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A  Natale puoi …..

Come ogni anno a questo blog sono giunti i vostri affettuosi auguri sempre tanto graditi e con essi alcune pagine che desidero condividere.

Buon Natale e Buon Anno allora Cari Amici a Voi tutti e ai Vostri Cari per un sereno 2020 !!!  

 

NATALE 2020: CELEBRO L’AMORE PER LA VITA

 

Natale dal verbo nascere: anch’io ho avuto una mamma, sono stato bambino.

La vita è un nascere continuo.

Ogni giorno nasce dalla notte, ogni respiro che viene nasce dal respiro che va, celebro la gratuità di ogni giorno e di ogni respiro.

 

Dal seno dell’aurora come rugiada sono stato generato.

Mi abbevero al ruscello della vita, alzo il capo

Cammino verso il futuro che Dio mi prepara

(Salmo 109)

 

Dal non esistere sono arrivato ad esistere, abito la vita,

sono arrivato vivo fino a questo punto!

Il respiro di questo istante si collega al primo respiro,

quando sono uscito dal grembo della mamma.

La vita è una processione continua di respiri, 24000 ogni giorno.

Che cosa respira in ciò che respira? Di che cosa è fatto il respiro?

Considera la leggera esplosione di fiato tra le labbra socchiuse.

La parola “re-spiro” imita il suono sottile dell’aria che esce dalle labbra.

 

Incessantemente il fiato colma e vuota il flauto:

è il mio corpo che respira.

Tu o Dio vi zufoli dentro

melodie sempre nuove,

e continui a versare il dono della vita

nelle mie piccole mani.

(Tagore)

 

È Natale quando il tuo sguardo vede in modo nuovo

lo straordinario nell’ordinario.

È natale quando diventi consapevole della luce con cui vedi, del fiato che

respiri, della linfa che abbevera le tue membra, del suolo che ti sostiene,

dello spazio che ti avvolge.

 

Il Natale di Gesù sveglia la consapevolezza di ospitare in te la luce interiore,

la dignità della coscienza.

Il Verbo (Pensiero eterno di Dio)

è luce di ogni uomo che vive in questo mondo (Gv. 1,9)

è in te che il Verbo deve nascere!

 

www.scuoladelvillaggio.it

 

 

Il paradosso del nostro tempo nella storia è che
abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse,
autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.

Spendiamo di più, ma abbiamo meno,
comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole,
più comodità, ma meno tempo.

Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso,
più conoscenza, ma meno giudizio,
più esperti, e ancor più problemi,
più medicine, ma meno benessere.

Beviamo troppo, fumiamo troppo,
spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco,
guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo,
facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi,
vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà,
ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco
e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere,
ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna,
ma non riusciamo ad attraversare la strada
per incontrare un nuovo vicino di casa.

Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.

Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito
l’aria, ma inquinato l’anima. Abbiamo dominato l’atomo, ma non i
pregiudizi.

Scriviamo di più, ma impariamo meno.
Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per
produrre
più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.

Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta,
grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere
relazioni.

Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi,
case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e
getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei
corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto,
dal rallegrarti al calmarti, all’ucciderti.

E’ un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina
e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa
lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste
considerazioni con altri, o di cancellarle.

Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perchè
non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno
che ti guarda dal basso in soggezione,
perché quella piccola persona presto crescerà
e lascerà il tuo fianco.

Ricordati di dare un caloroso abbraccio
alla persona che ti sta a fianco,
perchè è l’unico tesoro che puoi dare con il cuore
e non costa nulla.
Ricordati di dire “vi amo” ai tuoi cari, ma soprattutto
pensalo.

Un bacio e un abbraccio possono curare ferite
che vengono dal profondo dell’anima.

Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti,
perché un giorno quella persona non sarà più lì.

Dedica tempo all’amore, dedica tempo alla conversazione, e
dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.

E RICORDA SEMPRE:
la vita non si misura da quanti respiri facciamo,
ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

 

Dalai Lama

In lui era la vita,
e la vita era la luce degli uomini.
E la luce risplende tra le tenebre
E le tenebre non l’hanno mai spenta
.” (Giovanni I, 3-4)

Cara amica, caro amico,

se non riesci a vedere la luce, guarda la tenebra con coraggio e a un certo istante la luce emergerà dalla tenebra stessa. Se non riesci a far risuonare in te la vibrazione del Verbo, taci e dal silenzio nascerà il Suono.

Non hai bisogno di cercare con affanno Luce e Parola, entrambe sono già dentro di te. Lasciale nascere – o rinascere – e manifestarsi oggi, perché “A quanti lo accolsero, a quelli che credono nel suo nome, diede il potere di diventare figli di Dio.”

Dice Tagore: “Accenditi come lampada; nel tuo cammino dovrai essere luce.”

A te l’augurio di un 2018 di Luce!

 


 

DANZA LENTA

Hai mai guardato i bambini in un girotondo ?

O ascoltato il rumore della pioggia

quando cade a terra?

O seguito mai lo svolazzare

irregolare di una farfalla ?

O osservato il sole allo

svanire della notte?

Faresti meglio a rallentare.

Non danzare così veloce.

Il tempo è breve.

La musica non durerà.

Percorri ogni giorno in volo ?

Quando dici “Come stai?”

ascolti la risposta?

Quando la giornata è finita

ti stendi sul tuo letto

con centinaia di questioni successive

che ti passano per la testa ?

Faresti meglio a rallentare.

Non danzare così veloce

Il tempo è breve.

La musica non durerà.

Hai mai detto a tuo figlio,

“lo faremo domani?”

senza notare nella fretta,

il suo dispiacere ?

Mai perso il contatto,

con una buona amicizia

che poi finita perché

tu non avevi mai avuto tempo

di chiamare e dire “Ciao” ?

Faresti meglio a rallentare.

Non danzare così veloce

Il tempo è breve.

La musica non durerà.

Quando corri cosi veloce

per giungere da qualche parte

ti perdi la metà del piacere di andarci.

Quando ti preoccupi e corri tutto

il giorno, come un regalo mai aperto . . .

gettato via.

La vita non è una corsa.

Prendila piano.

Ascolta la musica.

Prof. Alessandro Cicognani

(poesia scritta da una bambina malata terminale)

Edda CattaniGli Auguri più belli!
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In grembo all’Immacolata

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8 dicembre – L’IMMACOLATA – Giorno speciale per me!

 

E’ passato tempo da quando ho postato questa pagina.

Oggi più che mai che Mentore ha raggiunto la Gerusalemme Celeste,

questa data rappresenta una tappa importante della mia vita.

Una cara amica ha voluto essermi vicina così:

 

 Un pensierino nel ricordo bello del tuo Mentore:

 

Ti amai…

Ti amai – anche se forse

…ancora non è spento

del tutto l’amore.

Ma se per te non è più tormento

voglio che nulla ti addolori.

Senza speranza, geloso,

ti ho amata nel silenzio e soffrivo,

teneramente ti ho amata

come – Dio voglia – un altro possa amarti.

