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Peccato e perdono

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Peccato e perdono

 

 

 

Il libro di Farinella propone una lettura liberante del binomio “peccato/perdono”, mettendo in luce e in modo radicale la rivoluzione cristiana insita nella parola “perdono”. Gesù ha manifestato una scelta controcorrente che produce lo scardinamento delle istituzioni e delle strutture di peccato che dominano il mondo e la chiesa: il perdono sempre, il perdono che va oltre la quantificazione e che, superando il criterio tariffario, si situa sul piano di Dio, capovolgendo tutta… la dottrina tradizionale. Mentre il concetto di peccato appartiene al regime della religione contrattuale, la fede può coesistere solo con una coscienza libera e autonoma, che sperimenta in sé la sintesi straordinaria di Agostino: «Ama e fa’ ciò che vuoi».
L’ “ossessione del peccare”, esperienza diffusa nella formazione cristiana, comporta come logica conseguenza che dopo il peccato o connesso ad esso si collochi il «perdono» come reintegrazione in uno stato antecedente. Questo è il motivo per cui il «perdono» si trova sempre collegato al peccato o alla colpa, o, più in generale, al comportamento. A don Paolo Farinella, biblista, sembra che le cose non stiano così, specialmente nel pensiero e nell’atteggiamento di Gesù che, al contrario, c’invita a capovolgere la mentalità e a passare dal regime di religione all’abbandono amoroso della fede. (B.F.)

 

 

Edda CattaniPeccato e perdono
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Newsletter n.24

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Newsletter n.24 del 12 ottobre 2015

 

 

AUTUNNO : RIENTRO A CASA

Buon ritorno: a chi ha potuto godere di un meritato riposo e a chi ha continuato nella quotidiana fatica.

 

 

 

 

Il ritorno prevede un raggiungere le comunità e le attività che avevamo lasciato. Da parte nostra, sia come associazione, che come impegno personale, non è mai mancato il contributo anche quotidiano sugli avvenimenti, gli episodi e le vicende che hanno caratterizzato questi tempi. Diciamo che ciò avviene solitamente attraverso la bacheca di Facebook in cui l’immediatezza della comunicazione, permette anche i contatti personali.

 

CONVEGNO DI CATTOLICA 2015 


Diciamo che tutto è andato splendidamente, anche per la svolta nel programma che abbiamo assunto in accordo con la Hermes Edizioni che ci sponsorizza e senza la quale non si sarebbe potuti proseguire. Diciamo comunque, che i Convegni sono ormai tanti ed in ogni zona e che la dimensione della popolazione presente non è più quella degli anni novanta. Fa piacere che, anche se molti rappresentanti sono ormai scomparsi, tanti rimangono affezionati a questo Convegno che rimane, come iniziativa temporale,  il primo portatore di un autentico messaggio di speranza.

 

 

 

 

 

Debbo ringraziare in primis le mie collaboratrici Daniela, Lorella, Chiara e Antonella, la mia Vice quanto mai preziosa Giuly Vial ed anche i coniugi, che hanno provveduto a gestire l’ordine dei presenti e l’accoglienza. Non sono più sorti disguidi in reception e, tanta attività e organizzazione che precede l’evento, ha dato luogo ad una composta manifestazione.

 

Sono stati momenti di grande coinvolgimento, con relatori nuovi che hanno dato il massimo, anche nelle serate…e mi permetto di citare l’evento musicale gestito dallo splendido Fabio che è riuscito a strappare un sorriso anche a chi aveva ancora gli occhi umidi. Insomma grande coinvolgimento per tutti. Un ringraziamento particolare anche a chi, in silenzio, dietro le quinte ha aiutato con il proprio contributo i singoli partecipanti che si sono avvicinati per un colloquio individuale.

 

 

A questo punto non posso dimenticare il giorno della chiusura dove una creatura piccola ha fatto da protagonista: il piccolo Daniele di Tina Zaccaria, la Mamma Coraggio testimone della Terra dei Fuochi che ha denunciato “E quando leggo di queste complicità, mi chiedo a chi dovevano rivolgersi i cittadini minacciati, quelli sotto il pizzo, i contadini che avevano capito cosa finiva sotto le loro terre. Mi chiedo chi interpreta i ruoli quando si gioca a guardie e ladri, mentre il ruolo delle vittime reali è sempre più nitido…”

Non dimentichiamo questa popolazione che soffre perché la colpa investe tutti noi!

 

 

 

 

 

Ed ora veniamo ai temi dei nostri giorni e al Sinodo che dovrebbe portare speranza, perché sempre di speranza parliamo, a tante persone che attraversano dubbi e incertezze di identità. Siamo tutti una grande famiglia e ciò che conta è l’esempio che sapremo condividere.

 

 

 

 

 

 

Il nostro bene e il nostro benessere individuale è un cammino da tracciare, con la nostra condivisione, con la partecipazione che sapremo dimostrare. E’ quello che faremo nel nostro CONVEGNO ANNUALE del 14 Novembre. Vi invito a guardare il programma che troverete sempre nella nostra pagina Incontri e Convegni, nella stringa in alto nella HOME. Sarà una giornata di grande interesse, alla portata di tutti ed anche un motivo per essere insieme con la solita armonia e una grande spiritualità che ci porterà a crescere interiormente.

 

 

 

 

 

 

Come avrete visto abbiamo una nuova Sede, in Via Acquetta, 16,  dove ci incontreremo con graditi ospiti, come è stato sabato 10 ottobre con Barbara GREGORI, la nostra numerologa, così esperta e disponibile ad informarci sul nostro presente e passato attraverso la lettura delle date di nascita e morte.

