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La “comunicazione” con i nostri Cari

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… e di seguito ripropongo per le amiche dei "MESSAGGI ISPIRATI….! di FB…

…..e udirono parole…

 «La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede». Queste sono le parole dette da Benedetto XVI che suonano come la denuncia di una situazione drammatica. Questo Papa che ha lamentato «l' eclissi di Dio» e ha paragonato il nostro tempo a quello del «crollo dell' impero romano dichiara che il  problema è la «questione su Dio». E ribadisce: «Ripetutamente, nella storia, persone attente hanno fatto notare che il danno per la Chiesa non viene dai suoi avversari, ma dai cristiani tiepidi».  Ritorna poi su alcuni suoi punti fermi : «Noi siamo Chiesa!», ma la questione essenziale è un' altra: la Chiesa è in crisi di identità. E’ perciò opportuno che noi, Mamme della Speranza, popolo di Dio, mentre un integralismo conservatore, sembra volerci escludere dalla Comunità ecclesiale e attribuirci un’etichetta “spiritistica” che non ci appartiene, ribadiamo i cardini che supportano la nostra dichiarata fermezza, già promulgata da un Santo Sacerdote che ormai ha raggiunto la Gerusalemme Celeste.

 

LA GERUSALEMME CELESTE E LA COMUNIONE DEI SANTI

di Padre Zaccaria Bertoldo

 

Lo Spirito vivificante non è tale solo nella realtà attuale della Chiesa, cioè attraverso la comunicazione della grazia nei sacramenti o in altri modi (Parola di Dio, preghiera, etc.), ma è presente e dà la sua vita e il suo soffio vitale “ruah” anche al di là, nella nuova dimensione della sopravvivenza. Per cui la domanda:

”Rimangono il legame, l’unione, nel ricordo e nell’amore, il colloqui tra noi che siamo ancora sulla terra (i viandanti) e “loro”, che sono già dall’altra parte?”. E’ una domanda davvero interessante che è stata posta anche in un recente convegno a Torino, dal tema: “L’al di là ritrovato”, al quale assistevano anche insigni teologi.

La posizione della Chiesa qui è affermativa e si concretizza nei concetti – dogmi – di “Comunione dei Santi” e di “Chiesa” come totalità nei 3 stadi di: Chiesa itinerante sulla Terra, Chiesa purgante dei defunti e di Chiesa trionfante di quelli che si trovano già nella pienezza della gloria di Dio.

Tutto ciò è confermato nel “Catechismo della Chiesa Cattolica” che, al numero 1024 dice:”Questa Comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, con gli angeli e tutti i beati è chiamata il cielo”. E nel numero 1025 si dice, ancor più chiaramente:”Vivere in cielo è essere con Cristo. Gli eletti vivono “in Lui”, ma, conservando, anzi, trovando la loro vera identità, il loro proprio nome”.

Specialmente se si realizza l’unione del corpo sottile o spirituale con l’anima (vedi Prieur e Marta Toniolo). Importanti sono soprattutto i numeri 1029:”Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all’intera creazione”. E nel numero 1027 si dice:”Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso”.

La parapsicologia sopravviventistica che studia la fenomenologia di questa continuazione di rapporto e di colloquio non appare quindi su posizioni conflittuali nè inconciliabili col magistero ecclesiale. Però sarebbe inesatto e riduttivo definire queste esperienze “paranormali”. In realtà siamo di fronte ad esperienze certamente spirituali. Sarebbe ingiusto negare l’evidenza di certi fenomeni che abbondano nella vita dei santi (Padre Pio, Lourdes, Medjiugorie, Paravati), così come i messaggi dei due giovani francesi Pierre Monnier e Roland De Jouvenel, e di latri giovani alle loro mamme. Sopra tutti vorrei segnalare Giampiero Campana, “Di là qualcuno ci scrive”, a cura di Guido Sommavilla, S.J. Purtroppo molti della Chiesa ufficiale ignorano questo problema o si manifestano ostili. Forse perché non hanno ancora letto bene gli articoli 2116 e 2117 del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, laddove si proibiscono la divinazione e la magia: la fenomenologia di questi rapporti e colloqui – infatti – non appare su posizioni conflittuali né inconciliabili col magistero ecclesiale, perché in essi non si tratta di magia o di divinazione. Lo stesso prof. Collo (teologo dell’arcivescovo di Torino) nel convegno di Torino ha ammesso che il colloquio o il conversare con i propri cari in Cristo non è escluso dalla Chiesa e può aver luogo con il consenso di Dio. La stessa affermazione è stata fatta da una cattedra più importante, e cioè in una nota dell’Osservatore Romano dal teologo P. Igino Concetti o.f.m. colonnista della terza pagina dello stesso giornale vaticano.

Pertanto queste fenomenologie e questi colloqui (di cui abbiamo molte testimonianze) ci offrono alcuni concetti generali sul modo di essere di questa sopravvivenza e del mondo in cui si svolge. Si parla infatti generalmente in essi di un mondo di luce, di gioia, di missione per aiutare gli altri, spinti certamente dal soffio dello Spirito Santo. Cosa questa che supera certamente il paranormale ed entra nella sfera del soprannaturale. Da ciò la denominazione da noi data specialmente ai giovani rapiti alle loro mamme, di RAGAZZI DI LUCE, o meglio ancora di NUOVI ANGELI. Essi sino come dice stupendamente il prof. Gomerro “nel dinamismo di Dio”. Ciò vuol dire che essi cooperano e partecipano, o meglio, Dio li chiama a partecipare alla sua missione salvifica. Ora cos’è tutto questo (compreso il conforto che danno alle mamme desolate) se non quella missione di aiuto a comprendere e salire verso Dio di cui si è già detto e di cui ci parlano i nostri amici di lassù? Il cardinal Tonini, in una trasmissione TV ha accolto questa idea. Non si possono pertanto condannare – come avviene da parte di qualcuno – coloro

che fanno simili esperienze, perché essi vivono l’insegnamento della Chiesa nella realtà della Comunione dei Santi, in cui sono inseriti i nostri cari giovani, i nostri nuovi angeli di luce e di conforto.

Concludendo: le prescrizioni del Catechismo che riguardano la magia e la divinazione non toccano le nostre esperienze: infatti i nostri cari ragazzi di luce quando si manifestano lo fanno non per svelare futuri contingenti o cose occulte ma in un dialogo d’amore, in una tensione che finisce per essere altamente spirituale e religiosa sotto il soffio dello Spirito.

Come io stesso ho avuto la ventura di fare esperienza (vedi il mio scritto di testimonianza nel libro “Nella scia della luce” di Emma Capanna) le anime che si manifestano (in quel caso Alessandra) affermano di farlo col permesso di Dio, se no addirittura per sua volontà. E’ mai possibile che ci ingannino o ci inganniamo noi stessi fino a questo punto? O non è forse un inganno o una non ammissione di chi non vuol credere che lo “Spirito soffia dove, come e quando vuole?”.

Per tutte queste ragioni penso anche io, col P.Ferrarotti, “che dobbiamo andare avanti serenamente con fiducia, nella saggezza della Chiesa”. Vorrei però aggiungere che sono d’accordo con il teologo prof. Gozzellino quando dice che ci vuole “discernimento, discernimento e ancora discernimento. In questi contatti occorre discernimento e prudenza”.

Io direi a chi ha il dono della comunicabilità: hai ricevuto gratuitamente questo dono? Generosamente donalo agli altri, con la più grande onestà e lealtà. Concludo dichiarandomi pienamente d’accordo col P.Ferrarotti, che vede nel fenomeno dei ragazzi di luce un particolare momento di grazia, una vera carezza di Dio. In questi tempi di incredulità, quasi “una nuova Pentecoste”, destinata a prolungarsi nel tempo e a rinnovarsi di continuo. Io vedo l’affacciarsi del 2000, soprattutto per voi care mamme, illuminato dallo Spirito – “ruah” – di Dio, che agisce con lo stesso impeto e la stessa forza dei primi tempi della Chiesa.

 

Edda CattaniLa “comunicazione” con i nostri Cari
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Sopra l’arcobaleno

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Giunge molto gradita questa riflessione inviata dalla Mamma di Vera

Da qualche parte….sopra l’arcobaleno

Condivisione della sofferenza

 

Da qualche tempo,   il titolo che ho dato a questa riflessione,  mi accompagnava nei momenti  di silenzio e di  abbandono. Ed è proprio guardando l’arcobaleno dopo qualche piovasco, che ho dato spazio alla mia fantasia…

Non posso  fare a meno di immaginare un posto, un luogo, una dimensione oltre la nostra, dove chi ci ha preceduto  dimora,  nella pace e nella felicità più assoluta. Mi affascina pensare al prosieguo della vita, a quello che noi saremo, a quando nuovamente ci incontreremo,  con coloro che abbiamo  amato.  

Sull’onda di questi pensieri, ha preso forza il desiderio di continuare a raccontarmi. Voglio  parlare del cambiamento interiore, della trasformazione avvenuta in me e nei miei famigliari. Quel cambiamento che  produce spesso  la dipartita  del bene più prezioso che ha un genitore, che è il proprio figlio.

Vera, nostra figlia,  da alcuni anni non è più fra noi e abbiamo imparato a misurare il tempo  in riferimento al prima e al dopo la sua dipartita. Uno spartiacque importante che ha determinato un mutamento radicale delle nostre vite. Tanto dolore,  ma anche tanto arricchimento,… poi. Oggi, a distanza di anni, lo posso affermare…Difficile da comprendere per chi non ci è passato. Difficile da spiegare ai più.  

Faccio un salto nel passato e mi rivedo, quando una mattina, qualche tempo dopo il  trapasso di Vera, incontrai una mamma al camposanto, provata dal mio stesso dolore. Era visibilmente  sofferente, ripiegata su se stessa; portava male la sua età anagrafica. Tanti anni erano già passati dalla dipartita di suo figlio, ma l’impressione che dava,  era di una perdita recente. Durante il colloquio ricordo che mi disse che la sofferenza  l’aveva fatta chiudere in se stessa (è una tentazione nascosta nelle pieghe del dolore) e che,   per un minimo di elaborazione del lutto ci sarebbero voluti  almeno dieci anni!  Li per li , mi impressionai! Dieci anni,… terribile, pensai! Anche se ero abbastanza consapevole che,  sarebbe stata una di quelle ferite che,   anche se un giorno si fosse un po’ rimarginata, avrebbe comunque lasciato la cicatrice.