(Aleksandr Puskin )

 

E ancora mi giunge “…prima di leggere la poesia che ti è pervenuta da un’amica, ti stavo per spedire questo “messaggio” sbocciato nel pomeriggio … non posso non leggere una consolante coincidenza nell’arrivo dei tuoi cari a te, in questa data così particolare…Ed è questo “mistero” che mi ha dato via libera a spedirtelo…” (Peter Versac)

 

Quanto e quale Amore, madre, mi viene da ogni dove!

Prendo i tuoi pensieri con le mie mani

e con gli occhi li conduco tra tempeste e smarrimento,

fino al porto del nostro abbraccio.

Tu non sei mai sola, ed io

continuo in questo andare che mi svela in pienezza

alla Vita che mi hai donato.

Tutto è bene mammina.

Ritrovo papà, ancor più attento di prima.

Ed è pace pensarti perché da te viene a noi la tua pace.

Sereno è il nostro stare, dove ogni confine non ha più cittadinanza.

E il limite fa solo parte del nostro sentire che vorrebbe abbracciare,

ora, l’Alfa e l’Omega.

Sentito, hai potuto perché tu diverso.

Il vostro Amore è qui, si chiama Andrea.

 

8 dicembre – Immacolata Concezione

 

 

 

 In grembo all’’Immacolata

Immagine di una santità di vita

 

 

 

Sono appena tornata dalla Messa ed è ancora l’Immacolata a segnare la mia vita. Ho pensato di riproporre questa pagina per testimoniare quanto sia stata importante questa ricorrenza per me, per la mia famiglia e per Andrea … tanto da posarne la statua vicino al suo ritratto nella cappella dove sono poste le sue spoglie terrene.

 

  

 

Era il 1961 ed io vivevo una delle più belle esperienze della mia vita: giovinetta con grandi ansie spirituali, mi beavo di quel conforto del cuore che mi faceva sentire completamente abbandonata nelle mani di Gesù e di Maria. Abitavo in un luogo capace di rispondere alle mie attese giacché si trattava di un convento dove venivano accolte, per una seria riflessione, giovani desiderose di incontrarsi con Dio. La sera, dopo le intense giornate lavorative, ci si recava, in assoluto silenzio, in fila, con il cero in mano ed un velo bianco in testa, lungo l’immenso corridoio, fino a raggiungere una grande statua della Madonna, illuminata da una corona di stelle e circondata, come in un giardino, da tante piante e fiori di ogni genere. Fra quei fiori deponevo il mio cuore in adorante visione di una realtà “altra” piena di amore, di dolci profumi, di musica, di bontà e di speranza. Un canto che veniva intonato e che mi affascinava era un inno noto alla liturgia, derivante da un Salmo: “Misericordias Domini in aeternum cantabo (canterò in eterno le Misericordie del Signore). Si terminava con il canto alla Madonna:

Immacolata, vergine bella

Di nostra vita, tu sei la stella;

tra le tempeste tu guidi il cuore

di chi  t’invoca, Madre d’amore…

    

 In quell’atmosfera surreale formulai le mie prime promesse, mai dimenticate ed un patto per la mia vita futura assunse la modalità dell’impegno che cercai di trasmettere sempre ai miei figli, quando diventai giovane madre. L’amore per la Vergine Immacolata assunse una dimensione magnifica ai miei occhi   “la purezza, la bellezza, il silenzio, la sacralità di una fanciulla…”

L’8 dicembre significò una data importante quando incontrai colui che, divenne mio marito, tanto che la ricordammo ogni anno come anniversario con Maria.

L’entusiasmo per la vita, vissuta come un dono fu poi veramente lo spirito con cui tutta l’esistenza del mio Andrea si dipanò: amore per i suoi simili, per la giustizia, per la bellezza in genere, per la musica, per le persone in difficoltà e per la preghiera. Era giovane soldato che mi diceva “Mamma non ti preoccupare, le dico ogni sera le mie preghierine” e quando venne a mancare, nel suo portafogli trovammo l’immaginetta consunta per l’uso, con la scritta “Signore Dio degli eserciti, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre famiglie per servire l’Italia!”.

Un’immagine gualcita dell’Immacolata lo accompagnò nel suo passaggio… quando l’8 dicembre lo seguimmo nell’ultimo viaggio terreno.

 

 

 

La mia vita, dunque, è stata dedita all’ascolto, al lavoro, alla speranza in un Dio di Misericordia e all’amore per la Vergine Santissima, anche dopo l’evento che ha colpito la nostra famiglia. Poi l’incontro con il Movimento della Speranza e il desiderio di veder sorgere tante associazioni, compresa la nostra A.C.S.S.S. in grado di accogliere tanti disperati ed aiutarli a riconoscere nei disegni imperscrutabili del Signore un cammino da percorrere, non dimenticando che la vita è gioia, è un inno a quel Dio d’Amore e un abbandono alle braccia della Madre di tutte le Madri.

 

Questo lo spirito con il quale siamo nati… Nel grembo di Maria ci lasciamo andare con fiducia e a lei affidiamo i nostri Figli… Quale Madre più dolce, più tenera, ideale per conservarli e impegnarli fino al giorno in cui tutti saremo riuniti nel grande giardino della Gerusalemme Celeste!

 

  

 

 

 

  Un po’ di storia…

Il pronunciamento ufficiale sul dogma dell’Immacolata concezione arrivò l’8 dicembre 1854, con la costituzione apostolica «Ineffabilis Deus» di Pio IX, ma la festa era entrata nella Chiesa da tempo (nel 1661 Alessandro VII aveva inserito la festa nel calendario). Il legame tra i Pontefici e l’Immacolata nel tempo è andato via via rinforzandosi, anche grazie al tradizionale gesto di omaggio che ogni anno l’8 dicembre vede il Papa ai piedi della statua della Vergine in piazza di Spagna a Roma. L’effigie fu inaugurata e benedetta l’8 dicembre 1857 dallo stesso Pio IX; Pio XII avviò la tradizione di inviare dei fiori alla statua e Giovanni XXIII, invece, introdusse la consuetudine di recarsi di persona in piazza di Spagna. Il gesto verrà ripetuto oggi da Benedetto XVI alle 16.
Quella odierna, infine, è una festa particolare anche per Lourdes: l’11 febbraio 1858, infatti, alla sua prima apparizione la Vergine si presentò come l’«Immacolata Concezione», dando così particolare vigore alla diffusione del dogma proclamato quattro anni prima e della relativa festa.
 Matteo Liut

Edda CattaniIn grembo all’Immacolata
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La storia e la memoria

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La storia e la memoria

30 Novembre – 5 Dicembre 

 

Il tempo è un dono che la vita ci fa. Lo è anche quando sembra non esserlo, quando stanchi affrontiamo il domani. Ed ogni anno che passa, ogni compleanno, è una tappa importante, un traguardo, una sorte di resa dei conti. Più gli anni passano e più i conti sballano e ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo.

 

Novembre: Appena dopo l’onomastico con S.Andrea, ed è l’anniversario del passaggio… 5 dicembre. Voglio, ancora una volta ricordarlo con le parole del suo Papà che ormai l’ha raggiunto nella Gerusalemme Celeste.

 

 “Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme

diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle.”