 

Continueremo poi con la collaborazione delle nostre amiche Debora e Sabrina che ci porteranno MARCO GIONTA e ANDREA PAVANELLO in un incontro sabato 12 dicembre alle 15.30 c/o la Cappella dell’Antonianum in Prato della Valle. Verrà presentato un libro sugli Angeli nostri protettori:

 

Natale è un dono d'amore avvolto in carne umana e legato saldamente con le forti promesse di Dio. È più di quanto le parole possano dire, perché è una questione che solo il cuore può ricevere, credere e capire.

 

 

 

 

Prendiamo in mano il Vangelo ogni mattina (come ci raccomanda Papa Francesco) e leggiamolo non come dogma ma come indicazione di vita: ".. Il vangelo di Gesù non è una dottrina. Ogni dottrina, dai primi concili, ai dogmi, al più recente catechismo, non è altro che tentativi anche sinceri ma sempre inadeguati di esprimere in teorie e in regole pratiche lo spirito del vangelo, incontenibile in teorie e regole. Gesù non ha fondato chiese, non ha dettato dottrine, ha annunciato e inviato discepoli ad annunciare che l'amore di Dio è con noi, che possiamo vivere in questo amore, e che ciò adempie tutta la legge e le profezie. Se ci aiutiamo in questo, formiamo una fraternità in cammino, dove gli ultimi sono i primi. Gesù ha rivelato che il regno di Dio – cioè vivere gli uni per gli altri – viene ed è qui, se lo accogliamo nel nostro modo di vivere, come ha vissuto Gesù. E ha annunciato che Dio è padre, amico, spirito di vita, che vede in noi più il bene (anche piccolo) che il male (anche grande), perciò perdona, accoglie, vivifica ..". Enrico Peyretti

 

 

 

Continuo personalmente gli incontri in Campania alla Solange di Napoli, ai Genitori del gruppo di Fernando Bonomo dell’Ass. “Il Dono” e alle Madri di Don Pasquale del territorio di Sorrento. Un motivo in più per crescere accompagnati dalla bellezza del territorio e spiritualità.

 

 

 

 

Ringrazio tutti, ma proprio tutti coloro che ci seguono e ci aiutano, soprattutto le mie collaboratrici preziose, coordinate dalla instancabile Giuliana Vial.

 

Il mio GRAZIE e A PRESTO a tutti!!!

 

 

 

 

 

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Edda CattaniNewsletter n.24
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Il perdono (scritto medianico)

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Da UMBERTO DI GRAZIA

 

 

 

che terrà un seminario a Cattolica:

 

Perdono, dai Presunti Scritti di Ernesto Balducci e dal nostro sito..!
Il perdono non è amore, ma sottile orgoglio, perché esso significa che resto pur sempre
io la persona importante, sono io che sto perdonando. Non è perdonando che si ama,
ma comprendendo e motivando il comportamento di colui che ha offeso.

Se si desidera comprendere qualcuno, non lo si condanna, non lo si biasima, ma lo siosserva, lo si studia e , soprattutto, lo si ama, nutrendo per lui intenso interesse.

Per esempio, se intendo conoscere a fondo un bambino, dovrò amarlo e mai
condannarlo: dovrò giocare con lui, osservarne i movimenti, le idiosincrasie, il modo di comportarsi e così via.

Ma, se lo biasimerò per la sua condotta, non riuscirò affatto a comprenderlo e ad aiutarlo a crescere interiormente, a migliorarsi.
Se vorrò capire chicchessia, dovrò essere calmo, mettere da parte le mie suggestioni, i
miei pregiudizi e guardarlo faccia a faccia: soltanto quando la mente si sarà liberata dai propri condizionamenti, comprenderò. Non vi è amore, quando non vi è
considerazione, rispetto per l’altro, sia esso amico o nemico.


 

Edda CattaniIl perdono (scritto medianico)
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Newsletter n.23

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Newsletter n.23 del 10 luglio 2015

 

TEMPO DI VACANZE

Buone vacanze

a tutti coloro che si apprestano a godere di un meritato periodo di riposo!

 

 

 

 

Questo dovrebbe essere un periodo di pace, mentre intorno ci troviamo davanti a gravi conflitti che minano la serenità familiare e sociale.

 

GRECIA : ULTIMA FRONTIERA.
La Grecia siamo noi
Nessuno si senta offeso
Siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo
La Grecia siamo noi…

 

 

 

 

 

Questo lungo silenzio delle nostre news è stato colmato da quotidiani interventi su FB per dare conforto a persone e stimoli nuovi alla nostra e alle associazioni che ci affiancano. Dopo il Convegno di Torino sono stati seguiti i Gruppi del Meridione, mentre a Padova sono proseguiti i nostri incontri mensili con la gradita partecipazione di Luisiana Furlanetto con Nadia Renda, Barbara Gregori, Venera Siracusa, Franco Copes, Maria Mazzotti.

 

Sono stati momenti belli in cui molte persone si sono conosciute e hanno avuto risposte alle loro problematiche o alla loro sofferenza. Ringraziamo tutti coloro che, disinteressatamente si sono prodigati per questo obiettivo comune.

 

 

 

In questi anni sono mutate le modalità di condividere esperienze ed emozioni attraverso il nostro sito. C’è un’aria nuova che avvolge non solo il mondo cristiano, dovuto in parte all’avvento di Papa Francesco, ma un desiderio di rinnovamento che lascia intravedere un anelito e un ansia nel progettare una modalità di essere che desidera il nostro bene.

