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Un apostolo martire

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Il martire Romero Vescovo

Romeo

Óscar Arnulfo Romero y Galdámez (Ciudad Barrios, 15 agosto 1917San Salvador, 24 marzo 1980) è stato un arcivescovo cattolico salvadoregno.

Fu arcivescovo di San Salvador, capitale di El Salvador. A causa del suo impegno nel denunciare le violenze della dittatura militare del suo paese, fu ucciso da un cecchino degli squadroni della morte, mentre stava celebrando la messa nella cappella di un ospedale. È venerato come beato dalla Chiesa cattolica.

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“Non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno. Lo dico senza superbia, con la più grande umiltà. In quanto pastore ho l’obbligo, per divino amore, di dare la mia vita per coloro che amo, ossia per tutti i salvadoregni, anche per coloro che potrebbero assassinarmi.” 
Oscar Romero

 

Romero


PRIMO INCONTRO TRA ROMERO E WOJTYLA, ERA IL 1978

«Wojtyla era stato eletto da poco. Al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro, Romero si presentò al Papa dicendo di essere arcivescovo di San Salvador e il Papa con il dito alzato gli disse: “Fai attenzione con il comunismo!”. Romero subito si agitò e poi rispose subito: “Sì Santo Padre, capisco la sua preoccupazione ma devo dirle che il comunismo in Salvador non è lo stesso che in Polonia. Nel mio Paese accusano di essere comunista anche chi parla della Dottrina Sociale della Chiesa”. E Wojtyla aggrottò le ciglia, evidentemente insoddisfatto della risposta. Romero dopo quell’incontro ebbe un’impressione negativa: “Sento che con questo Papa non m’intenderò molto”, mi disse, “è molto diverso da Paolo VI”». 

testimonianza di Jesus Delgrado, segretario personale di Oscar Romero

In memoria del vescovo Romero

In nome di Dio vi prego, vi scongiuro, / vi ordino: non uccidete! / Soldati, gettate le armi… / Chi ti ricorda ancora, / fratello Romero?
Ucciso infinite volte / dal loro piombo e dal nostro silenzio. / Ucciso per tutti gli uccisi; / neppure uomo / sacerdozio che tutte le vittime / riassumi e consacri.
Ucciso perché fatto popolo: / ucciso perché facevi / cascare le braccia / ai poveri armati, / più poveri degli stessi uccisi: / per questo ancora e sempre ucciso.
Romero, tu sarai sempre ucciso, / e mai ci sarà un Etiope / che supplichi qualcuno / ad avere pietà. / Non ci sarà un potente, mai, / che abbia pietà / di queste turbe, Signore? / nessuno che non venga ucciso? / Sarà sempre così, Signore? »

David Maria Turoldo

 

 

Edda CattaniUn apostolo martire
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Domenica delle Palme

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Una riflessione d’autore per la Domenica delle Palme

“Entrato a Gerusalemme, Gesù fa quel che non avrebbe dovuto fare e che gli costerà la vita: va a toccare gli interessi della casta sacerdotale al potere…”. Su ilLibraio.it, in vista della Domenica della Palme, l’intervento di frate Alberto Maggi, biblista controcorrente


TERREMOTO A GERUSALEMME

“Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu scossa” (Mt 21,10). Per indicare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, l’evangelista adopera un verbo greco (seiô) che si usava per i movimenti tellurici: la venuta del Cristo provoca un vero terremoto in tutta la città, non solo nelle istituzioni ma anche tra gli abitanti. Per i capi religiosi la divinità è da adorare, venerare, servire, nella dorata prigionia di un tempio, ben rinchiuso nel sarcofago di un sistema dottrinale perfetto. Ma quando questo Dio prova a manifestarsi, a rendersi visibile, le autorità vengono prese dal panico e unanimemente concordano sull’unica cosa da fare: eliminarlo. È in gioco la sopravvivenza della stessa istituzione religiosa. Eppure Gesù fu accolto da entusiastiche grida di giubilo al suo ingresso a Gerusalemme. È vero, ma solo perché la folla aveva sbagliato persona. Per il suo trionfale ingresso nella Città Santa, Gesù non ha scelto una cavalcatura regale come era la mula, adoperata dai re, o un destriero, ma un asinello, il normale mezzo di locomozione della gente comune. Ma agli occhi attenti delle autorità religiose non è sfuggita la portata profetica del gesto di Gesù, che con la sua scelta attualizzava la profezia di Zaccaria secondo la quale l’atteso Messia sarebbe giunto a Gerusalemme cavalcando un asinello, in segno di non bellicosità (“L’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti”, Zc 9,10). Ma la folla non capisce, attende un Messia potente, per questo stende i propri mantelli sulla strada, come segno di sottomissione al re, e grida “Osanna al figlio di Davide!” (Mt 21,9). Ecco chi attendono: il figlio di Davide, ovvero un Messia che assomigli al re che con la violenza riuscì a riunire le tribù d’Israele e inaugurare il suo grande e potente regno. Questo regno era costato un bagno di sangue, al punto che quando Davide volle costruire un Tempio al suo Signore, questi lo rifiutò con le parole: “Non costruirai il Tempio al mio nome, perché hai versato troppo sangue sulla terra davanti a me”, 1 Cr 22,8).