(PENSIERI DI PADRE PIO)

 

 

Questa Relazione è stata esposta da Mentore al Convegno del CONVIVIO a Roma prima dell’aggravarsi della sua malattia. E’ un devoto omaggio a mio marito e ad Andrea:

  Ringrazio la Presidenza che ci dà la possibilità di significare a voi, per quanto mi sarà possibile, la testimonianza e convinzione di una esperienza che riempie la nostra giornata dall’ evento che divise il corso della nostra vita, come quella di nostro figlio.

Vi parlo al plurale, ma non è un plurale “maiestatis”; questo è motivato dal fatto che la realtà degli avvenimenti ben circostanziati e riscontrabili capitano simultaneamente a me e a mia mo­glie  sia pure differenziati dallo stesso comportamento che,  quand’era presente fisicamente nostro figlio aveva con noi.

Sono il papà di Andrea – Andrea Cattani – e la mamma è qui in sala – Andrea ha nome nostro figlio, Andrea come tanti altri giovani figli per i quali sembra essere stato tessu­to con il nome, un comune disegno.

Il nostro si presenta e si fa chiamare il  “tenente…” e come non comprendere il suo giusto orgoglio per il merito conquistato, frutto di impegno, di abnegazione, di fatica che gli ha consentito di vestire onorevolmente l’uniforme militare del­l’esercito italiano e di essere nominato Capo Servizi del Presi­dio della regione Nord-Est. In onore di quella che tuttora defi­nisce, con una nota di velata tenerezza , dall’ altra dimensione, “Patria  mia” quasi a ricordo dell’ abnegazione , della generosità e del coraggio esercitati per raggiungere qui in terra il suo ideale.

Andrea se n’è andato una sera limpida del dicembre ‘91 , all’ uscita dalla caserma, da trasportato  schian­tandosi contro un platano nel centro della città.

Tralasciando, per brevità, numerose mie proprie considerazioni dei primi momenti di smarrimento, si accese in noi più viva la fede racchiusa nella verità del dogma della Comunione dei Santi che ci suggerì la prima preghiera:

Sei passato dalla nostra casa Signore

 e hai raccolto il fiore a Te gradito

Signore ti ringraziamo

di AVER LASCIATO PER VENTIDUE ANNI

il nostro Andrea alle nostre cure

e al nostro sguardo.

Aumenta in noi la fede nella sua

presenza e nella Tua volontà. A lui la tua Luce.

Premetto  che la  fede, la fiducia, la speranza e la volontà che fra noi e nostro figlio continuasse il dialogo così come era avvenuto nei ventidue anni trascorsi insieme, è stata la prima ancora cui ci siamo aggrappati fin dal primo momento con la voluta certezza che ciò avvenisse come dono di Dio per quella poca fede che avevamo sempre coltivato,  credendo nella promessa di Dio e nella Verità della Sua Rivelazione.

 

 

 

Ebbene, Andrea  dopo pochi giorni dalla sua partenza ci inviava segni di luce tali da non coltivare alcun dubbio sulla sua presenza:

l‘allarme della sua macchina ferma in garage,disinserito, che si accendeva; era una tromba che suonava davanti alla finestra della sua camera per salutare gli amici venuti a trovar­ci, era il sovrapporsi della sua immagine sullo schermo televisivo che si è più volte ripetuta,inviando a suo padre un messaggio:

“Vuoi capire che sarò tuo amico per sempre”!.

l’accendersi improvvi­so del suo stereo  e del televisore,su un programma mai guardato… ed altri che  conserviamo gelosamente nel nostro animo. Dopo questi segni – materiali – è continuato il colloquio diretto dove Andrea si manifesta  con tutte le sue peculiari doti di carattere, il suo modo di fare, di esprimersi, le particolari attenzioni per le persone a lui care.

 

Fu a Baveno nel ’92 che si presentò come “tenente” a Laura Paradiso chiedendo della sua mamma.

Eravamo andati, esortati da nostra figlia Alessandra,col nostro peso di dolore  e inconsapevoli di tutto: non ci eravamo mai interessati, per dirlo in parole correnti, del paranormale e delle sue manifestazioni, d’altra parte  “ignoti nulla cupìdo”!

 

Ritornati a casa,come lui ci aveva comandato “andate a casa alla fonte berrete” lasciandoci con tanto di “saluto” (così diceva rientrando in casa,ogni sera, dal lavoro in caserma) mentre la mamma riceveva con la scrittura automatica i primi messaggi di conforto e di certezza che colui che faceva muovere la penna appoggiata alla mano sinistra era Andrea:

 

“sono vivo, vivo, vivo

Andrea ,angelo di luce”

 

e altri messaggi di riconoscimento della sua presenza  reale e circostanziata da riferimenti vissuti dalla sua persona il  papà ricevette, su nastro magnetico, la prima …rivelazione:

 

“il tuo bambino SONO”

 

E’ indescrivibile la forza di questo sono – il “sum” latino ch’è significato di esistenza(esistenza); ricordiamo le parole di Colui che disse “Ego sum qui sum: Io sono colui che E'”! Si presentò con la sua carta d’identità: già ventiduenne, ogni qual volta gli si prospettavano le nostre difficoltà alle sue richieste, mi convin­ceva col dirmi: “non fai questo per il tuo bambino?”

Dopo questo, i messaggi sono tanti che per raccoglierli non basterebbe un volume di mille pagine.

Sono lì incisi in nastri magnetici, più o meno, ma tutti intelligi­bili, a testimoniare una realtà che trascende l’ansia della nostra volontà di conoscere, di comprendere il mistero di luce e di gioia che lo avvolge e che tenta di trasmettere a noi.

Alla mia domanda esplicita di quanto felice, la risposta è categorica  e immediata: “TANTO EELICE”.

E poi si ripetono con insistenza  i messaggi della sua presenza “Sono con voi…più di prima… più vicino di prima!”

Poi seguono i messaggi d’invito:


Alla fortezza: Papà coraggiofatti coraggio!

                          se tu sapessi con chi sono….non piangeresti!

 

 Alla sopravvivenza: E insistente il ripetere   “Vivo… sono vivo...

                ..io parlo con quelli che mi credono vivo

                     

                         Vedo la luce, anche quando c’è buio!

 

La sera del suo primo anniversario,mentre si commentavano in casa le parole del Sacerdote alla messa del mattino, celebrata nel Duomo dei Militari in Padova, sono state registrate chiaramente queste parole: “Si dice di Andrea che è tornato sulla terra… stamattina”.

Mi assillava il pensiero che il nostro Andrea,a causa della sua improv­visa  dipartita non avesse avuto tempo e modo di chiedere a Dio perdono se in qualcosa avesse a Lui dispiaciuto e feci una particolare richiesta a Cristo.

Ero in chiesa alla SS.Messa domenicale. Al momento della Comunione mi alzai dal banco e accesi il registratore che uscendo di casa mi ero posto nella tasca interna della giacca. Tornato a casa ascoltai la registrazione: sovrapposte alle parole del parroco si ascoltano queste:

 

” Mi sono comunicato con te.”

E ancora: “Vi guardo attentamente negli occhi quando pregate!