 

 

“La gioia del Vangelo, in questo momento storico ove spesso siamo accerchiati da notizie sconfortanti, da situazioni locali e internazionali che ci fanno sperimentare afflizione e tribolazione – in questo quadro realisticamente poco confortante – la nostra vocazione cristiana è quella di andare contro corrente: ossia di essere testimoni gioiosi del Cristo Risorto per trasmettere gioia e speranza agli altri.”

( Messaggio della 68° Conferenza episcopale Italiana)

 

Dobbiamo combattere il dolore, la sofferenza… dobbiamo pensare che la vita è un dono e che coloro che sembrano averci abbandonato … non se ne sono andati mai… mai…

 

 

 

“La notte non è mai così nera come prima dell'alba ma poi l'alba sorge sempre a cancellare il buio della notte. Così ogni nostra angoscia, per quanto profonda prima o poi trova motivo di attenuarsi e placarsi,

purché lo vogliamo. Sappiamo che c'è la luce perché c'è il buio che c'è la gioia perché c'è il dolore che c'è la pace perché c'è la guerra

e dobbiamo sapere che la vita vive di questi contrasti.”

~ da Notte infinita ~ Romano Battaglia

 

Non per nulla il nostro Convegno di Novembre 2014 ha ospitato noti esponenti nel campo della scienza e della medicina che ci hanno parlato soprattutto di benessere. Non si tratta di beni materiali ma di un arricchimento interiore, dovuto ad una crescita spirituale per la quale possiamo trovare forza nelle difficoltà che investono il nostro quotidiano.

 

 

 

Questi personaggi “speciali” saranno presenti anche a Cattolica dove ora siamo impegnati nella pubblicizzazione del nostro XXIX Convegno del Movimento della Speranza di cui trovate notizia nella stringa CONVEGNI in alto nella home del nostri sito. 

Parleremo, oltre che delle tematiche a noi care,  di “benessere” e “salute” con esperti qualificati che ci hanno ripetuto quanto sia importante la nostra qualità di vita. Vi sarà pure il conforto di persone preparate per colloqui individuali. Invitiamo pertanto a leggere le modalità di partecipazione per avere una prioritaria scelta dei contatti personali.

 

 

 

 

 

La nostra Associazione riprenderà a pieno ritmo i suoi incontri già a partire da settembre, un ritorno, finalmente nella sede adeguata di Piazzetta Gasparotto e con la promozione di vari eventi e ospiti:

 

Ringrazio le mie collaboratrici preziose, coordinate dalla instancabile Giuliana Vial.

Il mio GRAZIE e BUONE VACANZE a tutti!!!

 

 

 

 

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Edda CattaniNewsletter n.23
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I pranzi di Gesù

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Padre Alberto Maggi è con noi a Padova il 23/24 Maggio per il tema: I PRANZI DI GESU’ 

 

 

 

 

 

Fra i tanti brani commentati:

I DISCEPOLI DI EMMAUS E IL PANE SPEZZATO. 

 

 

I discepoli di Gesù sembrano essere più delusi della sua risurrezione che della sua morte. 

Gesù era morto nella maniera più infame per un ebreo, e la sua fine era la prova che non era il Messia di Dio, perché questi non avrebbe mai incontrato la morte . 

Pazienza, vorrà dire che i discepoli si erano sbagliati, che non era lui l’Atteso, colui che doveva venire, e ora c’era solo da stare in attesa di un altro . 

A quel tempo ogni tanto sorgevano individui che asserivano di essere i liberatori d’Israele. C’era stato Teuda, al quale si aggregarono circa quattrocento uomini, ma anche lui “fu ucciso, e quelli che si erano lasciati persuadere da lui furono dissolti e finirono nel nulla” (At 5,36). Dopo di lui sorse Giuda il Galileo, pure lui indusse la gente a seguirlo, “ma anche lui finì male e quelli che si erano lasciati persuadere da lui si dispersero” (At 5,37), come i discepoli di Gesù, che rischiano ora di disperdersi e di finire nel nulla, in attesa del prossimo Messia, quello che avrebbe finalmente restaurato il defunto regno del re Davide.

Ma se Gesù è risuscitato, significa che non c’è da aspettare un altro Messia, e allora addio sogni di gloria, addio alle profezie della supremazia di Israele sui popoli pagani. Se Gesù è risuscitato significa che bisogna abbandonare l’illusione del ritorno del regno d’Israele, il tempo in cui ci sarebbero stati “estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli”, quello in cui Israele si sarebbe nutrita “delle ricchezze delle nazioni” e avrebbe “succhiato le ricchezze dei re” (Is 61,5.6. 60,16). 

Direzione sbagliata

Alle prime voci della possibile risurrezione del Cristo, la sua comunità dà prova di confusione e di dispersione, e i suoi discepoli lo vanno a cercare nelle direzioni sbagliate. Le donne lo cercano nel sepolcro, e trovano la strada sbarrata da due uomini “in abito sfolgorante”, che chiedono: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,4.5). Gesù, “il Vivente” (Ap 1,17), non si trova nel luogo della morte.

I discepoli invece si dirigono verso Èmmaus, luogo che ricordava loro i gloriosi trascorsi d’Israele, il passato al quale non rinunciano e che alimenta i loro sogni. Ma il Signore “che fa nuove tutte le cose” (Ap 21,5) non lo si può cercare nel passato. 

La comunità dei discepoli, come un gregge senza pastore, si è dispersa, ognuno va per conto suo, e sarà Gesù, il pastore, che dovrà andarli a cercare e recuperarli a uno a uno. 