Gesù non è il figlio di Davide, non ha nulla in comune con lo spietato bandito del deserto che giunse al potere con una serie incredibile di omicidi, e che era sinistramente conosciuto come colui che “non lasciava in vita né uomo né donna” (1 Sam 27,9.11). Gesù è il figlio di Dio, la cui missione è salvare e non distruggere. Il Cristo non viene con la violenza, ma con l’amore, non sottomette, ma serve, non impone, ma offre, non uccide, ma dona la sua vita, non risuscita l’ormai defunto regno di Davide ma inaugura il regno di Dio.Entrato a Gerusalemme, Gesù fa quel che non avrebbe dovuto fare e che gli costerà la vita: va a toccare gli interessi della casta sacerdotale al potere, detronizza l’unica vera divinità adorata dai capi religiosi: il denaro. Infatti entrato nel Tempio, Gesù non si limita a cacciare i mercanti, purificando il luogo santo, ma scaccia via anche i compratori, impedendo di fatto il culto. Con il suo gesto Gesù colpisce al cuore il sistema economico del santuario, quello sul quale si poggiava il potere della casta sacerdotale. L’azione di Gesù gli sarà fatale. Toccando l’economia del Tempio non colpisce solo le tasche dei sacerdoti, ma anche quella degli abitanti di Gerusalemme che vivevano dei traffici religiosi, dei pellegrinaggi, del commercio tanto sacro quanto lucroso. E così, nell’arco di poche ore, quegli stessi che avevano accolto Gesù al grido di “Osanna”, grideranno tutto il loro furore: “Crocifiggilo!” (Mc 15,13). Attendevano il Messia figlio di Davide, non sanno che farsene di un Messia Figlio di Dio, a Dio preferiscono Mammona (Mt 6,24), e ancora una volta l’interesse si conferma come il vero dio di questo mondo, e la convenienza il movente di tutte le scelte, come Gesù aveva drammaticamente previsto: “Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!” (Mt 21,38).


L’AUTORE – Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Ha pubblicato, tra gli altri: Roba da pretiNostra Signora degli ereticiCome leggere il Vangelo (e non perdere la fede)Parabole come pietreLa follia di Dio e Versetti pericolosi. È in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita.

 



Edda CattaniDomenica delle Palme
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Corpo mente coscienza

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CORPO MENTE E COSCIENZA


Alla rete www.scuoladelvillaggio.it proponiamo questa argomento di ricerca.
Ciò che ci fa fratelli universali è il bisogno di dare significato all’esistenza ed evitare la sofferenza di una vita senza senso.
Al di là delle appartenenze sociali, politiche e religiose, c’è l’impegno ad apprezzare la vita; il vuoto esistenziale può creare drammi.
La vita è per te ciò che immagini che sia. Non sei disturbato dalla realtà ma dall’interpretazione, dal commento che fai. “Da che parte guardi il mondo tutto dipende” … (Jarabe De Palo)

 

Dove conduci il pensiero, là porti energia.

 

Puoi anticipare con il pensiero ciò che vuoi ottenere con il comportamento.
Chi ha motivi per vivere è anche biologicamente più vitale. Ti giova dare precedenza agli aspetti favorevoli: apprezza volti, sorprese, momenti di felicità seminati lungo il cammino del giorno. Vivi il presente puro, pieno e gratuito: adesso che stai bene, ti accorgi che stai bene? Adesso che sei sereno, ti accorgi che sei sereno? Adesso che hai… ti accorgi di quello che hai?
Le “prove per assenza” aiutano ad apprezzare ciò che c’è.  Qualsiasi evento sopraggiunga puoi dire: Sono qui, sono vivo, sono quello che sono, apprezzo ciò che c’è e metto armonia in ciò che vivo.” Queste parole penetrano nella mente inconscia, ti fanno compagnia e poi affiorano quando ne hai bisogno.
Lo sguardo fiducioso verso la vita ti aiuta a scoprire e a creare senso…

 Tu sei pittore, il mondo acquista i tuoi colori!


L’arte meditativa educa il carattere a vuotare la mente dal traffico dei pensieri e poi arredarla con pensieri amici che la possano guidare;

 

distingui bene le due fasi: vuotare e arredare.

 

C’è un equilibrio importante tra autonomia e compagnia; tra abitare con te e abitare con la gente. Confrontandoti e dialogando, ti conosci meglio e scopri le tue specialità. Il gruppo degli amici sicuri ti protegge e ti promuove.

Un altro equilibrio da rispettare è quello tra azione e contemplazione: se sei troppo teorico, equilìbrati con la manualità, e se sei troppo estroverso nel fare, equilìbrati nell’interiorità del contemplare. Ricorda l’equilibrio del pendolo.