Fu in quel momento che promisi a me stessa, nel ricordo di mia figlia,  che ce l’avrei messa tutta per tentare di farcela! Allora non immaginavo il percorso che avrei fatto, le certezze e le consapevolezze che avrei raggiunto. Ma in cuor mio mi ripromettevo che ci sarei riuscita. Ebbi compassione di quella mamma addolorata. Rappresentava tutto ciò che non avrei voluto diventare  io. Una via d’uscita ci dovrà pur essere, pensai!  Se il dolore esiste, ci dovrà  essere  anche il suo rimedio. Non si può continuare a vivere senza un barlume di speranza, rischiando di spegnersi giorno dopo giorno. A volte,  tendiamo ad esorcizzare il dolore nei modi che producono solo rimedi apparenti e superficiali, poiché nel profondo tutto resta uguale, senza un vero percorso che tenda a rafforzare e rivitalizzare la propria vita. Gesù stesso ha condiviso la nostra esperienza  di dolore,  arrivando a sentire il peso della nostra sofferenza sulle sue spalle innocenti e l’ha condivisa portandola  sino alla morte, ma  innestando nel nostro lutto il germe della redenzione e la speranza della vita eterna.

Ancora oggi,  quando  penso  a questa mamma, mi dico che sono stata tanto fortunata nel mio percorso, nella mia ricerca, anche se sono consapevole che ci ho messo tanto di  mio in quello che è stato un continuo  peregrinare, che  ha portato me e la mia famiglia, a raggiungere piccoli , ma importanti obbiettivi e traguardi.

Ho già raccontato di  Vera, della nostra famiglia, del nostro percorso, della ricerca continua di colei che ora vive quella dimensione che è vita nuova.  E’ l’altra faccia di quel continuum, dove niente muore, ma tutto si trasforma.  Perché come afferma Rilke: “ La morte è l’altra faccia della vita, solo diversa,  rispetto quella che è rivolta verso di noi.” Ho raccontato di  quanto conforto e sostegno abbiamo ricevuto,  con il dono di bellissimi messaggi  e segni, da parte di nostra figlia e non solo,  che ci hanno fatto comprendere che comunicare si può, quando la forza trainante è l’Amore. La ricerca viene fatta affidandoci a Dio,… e la ricerca ci porta a cercare con più forza , Dio stesso.

Quello che ne deriva è uno stato di grazie e di pace. Stati d’animo che si raggiungono e si vivono,  dopo che, un tumulto di sensazioni e di pensieri,  non sempre positivi,  lasciano il posto a sentimenti più pacati e rasserenanti. E’ un cammino lungo e tortuoso l’elaborazione del lutto!  Bisogna tanto  lottare, tanto chiedere, tanto affidarsi, tanto fidarsi. Ci si trasforma pian piano, è una continua evoluzione. Poi  ci si riscopre  cambiati.  Pensieri e atteggiamenti  sono diversi da quelli di un tempo. Ci si sente altre  persone,…spesso  migliori.

 E ti  rendi conto che la tua non è più rassegnazione. Non è più solo accettazione. Ma  può diventare  molto di più:  condivisione.  Anzi, l’accettare è condividere!  Ecco, devo ammettere che ,  in questo momento della nostra vita, la condivisione  è  una  cosa  importante. Cos’è la condivisione se non percorrere  un tratto del tuo cammino,  con i tuoi “simili”? Se non procedere verso  obbiettivi che ci accumunano con  quelli di altre persone , che  hanno le nostre stesse  difficoltà, desideri  e affinità? La condivisione consente un  procedere meno faticoso, nell’impegno delle  proprie risorse. Si mettono a disposizione degli altri,  fatiche, obbiettivi, progetti.  Quando ti sembra di arrancare ecco che qualcuno ti aiuta, ti tende la mano e non ti permette di affondare. A volte è una mano tesa quando stai per affogare. E quando hai ricevuto aiuto, devi solo attendere. Arriva il tuo momento di dare. Qualcuno ha detto che ci si sente poveri e in difficoltà non quando si riceve, ma quando non si ha il coraggio di dare.

Condivisione, quindi. ..Ho capito che la condivisione è importante sotto tutti gli aspetti. Certo è più facile condividere nella gioia, nel benessere, quando le cose vanno a gonfie vele. Spesso le persone che frequentavamo prima non ci vanno più bene, perché non ci possono capire.  La partecipazione al lutto da parte di amici e congiunti, a volte si  verifica in modo meno intenso ed attivo.  Succede che,  le persone che hanno subito la perdita,  si trovano frequentemente a dover vivere  in solitudine  questa esperienza. Ma dopo un lutto non ci si può chiudere a tutto…,  bisogna saper trovare , da questa esperienza di dolore, nuova linfa per rimettersi in gioco. Ed è proprio  nel   partecipare alla sofferenza degli altri, nel condividere, che  si trova lo scopo per continuare,  facendo in modo che il dolore diventi  un veicolo purificatore per vivere la vita con nuovo  coraggio. Dobbiamo essere testimoni  per aiutare e le nuove conoscenze acquisite devono diventare doni da poter elargire…

La cosa migliore per  attraversare  positivamente  il processo del lutto  è entrare in  rapporto con un gruppo di riferimento. Quando questo non avviene , arriva spesso la malinconia e la depressione.

Un noto psicoterapeuta raccontava che,  quando il lutto non viene elaborato correttamente permane una condizione di “lutto strisciante”. In quanto  i processi del lutto non sono conclusi, ma sospesi. Il ritrovamento di un gruppo può essere il primo passo per affrontare un lutto sospeso e la condizione malinconica che ne è conseguita.

 Continua questo psicoterapeuta : Non tutti sanno  “soffrire” il dolore. Alcune persone subiscono il dolore ma non sono in grado di soffrirlo. Un’altra via seguita da chi non sa come “soffrire” il dolore,  è quella di essere costantemente angosciati. Quando una persona impara a distinguere il dolore dall’angoscia, compie un passo estremamente significativo, perché presto si rende conto che il dolore è parte della vita, mentre l’angoscia è soprattutto manifestazione di conflitto e nevrosi. Per condividere il dolore è essenziale esprimerlo in modo vivo e contemporaneamente dargli una forma precisa. Esprimere il dolore non significa gridare. Gridare può aiutare a fronteggiare, alleviare e gestire temporaneamente il dolore e soprattutto l’ansia. Per stabilire una condivisione, però, questo non basta; il dolore deve  essere espresso in modo adeguato. L’espressione adeguata del dolore, sostituisce l’ espressione immediata, con un’altra che contiene un potenziale elevato di comunicazione  e di relazione. Il dolore allora acquista un “calore segreto” che lo rende più condivisibile.”

 Quindi, condividere significa “ mettere insieme i cocci”. La condivisione del dolore è un modo per alleviarlo, attraverso la consapevolezza di non essere soli. E’ difficile fare i conti con il vuoto che la morte lascia dietro di se…ma insieme si può.

La condivisione di una sofferenza, in particolare di un lutto  è condivisione vera, sentita , partecipata. Ci si confronta. Anche il soggetto più debole, più in difficoltà si sente rinfrancato dal suo simile che dimostra più forza. Vale sempre il detto:  “Se ce la fa lui, ce la posso fare anch’io.”  Il lutto rimane morte e disperazione  se non è illuminato da una parola più grande dell’uomo: la certezza della  risurrezione.  I nostri figli in particolare, diventano i nostri maestri spirituali e ci accompagnano, mentre noi nella preghiera , ci rivolgiamo a loro che sono vivi in Dio: è un dialogo ininterrotto in Lui, un dialogo fondato sull’amore che va oltre la morte.

La condivisione dopo un dolore è stimolante. Mette in discussione le tue capacità, va a toccare anche la tua autostima, la tua forza interiore. Condividere fa aumentare  la propria  consapevolezza. E la consapevolezza nella vita di una persona, diventa essenziale per vivere meglio.

Nella  vera condivisione poi,  l’egoismo viene messo da parte . Si scopre una nuova forma di genitorialità . Si diventa generosi di nuovo amore  e si va verso chi ha bisogno , con  amore rinnovato. La condivisione porta alla pace di se stessi, con gli altri e con Dio. Porta a sperare,  a sognare nuovamente  con il pensiero sempre rivolto a Dio. Un frate ha detto: “Solo in Dio sono sicuri i nostri sogni! E con Dio non ci si sente più foglie secche, ma foglie rivitalizzate con nuova linfa. Nel cammino non ci si ferma solo alla ricerca della consolazione, che pure è fondamentale per andare avanti, ma con la grazia dello Spirito ci si addentra nel mistero di Dio. Si impara a conoscere Dio e il suo Regno dove ora vivono i nostri cari scomparsi.”

Come si può condividere? Lo si può fare in diversi modi. Per intraprendere un viaggio all’insegna della speranza,  ritengo che  il modo più importante è la condivisione della spiritualità, dando spazio alla preghiera,  che è la “benzina “ dell’anima. Altro motivo di condivisione è l’anelito di ogni persona: dare nuovo senso alla vita. Diceva Dietrich Bonhoeffer  che le cose penultime acquistano significato delle cose ultime: è l’eternità che da senso al tempo. L’aspettativa del “dopo” è l’interrogativo  di tutti. Ha detto un sacerdote durante un’omelia: “  La morte di Gesù diventa il lasciapassare verso la dimora definitiva. Nella morte non scompariamo in un luogo ignoto e buio, bensì andiamo in un luogo famigliare, dove Egli stesso ha detto : “ Io vado a prepararvi un posto.”  Gesu’ ha fatto il viaggio di andata e ritorno; in questo viaggio nella casa del Padre ha preparato la nostra definitiva dimora.

 E’ stato fatto notare che l’interpretazione che  Gesù dà della propria morte , vale in un certo senso anche per la morte delle persone alle quali siamo legate da amicizia e amore.  Quando le persone a noi care ci lasciano, portano nella dimora eterna una parte di noi. Tutto ciò che abbiamo condiviso con loro, gioia e dolori, amore e sofferenza, tutti i discorsi fatti, le intimità vissute: morendo portano tutto nella casa che preparano per noi, per condividere, domani, tutto il vissuto positivo per l’eternità.”

C’è  una bella immagine del monaco benedettino Anselm  Grun, il quale fantastica paragonando il suo cammino a un sentiero che attraversa un prato e deve poi guadare un fiume. In merito scrive: “Arrivo a un ruscello e per poterlo saltare meglio, getto  prima dall’altra parte il mio zaino. I morti con i quali ho condiviso la mia vita, hanno già portato con se il mio zaino oltre la soglia della morte. Perciò posso confidare che mi sarà più facile, morendo, saltare di là del ruscello e arrivare là dove troverò il mio zaino, le cose importanti del mio cammino esistenziale. I morti decorano la dimora eterna con ciò che di mio hanno già portato oltre la soglia.”

 E un altro saggio ha scritto:” La vicenda umana è un’avventura chiusa tra due giardini: quello dell’Eden, all’origine, e il Paradiso celeste, quello dell’altra riva. La vita è un’avventura tra due giardini posti sotto il segno della bellezza e della gratuità.”  Riporto anche  ciò che ha scritto un teologo: “L’incontro  con Dio non è un riposo eterno, bensì una vita straordinaria e mozzafiato, una tempesta di felicità che ci trascina, ma non in qualche luogo, bensì  sempre più a fondo nell’amore della beatitudine di Dio.”