Per questo si avvicina, non riconosciuto, ai di-scepoli che se ne vanno verso Èmmaus, villaggio carico di storia e di ricordi, luogo che vedono come un balsamo per la loro cocente delusione. È là, infatti, che circa due secoli prima “i pagani furono sconfitti” da Giuda Maccabeo, vittoria che avrebbe fatto capire a tutte le nazioni “che c’è chi riscatta e salva Israele”, e venne celebrata come il “giorno di gran-de liberazione per Israele” (1 Mac 4,11.25).

Gesù si affianca ai discepoli, “ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo” (Lc 24,16). Essi guardano indietro, al passato, al regno di Israele, e non possono percepire la presenza di Gesù, che li vuole aprire a orizzonti più vasti, al regno di Dio. Piangono il morto, non possono riconoscere colui che è vivo.

I discepoli sono tristi, e alla domanda di Gesù di che cosa stiano parlando, uno di loro, Clèopa , gli risponde stupito: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme? Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni? (Lc 24,18). E racconta al forestiero di quel che è accaduto a Gesù, il Nazareno, “che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo” (Lc 24,19). 

Da quel che il discepolo gli sta dicendo, Gesù si rende conto che i suoi seguaci hanno capito poco o niente di lui. Per essi è un profeta, come Giovanni (Lc 20,6), un “grande profeta”, come pensava la gente (Lc 7,16), ma nulla di più. 

Continuando a narrare allo sconosciuto i fatti di quei giorni, Clèopa gli racconta di come “i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso” (Lc 24,20). 

Già, “le nostre autorità…”. 

I discepoli non hanno rotto con un’istituzione religiosa assassina, e continuano a riconoscere i capi religiosi come le loro autorità. E Clèopa, nell’aggiornare il forestiero che, a quanto pare, è digiuno dei fatti accaduti, dà sfogo a quella che era stata la frustrazione di tutti i discepoli: “Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele” (Lc 24,21).

Ecco il motivo della grande frustrazione e dell’incomprensione di Gesù. I discepoli lo hanno seguito nella convinzione che lui fosse il liberatore di Israele, una sorta di novello Giuda Maccabeo che avrebbe sconfitto i pagani.

Inutilmente Gesù ha parlato loro del regno di Dio. Quel che a essi interessa è il regno di Israele. 

“Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?” (At 1,6) sarà la richiesta dei discepoli dopo che il Cristo risorto, durante qua-ranta giorni, parlò loro “delle cose riguardanti il regno di Dio” (At 1,3). 

Gesù parla del regno di Dio, ma ai discepoli interessa quello di Israele.

È sconsolato Clèopa, ha perso le speranze, e sono già passati tre giorni da quando tutto questo è accaduto. È vero, ammette, che alcune delle loro donne, recatesi al sepolcro e non avendo trovato il corpo di Gesù, “sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo” (Lc 24,22-23), e qui il racconto del discepolo si fa reticente: omette di dire che le parole di quelle donne “parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse” (Lc 24,11). La testimonianza di una donna non era credibile, figuriamoci se annuncia un fatto strabiliante come la risurrezione di un morto. Comunque alcuni dei discepoli sono andati alla tomba, “ma lui non l’hanno visto” (Lc 24,24). Non lo possono vedere. Non si può cercare chi è vivo nel luogo dei morti. 

A questo punto le informazioni raccolte dal forestiero sono sufficienti per farlo intervenire, e lo fa apostrofando i due con severità: “Stolti e lenti di cuore” (Lc 24,25). 

Per Gesù quella dei suoi discepoli è stupidità e testardaggine. 

Come non hanno potuto capire che la sua fine non era stato un fallimento, ma il compimento del disegno d’amore di Dio sull’umanità, un progetto d’amore che era stato rivelato nella Sacra scrittura, che Gesù ora ricorda ai discepoli (“E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27). 

È Gesù la chiave di interpretazione della Scrittura. 

Questa si rivela nel suo più vero e profondo significato solo se letta nell’ottica dello Spirito, ovvero l’amore incondizionato di Dio verso l’uomo. Se non si pone come valore assoluto della propria vita il bene dell’uomo, la Scrittura non si rivela, è come se un velo fosse steso sulle parole, impedendo agli uomini di comprenderle .

Giunti verso la mèta dove i discepoli erano diretti, il forestiero “fece come se dovesse andare più lontano”(Lc 24,28). Gesù si dirige verso il nuovo, non verso il passato, ma lui è anche il pastore che non abbandona le pecore che rischiano di perdersi, e accetta di fermarsi con essi, accogliendo la loro richiesta: “Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto” (Lc 24,29).

È sera, il momento della cena, e il forestiero, a tavola con loro, “prese il pane, benedì, lo spezzò e lo diede loro…” (Lc 24,30). Sono gli stessi gesti compiuti da Gesù nell’ultima cena con i suoi discepoli , e finalmente “si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lc 24,31). 

Torna loro la memoria . Riconoscono Gesù quando si fa pane, alimento di vita per i suoi. Ma nello stesso istante nel quale i discepoli si rendono conto della sua presenza, lui diventa invisibile . Non c’è più nulla da vedere, se non un pane spezzato da condividere.

Gesù non scompare, ma sarà sempre visibile ogni volta che il pane sarà spezzato per farne alimento di vita e di condivisione.

 

Edda CattaniI pranzi di Gesù
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Una Madre col Bambino in città

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Una Madre col Bambino in città

 

È vero: quando scende Maria, Madonna di San Luca, la città vive una strana frenesia.

La gente si muove in modo diverso, sembra quasi correre o affrettarsi a fare qualcosa di speciale. Molti credenti vivono un sussulto di speranza, come nella vigilia di un evento irripetibile: ci sarà un incontro, forse la vita cambierà, forse le parole che si ascolteranno avranno l…a lucentezza delle stelle e si porteranno via il fruscio delle ombre, e la notte sarà senza buio.

