio. Ritrovare la missione della propria Anima, attribuendo ad essa il vero e profondo significato della propria vita.
Ho sentito proporre la “benattia” in sostituzione del termine “malattia” e a tal proposito riportare l’aneddoto “Dio esiste? Risponde Albert Einstein?”
DIO ESISTE?
Durante una lezione, un professore lanciò una sfida ai suoi alunni con la seguente domanda:
“Dio creò tutto quello che esiste? “ ”Un alunno rispose con coraggio:” Sì, Lui creò tutto… “
“Realmente Dio creò tutto quello che esiste?” domandò di nuovo il maestro.
Sì signore, rispose il giovane.
Il professore rispose: “Se Dio ha creato tutto quello che esiste, Dio ha fatto anche il male, visto che esiste il male! E se stabiliamo che le nostre azioni sono un riflesso di noi stessi, Dio è cattivo!”
Il giovane ammutolì di fronte alla risposta del maestro, inorgoglito per aver dimostrato, ancora un volta, che la fede era un mito.
Un altro studente alzò la mano e disse: “Posso farle una domanda, professore?”
“Logico, fu la risposta del professore.
Il giovane si alzò e chiese:” Professore, il freddo esiste?”
“Però che domanda è questa?… Logico che esiste, o per caso non hai mai sentito freddo?”
Il ragazzo rispose: “ In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della Fisica, quello che consideriamo freddo, in realtà è l’assenza di calore. Ogni corpo o oggetto lo si può studiare quando possiede o trasmette energia; il calore è quello che permette al corpo di trattenere o trasmettere energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale di calore; tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire, però il freddo non esiste. Abbiamo creato questa definizione per descrivere come ci sentiamo quando non abbiamo calore ”.
“E,… esiste l’oscurità?”, continuò lo studente. Il professore rispose: “Esiste”.
Il ragazzo rispose: “Neppure l’oscurità esiste. L’oscurità, in realtà, è l’assenza di luce. La luce la possiamo studiare, l’oscurità, no! Attraverso il prisma di Nichols, si può scomporre la luce bianca nei suoi vari colori, con le sue differenti lunghezze d’onda. L’oscurità, no!… Come si può conoscere il grado di oscurità in un determinato spazio? In base alla quantità di luce presente in quello spazio. L’oscurità è una definizione usata dall’uomo per descrivere il grado di buio quando non c’è luce”. Per concludere, il giovane chiese al professore: “Signore, il male esiste?”
E il professore rispose: “Come ho affermato all’inizio, vediamo stupri, crimini, violenza in tutto il mondo. Quelle cose sono del male”
Lo studente rispose: “ Il male non esiste, Professore, o per lo meno non esiste da se stesso. Il male è semplicemente l’assenza di bene… Conformemente ai casi anteriori, il male è una definizione che l’uomo ha inventato per descrivere l’assenza di Dio. Dio non creò il male…
Il male è il risultato dell’assenza di Dio nel cuore degli esseri umani. Lo stesso succede con il freddo, quando non c’è calore, o con l’oscurità, quando non c’è luce“.
Il giovane fu applaudito da tutti in piedi, e il maestro, scuotendo la testa, rimase in silenzio.
Il rettore dell’Università, che era presente, si diresse verso il giovane studente e gli domandò: “Qual è il tuo nome?” La risposta fu: “Mi chiamo Albert Einstein”.
Dio è una realtà “non tangibile” ma abita nel nostro cuore impariamo ad ascoltarlo…
E’ questa la proposta di una nuova filosofia del vivere quotidiano, inglobando emozioni, sensazioni, percezioni, gesti, pensieri, azioni, abitudini, convinzioni spesso inconsce, che, vissute nella piena consapevolezza della Vita, portano ad una dimensione nuova dell’esistenza e ad un contatto con il divino che è in noi.
Lo scopo della vita è tornare all’Amore, in ogni momento e per realizzarlo ciascuno deve comprendere di essere responsabile della propria vita per quello che è. Noi siamo creatori del IO SONO, perfetto, come tutti e tutto, ma spesso siamo vittime di ciò che perfetto non è, cioè il ricordo come giudizio, rabbia, sensi di colpa. Abbiamo bisogno di perdono e come dice F.Oliviero dobbiamo chiederlo a Dio. Certamente il Padre d’amore non ha bisogno della nostra richiesta di perdono, ma se la richiesta ci porta ad una “pulizia” interiore riusciamo a vivere l’amore allo stato puro.
Ecco arrivati all’assioma: TUTTO E’ AMORE ma sta a noi ripulire i programmi della nostra esistenza per vivere in pienezza il dono della vita che ci è stato dato. Ognuno deve suonare il proprio strumento nella sinfonia della vita ed è allora che il mondo funziona e noi siamo in grado di emanare quella luce di cui c’è tanto bisogno.
Tutto quanto ho elaborato vorrà dire per me “avere nuovi occhi”? Lo spero … Non per nulla la consapevolezza del divino che è in noi faceva dire a Madre Teresa di Calcutta: “Non sono altro che una piccola matita nelle mani di Dio”:
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