Ecco quindi, a mio avviso, la base spirituale su cui  far partire e far  fiorire altre forme di condivisione. E quando   c’è una buona  base spirituale,  ogni progetto può iniziare  e svilupparsi. Per esperienza, posso dire di aver conosciuto varie realtà, ma dove manca la base spirituale, spesso la condivisione ha vita breve, in quanto non viene sostenuta da qualcosa di forte, paragonabile alle fondamenta di una  casa.

Oggi, posso affermare  con  piena soddisfazione,  di appartenere ad un gruppo denominato di “primo soccorso” che,  una volta al mese accoglie  nel suo ambito  persone provate dal dolore. La parola di Dio è sempre presente, così’ anche l’attenzione ed il conforto verso i nuovi arrivati. Portiamo la nostra esperienza, diamo testimonianza del nostro vissuto,  delle nostre reazioni,  delle nostre emozioni, del nostro cammino di speranza.  Nel momento del dolore, un gesto di vicinanza affettiva è recepito come dotato di un particolare carattere d’autenticità. La persona sofferente avverte che chi lo compie le sta diventando molto caro. Il sentimento, spesso, trova corrispondenza e può divenire  molto ingente e profondo.

Quando nei nostri incontri,  non ci sono persone nuove da sostenere,  ci raccontiamo, facciamo nuovi progetti. Organizziamo  anche  un  paio di  convegni  l’anno,  con relatori che arricchiscono le nostre conoscenze su temi che riguardano la crescita interiore e affrontano il tema della vita oltre la vita. Alcuni di noi hanno la possibilità di partecipare ai convegni a livello nazionale, dove il tema dell’esistenza umana,  il suo traguardo e la ricerca dell’uomo,  sono materia di approfondimento.

Da poco,  il nostro gruppo sta  percorrendo una nuova strada. Abbiamo felicemente aderito, ( e qui le vie del Signore sono veramente infinite , poiché nuove persone si stanno di volta in volta aggiungendo) ad incontri spirituali,  presso un convento, sotto la guida di un frate  carismatico , che ci delizia con la celebrazione della S. Messa,  dell’Adorazione Eucaristica , delle profonde catechesi e  delle meditazioni guidate. Per concludere poi con un momento di convivialità, che ci vede fraternamente partecipi.

 Stiamo da poco aderendo anche ad un progetto missionario.  Dove ci porterà tutto questo? Noi ci affidiamo al Signore, dandogli la nostra disponibilità.  L’importante è non rimanere fermi,  non rimanere chiusi e apatici, non lasciarsi indurire dal dolore…ma aprire le porte del cuore. Facciamo in modo che la sofferenza ci metta le ali…, affinchè le ferite  del dolore diventino luce per gli altri. Poiché  a  volte  ci troviamo proprio  a sperare  con quelli che disperano…

La condivisione ci porta a ricordare più che mai , coloro che non vediamo con gli occhi fisici, ma che sentiamo presenti più di prima… più di sempre. E che continuano il percorso a fianco a noi, con nuove spoglie, non più dolorose.

Coloro  che un giorno incontreremo nuovamente  lassù,  da qualche parte…sopra l’arcobaleno.

Edda CattaniSopra l’arcobaleno
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Papa Francesco: potere è servizio

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Papa Francesco:  potere è servizio

 

 

«Il vero potere è il servizio», «non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza», bisogna essere – come San Francesco – «custodi della creazione»: i riti di inizi del pontificato di Papa Bergoglio si chiudono all'insegna della sua omelia, pronunciata in italiano davanti a 200mila persone che hanno invaso festanti Piazza San Pietro sin dall'alba. Papa Francesco, davanti ai potenti del mondo (ma mancava Barack Obama) ha tracciato le linee guida della sua missione pastorale, ricordando «con affetto» il lavoro del suo predecessore Benedetto XVI tra gli applausi della folla e conquistando ancora una volta i tanti pellegrini accorsi a Roma con parole e gesti di grande umiltà.

«Custodiamo Cristo nella nostra vita, abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato con amore». È il messaggio lanciato oggi da papa Francesco su Twitter dopo la messa di inizio del pontificato. Poco dopo ne è comparso un secondo: «Il vero potere è il servizio. Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli».

 

 

 

 

 

 

«Non dobbiamo avere paura della bontà, neanche della tenerezza – ha aggiunto il Papa – Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza», ha aggiunto il Pontefice. La tenerezza, ha detto Bergoglio, «non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amore». «Non dobbiamo avere timore della bontà – ha poi ripetuto -, della tenerezza».

 

Nell'esercitare il suo servizio il Papa guarda a quello «umile, concreto» di san Giuseppe e come lui apre le braccia alla «umanità intera», ricordando che il giudizio finale sarà «sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore – ha detto – sa custodire». «Anche oggi, davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza – ha detto a proposito della custodia del creato – «Custodire tutti, ha invitato, con uno sguardo di tenerezza e di amore, aprire l'orizzonte della speranza, aprire uno squarcio in mezzo a tante nubi, portare il calore della speranza».

Edda CattaniPapa Francesco: potere è servizio
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Insieme a San Leopoldo

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Insieme a San Leopoldo

 

L’invito di Maria, Mamma di Vera, è sempre un piacere a cui rispondere, come pure il ritrovarsi insieme con Padre Roberto al Santuario di san Leopoldo a Padova.

 Già lo scorso anno avevo avuto il piacere di questa condivisione che era stata soprattutto la scoperta di una comunità amica, ma anche di tante particolari storie vicine nel nostro cammino esperienziale.

 

Sono ritornata con il desiderio di quel raccoglimento in quell’atmosfera tutta particolare che, all’interno delle nostre esistenze tormentate e affaticate, non sempre riusciamo a trovare.

 

Questa volta vorrei però non dilungarmi sulle mie impressioni, ma riportare tutto quanto Padre Roberto ha inteso comunicare ai presenti con le sue stesse parole, le sue espressioni in un ambiente in cui la musica soffusa, i canti, le preghiere erano espressione del Paradiso…

 

 

 

 

l'amore autentico non ragiona, non pone limiti, non calcola, non ricor­da il bene che ha fatto e le offese che ha ricevuto, non pone mai con­dizioni.
 
Gesù ha frequentato cattive compagnie! Amico dei pubblicani e dei peccatori …
Chiamato un mangione e un beone.
Gesù ha amato i piccoli numeri, mentre la gente ama la massa, la grande folla: Lui va alla ricerca della Maddalena, della Sama­ritana, dell'Adultera…
Ha fatto "fiasco" nella vita: la "carta magna" di Gesù – le beati­tudini – appare come un fallimento: beati i poveri, gli oppressi, gli afflitti, i perseguitati, ecc. (Lc 6, 20). Gesù ama tutto questo: chi lo segue deve essere matto come lui!
Quanti insuccessi nella sua vita: cacciato dal suo paese è scon­fitto, perseguitato, rifiutato, condannato a morte…
Gesù, un professore che ha rivelato il tema dell'esame: sareb­be stato licenziato subito! Il tema dell'esame e il suo svolgimen­to è descritto a puntino da lui: verranno gli angeli, convocheran­no i buoni alla destra, i cattivi alla sinistra, e tutti saremo giudi­cati sull'amore (Mt 25,31 ss).
Gesù un Maestro che ha dato troppa fiducia agli altri. Ha chiamato gli apostoli quasi tutti illetterati, ed essi lo rinneghe­ranno. Nel tempo continuerà a chiamare gente come noi, pecca­tori. La via di Dio passa per i limiti umani: ha chiama­to Abramo, che non ha figli ed è vecchio; chiamato Mosè, che non sa parlare bene; chiama dodici uomini mediocri e ignoranti, e uno di essi lo consegnerà; e per chiamare i pagani sceglie un violento e un persecutore, Saulo; e nella Chiesa continua a fare così…
Gesù non aveva buona memoria, perché sulla Croce il buon ladrone gli chiede di ricordarsi di lui in Paradiso e Gesù non ri­sponde come avremmo fatto noi "fa' prima venti anni di purga­torio", ma dice subito di sì: "Oggi tu sarai con me in paradi­so" (Lc 23,43). Con la Maddalena fa la stessa cosa, e ugualmen­te con Zaccheo, con Matteo ecc. "Oggi la salvezza entra in que­sta casa" (Le 19,9), dice a Zaccheo. Gesù perdona e non ricorda che ha perdonato. Questo è il suo primo difetto. Gesù non conosceva la matematica: un pastore ha cento peco­re. Una si è smarrita: lascia le novantanove per andare a cercare quella smarrita e quando la incontra la porta sulle spalle per tor­nare all'ovile (Mt 18, 12). Se Gesù si presentasse all'esame di matematica sarebbe certamente bocciato, perché per lui uno è uguale a novantanove.
Gesù è non conosceva la logica: una donna ha perduto una dracma. Accende la luce per cercare in tutta la casa la dracma perduta e quando 1' ha trovata va a svegliare le amiche per fe­steggiare con loro (Lc 15, 8). Si vede che è veramente illogico il suo comportamento, perché sapendo che la dracma era comun­que in casa, avrebbe potuto aspettare la mattina seguente e dor­mire. Invece cerca subito, senza perdere tempo, di notte. D'altra parte, svegliare le amiche non è meno illogico. Anche la causa per cui festeggiare l'aver trovato una dracma – non è poi tanto logico. Infine, per festeggiare una dracma ritrovata dovrà spen­dere più di dieci dracme … Gesù fa lo stesso: in cielo il Padre, gli angeli e i santi hanno più gioia per un peccatore che si converte, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di pe­nitenza.
Gesù non fu un buon politico: di solito un politico alle elezioni fa propaganda e promesse: la benzina costerà meno, le pensioni saranno più alte, ci sarà lavoro per tutti, non ci sarà più inflazio­ne… Gesù, invece, chiamando gli apostoli, dice: "Chi vuoi veni­re dopo di me, lasci tutto, prenda la sua croce e mi segua" (Mt 16,24). Seguirlo, dunque, per andare dove? Gli uccelli hanno un nido, le volpi una tana, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posa­re il capo… Seguire Gesù è un'avventura: fino all'estremità della terra, senza auto, senza cavallo, senza oro, senza mezzi, senza bastone, unicamente con la fede in Lui.
Non si intendeva di economia e di finanza, perché va a cercare quelli che lavorano alle tre e alle sei e alle nove e paga gli ultimi come i primi (Mt 20, Iss). Se Gesù fosse economo di una comu­nità o direttore di una banca, farebbe bancarotta, perché paga chi lavora meno come chi ha fatto tutto il lavoro.

 

Il mio Dio non è un Dio duro, impenetrabile,

insensibile, stoico, impassibile.

Il mio Dio è fragile.