Ma nascoste tra le bancarelle e mercatini che succhiano bellezza e mistero ci sono madri spezzate, madri senza figli, figlie esse stesse di una tragica scelta, donne che cercano la Madre del Bambino per farsi capire, per farsi riamare, per comprendere che Dio non è nell’arroganza, nel possesso della verità e delle sue leggi, o nella Chiesa dei documenti, ma nel sussurro dell’accoglienza e della tenerezza, nell’infinita pazienza di ricominciare ad essere uomini e donne del vento invisibile di Dio e del vento segreto di nobili scienziati.

Potrà mai essere, quello dell’incontro con Maria col Bambino di San Luca, un incontro giubilare, di ascolto e di ricominciamento gioioso della vita e delle scelte di vita per ogni donna, per ogni madre, per ogni sposa, per ogni femminilità violentata, per ogni maternità impossibile o indesiderata, e per ogni donna defraudata del pensare e del decidere dentro la Chiesa?

Potrà mai essere il giorno di inizio di una nuova umanità più seguace delle strade che delle dottrine, di una umanità all’aria aperta che ascolta il racconto di Dio camminando nelle differenze accanto alle fragilità e sognando di essere pane?

Le strade e i banchetti non furono forse i luoghi privilegiati della buona notizia di Gesù?

Nella strada c’è la gente comune non quella selezionata dell’ufficialità; nei banchetti ci sono le gioie della convivialità e dell’amicizia, c’è il profumo del pane, c’è il sangue della vita e delle passioni, c’è quella verità di mani e di occhi che ardono di comunione, e c’è l’eucaristia di disuguaglianze che si abbracciano, mentre il Dio delle infinite sorgenti canta l’invito: “mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto”.

Quelli dei palazzi non stanno sulle strade, se non dentro la scenografia di processioni e ostentazioni, non ne conoscono l’odore, per questo le loro parole sono senza odore, i loro banchetti sono esclusivi: e vi partecipano solo i forti e i giullari, non c’è spazio per gli sconfitti, e sulle loro tavole il vento non sfoglia le pagine del Vangelo, ma scaglia pietre urlanti di condanna e pregiudizio, e di legalità spacciata per giustizia.

“Abbiamo bisogno”, confessava il cardinale Carlo Maria Martini, “di una Chiesa della misericordia, immagine della misericordia. E ancora non ci siamo”.

Che la bellezza dell’incontro con Maria e del suo Bambino faccia danzare i grembi sfioriti di questa città e allargare le braccia dell’accoglienza affinché ognuno sia chiamato per nome da Dio e dalle creature amate.

 

fra benito m. fusco

eremo di ronzano, 24 maggio 2009 

Edda CattaniUna Madre col Bambino in città
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“when i’m gone”

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Oggi lo dedico a mio padre…. che mi manca tanto….

"when i'm gone"

EMINEM

 

 

 

 

 

Hai mai amato qualcuno talmente tanto da darle un braccio?

Non solo parole,no,letteralmente darle un braccio?

quando loro sanno di essere il tuo cuore

e tu sai che eri la loro fortezza

e tu ammazzeresti chiunque osi toccarli

ma cosa succede quando la buona stella ti si rigira contro e ti morde?

e tutto quello per cui hai sempre combattuto ti si rivolta contro e ti disprezza?

cosa succede quando tu diventi la fonte principale di dolore?

 

 

 

 

"Papà guarda che cosa ho fatto",papà ha da preparare una scaletta

"Papà dov'è la mamma?Non la riesco a trovare,dov'è?"

non lo so,va' a giocare Hailie,bambina il tuo papà è occupato

papà sta scrivendo questa canzone,la canzone non si scriverà mica da sola

ti darò una spinta sull'altalena e tu dovrai farcela da sola a spingerti

poi gira intorno in sta canzone e dille che le vuoi bene

e metti le mani su sua madre,che è l'immagine sputata di lei

questo è Slim Shady yeah baby,Slim Shady è pazzo

e quando me ne sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire

sorridimi solo

e quando sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire

sorridimi solo

Sto continuando ad avere questo sogno,sto spingendo Hailie sull'altalena

lei continua a gridare,non vuole che io canti

"Stai facendo piangere la mamma,perchè? Perchè mamma sta piangendo?"

Piccola,papà non se ne andrà più "Papà tu stai mentendo,hai sempre detto così

mi hai sempre promesso sarebbe stata l'ultima volta che andavi a cantare"

"Ma non andartene più,papà tu sei mio"

Lei mette degli scatoloni di fronte alla porta provando a bloccarla

 

 

 

"Papà per favore,Papà non andartene,Papà- No smetti!"

prende il suo portagioie,tira fuori un ciondolo per la collana,

c'è una fotografia dentro "questa ti proteggerà papaà,portala con te"

la guardo,ci sono solo io di fronte allo specchio

questi fottutissimi muri devono avere il dono della parola perchè gente io

li posso sentire mi stanno dicendo "Hai soltanto un altra possibilità di farcela,ed è stasera"

Ora va fuori e dimostra al pubblico che li ami prima che sia troppo tardi

e come se uscissi solo dalla mia camera da letto

mi ritrovo sul palco,loro sono andate via,i riflettori sono accesi

e sto cantando

e quando me ne sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire

sorridimi solo

e quando sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire

sorridimi solo

60.000 persone,tutte che saltano sulle loro sedie

il sipario cala,mi stanno lanciando rose rosse ai miei piedi

faccio una pausa e ringrazio tutti per essere venuti qui stasera

stanno facendo un grande casino,guardo per l'ultima volta la folla

guardo giù e non posso credere in quello che sto vedendo

"Papà sono io,aiuta la mamma.i suoi polsi stanno sanguinando"

ma bambina siamo in Svezia,come ci sei arrivata fino in Svezia?