          “Nella patria ove verrai io sono RE” dice un’entità. (imparai dopo che loro si dicono “Re”)

                        “Perdonare , Signor Cattani, perdonare  (per ) fare la Comunione e rispondono alla domanda che da sempre è sulle nostre labbra : Dove sei Andrea? “Andrea è benedetto”



e di lasciare alle sofisticate ipotesi degli studiosi il problema della “grande reincarnazione“, come alle sottigliezze dei filosofi la “piccolareincarnazione riservata ai residui psichici.


Nostro figlio Andrea ormai è “là“.


Mi sia lecito usare due termini latini: L ‘ accidens di nostro figlio è qua, in una tomba, ancora alle nostre cure e affetto umano, ma la  “substantia” l'”essere”, la “persona” è là con tutte le sue prerogative proprie  della persona nel suo totale significato filosofico-scientifico. E là operante un’ulteriore opera di perfe­zione,in cammino costante verso la beatifica visione di Dio.



          “Andrea vola come aquila”…


sempre nel primo nastro rovesciato dove troviamo conferma inconte­stabile di una misteriosa telefonata ricevuta da chi vi parla alla presenza di altre persone il 6 Genn.’93; telefonata durata circa una decina di minuti, quasi tutti passati a contestare che non riuscivo a riconoscere la persona che al miopronto” afferma di essere “la Jolanda”… (mia sorella deceduta nel 1932 a 12 anni!


II 27 Genn. 93 ,facciamo la prima esperienza del nastro rovesciato e l’entità Arno si premura di confermarmi: La Jolanda ti consola per telefono,la Jolanda prepara un secondo colloquio” …”buona giornata“…(secondo colloquio?)


Fatti tutti gli accertamenti e riscontri possibili non ci resta che convincerci della veridicità di questa transcomunicazione da parte di mia sorella giunta a noi come conferma (senz’altro voluta da nostro figlio ) della Sopravvivenza e dei messaggi:si istae et isti….cur  non ego?”

In attento esame di tutta la messaggistica proveniente da nostro figlio avvertiamo  una costante evoluzione di contenuti nei suoi colloqui con noi.


E’ vero molti messaggipur in sé chiari e bene intelleggibili, rivelano una esistenza di vita  incomprensibile da parte nostra, ma di una realtà  che non si configura in pure creazioni mentali,mentre rispondono a concetti concreti quali si riscontrano nel complesso di tutta la rivelazione divina.


    Quante volte riflettiamo  sul significato di alcuni di questi messaggi ricevuti sia dal papà che dalla mamma e poi dobbiamo convincerci di quello che ci consiglia un’Entità nel quarto nastro rovesciato:….”la strada è in salita: forza alla fede!”

 

 

 

 

 

 

 

 

Abbiamo cercato sfogliando avanti e indietro- la lette­ratura scientifica per trovare il perché, il come ci fosse data questa comunicazione trascendentale. Ma non abbiamo trovato nella scienza e nelle sue meravigliose conquiste, che ipotesi, probabilità, quando non addirittura fantasiose creazioni della ragione umana pur di non ammettere l’ambito del mistero che l’Economia Divina ha posto non a pezza giustificativa di questa nostra intelligenza, ma quale faro luminoso a guida di un retto cammino r a z i o n a le VERSO LA LUCE INFINITA.


        Togliamo alla ragione l’ambito del mistero e troveremo le più stravaganti deviazioni.

E’ la fede nel mistero cosmico che ci assicura giungano a noi messaggi di nostro figlio Andrea non la credenza nel contenitore cosmico o nei residui psichici vaganti nell’universo; ancora nessuna intelligenza umana sa dirci il tutto della sua grandezza, della sua profondità e della sua entità.


Stavamo dibattendoci in questi interrogativi quando il nostro Andrea ci disse:

“Al di sopra della legge degli uomini vi ho convinto”


E il fatto che questa comunione o comunicazione fra le due dimensioni (per usare termini correnti) terrestre e celeste la si riscontri da sempre e presso tutte le genti di ogni epoca, di ogni popolo e di ogni cultura ci conferma la sua origine trascendentale poiché in tutti troviamo il filone della Rivelazione col suo principio essenziale alla salvezza: Quod Deus est et remunerator sit: Che Dio esiste ed è rimuneratore”.


Vedo tutto quello che fai …Tira fuori il pane!


Via radio:  Ti mando un bacio, sei contento?

Verso la mamma è di  una tenerezza infinita: Mamma, mammina mia… riposati… non ti affaticare! Sono qui con te!


Il tempo  non è che lenisca,anche se accettato con fiducia nella Divina Provvidenza,il dolore dovuto alla sua mancanza fisica fra noi, lo portiamo con noi, ci segue come la nostra ombra. Nel terzo nastro rovesciato l’entità comunicante ce lo assicura amare cordis” che noi interpretiamo : “con l’amarezza del cuore” camminerete verso la patria celeste.


Ammiriamo quei genitori che, come abbiamo avuto modo di sentire in questi convegni, hanno raggiunto la gioia interiore; noi questo stato di grazia non l’abbiamo ancora conquistato e pensiamo, come penso, che in me il dolore cesserà il giorno in cui rivedrò il mio Andrea venirmi incontro e dirmi “papà vieni con me!” 

                                       

                                                    Mentore Cattani

Grazie

 

 

 

 

Edda CattaniLa storia e la memoria
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30 novembre : Sant’Andrea

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30 novembre : Sant’Andrea

L’avevamo chiamato “Andrea”…

L’avevamo chiamato Andrea perché questo avevano voluto le sorelle. Non c’era stato alcun dubbio, fin dall’inizio dell’attesa. A quel tempo non c’era l’ecografia che dava notizia del sesso del nascituro, ma c’era una certezza: sarebbe stato Andrea in ogni caso. Ricordo con tanta commozione quello che fu uno dei più bei momenti della mia vita, quando l’ostetrica lo sollevò tenendo per i piedini quel bambolotto urlante e disse: “E’ un bel maschione!” L’avevo desiderato fin dall’inizio un figlio maschio che supportasse la nostra famiglia in crescita e che potesse sostituire un giorno anche suo padre nella guida della famiglia. C’era chi mi diceva: “…quelli che si chiamano “Andrea” sono tutti bambini tremendi…” In verità Andrea era dolcissimo, ma chi l’avrebbe mai tenuto fermo? Ricordo quando con una mano mangiava il panino sfogliando il Topolino, mentre aveva il quaderno dei compiti e seguiva la televisione e ascoltava musica dallo stereo… Ci chiedevamo come facesse… eppure riusciva a fare tutto… Per lui non esistevano barriere, traguardi, sponde invalicabili… raggiungere l’obiettivo che si era prefisso era una meta obbligatoria. Quando chiedeva qualcosa (mai nulla di costoso o non lecito) ti tormentava finchè non l’avevi accontentato….Non ricordo, nemmeno da neonato di averlo mai sentito piangere… Non conosceva farmaci, era allergico agli antibiotici, non aveva un difetto fisico, non un foruncolo… gli era stata risparmiata anche l’eruzione cutanea della barba, propria degli adolescenti… Vestiva semplicemente: jeans, maglietta bianca e scarpe da tennis. Non chiedeva nulla di particolare e guardava con indulgenza le sorelle quando si provavano i vestiti. Quella macchina potente l’aveva presa usata, a rate che ogni mese versava puntualmente a suo padre e a me (eravamo noi i creditori) eppure non è mancato su quel bolide… ma da trasportato sulla macchina di un collega.