E' della mia razza.

E io della sua.

Lui è uomo e io quasi Dio.

Perché io potessi assaporare la divinità

Lui amò il mio fango.

L'amore ha reso fragile il mio Dio. Il mio Dio ebbe fame e sonno e si riposò.

Il mio Dio fu sensibile, e fu dolce come un bambino.

Il mio Dio fu nutrito da una madre,

II mio Dio tremò dinnanzi alla morte.

Non amò mai il dolore, non fu mai amico

della malattia. Per questo curò gli infermi.

Il mio Dio patì l'esilio, fu perseguitato e acclamato.

Amò tutto quanto è umano, il mio Dio: le cose e gli uomini, il pane,

i buoni e i peccatori. Il mio Dio fu un uomo del suo tempo.

Vestiva come tutti,

parlava il dialetto della sua terra,

lavorava con le sue mani,

gridava come i profeti.

Morì giovane perché era sincero.

Lo uccisero perché lo tradiva la verità che era

nei suoi occhi.

Ma il mio Dio morì senza odiare.

Morì scusando più che perdonando.

II mio Dio è fragile.

Il mio Dio ruppe con la vecchia morale

del dente perdente,

della vendetta meschina,

per inaugurare la frontiera di un amore

e di una violenza totalmente nuova.

Il mio Dio gettato nel solco,

:        schiacciato contro terra,

tradito, abbandonato, incompreso,

continuò ad amare.

Per questo il mio Dio vinse la morte.

E comparve con un frutto nuovo tra le mani:

la Resurrezione. Per questo noi siamo tutti sulla via

della Resurrezione.

   Juan Arias

 

 

AMAMI COSI’ COME SEI

Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima,

le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati,

e ti dico lo stesso: "dammi il tuo cuore, amami come sei".

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore,

non amerai mai.

Anche se sei debole nella pratica del dovere e della virtù,

se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più,

non ti permetto di non amarmi. Amami come sei.

In ogni istante e in qualunque situazione tu sia,

nel fervore e nell'aridità, nella fedeltà e nella infedeltà,

amami… come sei…

Voglio l'amore del tuo povero cuore;

se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.

Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia

un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore?

Non sono io l'Onnipotente?

E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi

e preferire il povero amore del tuo cuore,

non sono io padrone del mio amore?

Figlio mìo, lascia che Ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti

ma per ora ti amo come sei… e desidero che tu faccia lo stesso, lo voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore.

Amo in te anche la tua debolezza,

amo l'amore dei poveri e dei miserabili;

voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: "Gesù ti amo".

Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Un cosa solo m'importa, di vederti lavorare con amore.

Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio;

non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose;

no, sarai il servo inutile,

ti prenderò persino il poco che hai…

perché ti ho creato soltanto per amore.

Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante,

io il Re dei Re! Busso e aspetto;

affrettati ad aprirmi. Non nasconderti dietro alla tua miseria;

se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, morresti di dolore.

Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me

e mancare di fiducia.

Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l'azione più insignificante solo per amore.

Conto su di te per darmi gioia … Non ti preoccupare di non possedere virtù; ti darò le mie.

Quando dovrai soffrire, ti darò la forza.

Mi hai dato l'amore, ti darò di sapere amare

al di là di quanto puoi sognare …

Ma ricordati… amami come sei…

Ti ho dato mia Madre; fa' passare, fa' passare tutto dal suo Cuore così puro.

Qualunque cosa accada,

non aspettare di essere santo per abbandonarti all'amore, non mi ameresti mai… Va'…

Mons. Lebrun

 

Invocazione allo Spirito e imposizione delle mani

 

 

II Signore Gesù imponeva le mani sui bambini, pregando per loro (Mt m. 13-15): Nel testo parallelo Marco sottolinea il contatto fisico «Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse» (Me 10.13-16). L'imposizione, dunque, era anche contatto fisico. Molto spesso il gesto è accompagnato dalla realtà di una guarigione. Giairo chiede a Gesù: «La mia figlioletta è tigli estremi; vieni a imporre le mani perché sia guarita e viva» (Me 5.23). Gli presentano il sordomuto "pregando di imporli le mani» (Me 7,32); gli conducono il cieco di Betsaida «…pregando di toccarlo. Allora… gii impose le mani… sugli occhi ed egli ci vide chiaramente…» (Me 8.22-25). Era il gesto più ripetuto nelle guarigioni: «tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva» (Le 4.40).

Gesù ai suoi discepoli: «…imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Me 16.18). Anche Paolo, dopo la visione del Signore sulla strada per Damasco viene guarito da Anania precisamente con l'imposizione delle mani (Ai9.17). E poi a sua volta anche lui guarirà i malati imponendo le mani (Ai 28.8-9).

Imporre le mani sul capo di una persona significa anche invocare e trasmettere su di lei il dono dello Spirito santo per una determinata missione. È così con i battezzati di Samaria, che ricevono la visita degli apostoli per completare la loro iniziazione cristiana (Ai 8,17). Lo stesso per i discepoli di Efeso «E non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo» (Ai 19,6).

Porre le mani sul capo di una creatura è abbracciare la sua vita. Il Padre usando le nostre mani, accarezza i suoi figli e posando lo sguardo su di loro dice: "Non temere, sono qua con te". Da questa esperienza di abbraccio e di amore, vengono le guarigioni e le liberazioni.

Chi impone le mani non esercita un potere personale e come servo inutile si rende stru-mento nelle mani di Dio perché possa compiere le Sue meraviglie. Nella preghiera di imposizione, non siamo chiamati a dare risposte, o a fare i guaritori, i "santoni" e nean-che a imporre la Parola di Dio o le nostre idee, ma ad essere canali trasparenti, attraverso i quali l'amore e la misericordia di Gesù raggiungono prima e in abbondanza, i cuori feriti.

Solo il Sacerdote può imporre le mani e benedire gli altri, solo le sue mani sono sacre, solo lui è un Altro-Cristo. Non fatevi mai imporre le mani sulla testa dai laici, da persone non consacrate.


 

Edda CattaniInsieme a San Leopoldo
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Tra Modena e Roma

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Fra Modena e Roma

Dopo anni di pausa quale relatrice ai Convegni di Fratelli uniti alla mia famiglia da ultraventennale conoscenza, dopo la dipartita di Mentore, ho avuto la possibilità di recarmi dapprima al “Centro Culturale l’Albero” diretto dall’amica Carla Castagnini dove, in apertura del Convegno e nella serata, ho portato la mia testimonianza di speranza nel contatto con i nostri Cari.

 

 

 

Una riflessione…. per noi tutti … genitori colpiti da una grave perdita…

Chi di noi non ha provato il dolore della malattia e della morte e spesso, disperato, distrutto da un lutto recente, annebbiato da una visione della vita e di un Dio che sembra volerci togliere le persone a noi più care ha invocato la morte come liberazione. Questi sentimenti li abbiamo provati tutti, ma se col tempo il dolore non è scomparso, molti di noi hanno accettato un disegno imperscrutabile a cui daremo risposta solo quando saremo liberi dai lacci che avvolgono la nostra materialità terrena.  Il senso della sofferenza non può essere spiegato, ma solo “trovato” cioè vissuto dall’interno ed un aspetto importante della condizione umana è proprio quello di ritrovarsi con altri che hanno vissuto la nostra stessa esperienza per cominciare a pensare non solo emotivamente.

Le Sue ferite, le nostre ferite.

Il senso della sofferenza va “trovato” e capito “dall’interno. Cristo ha fatto questo: egli che avrebbe potuto predicare, narrare il dolore e la morte, ha “raccontato” la sua stessa vita. Prima di lui dolore e morte erano segno di un limite, di imperfezione e bagaglio umano creaturale. Con Lui abbiamo la certezza di essere compresi nella nostra angoscia, nello smarrimento, nello sconforto e nella tristezza. Lui le ha provate tutte, come noi, come un qualsiasi uomo, come una qualsiasi madre: l’abbandono, l’incomprensione, la derisione, la nudità. Noi madri, scarnificate, derelitte, offese, abbruttite potremo tornare a vivere e a sorridere perché la vicinanza “dell’uomo dei dolori” ci aiuterà a rivedere tutta la nostra vita, a comprendere la sofferenza degli altri, a dare la giusta importanza alla relatività delle cose. In questa condizione potremo vivere con maggiore serenità e, siatene certi, saremo ascoltati. L’atteggiamento di chi spera è autenticità che richiama un dono ineffabile divino: quello della “provvidenza” che diviene carisma, luce e conforto. 

 

 La speranza e la comunicazione.

Sperare vuol dire attendere il momento che , opportunamente, arriverà per ciascuno di noi. Sarà un segno di modeste dimensioni, che altri non noteranno, ma che per noi sarà denso di quel contenuto noto a noi soli e che ci abbaglierà come Paolo sulla strada di Damasco. Prepariamoci ad ogni evento,  e percorriamo il nostro cammino non come gente che soffre di una malattia inguaribile, ma con lo spirito che si ritrova nella “Salvifici doloris” di Giovanni Paolo II° del 1984. Camminiamo per volere essere riscattati, con la spiritualità di chi non vuole vivere un  dolore alienante, ma nella prospettiva della salvezza e della risurrezione. Ricordiamo anche che la “comunicazione” con i nostri Cari esige “rispetto” verso coloro che potranno avvicinarci ad essa e verso i fratelli che , come noi, attendono una stilla di acqua benefica. Pensiamo ai nostri amati Figli che non conoscono più invidie, prevaricazioni, miserie e meschinità e chiediamo a loro stessi di venire a noi illuminandoci della loro Luce, abbracciandoci dell’aura benefica che li avvolge, facendosi riconoscere per la loro vicinanza.  Chiediamolo… e attendiamo … con carità e rispetto … per tutti.  

 

A Roma sono tornata dopo un anno, per vedere l’amico di sempre Filippo Liverziani, il fondatore del Convivio.  Con lui mi avvicinai al Movimento della Speranza quando lo conobbi, oltre un ventennio fa… lui che chiamavo “il patriarca dalla barba bianca”.

Eravamo a Baveno dove eravamo giunti in devoto pellegrinaggio, alla ricerca di quel conforto che non riuscivamo a trovare nel quotidiano. Erano presenti i pionieri Agnese Moneta, Mario Mancigotti, Laura Paradiso, Tonino Mascagna, Francesco Nigro, i coniugi Leardini, Paola Giovetti …

 

Non avremmo immaginato che qualche anno dopo, ci saremmo trovati fra i relatori per esporre quanto di nuovo era avvenuto all’interno della nostra famiglia e che io e mio marito tenevamo gelosamente custodito.

 

Tante volte qui a Roma al Convivio e al Movimento… Eravamo entrati a piccoli passi nella scoperta e nella ricerca di una  meravigliosa realtà che si apriva dinnanzi a noi e che pur ignorandola era raggiungibile “per un atto d’amore”.