"Ti ho seguito papà,mi hai detto che non stavi andando via,

mi hai mentito papà, e ora hai reso la mamma disperata

ti avevo comprato questa moneta,dice "il Papà N.1"

questo era tutto quello che volevo,volevo solo darti questa moneta

"Ho capito tutto,molto bene,io e la mamma ce ne andiamo"

ma bambina aspetta "No è troppo tardi papà,hai preso una decisione

ora vattene e dimostra al pubblico che lo ami più di noi"

e' quello che loro vogliono,vogliono te Marshall,continuano a gridare il tuo nome

non mi sorprende che tu non riesca più a dormire,dai prenditi un altra pillola

yeah,scommetto che lo farai.

Ci canti sorpra,yeah,parole,rendile reali

sento gli applausi,tutte quelle volte che non mi rendevo conto

che i sipari stavano calando su di me

mi rigiro,trovo una pistola sulla strada,la prendo

me la punto alla tempia e grido "Shady crepa" a la premo

il cielo diventa scuro,la mia vita mi appare in un flash,i progretti che avevo cadono a terra,si spezzano e rompono

qui è quando mi sveglio,la sveglia sta suonando,c'è un uccellino che canta

è primavera e Hailie è fuori sull'altalena,vado direttamente da Kim e la bacio

le dico che mi è mancata tanto,Hailie sorride e ammicca alla sua sorellina

quasi come per restare

 

e quando me ne sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

 

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire sorridimi solo

e quando sarò andato,continua a vivere,non addolorarti

risollevati ogni volta che senti il suono della mia voce

e pensa che io sto vegliando su di te sorridendo

e non ho sentito nulla,quindi bambina non soffrire

sorridimi solo

Edda Cattani“when i’m gone”
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Papa Francesco benedice l’ulivo

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Papa Francesco benedice palme e ulivi

Omelia a braccio per la domenica delle Palme

 

 

“Chi sono io davanti al Signore?”: una domanda semplice, posta dal capo della Chiesa romana. Papa Francesco recita la sua omelia in una domenica delle Palme di festa a piazza San Pietro e parla a braccio. Sembra quasi provato, stanco, ma chi lo conosce bene ha detto che la serietà di Bergoglio è dovuta “al momento solenne”. Il Papa ha analizzato l’atteggiamento di tanti personaggi durante la passione e la morte di Cristo.

“Dove è il mio cuore, a quale di queste persone assomiglio? Questa domanda ci accompagni per tutta la settimana”, ha detto Francesco, dopo aver citato i farisei, Giuda, le donne al sepolcro e Giuseppe di Arimatea. Impugnando il pastorale di legno d’olivo, sormontato da una croce, donato dai detenuti del carcere di Sanremo, il Papa ha benedetto le palme e gli ulivi dei tantissimi fedeli stipati in una San Pietro gremita.

Il pensiero di Bergoglio va ai giovani delle Giornate mondiale della gioventù, quando i polacchi hanno consegnato la croce ai brasiliani. Immancabile il riferimento a Papa Wojtila: “Egli chiese di portare questa croce in tutto il mondo come segno dell’amore di Cristo per l’umanità. Giovanni Paolo II è stato l’ideatore delle Giornate mondiali della gioventù e ne diventerà patrono”.

Papa Francesco ha ricordato l’imminente canonizzazione di Papa Wojtyla e di Papa Giovanni XXIII, prima di anticipare che “a Dio piacendo, 15 agosto prossimo, a Daujeon, nella Repubblica di Corea”, incontrerà “i giovani dell’Asia nel loro grande raduno continentale”.(A.B.)

 

13 aprile 2014

 

Non costringiamo il Padre nelle stanze del nostro sentire. Accogliamolo, così come si accoglie quella brezza di vento che smuove per un attimo le tendine alla finestra… P.V.

 

Edda CattaniPapa Francesco benedice l’ulivo
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L’Anno Santo della Misericordia

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L’Anno Santo della Misericordia

 

 

 

 

 

Papa Francesco il 14 mar<o 2015 ha annunciato nella Basilica di San Pietro la celebrazione di un Anno Santo straordinario. Questo Giubileo della Misericordia avrà inizio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro nella solennità dell’Immacolata Concezione 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016 con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo. All’inizio dell’anno il Santo Padre aveva detto: “Questo è il tempo della misericordia. È importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti!”

L’annuncio è stato fatto nel secondo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, durante l’omelia della celebrazione penitenziale con la quale il Santo Padre ha aperto l’iniziativa 24 ore per il Signore. Questa iniziativa, proposta dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, promuove in tutto il mondo l’apertura straordinaria delle chiese per invitare a celebrare il sacramento della riconciliazione. Il tema di quest’anno è preso dalla lettera di San Paolo agli Efesini “Dio ricco di misericordia” (Ef 2,4).

L’apertura del prossimo Giubileo avverrà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1965, e acquista per questo un significato particolare spingendo la Chiesa a continuare l’opera iniziata con il Vaticano II.

Nel Giubileo le letture per le domeniche del tempo ordinario saranno prese dal Vangelo di Luca, chiamato “l’evangelista della misericordia”. Dante Alighieri lo definisce “scriba mansuetudinis Christi”, “narratore della mitezza del Cristo”. Sono molto conosciute le parabole della misericordia presenti nel Vangelo di Luca: la pecora smarrita, la dramma perduta, il padre misericordioso.