Quel 30 novembre del 1991 avevo deciso di fargli un regalo fuori dell’ordinario. Ormai aveva compiuto 22 anni, era ufficiale dell’esercito, iscritto a giurisprudenza, caposcuola guida della “Scuola Trasporti e Materiali” alla Caserma di Prato della Valle… non poteva più andare in giro con i giubbini logori quando cambiava l’uniforme… Uscii presto da scuola quella mattina e mi recai a Vicenza in un negozio di alta moda e comprai quello che doveva essere il suo primo soprabito. Era blue, un Berbery che con le sue larghe spalle e la sue altezza di m.1.92 l’avrebbero valorizzato ancor più… Mi batteva il cuore al pensiero che l’avrei visto finalmente con un abito “elegante”. Tornai a casa e lo distesi sul letto, mentre aspettavo la sua uscita dalla caserma e il suo ritorno a casa… ma quella sera tardava… ma perché tardava tanto!?! Arrivò oltre l’orario previsto… da qualche giorno non rispettava i tempi ed aveva uno sguardo velato, quasi perso nel vuoto… Mi abbracciò commosso quando vide la “sorpresa” quasi intenerito…”Vedi, così a capodanno potrai andare al ballo degli ufficiali ben vestito! Cerca una bella ragazza che ti accompagni!”  “Non so neanche se ci sarò a capodanno…! Non so cosa sia mamma, ma quando ci penso non mi sembra di dovere fare programmi!” ”Possibile? Ma non preoccuparmi con questi pensieri, hai tutta la vita davanti! Piuttosto mettilo stasera per uscire con i tuoi amici… è la tua festa!”  Non rispose… Fece la doccia e dopo poco lo sentii allontanarsi come aveva programmato per una “pizzata” con gli amici. Il mattino dopo mi disse: “Sai mamma… non potevo mettere quel cappotto ieri sera; tu non sai come veste Roby… ha uno spolverino leggero e scolorito… non ha soldi per comprarsene un altro…!” Avevo capito… al solito se avesse potuto avrebbe regalato all’amico il suo soprabito… Così era fatto Andrea e dovevo rassegnarmi all’idea che non l’avrei distolto dalla sua estrema generosità. Misi nell’armadio il capo e pensai che ormai erano prossime le feste e avrebbe avuto altre occasioni per indossarlo. Ma cinque giorni più avanti, non fece ritorno a casa dopo l’uscita in cui volle accontentare un amico giunto da Milano che gli mostrò la sua nuova auto… Tre ragazzi drogati, poveri ragazzi come tanti che viaggiano per le strade, li rincorsero e la macchina sbandando, centrò una grande quercia… Solo Andrea prese il colpo in testa… lui, vestito come sempre… se ne andò senza aver rinnovato il suo primo cappotto importante, senza che io abbia mai potuto vederlo vestito da “uomo”. Ragazzo sempre, il mio Ragazzo di Luce… con la sua maglietta bianca e i suoi jeans che portava a coprire tanta scultorea bellezza… ! “Come sei adesso Figlio mio… eri tanto bello!!!” gli dissi in una registrazione…”Di più, di più di prima… tanto! “ …fu la risposta!

rosa

I vostri figli
I vostri figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.
Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran)

Edda Cattani30 novembre : Sant’Andrea
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Silenzio e solitudine

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SILENZIO E SOLITUDINE

 

 

 

Sia il silenzio che la solitudine possono portare sollievo o depressione, a seconda dei casi, possono essere ricercati e volontari, o essere subiti contro voglia. Possono essere entrambi, soli o abbinati, fonte di soave poesia o di tetra tragedia.

Il Silenzio della pietas quacchera è ricercato per vincere la solitudine in tutte le sue forme negative, soprattutto quella che fa sentire l’uomo abbandonato da Dio nel deserto della vita, anche quando è in numerosa e rumorosa compagnia, anche se frequenta allegri compari o religiosissime comunità religiose.

Dopo aver corso invano da una filosofia all’altra, da una confessione religiosa ad un’altra, è possibile che il ricercatore resti a mani vuote e non trovi il conforto di una mano amica che gli faccia sentire la presenza di Dio Padre.

È grande ventura trovare presto che non è così, che Dio è sempre vicino, che ci ama, che ci corregge, che ci ammaestra e conforta.

 

 

 

 

 

Ma troppi non sanno che è vano cercarlo per le vie del mondo, nei monumenti eretti dalla mano dell’uomo, salendo scale al paradiso inventate di sanapianta da fantasiosi Maestri di religione. Troppi ignorano che Dio tanto più parla quanto meno gli uomini parlano.

È quindi un dono di Dio scoprire la via del Silenzio, che permette in ogni momento, dovunque e in qualsiasi condizione, nel culto comunitario o nella temuta solitudine, di sentire la Sua voce al di là e al di quà degli organi dei sensi, del pensiero razionale, della cultura imperante.

Il Signore del Silenzio attende che tu affronti il Silenzio per metterlo al Suo ed al tuo servizio, per vincere gli orrori degli eccessi di folle schizofreniche e di emarginati isolati destinati all’autodistruzione.

Con Lui, Silenzio e Solitudine possono superare il più delle volte i loro risvolti negativi, anche se stanno insieme.

Il Silenzio Infranto


Il silenzio piano piano si affievolisce,
il pensiero prende il sopravvento
con passo felpato ma inesorabile,
il silenzio ora è quasi impercettibile,
sta esalando il suo ultimo respiro,
il pensiero diventa parola,
si trasforma in messaggio,
il silenzio è infranto nel frastuono
dei pensieri liberi e veloci
come i cocci impazziti di un vetro.

 


Edgar Kenneth


 

Edda CattaniSilenzio e solitudine
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Quelle come me

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Dedico questa pagina a tutte le donne abbandonate, deluse ed umiliate, usate come giocattoli e buttate nella spazzatura…

La dedico a tutte le donne vittime della violenza, anche quella nascosta che si consuma nelle case dove la donna subisce in silenzio, senza avere il coraggio di denunciare!