 

Quest’anno sono tornata, forse per l’ultima volta. Il Prof. Liverziani, il mio smico e maestro sta molto male ed è stata scorsa l’ultima sua relazione, quasi un testamento spirituale. L’ho ascoltata letta da Gabriella Cominotto in devoto, religioso silenzio. Di questa metto solo il momento iniziale e finale, rimandandone la lettura al sito www.convivium-roma.it

 

 

Cari amici e amiche del Convivio,

ho la chiara impressione che ben si avvicini, almeno per me, il momento di approdare alla meta che ho perseguita, insieme a voi, per serie di anni di meditazioni e di studi.

 

La perfezione religiosa si ha nella totale sottomissione alla volontà divina. La perfezione umanistica si ha nell’associarsi nella maniera più efficace a quella divina iniziativa che vuole dar vita a un mondo migliore ed è tesa, al limite, a porre in essere una creazione perfetta.

Gli umani cooperano con Dio, il quale opera donandosi a loro in una misura che alla fine diviene integrale, totale. La cooperazione degli umani consiste nel farsi, per quanto possibile, recettivi al dono che Dio fa di Sé.

 

In questi segni possiamo vedere i gradini di una scala che ci consentirà in ultimo di salire alla perfezione infinita, alla felicità senza tramonto e senza confini.

Da entrambe le esperienze ne ho dedotto un’unica riflessione: andare ai Convegni, per elaborare un lutto aiuta… tanto… Non si cresce se ci si va con l’unico intento di ricevere un messaggio dalla medium di turno… Non si cresce tornando a casa con uno o più foglietti nella borsa… Quando si sia raggiunta la consapevolezza che i nostri Cari vivono e ci sono accanto ciò che conta è abbandonarsi all’amore del Padre… Lui saprà come consolarci!

"Dammi il supremo coraggio dell'amore,

questa è la mia preghiera,

coraggio di parlare,

di agire,

… di soffrire,

di lasciare tutte le cose,

o di essere lasciato solo.

Temperami con incarichi rischiosi,

onorami con il dolore,

e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.

Dammi la suprema certezza nell'amore,

e dell'amore,

questa è la mia preghiera,

la certezza che appartiene alla vita

nella morte, alla vittoria nella sconfitta,

alla potenza nascosta

nella più fragile bellezza,

a quella dignità nel dolore,

che accetta l'offesa,

ma disdegna di ripagarla con l'offesa.

Dammi la forza di Amare

sempre e ad ogni costo."

(K. Gibran)

 

 

Edda CattaniTra Modena e Roma
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Newsletter n.15

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Newsletter n.15 del 15 Maggio 2013

 

 “Non lasciatevi rubare la speranza”

(Papa Francesco)

 

 

.. donaci la pazienza, Signore, quando il male è scaltro e la fede è impaurita, e non sa forzare la primavera a venire .. toglici di dosso l'ombra che invecchia i cuori .. e soprattutto allontana la notte e il dolore quando diventano pane .. Signore ..

 

 

Carissimi,

prima di tutto desidero ringraziarvi della vostra effettiva partecipazione alla vita del nostro sito e dell’impegno con cui seguite gli argomenti, non sempre "leggeri" che vi propongo. Io vedo gli accessi e vi assicuro che siete tanti… alle volte qualche centinaio… provenienti dalle parti più disparate del mondo. Non so come, ma c’è chi si è collegato e non una volta sola dalla Svizzera, dal Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda …fino alla Costa Rica… Vi sarete accorti che questo non è un sito sul "paranormale" o di esclusivo interesse della ricerca psichica… diciamo che anche la nostra Associazione, nata per dar conforto ai familiari colpiti da gravi lutti, ha cercato di crescere nella disponibilità e nell'impegno. Possiamo affermare che non viene trascurato nulla di ciò che ci accade intorno, e non appena ci viene proposto un argomento che può arricchirci, o comunque, vale la pena di conoscere… eccoci pronti a ricevere e… a dare. Oggi, anche esponenti del mondo ecclesiastico dichiarano che è uno dei siti maggiormente osservati. Sono navigatori di queste pagine anche diversi Sacerdoti che mi consigliano, mi illuminano e mi confortano con la loro presenza. Grazie, grazie a tutti!

 

 

 

La prima notizia, come vi avevo annunciato, riguarda proprio l’Associazione che il 22 maggio p.v. siglerà, davanti al notaio, il proprio Statuto per diventare ONLUS; potremo così organizzare, oltre ai Convegni che sono primariamente di nostra appartenenza, incontri di studio e di approfondimento sulle tematiche che ci interessano.

 

"Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi e imparare a vedere con occhi diversi da quello che ciascuno vede e ciascuno è" (M.Proust)

Siamo andati in molti a Bellaria dove c’è stato un riuscitissimo Convegno con oltre 1.600 partecipanti, e debbo dire che si è tornati con il cuore e la mente traboccanti di “energia positiva”. L’obiettivo di questo congresso, forse il più grande d’Italia era quello di intravedere, sotto plurime sfaccettature “l’uomo multidimensionale  “ che è in ciascuno di noi ed io spero che sia stato colto il messaggio fino a giungere all’essenza per potere creare in ciascuno di noi  una precisa percorrenza.

 

 

Il ritorno ha comportato poi il prendere in mano i vari adempimenti per concludere la preparazione del convegno di Cattolica.

Ed ecco il programma del "Movimento della Speranza" pronto e definitivo. Lo trovate in alto nella targhetta Convegni, e non mancheranno fin da ora le opinioni sulle relazioni, nella mia bacheca di FB e negli articoli del sito. Per questi ultimi debbo dire che ricevo molti commenti che cerco di trascrivere perché alcuni non riescono a farlo autonomamente dopo aver fatto la registrazione. Le vostre partecipazioni sono per me sempre portatrici di grande conforto e una risposta al mio modesto impegno.

 

 

Inizio da ora con lo spezzone di un articolo che terrò sempre in evidenza…

Dedico questa pagina a tutte le donne abbandonate, deluse ed umiliate, usate come giocattoli e buttate nella spazzatura…

La dedico a tutte le donne vittime della violenza, anche quella nascosta che si consuma nelle case dove la donna subisce in silenzio, senza avere il coraggio di denunciare!

  Quelle come me

(Alda Merini)

 

Quelle come me sono quelle che,

nell’autunno della tua vita,

rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti

e non hai voluto!

 

 

 

 

Questo accenno riguarda un argomento di grande interesse che in questi giorni coinvolge tutti… Riguarda il maltrattamento, l’abbandono, il lutto dell’anima… Non vi è solo la morte fisica… A volte è peggiore l’annientamento morale, quello che si riceve in cambio dopo aver dato solo amore…

Avremo a Cattolica Giovanna Ferrari che tratterà: “Per non dargliela vinta: mia figlia vittima della violenza.” …una storia come tante altre…

 

 

E’ stato questo un periodo denso di convegni… Ricordiamo il prossimo:

 

 

17° CONGRESSO

INTERNAZIONALE DI STUDI

DELLE ESPERIENZE DI CONFINE

sul tema

DIMENSIONI SCONOSCIUTE

la potenza del pensiero, la ricchezza dei fenomeni

S. Marino 25 – 26 Maggio 2013

coordinamento

Fulvia Cariglia

 

Chiuderemo con l’incontro dell’ultimo sabato di giugno l'anno sociale all’Antonianum " Tre pini" con Padre Bruno Bois che ha saputo portare con noi una pazienza angelica e ci ha confortato ogni mese con la Messa per i nostri Cari animata dai canti e dalle preghiere dei partecipanti.

Poi con l'estate non ci si fermerà poiché vedo che le riflessioni quasi quotidiane nel sito sono molto seguite e commentate, soprattutto dalle amiche di FB e da qualche interessato navigatore che trova il tempo per lasciare una traccia della propria presenza.

 

Continuiamo perciò il nostro Mese di Maggio dedicato a Maria che Don Tonino Bello ha voluto definire “donna del Terzo giorno”… una madre, come tante di noi:    

   

 

“Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.”

 

 

 

Non cessa per noi l’impegno in una testimonianza di VITA da donare e trasmettere dando seguito alle parole che quotidianamente Papa Francesco  ci lascia per vivificare la nostra esistenza:

… non dimenticate che il Signore cammina con voi. Questo è un pensiero buono che fa bene all’anima: non dimenticare che il Signore sempre lavora con noi, è sempre al vostro fianco per sostenervi, specialmente nei momenti di difficoltà e di prova. Vi auguro di cuore di sentire sempre la gioia e la consolazione della sua presenza luminosa e misericordiosa…

 

 

Chiudo con un abbraccio a tutti e porgendo il saluto dell’amico Fra Benito, apostolo dell’Ordine di P.Turoldo:

“.. chissà se ciò che ho raccolto oggi di luce e di sole domani spingerà l'alba .. e toglierà l'ombra che invecchia il cuore .. ora spengo il tempo e nella quiete dei sogni affido gli occhi al buio della notte e alla luce che ne colmerà il vuoto .. so che domani non sarà un giorno sterile, ma consumato a incendiare il mio cuore .. oltre la prigionia di pensieri e di cose che hanno il sangue lento, e muto ..”

 

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Edda CattaniNewsletter n.15
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I compleanni celesti

Anche gli Angeli compiono gli anni… celesti…

Giustina Mamma di Gaetano

 

8.01.2009    8.01.2013

 Buon Compleanno Celeste Figlio adorato!

 

 

Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,

di quelle piccole cose che tanto ci piacevano

quando eravamo insieme.

Prega, sorridi, pensami!

Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:

pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.

Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.

Rassicurati, va tutto bene.

 

Franca Mamma di Felicia

15 Ottobre 2011 /15 Ottobre 2013

Buon Compleanno Celeste dolce Feli!

Se il vento giocherà coi tuoi capelli,

mia sarà la sua timida carezza…

ovunque tu sarai ci sarò anch’io,

sarò per mandar  via la tua tristezza!

Vola piccola…vola… e sii "felice" come il nome che ti è stato dato!

 

Rosa Mamma di Gianluca

9 Novembre 2008/9 Novembre 2013

 

"Ti sono vicino con tutto il mio amore.

Vestiti di questa luce e lascia che ti accarezzi… "

Che Dio ti benedica, figlio mio!

Lui che ti ha creato nell'amore

ti accolga nel suo regno

ti conduca nei suoi sentieri di luce

ti faccia avvertire il nostro amore

e la nostra nostalgia,

per ritrovarci, riconoscerci

e abbracciarci di nuovo.

E vivere insieme la vera vita che ci attende.

 

Giovanna Mamma di Francesco

17 Maggio 2013

Buon Compleanno celeste!

E  cadde il gabbiano fu spezzato il suo volo…

Un attimo prima si librava veloce sulle ali che adesso han forma di croce…

Dalla terra al cielo ritorna ogni cosa….