L’annuncio ufficiale e solenne dell’Anno Santo avverrà con la lettura e pubblicazione presso la Porta Santa della Bolla nella Domenica della Divina Misericordia, festa istituita da San Giovanni Paolo II che viene celebrata la domenica dopo Pasqua.

Anticamente presso gli Ebrei, il giubileo era un anno dichiarato santo che cadeva ogni 50 anni, nel quale si doveva restituire l'uguaglianza a tutti i figli d'Israele, offrendo nuove possibilità alle famiglie che avevano perso le loro proprietà e perfino la libertà personale. Ai ricchi, invece, l'anno giubilare ricordava che sarebbe venuto il tempo in cui gli schiavi israeliti, divenuti nuovamente uguali a loro, avrebbero potuto rivendicare i loro diritti. “La giustizia, secondo la legge di Israele, consisteva soprattutto nella protezione dei deboli” (S. Giovanni Paolo II in Tertio Millennio Adveniente 13).

La Chiesa cattolica ha iniziato la tradizione dell’Anno Santo con Papa Bonifacio VIII nel 1300. Bonifacio VIII aveva previsto un giubileo ogni secolo. Dal 1475 – per permettere a ogni generazione di vivere almeno un Anno Santo – il giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo dei 25 anni. Un giubileo straordinario, invece, viene indetto in occasione di un avvenimento di particolare importanza.

Gli Anni Santi ordinari celebrati fino ad oggi sono 26. L’ultimo è stato il Giubileo del 2000. La consuetudine di indire giubilei straordinari risale al XVI secolo. Gli ultimi Anni Santi straordinari, del secolo scorso, sono stati quelli del 1933, indetto da Pio XI per il XIX centenario della Redenzione, e quello del 1983, indetto da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della Redenzione.

La Chiesa cattolica ha dato al giubileo ebraico un significato più spirituale. Consiste in un perdono generale, un'indulgenza aperta a tutti, e nella possibilità di rinnovare il rapporto con Dio e il prossimo. Così, l’Anno Santo è sempre un’opportunità per approfondire la fede e vivere con rinnovato impegno la testimonianza cristiana.

Con il Giubileo della Misericordia Papa Francesco pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti a tornare da Lui. L’incontro con Lui ispira la virtù della misericordia.

Il rito iniziale del giubileo è l'apertura della Porta Santa. Si tratta di una porta che viene aperta solo durante l'Anno Santo, mentre negli altri anni rimane murata. Hanno una Porta Santa le quattro basiliche maggiori di Roma: San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Il rito di aprire la Porta Santa esprime simbolicamente il concetto che, durante il Giubileo, è offerto ai fedeli un “percorso straordinario” verso la salvezza.

Le Porte Sante delle altre basiliche verranno aperte successivamente all'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro.

La misericordia è un tema molto caro a Papa Francesco che già da vescovo aveva scelto come suo motto “miserando atque eligendo”. Si tratta di una citazione presa dalle Omelie di San Beda il Venerabile, il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo Iesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi). Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina. Una traduzione del motto potrebbe essere “Con occhi di misericordia”.

Nel primo Angelus dopo la sua elezione, il Santo Padre diceva: “Sentire misericordia, questa parola cambia tutto. È il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po’ di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza” (Angelus 17 marzo 2013).

Nell’Angelus dell’11 gennaio 2015 ha affermato: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia, ed è importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”. Ancora, nel suo messaggio per la Quaresima 2015, il Santo Padre ha detto: “Quanto desidero che i luoghi in cui si manifesta la Chiesa, le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza!”

Nel testo dell’edizione italiana dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium il termine misericordia appare ben 31 volte.

 

(da Vaticano/Documenti)

Edda CattaniL’Anno Santo della Misericordia
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Anno della Misericordia

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"Misericordias Domini"

 

Oggi 13 marzo 2015 a due anni del suo pontificato giunge questo annuncio:
 "Cari fratelli e sorelle – ha detto Bergoglio -, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della Misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Questo Anno Santo inizierà nella prossima solennità dell'Immacolata Concezione e si concluderà il 20 novembre del 2016, domenica di Nostro Signore Gesù Cristo, re dell'universo e volto vivo della misericordia del Padre. Affido l'organizzazione di questo Giubileo al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, perché possa animarlo come una nuova tappa del cammino della Chiesa nella sua missione di portare a ogni persona il vangelo della Misericordia".




 

 

Era il 1961 ed io vivevo una delle più belle esperienze della mia vita: giovinetta con grandi ansie spirituali, mi beavo di quel conforto del cuore che mi faceva sentire completamente abbandonata nelle mani di Gesù e di Maria. Abitavo in un luogo capace di rispondere alle mie attese giacchè si trattava di un convento dove venivano accolte, per una seria riflessione, giovani desiderose di incontrarsi con Dio. La sera, dopo le intense giornate lavorative, ci si recava, in assoluto silenzio, in fila, con il cero in mano ed un velo bianco in testa, lungo l’immenso corridoio, fino a raggiungere una grande statua della Madonna, illuminata da una corona di stelle e circondata, come in un giardino, da tante piante e fiori di ogni genere. Fra quei fiori deponevo il mio cuore in adorante visione di una realtà “altra” piena di amore, di dolci profumi, di musica, di bontà e di speranza. Un canto che veniva intonato e che mi affascinava era un inno noto alla liturgia, derivante da un Salmo: “Misericordias Domini in aeternum cantabo (canterò in eterno le Misericordie del Signore). In quell’atmosfera surreale formulai le mie prime promesse, mai dimenticate ed un patto per la mia vita futura assunse la modalità dell’impegno che cercai di trasmettere sempre ai miei figli, quando diventai giovane madre.