Quelle come me

(Alda Merini)

 

Quelle come me regalano sogni,

anche a costo di rimanerne prive…

Quelle come me donano l’Anima,

perché un’anima da sola è come

una goccia d’acqua nel deserto…

Quelle come me tendono la mano

ed aiutano a rialzarsi, pur correndo il rischio

di cadere a loro volta…

 

Quelle come me guardano avanti,

anche se il cuore rimane sempre qualche passo indietro…

Quelle come me cercano un senso all’esistere e,

quando lo trovano, tentano d’insegnarlo

a chi sta solo sopravvivendo…

 

Quelle come me quando amano, amano per sempre…

e quando smettono d’amare è solo perché

piccoli frammenti di essere giacciono

inermi nelle mani della vita…

 

Quelle come me inseguono un sogno…

quello di essere amate per ciò che sono

e non per ciò che si vorrebbe fossero…

Quelle come me girano il mondo

alla ricerca di quei valori che, ormai,

sono caduti nel dimenticatoio dell’anima…

 

Quelle come me vorrebbero cambiare,

ma il farlo comporterebbe nascere di nuovo…

Quelle come me urlano in silenzio,

perché la loro voce non si confonda con le lacrime…

Quelle come me sono quelle cui tu riesci

sempre a spezzare il cuore,

perché sai che ti lasceranno andare,

senza chiederti nulla…

 

Quelle come me amano troppo, pur sapendo che,

in cambio, non riceveranno altro che briciole…

Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,

purtroppo, fondano la loro esistenza…

Quelle come me passano inosservate,

ma sono le uniche che ti ameranno davvero…

 

Quelle come me sono quelle che,

nell’autunno della tua vita,

rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti

e che tu non hai voluto…

 

 

Edda CattaniQuelle come me
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Stop al femminicidio!

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 25 Novembre: 

GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

.. nel giorno delle donne vittime della violenza: “si vorrebbe essere balsamo per molte ferite” .. e togliere i loro corpi straziati dai pozzi profondi della nostra mostruosa miseria .. cantate il vostro ‘magnificat’ e danzate con arte d’amore, donne della vita, anche a nome di chi non ha voce, di chi non ha piedi per danzare, e di chi non ha un cuore che sa amare ..

 ROSSO. Il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti.

ROSSO: Il colore scelto dell’artista messicana Elina Chauvet per la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”.

Scarpe da donna di colore rosso o dipinte di rosso, sistemate per le vie, nelle piazze, vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza di genere.

NON FINISCE CON UNA GIORNATA LA NOSTRA REALTA’!

Noi uomini (tutti) dovremmo prima vergognarci e poi riparare, riparare, riparare .. (fra Benito)

 

“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una donna.”

(Testo di Anonimo, erroneamente attribuito a W. Shakespeare)

 

 

“A voi Donne che per prime ci portate il gemito della vita e la luce della Risurrezione … a voi radici dei nostri sogni, gemme che vegliate sulle nostre primavere … a voi che, inascoltate, …ci fate cadere nell’amore come frutti maturi, e …che spesso sprecate per amare i profumi delle carezze e dei baci … a voi che date materne origini al buon Dio, che da voi ha imparato ad amare … a voi passi di danza accompagnino il vostro cuore tra la terra e il cielo … e solo l’amore canti i vostri sorrisi, amiche intime di un Dio che sa morire, che sa amare, che sa risorgere, per amore, solo per amore .. grazie a voi.” (Fra Benito Fusco)

 

E ANCHE OGGI:

“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.” (Giovanni Paolo II)

Edda CattaniStop al femminicidio!
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Così parlano gli angeli

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Così parlano gli angeli

 

Ricevo da una veggente questi due messaggi angelici, di cui il secondo è indubbiamente molto significativo. Penso anche che dia risposte esistenziali a quelle che sono le nostre domande di sempre relative al destino e alle esperienze sulla vita e sulla morte e il loro senso.

Le parole di questa guida indipendentemente dal nome che porta o se sia un angelo o un’anima eletta, desta una forte emozione.

 

Messaggio

 

18-11-2015

 

Il mio cuore è molto triste, le trombe hanno dato inizio a suoni di distruzione, il male

è sempre più forte. I serpenti strisciano e si insinuano, schiacciate le teste non con la

vendetta; il male porta il male.

Rifocillatevi alla fonte del Padre, prendete forza con la preghiera, unitevi nel Suo

Santo Nome, unitevi e combattete con l’amore, mandate amore con il cuore, con la

mente, con le parole; le teste arretreranno, abbiate forza e fede, non lasciatevi

ingannare.

 

E’ stridore, è dolore, ma la preghiera, se è forte, li coprirà.

Tutti gli Angeli sono accorsi in vostro aiuto, pregate insieme a loro; essi vi sono

accanto, pregate all’unisono, fate che diventi un boato, tanto da stordire.

Pregherò con voi in fede, speranza e carità.

Ti ringrazio, ti benedico.

 

Messaggio di Ariel

 

22-11-2015

 

Ti saluto, pace e amore sono in te.

Sono Ariel, la mia mano è sul tuo cuore, tutto si acquieta, respira, vivi con amore

questo pezzetto di cielo insieme a me, ti tengo per mano, non sei sola, sei nella mia

luce, sei la mia creatura.

Ascolta e non temere, va tutto bene!

E’ stato necessario sciogliere il nodo per evitare un’opera incompiuta.

Ascolta…Le creature che incontrate sulla terra e che entrano nella vostra vita in

momenti particolari, non a caso si intrecciano nel vostro cammino; tutto è stato

programmato e preparato per fare un percorso in apparenza individuale ma, gli

spiriti che sono in voi, durante il vostro percorso terreno, si riconoscono e, se c’è

incontro di vibrazioni, si comprendono prendendo coscienza del ruolo che è  per

ciascuno di loro.

Questo è un  progetto divino, voi siete i tramiti scelti per portarlo a termine e tu, mia

creatura, mi dai gioia nel vedere il tuo impegno nel voler comprendere.

Ti sei affidata, con pazienza ti sei messa in ascolto, la tua mano scrive, la penna

scivola e il mio messaggio arriva a te attraverso onde universali che si incontrano tra

cielo e terra.

 

Mi spiego meglio.

 

Pensa alle onde di un grande oceano che, dopo un lungo percorso, prima impetuoso

e poi sempre più tenue, incontrano la terra e, come un tenero abbraccio, si

insinuano nella sabbia creando una sola cosa; non c’è resistenza, ma accoglienza  e

fusione:  io sono onda e tu sei sabbia. Abbandono….

L’abbandono all’amore di Dio è come quell’onda che, senza sosta, si lascia andare al

caldo abbraccio della sabbia.

Spero di essere stato chiaro.

Pace, amore, sono Ariel.

Amen!


Edda CattaniCosì parlano gli angeli
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21 Novembre: dedicato a mio padre

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Caro Papà… te ne andasti tanto giovane ed io ancora in crescita … ma sei sempre a me stato presente e voglio ricordarti così … con le parole di un Padre a un Figlio:

padre1

Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue vincite

E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,

E perdere e ricominciare di nuovo dal principio

E non dire una parola sulla perdita;

Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi

A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,

E a tener duro quando in te non resta altro

Tranne la Volontà che dice loro: “Tieni duro!”.

 

Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua virtù,

E a camminare con i Re senza perdere il contatto con la gente,

Se non riesce a ferirti il nemico né l’amico più caro,

Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;

Se riesci a occupare il minuto inesorabile

Dando valore a ogni minuto che passa,

Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,

E – quel che è di più – sei un Uomo, figlio mio!

 

Rudyard Kipling

La Basilica della Madonna della Salute
a Venezia

 

    Dedicato a mio Padre  

Mio Padre se ne andò alle prime ore del 21 novembre. Un male terribile lo distrusse in breve tempo, dopo indicibili sofferenze. Io rimasi senza la sua guida, che per me era stata determinante, con il carico morale di mia madre cagionevole di salute ed un fratello di appena undici anni.