Così il gabbiano rivive nel suo invisibile volo…..

Francesco….

 

….e per me …tu avrai vent’anni ..per sempre ….

..Auguri …Francesco …piccolo amore mio ….

 …Ama in pienezza… …perche' cosi' facendo,colmerai il vuoto di molti… 

Alessandra Mamma di Fabrizio

9 maggio 1998/2013

 

Buon Compleanno Celeste Fabri!

Grazie Fabrizio per avermi aperto le porte dell'eternita'

I sogni sono come piume: se nella vita ne raccogli abbastanza, un giorno spiccherai il volo alla volta dei tuoi sogni….

  “…dolori butta… lo sai lui ti segue…”

Tutto è come deve essere !!!

Amore, odio, rancori, gelosie, bontà, cattiveria, sofferenza, benessere…..tutto arriva per aiutare la nostra crescita.

Non guardiamo cosa l'altro ci offre o ci infligge, consideriamo la chiusura del suo Cuore, una possibilità in più per imparare ad amare e che il Cielo ci guidi, come sempre

Mamma e Papà

 

Tiziana Mamma di

Devan 28  marzo 1999 /2013

BUON COMPLEANNO CELESTE

Devan!

 

So che la vita senza di te é dura ma ho promesso di donarti la serenitá

e il regalo che ogni anno ti ho donato e ti doneró per il tuo compleanno, é un sorriso al cielo perché tu sei piú importante del mio dolore…

e se io sorrido, so che ti fará fare capriole d'amore.

Vola mio piccolo grande uomo, il nostro amore non morirá mai!

Mamma ti sono accanto, ascoltami, sentimi. Le mie braccia sono forti, ti sorreggeró

fino a quel giorno che ci riincontreremo e sará per sempre.

 

 

 

Stefania Mamma di Federica

18 Marzo 2010     18 Marzo 2013

 

…il tuo compleanno celeste:…cuore mio siii felice…

Allungo la mia mano,aggrappati e insieme percorreremo questo cammino che soltanto la materia ci divide. Ti ringrazio per i compleanni, gli onomastici, il buon giorno e la buona notte. Io ti sento,vivo nel sole, nel mare… vivo in ogni cosa che ti fa stare bene, vivo nei ricordi belli e non in quelli dolorosi…

 

 

Donatella Mamma di  Simone

 

  

 

 11.03.2007

 

Ti sarò accanto

 

Lontano dove i ricordi si perdono

dove le lacrime si confondono

…sei lontano

ma a volte così vicino

che ti rivedo sempre

tanto piccino

…sei il mio angelo

il mio bambino

la mia stella del mattino…. 

 

 

 

Tiziana Mamma di NicKi

                                  04-02-2007 / 04-02-2013

 

Figlio mio

 

ascolta ancora una volta le mie parole di madre,

… ti ho dato alla luce con dolore,

ti ho nutrito,

ti ho amato come la mia stessa vita

ero convinta di raggiungere prima di te

la fine del sentiero della vita.

ma tu mi hai preceduta.

E' sua volontà che io debba rimanere qui

e continuare ad assaporare la tristezza di questo mondo.

 Ora dobbiamo dirci addio a vicenda, tu vai laggiù,

dove io non posso vederti.

(Anonimo)

 

 

Edda  Mammma   di   Andrea                         

Quel che ora sei, sei stato e sarai per sempre Figlio mio! 

5 dicembre  1991

 

 

 

Quel che ora è

raccoglie tutto il mio passato

e ogni sogno che mi si è presentato.

 

Non più stagioni a susseguirsi veloci

nel marcato perimetro d’un cielo che cangia

ma qui, ora, dappertutto in eterna vita

 

raggiungo il vostro pensarmi

come il ritmo tenace d’una sveglietta,

la stessa che di mia madre apre gli occhi desti. (P.V.)

 

  

  

 

 

 

Anna Maria Mamma di Vanessa

19 luglio 2008

19 luglio 2013

 

 

                                                    Tu, come farfalla Vanessa

 vita breve e compressa  

nel nome già scritto il destino

 di un tempo avaro e assassino.

 Ma i fiori raccolti nel viaggio

 ti han dato forza e coraggio

 fino all'ultimo battito d'ali

 fine dei tuoi giorni "normali".

    

Un bacio nel vento amore di mamma!!!

                                                                                                  

Un bacio nel vento amore di mamma!!!

 

Lidia Mamma di Davide

… è il tuo secondo compleanno celeste

ma sempre compleanno è ….  Auguri!

 

 

…e chiamo il tuo nome stando in silenzio…

e vedo il tuo volto senza guardarti…

e sento i tuoi battiti dentro il mio cuore …

9 Luglio: Buon Compleanno Figlio Mio!!!

Carla Mamma di Diletta Maria                     

 

29 Ottobre : Buon Compleanno Diletta!

 

Oggi Diletta è nella Luce e festeggia il suo compleanno celeste, in Paradiso gli altri Angeli applaudono con Lei, io voglio festeggiare LA GRANDE GIOIA DI AVERLA AVUTA!!!

E' stato il regalo più bello della vita..una figlia meravigliosa .. il grande orgoglio di essere sua madre!! Ti amo!!

 

Carmela Mamma di Domenico

28 luglio  : Buon Compleanno Mimmo!

      Lacrime che gridano amore

 

un amore che non puoi più toccare

 

stringere a te

 

Lacrime stanche

 

Lacrime che piangono

 

Dolore che lacera l'anima

 

Impotenza

 

Ricordi che scaldano il cuore

 

E lui…sempre lì, sempre dentro di te

 

che ti avvolge con ali di angelo

 

Che ti sussurra… MAMMA TI AMO!

 

 

Laura Mamma di Mariangela

24 settembre 2010

Ovunque esiste un sentiero, sarà alberato da solo

fiori…perché ogni sentiero… sarà un pensiero

che conduce a te

 

 

 

L'unico rumore che voglio sentire 

 il battere del tuo cuore,

dentro la casa della mia anima.

 

 

 

 

Edda CattaniI compleanni celesti
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Aspettando i Re Magi

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Aspettando "alcuni maghi dall'Oriente…" (Mt 2,2)

 

 

   

“ Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella , e siamo venuti per adorarlo".

 Navigando su Facebook capita di trovare casualmente la pagina di alcuni sacerdoti “illuminati” che seguo da tempo e che, attraverso il web, con grande disponibilità, condividono la loro interpretazione teologica del Vangelo. E’ quanto mi è capitato di scoprire con Padre Alberto Maggi, del Centro CENTRO STUDI BIBLICI "G. VANNUCCI" di Montefano, che ho seguito in diretta giovedì scorso nel commento al Vangelo dell’Epifania:

I primi due capitoli dei vangeli di Matteo e di Luca sono chiamati i “vangeli dell’infanzia”, denominazione che molti intendono come vangeli per l’infanzia. Infatti, trattando della nascita e dei primi anni di vita di Gesù, sembrano una raccolta di fatti fantastici, scritti per meravigliare i piccoli: Gesù bambino, i magi, i pastori, gli angeli, la stella, Erode nel ruolo dell’orco cattivo… personaggi adatti più per un presepio che per la fede.

In realtà questi vangeli non sono il ricordo dei primi passi di Gesù, ma un compendio teologico col quale gli evangelisti anticipano al lettore l’intera esistenza di Gesù, con particolare riferimento alla sua morte e risurrezione.

È questa l’ottica con la quale va letto il secondo capitolo del vangelo di Matteo, che si apre con la nascita di Gesù e l’improvvisa comparsa di “alcuni maghi dall’Oriente” (Mt 2,1).

Che c’entrano i maghi con il Figlio di Dio? Non è stato facile, per i primi cristiani, accettare la presenza imbarazzante dei maghi alla nascita del loro Signore.

Era inammissibile che i primi a rendere omaggio a Gesù fossero proprio coloro che esercitavano un’attività proibita dalla Legge divina (Lv 19,26) e che erano stati i rivali di Mosè (Es 7,22).

Non potendo censurare l’episodio di Matteo, si è provveduto a neutralizzare il termine maghi, che nella lingua greca aveva il significato di imbroglioni, ciarlatani, di coloro che “predicono menzogne” (Ger 27,10). Così gli inquietanti maghi divennero gli innocui magi, unica volta che nella letteratura il termine greco màgoi veniva reso così.

Ma non bastava, occorreva dare ai maghi una dignità che allontanasse qualunque sospetto. Così, richiamandosi al testo di Isaia “Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” (Is 60,3), i maghi vennero elevati di rango e fatti re, equiparandoli ai potenti della terra. Infine, in base ai doni portati, i maghi divennero tre e vennero posti loro anche i nomi, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, uno bianco, uno nero e l’altro meticcio… e i personaggi per il presepio erano pronti.

Questa irruenza della tradizione sul testo ha fatto sì che l’importanza dei maghi nella nascita di Gesù fosse sminuita. Il significato della presenza dei questi pagani va ricercato nei doni che offrono a Gesù: “Oro, incenso e mirra” (Mt 2,11).

Portando a Gesù l’oro, offerta per il sovrano (1 Re 9,11.28) e simbolo di regalità, i maghi riconoscono il Signore come loro re. E’ la fine del sogno di restaurazione del regno d’Israele. Gesù è venuto a realizzare il regno di Dio (Mt 4,17; 12,28; At 1,6), regno che non è limitato ai Giudei, a un popolo, a una religione, ma è esteso a tutti quegli uomini che accettano di essere amati da Dio. L’evangelista anticipa così, nell’episodio dei maghi venuti dall’oriente, le parole di Gesù: “Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” (Mt 8,11).

L’incenso era l’elemento specifico del servizio sacerdotale, adoperato in modo particolare nelle offerte di ringraziamento (Lv 2,1-2; 1 Sam 2,28). Ebbene, i maghi, che in quanto stranieri sono “pagani peccatori” (Gal 2,15), offrendo l’incenso, svolgono verso Gesù il compito dei sacerdoti, gli unici che potevano rivolgersi direttamente alla divinità nel culto. Il privilegio di essere un popolo sacerdotale non è più esclusivo di Israele (Es 19,6) ma viene esteso a tutti i popoli, pagani e peccatori compresi (1 Pt 2,9; Ap 5,10).

L’ultimo dei doni offerti dai maghi è la mirra. Nella Scrittura questa resina, dall’intensa fragranza, è il profumo con il quale l’amante conquista il suo amato (“Ho profumato il mio giaciglio di mirra”, Pr 7,17), e simbolo dell’amore della sposa per lo sposo (Ct 5,5; Est 2,12). Il rapporto tra il Signore e il suo popolo veniva raffigurato dai profeti con i tratti di un matrimonio, dove Israele era la sposa del suo Dio: “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62,5; Os 2). Anche il privilegio di essere la nazione sposa del suo Dio non è esclusivo d’Israele, ma è esteso alle nazioni pagane, delle quali i maghi sono i rappresentanti.