 

 

E’ tempo di Quaresima. Questo momento di silenzio con l’invito che Dio ci rivolge è molto importante. Noi cammineremo verso la Pasqua per quaranta giorni. Quaranta giorni per trasformarci, per diventare capaci di comprendere il suo amore nell’assenza di rumore e del frastuono che ha riempito le giornate del pazzo “carnevale”.

Leggiamo il vangelo di Matteo (6,1-6.16-18) : “…quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. 

Ecco dunque il percorso: il digiuno, come mortificazione per astenersi dalle cose futili; la preghiera, per chiedere a Dio di aiutarci a compiere il nostro dovere di ogni giorno; il silenzio per trovare nella nostra giornata un momento di riflessione e pensare alle cose che contano nella vita.

In uno dei tanti messaggi Andrea ci dice: “… fate tutto zitti, zitti…” La semplicità delle brevi frasi che ci giungono sono sempre un invito alla riservatezza, alla partecipazione del cuore, al silenzio interiore. Senza queste peculiari connotazioni non vi può essere comunicazione con i nostri Cari dell’Oltre; per questo noi dobbiamo anche dimenticarci del nostro dolore per non farne il solo scopo della nostra vita. L’evento tragico che ci ha colpito non può annullare la nostra vita al punto da ritenere che essa non meriti di essere vissuta nella pienezza e nella scoperta di cose sempre più belle che avremo modo di apprezzare.  Ricordo di avere assistito ad una conferenza di uno studioso di Padova nelle sue vestigia medioevali e di avere sentito dire: “… noi siamo abituati a passare per le strade e a guardare dove mettiamo i piedi…cosa più che mai giusta… ma se alzassimo lo sguardo ci assalirebbe una meravigliosa visione di splendidi cornicioni, di torricini, di balconi, di cupole che si stagliano nel cielo invitandoci a ringraziare l’Onnipotente per le grandezze che abbiamo saputo creare per glorificarlo.

Riscopriamo in questa quaresima la bellezza dell’amore che ci sembra di avere perduto e pensiamo che quel corpo che è scomparso sotto una pietra tombale è destinato a risorgere glorioso e più bello di prima.

I primi giorni del mio amaro peregrinare nella casa vuota dove, fino a qualche giorno prima, echeggiavano canti e risa dei miei figli,  ripensavo al corpo statuario di quel figlio, bello nella sua esuberante giovinezza e gli chiedevo fra le lacrime: “Come sei ora, figlio mio, eri tanto bello!” una voce esile, ma decisa mi rispose: “Di più, di più di prima, mamma!”

Ecco la completezza del messaggio cristiano: IO RISORGERO’  questo mio corpo vedrà il Salvatore! Certamente dovremo passare attraverso la quaresima che, anche nella sua spoglia contrizione assume il grande significato dell’attesa.  

 

 

Viviamo in un paese di oscurità

Ho attraversato la frontiera, Signore, e sono passato nel paese di oscurità!

nella regione dove mi sono stabilito sboccia il piacere di ostentare la disonestà di fronte agli altri;

 la bontà non ha posto; la menzogna è un costume e la maschera della falsità una pratica quotidiana.

si tratta di dominare e guardare dall'alto. Le parole di dolcezza non hanno corso.

Sono diffuse solo parole offensive. Qui ognuno trascorre il suo tempo a riempire soltanto la propria borsa

anche se per questo bisogna vuotare quella del vicino. qui non esiste prossimo:

non esiste che se stesso da accontentare prima di tutto. E quali mani, in questo paese,

si tendono per cogliere la limpidezza che tu, Signore, moltiplichi instancabilmente?

pietà di me, signore, sono smarrito: fammi tornare nel paese del vangelo!

 

È un richiamo alla verità, al voler essere veri, autentici dinanzi a Dio; è un richiamo molto opportuno e molto giusto. Non si vedrebbe come ci si possa convertire a Dio se non si comincia da un profondo atto di one­stà e di verità interiore. Gesù nel Vangelo pone così questo problema di verità: non cercare – ci dice – la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio degli al­tri, nella loro lode, compiacendoti della loro ammirazione. Cerca la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio di Dio, e lì troverai la tua verità, perché solo Dio ti giudica nel modo ve­ro, nel modo autentico e ti dà dunque la dignità della sua approvazione e della sua lode. E’ una scelta fondamentale da fare, anche perché i nostri atteggiamenti umani sono sempre sul filo del rasoio a questo proposito: cercare la nostra dignità negli altri, oppure cercare la nostra dignità profonda nell'incontro segreto e sconvolgente con Dio. Gesù rimproverò a questo proposito tutti coloro che facevano opere buone per essere lodati dagli uomini, e commentò: « Avete già ricevuto la vo­stra ricompensa ».

 

           E’ tempo di vivere

Da ora e per quaranta giorni, che vivere diventi la nostra urgenza quotidiana!

Prima di tutto andare alla sorgente del Vangelo e immergersi nella sua frescura,

rimanere in silenzio per cogliere la quiete e la calma che rendono capaci di afferrare

 le gioie tremule disposte sul nostro cammino, distribuite e condivise, perché ciò che siamo e che abbiamo ci è stato dato perché facciamo crescere la felicità dei nostri Cari.

Siamo consapevoli che il Padre ci porta sulle sue braccia,

e che comunica la sua divina potenza di trionfare sulla morte

che ha incrociato la luce dei nostri giorni.

 

"Tornate a me e vivrete, dice il Signore"

Signore, voglio tornare a Te, perché Tu solo puoi darmi gioia e conforto, perché tu sei la mia gioia e la mia vita ed io…

Misericordias Domini in aeternum cantabo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniAnno della Misericordia
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