Il ricordo di questa data è rimasto indelebile nella memoria perchè legato al senso profondo della devozione alla Madonna della salute.

Papà mi aveva raccontato fin da piccola, di aver fatto il militare a Venezia, all’isola di San Giorgio, dove c’era una caserma sostituita attualmente dalla Fondazione Cini.

Innamorato dell’arte e della cultura popolare aveva visitato la città lagunare nei suoi angoli più nascosti e sapeva raccontarmi con quell’eloquio colorito che gli era proprio, realtà sconosciute, storie e leggende. A volte pensavo quanto arricchimento avesse portato ad un povero giovane vissuto nell’indigenza, quel periodo di servizio alla patria, prestato con tanto entusiasmo e desiderio di conoscenza.

Pittore fin da fanciullo, cresciuto a Comacchio sotto la guida di un vecchio sacerdote che gli aveva insegnato ad affrescare i soffitti delle case e delle chiese, aveva dipinto una meravigliosa tela di cui mi spiegava le caratteristiche e i particolari.

Si trattava proprio della Basilica della Salute, ubicata nell’isola di San Giorgio dove si venerava la “Madonna Nera” che aveva salvato dalla peste  la città di Venezia  nel diciassettesimo secolo. 

Mio padre se ne andò in pochi mesi, ma la sua fede nella “sua Madonna” non venne mai meno. Egli era solito dire: “Il 21 novembre si festeggia la Madonna della Salute e io so che la Madonna verrà da me!”si festeggia la Madonna della Salutesi

E così fu!

La Basilica della Salute a Monteortone

Ma il mio legame con questa devozione non cessò negli anni e continua tuttora a significare che il mio caro papà mi ha seguito e portato a seguire un cammino direi quasi “guidato”. Infatti, dopo la dipartita di Andrea ci siamo trasferiti ad Abano Terme e sui Colli Euganei, in periferia di Abano Terme, si trova un famoso santuario mariano, che da oltre cinque secoli, in seguito ad una apparizione della Vergine, è luogo di convergenza della fede cristiana delle popolazioni limitrofe veneto-euganee.  

I miei nipotini il giorno della Prima Comunione al Santuario della Madonna della Salute 

“ Anche questo richiede una storia: è il santuario della Madonna della Salute di Monteortone, artistico monumento di fede, che consacra alla Madre di Dio questo fortunato tratto di terra veneta, prodigiosamente visitata e miracolosamente benedetta dalla materna assistenza di Maria. Si racconta che Pietro Falco, uomo d’arme, reduce da molte battaglie, a seguito di ferite riportate che gli rendevano faticosa l’articolazione degli arti inferiori, si recò a Monteortone (frazione di Abano) su consiglio di amici e di medici in cerca di salute o, almeno, di un po’ di ristoro. La cura, da tempo iniziata, non dava alcun risultato. Non volle disperare. Si rivolse a Dio con fede. Dentro il boschetto, folto di verde, pieno del canto degli uccelli, gorgogliava l’acqua di una sorgente tiepida, ignorata e trascurata dagli abitanti del luogo. Qui ancora una volta Pietro si ritirò a pregare. La meditazione si tramutò in estasi, in visione. Come scesa dal monte, una nube luminosa coprì il boschetto e lasciò apparire la bianca figura della Vergine che disse a Pietro di lavarsi con quell’acqua e di scavare fino a trovare un quadretto con la sua immagine.  Pietro ubbidì e nel bagno le sue membra ripresero vigore e agilità. Recuperata così la salute, si ricordò delle promesse della Madonna. Frugò fra i sassi della fonte e, con non minore meraviglia scoprì il quadro, per niente rovinato dall’acqua termale, riproducente la Madre di Dio in atteggiamento squisitamente materno, con alla destra S.Cristoforo martire e alla sinistra S.Antonio Abate. Era il maggio del 1428.

Crescendo la fama dell’apparizione e l’afflusso dei pellegrini, i rettori di Padova decretarono di costruire un tempio degno della Madre di Dio. Con la chiesa si decise la costruzione di un convento per i custodi del santuario, che furono i religiosi Eremiti di S.Agostino, già presenti a Padova, conosciuti e stimati. Dalla città vennero i primi due frati Agostiniani, i quali presiedettero ai lavori della fabbrica e incrementarono la devozione alla Vergine. S’impose allora l’avvio ai lavori del progettato convento: “grandioso nelle sue linee architettoniche, monumentale nella sua facciata di tardo stile gotico-veneziano e primo rinascimento”.

Ed ora, tornando alla mia famiglia debbo dire che fin da piccolo Andrea venne accompagnato a visitare il tempio e a pregare la Madonna della Salute; questo si ripetè con mia madre e anche con il mio caro Sposo. I miei nipotini, i piccoli Simone e Tommaso di cui ho tanto parlato, abitano pure loro ad Abano Terme sotto la giurisdizione della Parrocchia del Sacro Cuore, ma per scelta della famiglia, frequentano la Parrocchia di Monteortone sede del Santuario della Madonna della Salute e in quel luogo benedetto ricevono i loro primi Sacramenti.

Sono certa che Nonno Lino ci ha guidato tutti e vi assicuro che è ancora presente accanto a me e mi parla… con la stessa tenerezza di un tempo, accompagnando i miei passi, ora che sono rimasta sola, nel mio ultimo cammino.

 

 

 

Il 21 novembre a Venezia, Festa della Madonna della Salute

Attorno alla metà del diciassettesimo secolo, il nord Italia subisce una delle più gravi epidemie di peste, quella stessa che fornirà spunto ai “Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni.
Particolarmente colpita la città di Mantova, che oltre al morbo si trova a dover affrontare anche la carestia causata dal cordone sanitario che gli stati confinanti le hanno imposto.

Il ducato dei Gonzaga è faccia a faccia con il totale annientamento, e in un impeto di disperazione riesce a far passare clandestinamente lungo la rotta fluviale un gruppo di ambasciatori diretti a Venezia (cui Mantova è legata da un gemellaggio fra città d’acqua e arte, più che da alleanze politiche), con la richiesta di inviare aiuti alimentari per via fluviale.

La Serenissima onora il patto di mutuo soccorso e accoglie l’ambasceria, mettendola però in quarantena nell’isola di San Servolo, allora disabitata. Si da incarico ad alcuni “marangoni” di approntare ricoveri per l’alloggio dei dignitari, e sarà uno di questi artigiani, abitante nella zona di San Vio, il veicolo attraverso cui l’epidemia azzannerà anche Venezia. L’escalation dell’infezione è impressionante, dopo la morte del falegname e di tutta la sua famiglia, già nella settimana seguente i morti si contano a decine nel quartiere e in quella ancora seguente a centinaia in tutta la città.

In un breve volgere di tempo, nonostante i bandi sempre più severi dei Savi alla Sanità, la popolazione è letteralmente decimata. La malattia non risparmia l’aristocrazia né il clero: periscono anche il Doge e gran parte della sua famiglia.