Nell’episodio dei maghi, Matteo presenta la fine dell’illusione di Israele, che pensava di essere il popolo eletto, la nazione chiamata a dominare su tutte le altre.

Così cari navigatori, amici miei, e voi care Mamme, cari Papà del Movimento della Speranza che vi siete iscritti a questo blog perché vi riconoscete nelle fede che in essa viene testimoniata, nell’amore che le parole ogni giorno trasmettono, potrete comprendere il profondo senso dell’annuncio evangelico in cui il Cristo non condanna, non emargina, non giunge a ghettizzare alcune categorie esaltandone altre e potrete capire il senso della lettera che pubblicai sull’AURORA in una particolare occasione e che vi ripropongo. E' una lettera aperta scritta in occasione della visita a Cattolica di Mons. Milingo (allora vescovo carismatico ufficiale della Chiesa Cattolica Romana). Per noi non fu facile accettarne le parole dopo averlo atteso per ore come si attendono i Re Magi. Credo proprio che un totale stravolgimento della nostra condizione fosse la lettura che ne diede questo prelato da cui avremmo solo voluto ricevere una parola di conforto e una benedizione.

 

Caro Monsignore

 

 

non ero venuta a Cattolica per vederti. Di te sapevo quel tanto che sanno tutti… che sei un sant’uomo e che ti occupi di tanti disgraziati. A dire il vero, avevamo avuto un contatto indiretto. La mia anziana mamma (guai a chiamarla “vecchia”!) ti aveva incontrato una mattina, in una di quelle tue visite fuori programma nel ravennate e ti ha chiesto una benedizione. Tu hai stretto le tue mani benedette intorno alla sua testa (me lo permetti?) “benedetta” ed hai pregato per la sua guarigione.

 

 

        Grazie, Monsignore, per averlo fatto. Ha aspettato per tanto tempo ed ancora aspetta di poter guarire, grazie anche alle tue preghiere ed anch’io aspetto di vederla sollevata un po’, povera donna!

        A Cattolica ti aspettavo così, misericordioso come l’immagine di Dio che si occupa dei più poveri fra i poveri e viene a confortare quelli come me, che, pur non meritando nulla, attendono una parola di conforto per “prendere al volo” il soffio dello Spirito e ricevere il dono della Speranza.

        Io ero in camera quando mi hanno detto di scendere. Una grande folla era accalcata nel Teatro della Regina ed aspettava, paziente, che tu arrivassi. Erano state ben preparate le mamme della Speranza! Non capivano nemmeno perché ti fosse stato detto di non venire a Cattolica, dove alberga, ogni anno, l’immagine del dolore più grande, ma insieme la fede e la ricerca della consolazione, in un’immagine di Dio che si vuole riconoscere come Provvidenza, del Dio che conforta, come ci insegna la storia dei più umili, dei mistici e dei Santi, con doni insostituibili e incommensurabili.

        Ecco, Monsignore, tu eri atteso così, e si riusciva anche a cantare i tuoi canti, legati alla tua terra, in quel teatro gremito. Ti si aspettava, addirittura, raccontando motti spiritosi e si toccava con mano una pace ed un’ilarità che non si era trovata da tempo.   Ogni tanto qualcuno ci aggiornava sui tuoi percorsi e si attendeva il tuo arrivo. Mi ricordava qualcosa tutto questo: la pianura dove il popolo della Palestina era in attesa del passaggio di Gesù e dove la gente comune, gli affamati, i lebbrosi, i ricchi e i poveri, i malati e gli storpi ascoltavano la Sua parola: “Beati i poveri di spirito, i malati, i perseguitati … perché vedranno Dio, perché saranno chiamati Figli di Dio!”

        Così si è fatta notte, con questo spirito; una notte che avrebbe potuto essere meravigliosa, da passare in veglia di preghiera. Tu avresti imposto le mani su qualcuno più fortunato di altri ed avresti benedetto tutti e noi, certi del dono dello Spirito, avremmo sentito il Suo soffio  su di noi ed il sorriso dei nostri Figli su tutti.

        Ti avremmo parlato dei nostri “Ragazzi di Luce” e ti avremmo detto che Essi si prodigano per opere di bene e che sono pronti ad aiutare anche i tuoi ammalati, i tuoi poveri, anche se hanno la pelle nera! In Dio siamo tutti uguali e “grazie a Dio”, nell’aldilà, non ci sono pregiudizi e religioni e culti diversi.

        E tu, Monsignore, ci hai parlato delle tue radici e della tua cultura ed anche  delle tue storie di “morti” che prendono i vivi per le spalle e che seminano guai e disgrazie nelle famiglie.

        Non abbiamo capito queste cose; forse tu non sei stato fortunato come noi. Le storie di intriganti e stregoni che ti hanno raccontato non ci sono note. Probabilmente tu non sapevi nulla di noi ed avrai immaginato o, magari, ti avranno informato non correttamente. Ti avranno detto che siamo quelli che parlano con i “morti”, ma costoro non hanno capito niente della nostra realtà.

        Che peccato, Monsignore non averti potuto dire che i nostri morti sono vivi in Cristo Signore e non ci prendono per le spalle, ma, veramente, sì! ci prendono per le spalle, ma per sollevarci ed aiutarci a vivere.

        I nostri “Ragazzi”, i nostri “Angeli di Luce” che ci hanno preceduto nel cammino della Patria Celeste non sono guidati dal Maligno, che pure sappiamo esista. Il Maligno è nell’odio, è nelle guerre, nelle infamie razziste, nelle divisioni ingiuste, nelle emarginazioni. Non è dove si parla di amore e si prega.

        Ci hai detto che tu preghi per i tuoi parenti una volta la settimana? Ma noi preghiamo tutti i giorni, in tutti i momenti della giornata, offrendo la nostra povera vita perché Dio si prenda a cuore i nostri Cari e li indirizzi in compiti di aiuto a chi soffre ed è lacerato.

        La nostra storia è questa, Monsignore. E’ un cammino nella vera Comunione dei Santi. La storia di Saul che evoca gli spiriti per sapere se vincerà la guerra non ci riguarda. Noi sappiamo che Gesù è risorto per dirci che tutti siamo vivi e che quello splendido involucro che abbiamo posto sotto terra non è che l’immagine del corpo glorioso che avremo nell’eternità. Siamo fiduciosi nel messaggio evangelico e nei doni dello Spirito, come  dichiara San Paolo.

        Per questo ti aspettavamo, Monsignore. Per ascoltare e ricevere i tuoi carismi e per parlarti anche dei piccoli doni, dei piccoli carismi che un Dio d’amore ha donato a noi, povere creature sofferenti, madri della speranza, gente che non fa notizia e che te ne avrebbe potuto dire delle belle.

        Che occasione ti sei persa, caro Monsignore!

 

                                                                     Edda Cattani

 

                                                      “la mamma di Andrea, il tenente”

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniAspettando i Re Magi
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Botti di Capodanno

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Botti di Capodanno

 

 

Quest’anno 2013 la festa dei botti è stata la festa dei bambini… Per i piccoli, nella loro innocenza… è sempre festa ed è anche un motivo di stare insieme, di ritrovarsi in famiglia, di rivedere quelle situazioni affettive in cui ci si scambia gli auguri e si dice che ci siamo… che ci si vuol bene e che nulla è cambiato! Non sei mai mancato tu Andrea ad illuminare i miei giorni… Non sei cambiato Mentore che l’hai raggiunto…. Ora ci sono loro: Simone e Tommaso che hanno diritto alla vita che guardano con occhi stupiti le luminarie e, abbracciandomi mi dicono: AUGURI!!!

 

 

Da bambina vidi i “botti” per la prima volta, attraverso i buchi di una coperta che la mamma teneva sopra il mio capo per ripararmi. Facevano rumore ma erano bellissimi e illuminavano tutta la città. Li chiamavano anche “bengala” e la gente fuggiva mentre intorno si sentivano ululare le sirene e mamma e papà correvano alla ricerca di un campanile che ci desse riparo. Io non capivo granché, anzi mi divertivo ed era un’avventura trovarci  tutti insieme a giocare a carte, a domino, a catenelle, nascosti al lume di candela mentre fuori si sentivano “i botti” e gli aerei continuavano a volare sopra di noi.. Quando finì la guerra e si festeggiò nelle piazze, mamma e papà mi portarono ai giardini pubblici dove ci fu una grande manifestazione seguita dai fuochi d’artificio, ma quando cominciarono a scoppiettare, io memore dell’esperienza avuta, mi nascosi sotto la gonna della mamma e cominciai ad urlare aspettandomi di dovere correre via. Anche Mentore mi raccontò che da ragazzino, finita la guerra, provò a fare “i botti” nel suo collegio e diede fuoco ad una miccia la notte di capodanno! Figurarsi se aveva il minimo sentore del rischio! Saltarono tutti i vetri dell’edificio e suo papà fu chiamato dal direttore per rimborsare il danno procurato. Allora per giocare non c’era granché: c'era il pallone e le lucertole in primavera. Questi sono i ricordi che fanno parte di quei frammenti che ognuno di noi ha nei cassetti della memoria. Chi non è stato bambino?? Se penso alle cose che molti dei ragazzi hanno fatto c’è d’avere paura! Quando ho avuto i figli ragazzini, la mattina del primo dell'anno le strade erano coperte di botti, se ne trovavi uno ancora pieno era una gioia per loro! poi c’era chi si inventava una improbabile miccia, la accendeva e scappava come se avesse acceso un bomba atomica….in genere non succedeva nulla, ma così ci poteva riprovare. Che i botti inesplosi erano pericolosi lo avevamo detto ma i ragazzini continuavano a giocarci e nelle tabaccherie di paese c'era il magazzino "segreto" , in cui lo sapevano tutti, c’era una Santa Barbara da far saltare mezza città. I botti li compravano tutti lì, pure i carabinieri!
Ecco perché il rileggere le notizie dell’ultima ora, mi fa tristezza, ma ci leggo qualcosa di inevitabile; ogni tanto prima di sparare a zero basterebbe riavvolgere un po’ la memoria… purtroppo.