Sul limitare dell’inverno è la Dominante che a sua volta si confronta con il pericolo di venire totalmente cancellata.

 Fallisce ogni ricerca di rimedio far- macologico, nonostante i ricchissimi premi promessi a chi ne avesse scoperto di efficaci ad arginare l’epidemia.
Famoso resta quel bando che ordinava, a chiunque si sentisse i sintomi del male, di orinare subito e di berne almeno mezzo litro; quasi già allora qualche illuminato cerusico avesse intuito la dinamica degli anticorpi.

 Ancora una volta governo e popolo di Venezia si volgono alla religione.
Si organizza una processione cui partecipa la pressoché totalità dei sopravvissuti, circa 10.000 anime che girano incessantemente attorno a Piazza San Marco per tre giorni e tre notti con fiaccole e statue votive.
Viene infine pronunciato il voto solenne che qualora la città scampi alla totale rovina si edificherà un tempio di ringraziamento alla Madonna di proporzione e bellezza mai viste sino ad allora.

 E ancora una volta il Cielo sembra venire in aiuto alla Repubblica. La settimana seguente lo svolgersi della processione l’epidemia arresta la sua scalata e nel giro di altre due scema completamente.
In rispetto del voto pronunciato viene subito indetto un concorso d’ingegni per il progetto del tempio votivo e, dopo non poche discussioni sul luogo più opportuno per l’edificazione, si sceglie infine la Punta della Dogana da Mar, dove era appena stato demolito un insieme di abituri malsani.

 La demolizione di baraccamenti e la dispersione di comunità numerose come caserme e seminari era uno dei sistemi messi in atto nel tentativo di arginare il contagio.

Il concorso viene vinto dal giovanissimo architetto Baldassare Longhena, portabandiera del nuovo (per Venezia, sempre molto conservatrice in fatto di stili architettonici) stile Barocco. L’area viene possentemente palificata per reggere il peso dell’enorme edificio in pietra. Si narra che siano stati impiegati oltre 300.000 pali di rovere, per il consolidamento della fondazione.

 L’edificio sarà ultimato in circa vent’anni di lavoro e diventerà un modello esemplare di Barocco, studiato e imitato da architetti di tutta l’Europa di allora.
Il tempio viene consacrato il giorno 21 novembre che da allora per i Veneti diviene il giorno della Madonna della Salute.

Liberamente tratto dalla pubblicazione di mons. Antonio Niero

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda Cattani21 Novembre: dedicato a mio padre
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Reagire al dolore

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Reagire al dolore

Siamo tutti impegnati ad avversare la sofferenza e il dolore, fisico e psicologico. Alcune riflessioni…

 

Il dolore è il sintomo di un danno fisico, è un segnale di allarme che qualcosa nel nostro organismo non funziona più nel modo giusto; può divenire esso stesso una malattia qualora persista nonostante la guarigione del problema fisico. Ma il dolore è anche sofferenza psicologica, esperienza emotiva intensa e straziante, sensazione di vuoto e perdita dei propri punti di riferimento. Ha, comunque, un suo significato evolutivo, la sua presenza spinge ad agire, a curarsi, a porre rimedio, a reagire. Indipendentemente dal fatto che esista o meno una cura, un rimedio, questo la vita non lo sa.

A volte è più facile ovviare al dolore fisico, trovare un analgesico o una cura per guarire; anche se, purtroppo, a volte le cure sono lunghe e dolorose esse stesse e altre volte, invece, non esiste alcuna cura. E’ difficile misurare il dolore ed è anche sbagliato farlo, ognuno di noi lo vive e lo affronta in modo differente. La sofferenza psicologica, il dolore dell’anima, ha, in genere, tempi più lunghi e legati alla capacità di reazione del singolo individuo. Ci sono persone che fanno a gara nell’elencare quante sofferenze hanno patito e nel descrivere la loro intensità, volendo superare le esperienze similari del loro interlocutore. Ma come si può giudicare quanto soffre un’altra persona?

 

 

La causa del dolore, fisica o psicologica che sia, è uguale per tutti ma la soglia di sopportazione e la capacità di reazione sono individuali. Dovremmo imparare ad ascoltare gli altri quando parlano di una loro sofferenza senza intervenire, cercando solo di capire e di immedesimarci in loro. Molto spesso si dice che per comprendere un dolore bisogna averlo sperimentato; non credo sia sempre vero, ci sono persone dotate di capacità empatica che riescono a sentire la sofferenza dell’altro, pur rimanendo se stesse. In tutte le professioni in cui si è a contatto con il dolore altrui, si è maggiormente apprezzati se e quando si riesce a far sentire all’altro la propria vicinanza e comprensione. E non parlo solo di medici, infermieri o psicologi ma anche di avvocati, magistrati, poliziotti e tanti altri.

 

 

 

E’ difficile star vicino a qualcuno che soffre soprattutto quando si tratta di amici o familiari, si vorrebbe aiutarli a disfarsi di quella sensazione così pesante, spiacevole e a volte devastante. Altre volte si vorrebbe scappare via, quasi come se si temesse di essere infettati, di portare addosso i germi di quella sofferenza. Ed è ancora più difficile vivere in prima persona il dolore, esserne direttamente coinvolti. A volte il patimento fisico o psichico di un figlio, di un genitore, di un partner o di una persona cara, attanaglia anche noi, è uno strazio condiviso, un’angoscia che pervade tutto il nostro essere. E se non ci sono rimedi immediati, bisogna affidarsi all’esperienza di altri o, se è una sofferenza dell’anima, aspettare che si attenui. Lutti, separazioni, abbandoni, perdite non hanno soluzioni immediate, bisogna trovare dentro di sé la forza di reagire e di andare avanti. Ed è la cosa più difficile che si possa richiedere a chi si trova in una situazione di prostrazione fisica e psicologica. Disgrazie e dolore mettono a nudo tutta la vanità dell’esistenza, l’illusione della nostra potenza e del nostro valore, la leggerezza delle nostre scelte e delle nostre convinzioni.

 

 

Però ci permettono anche di scoprire parti di noi che non sapevamo di possedere, forza, coraggio e sopportazione che non potevamo immaginare essere dentro di noi. Il dolore, in genere, porta a chiudersi al mondo, si è feriti e spaventati dalla sua entità e dalla sua potenza. Gli psicologi dicono che bisogna accettare il dolore per tornare a vivere. Sembra un’eresia, quasi una follia ma non lo è. Accogliere il dolore vuol dire assecondare la sofferenza, avere la forza di accettare ciò che sta avvenendo, di vedere che in quel momento il dolore fa parte, purtroppo, della nostra esistenza o di quella di qualcuno a cui siamo affettivamente legati. E’ fondamentale trovare la forza di accettare ciò che stiamo vivendo, comprendere che negando o cercando di contrastare tale evento non facciamo altro che allontanarne la fine, non gli permettiamo di scorrere e sfumare. Questo non vuol dire accogliere passivamente il dolore o negare la sua esistenza e la sua profondità: ma solo assecondare ciò che sta accadendo, per quanto terribile esso sia. Assecondare per trovare la forza di lottare, di tornare, pian piano, a vivere.

 

Edda CattaniReagire al dolore
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