Quest’anno, 2012 la notte dei botti, nelle registrazioni, ho trovato anche i nostri ragazzi… erano tanti e facevano gli auguri a tutto il mondo; mentre con i miei nipotini, ci siamo affacciati al balcone, stretti l’uno all’altro, un po’ impauriti ed incuriositi (la storia si ripete) per vedere un po’ di luci, in questo paese dove i fuochi sono stati vietati. E’ stata la prima notte in cui con le mie figlie si è costituita la “famiglia” anche se tanti pezzi ormai sono andati perduti… Io resisto ancora, nonostante tutto, ma tornata a casa, ho voluto riascoltare gli auguri dei nostri ragazzi, e, con in mano il registratore acceso ho udito: “ BUON ANNO MAMMA! BUON ANNO PAPA’! BUON ANNO A TUTTO IL MONDO!!!” Quanta consolazione nel potere sentire questa partecipazione giocosa alla nostra povera vita, ormai così priva di emozioni… è un po’ come tornare ragazzi ed è trovare viva la loro presenza, anche in questi momenti esplosivi e un po’ fatui. Il mattino dopo, in strada c’erano tante cartucce in terra… come una volta…

Ho avuto modo di  contattare, in questi giorni, varie persone al telefono; si sa che le feste portano malinconia a chi è rimasto solo; la confusione, l’allegria sembrano intristire e aggiungere disagio all’animo già tanto provato. Eppure è proprio in questa circostanza di frantumazione e di unione ad un tempo, in cui la mia famiglia versa, che ho constatato ancor più viva e presente la realtà di mio figlio che si è manifestato in mille modi per dare conforto a me e a tutti noi. Dalla vigilia di Natale infatti suonano campanellini in casa, dentro la macchina, quando andiamo a riposare e in orari particolari. Non sono poi mancati vari momenti in cui, col cambio automatico dei programmi televisi: abbiamo ritrovato Freddy Mercuri con la sua canzone “Noi vivremo per sempre”, il film“Balla coi lupi” con l’immagine apparsa al suo papà …”sarò tuo amico per sempre…” e tante… tante altre… circostanze che ci hanno stupito e confortato. I segni ci sono e tanti, basta saperli ascoltare; forse è proprio quando non li cerchiamo che si manifestano più e più volte per non farci sentire soli e danno conferme alle nostre stesse aspirazioni.

Sono giorni particolari che i miei bimbi chiamano giocosamente VACANSA!!!  in cui siamo stati chiusi in casa da Natale in poi se non per far visita a Mentore nel suo letto di dolore, ma la nostra non è stata una solitudine ma una piccola Betania, con il presepe acceso e l’alberello e anche mentre sto scrivendo il computer mi fa strani scherzi, quasi a voler giocare con la battitura delle mie lettere. Sono costretta a fare correzioni che sarebbe bello lasciare per capire i vari significati… ma non sarebbe mai finita.

Debbo aggiungere che si è fatto sentire anche il mio piccolo gattino Max. Un pomeriggio mentre ero sul divano, ho distinto, dalla parte opposta il suo inconfondibile russare di gatto persiano, così come faceva quando mi stava accanto. Ogni volta in cui mi siedo sulla poltrona sento che graffia delicatamente il tessuto come a voler salire e il suo luminoso comparire in una scia di luce dalla porta, conferma quanto ho già scritto e che ancora vorrei asserire per coloro che hanno scritto anche su FB parlando di ipotesi sulla sopravvivenza dei nostri amici animali.

Ed ora, cari amici, buon anno nuovo! Ce lo confermano i nostri Cari. Sia un anno di Pace e d’Amore… e non dimentichiamo che la Speranza è la nostra salvezza nella Fede.

Edda CattaniBotti di Capodanno
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Newsletter n.14

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Newsletter n.14 del 24 Marzo 2013

 PACE PACE PACE…!!!

 

"Festa, luce, gioia, questa luce dell'amore di Gesù”, e oggi "è festa", come fu "festa, folla, lode, benedizione, pace" l'ingresso di Gesù a Gerusalemme, acclamato da quanti sventolavano rami d'ulivo. Gesù è acclamato come Re, per introdurre l'idea della "croce", ma il suo regno non è di forza o potere, "chi lo accoglie è gente umile", e "Dio non sceglie il più forte, il più valoroso, sceglie l'ultimo, il più giovane, colui che nessuno aveva considerato".(Papa Francesco)

 

  

     

 

Di ritorno dalla Santa Messa, con la palma in mano dono e simbolo di questa domenica, vi porgo i miei auguri con le parole di Papa Francesco. Sia pure con brandelli di pelle e a volte gocce di sangue, lasciate sul mio cammino, continuo a porgermi come testimone della salvezza. Dal messaggio del Santo Padre, vero grande dono dato a questi tempi di “crisi” d’identità possiamo recepire che tutto quanto facciamo è sempre e solo “servizio” dato ai fratelli e noi non siamo che uno strumento, con tutta la nostra precarietà e la nostra provvisorietà. Non contano le parole, la quantità delle preghiere, le lodi e gli inni recitati… Di tutto questo rimarrà solo l’amore che avremo donato.

 

Vediamo alcune testimonianze che invitano a gridare il Vangelo con la vita:

“La vita è sperare sempre, sperare contro ogni speranza, buttarsi alle spalle le nostre miserie, non guardare alle miserie degli altri, credere che DIO c’è e che LUI è un DIO d’amore. Nulla ha senso al di fuori dell’amore. Sono stata per anni nel mezzo della guerra. Ho sperimentato nella carne dei miei, di quelli che amavo, e dunque nella mia carne, la cattiveria dell’uomo, la sua perversità, la sua crudeltà, la sua iniquità. E ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Se anche DIO non ci fosse, solo l’amore ha un senso, solo l’amore libera l’uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, in particolare solo l’amore fa respirare, crescere, fiorire, solo l’amore fa sì che noi non abbiamo più paura di nulla, che noi porgiamo la guancia ancora non ferita allo scherno e alla battitura di chi ci colpisce perché non sa quello che fa, che noi rischiamo la vita per i nostri amici, che tutto crediamo, tutto sopportiamo, tutto speriamo” (Annalena Tonelli uccisa barbaramente il 5 ottobre a Borama, in Somaliland, dopo una vita insieme ai “suoi” Somali che aveva tanto amato.)

 

 

 

Voglio rilevare questo pensiero anche con le parole di un grande autore laico, Pier Paolo Pasolini:

Solo l’amare, solo il conoscere/ conta, non l’aver amato, /non l’aver conosciuto. Dà angoscia il vivere di un consumato/  amore. L’anima non cresce più. Ecco nel calore incantato della notte che piena quaggiù/ tra le curve del fiume e le sopite/ visioni della città sparsa di luci, echeggia ancora di mille vite, /disamore, mistero e miseria/ dei sensi, mi rendono nemiche le forme del mondo, che fino a ieri/ erano la mia ragione di esistere. (da Il pianto della scavatrice)

 

 

 

 Ricordiamo sempre che:

SIAMO ANGELI CON UN'ALA…

“…non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva…” (Don Tonino Bello)

 

Ieri pomeriggio, nel corso della nostra riunione di associazione, si è deliberato di farla diventare una ONLUS, per dar modo di affermare ancor più la nostra identità e potere avviare una autentica, pubblica affermazione nel nostro contesto territoriale. Continuerà pertanto l’incontro spirituale all’Antonianum Tre Pini di fine mese, con la S.Messa per i nostri Cari, ma anche si potranno organizzare iniziative di solidarietà in sedi più congrue in cui potremo invitare quali relatori, amici e personalità competenti.

 Sono tornata da pochi giorni dai Convegni prestigiosi di Modena e di Roma. Nel primo ho potuto incontrare tante care persone e condividere comuni esperienze. A Roma ero andata per incontrare il Prof. Liverziani che sta vivendo giorni di grande sofferenza e del quale si è potuto leggere uno scritto, quasi un testamento spirituale. Debbo dire che la solidarietà e la condivisione incontrata mi hanno aperto il cuore e mi hanno incoraggiato a continuare su questa strada, la migliore percorribile che è quella dell’intervento attivo in contesti in cui si attraversano tracciati di sofferenza, quella che il nostro Papa chiama “la via della croce” senza la quale non andiamo da nessuna parte.

 

 

Invito ora, come iniziativa prossima, tutti coloro che vorranno raggiungerci, al grande Convegno organizzato dall’amico Nicola Cutolo in cui le tante tematiche svolte daranno nuova linfa a coloro che desiderano veramente procedere in un itinerario di crescita:

19° Convegno Internazionale di Ricerche Parapsichiche e Bioenergetiche

L'UOMO MULTIDIMENSIONALE

Oltre i Confini della Mente

Centro Congressi Europeo – Bellaria (Rimini)

11, 12, 13 e 14 Aprile 2013

 

 

 

E’ ormai terminata la preparazione al Convegno di Cattolica che si terrà dal 12 al 15 settembre 2013 e mi permetto di ripeterlo… è l’unico convegno in Italia di elevato livello: per anzianità, programma e (permettetemelo, non per me ma per Paola Giovetti) conduzione.  Quest’anno sarà veramente un anno di svolta in cui è stata confermata la presenza delle metafoniste di FB e di figure di notevole spessore, ma anche con novità spettacolari che potranno essere alla portata anche di un uditorio laico, interessato comunque a tematiche spirituali. Sarà con noi ancora una volta l’amico Luigi Zumpano e Daniele Gullà che mostrerà i risultati delle riprese dello scorso anno. 

 

 Ed ora dalla bacheca di Fra Benito nella odierna ricorrenza: 

".. Padre perdonali, perché io desidero che loro vivano .." .. L’uomo ha vinto, lo dice la morte che ha ridotto il suo Dio nella vergogna e nell’infamia .. da ora Dio sarà solo un concetto o un dogma dispotico, comunque un’invenzione del potere, un inganno da somministrare agli umili, ai disperati, ai diversi, a tutti gli uomini … per chiamare poi ‘Dio’ quell’Uomo e continuare a uccidere in suo nome, e crederlo come un Dio che fa paura, staccato dall’uomo, che ascolta solo lodi e vespri … Il Dio degli sconfitti, degli incompresi, degli offesi è morto .. è stato ucciso in nome degli uomini pavidi e dei comandamenti del potere .. rinasce così il Dio vendicativo e solenne che giustifica la liturgia umana di ogni potere e di ogni ipocrisia … Ma l’uomo del potere si illude: dove inizia la sua vittoria incomincia sempre il suo fallimento … perché quell’Uomo che muore e che sanguina in croce ha ancora una parola di suprema sfida: 'Padre, perdonali perché io desidero che loro vivano, desidero la loro vita anche se io sto per perderla' … Nessuno ferma l’Amore, niente ferma la giustizia amante, e niente ferma chi sa morire perdonando .. nessuno ferma chi perdona una croce fatta di peccati .. anche se fabbricata da poteri iniqui che crocifiggono innocenti … nessuno ferma l'Amore .. nessuno .. se stiamo vicini a Dio nella sua sofferenza .. Dio si ricorderà .. la Croce non ci è stata data per capirla, ma per abbracciarla .. e Dio ricorda ogni abbraccio ..”

 

Anch’io vi abbraccio amici miei, Buona Pasqua!!!

 

“Non siate uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo. Gesù ci guarda tutti. È grande l’amore di Gesù. Il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli. In questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo e ci dice la sua parola. Non ascoltatelo. Non lasciatevi rubare la speranza!”.  (Papa Francesco, 24 marzo 2013)

 

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Edda CattaniNewsletter n.14
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