 

AUGURIO: tieni questo foglio nel taschino, espandi la ricerca con dialoghi e interviste. Noi ti possiamo aiutare.

 

 

Edda CattaniCorpo mente coscienza
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S. Giuseppe, padre dei bambini

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Chi accoglie anche uno solo di questi bambini…”

 Oggi rinnovo questo articolo e lo dedico a Mentore Padre per sempre!

 

Finito il carnevale, con il  rito dell’imposizione delle Ceneri è iniziata la quaresima e lo sarà per tutto il mese di marzo. Una buona, lunga occasione che ci richiama alla riflessione sulla sacralità dell’esistenza e della vita.

Ancora una volta ci sentiamo invitati a considerare il tema dell’infanzia con le parole di Gesù: “Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5) e per me, che ho dedicato gran parte della mia esistenza all’educazione dei minori, è un riscoprire la fiducia nella parola del Figlio di Dio e, ad un tempo, coltivare l’invito che mi fece il mio Andrea: “Fai per gli altri ragazzi quello che hai fatto per me”.

Condividere la sorte dei piccoli e dei poveri. è  opportunità di riflettere sulla condizione dei bambini, è un’esortazione a esaminare come sono trattati nelle nostre famiglie e nella società civile,  è urgente  richiamo alla semplicità e alla fiducia che il credente deve coltivare. Le parole del Santo Padre divengono esplicite: “Gesù amò i bambini e li predilesse per la loro semplicità e gioia di vivere, per la loro spontaneità, e la loro fede piena di stupore (Angelus del 18.12.1994)”.  Ai bambini Gesù affianca i “fratelli più piccoli”, cioè i miseri, i bisognosi, gli affamati e assetati, i forestieri, i nudi, i malati, i carcerati. Accoglierli e amarli, o invece trattarli con indifferenza e rifiutarli, è riservare a Lui lo stesso atteggiamento, perché in loro Egli si rende particolarmente presente.

            Fra tutti i miseri ci siamo anche noi, perché provati dalla perdita più grave che possa esistere, molto più di una lacerazione fisica, del dissolvimento della nostra integrità corporea. Abbiamo sentito in questi tempi della piccola tredicenne, campionessa di ginnastica, ritrovata morta in un campo di sterpaglie…. E ancora prima un’altra adolescente gettata in un pozzo e poi che ne è stato delle gemelline? Di fronte a drammi così evidenti, mi sono chiesta cosa avrei provato io al posto di quei genitori e quale sarebbe stata la mia risposta ad un dilemma di questo tipo

”… di quale morte vorresti aver perduto tuo figlio? Preferiresti aver tu perduto un arto…”.

Sebbene la stampa di questi giorni ci riporti a casi di  persone disposte a morire pur di non avere un piede tagliato,  “mio figlio”  è una parte di me! E non c’è arto che lo possa sostituire.

            Esempi di Madre Coraggio ne esistono a decine, forse centinaia e migliaia sono sconosciuti e la risposta è ovvia: qualsiasi madre rinuncerebbe alla propria integrità pur di vedere sopravvivere il proprio figlio: Allora dove sta il problema? Sono forse morti i nostri figli? Noi mamme disperate, alle prime armi con un dilemma che ci consuma e ci travalica, siamo proprio convinte della loro sopravvivenza?… diciamolo con franchezza …o piuttosto vogliamo essere ancora madri a tutti gli effetti con possibilità di comunicare, di consigliare, di accudire… Sì, lo so, sarebbe tanto bello per noi averlo in braccio, sentirne il calore, il suo particolare profumo, ma non dimentichiamo Gesù fanciullo che scompare e viene ritrovato fra i dottori, nel tempio e mentre Maria e Giuseppe chiedono:“Ma figlio dov’eri? Io e tuo padre eravamo in ansia!” e la risposta: “ Ma non sapete che debbo occuparmi delle cose del Padre mio ?”(Luca 48-50).

 

            Ecco è comparso Giuseppe… Tua madre ed io eravamo in ansia… Ecco la preoccupazione dei Padri… prima vedono il dolore delle madri e poi il loro. Come ha fatto mio marito…. La sera in cui venne annunciato l’incidente di Andrea andò solo…. poi il primo pensiero fu per me… “Andrea vado dalla mamma, proteggila!” Un San Giuseppe per la nostra famiglia. Questo giorno lo dedico a Lui: distrutto nel corpo e condannato ad una morte  lacerante… per il troppo dolore. “AUGURI papà di Andrea! AUGURI e GRAZIE per quanto hai fatto per tuo Figlio, per i tuoi figli e anche per me….”

            Allora torniamo a quanto i nostri Ragazzi ci dicono; anch’essi si stanno occupando delle cose del Padre ed hanno bisogno di noi per aiutarli nel loro compito. Dagli innumerevoli messaggi pervenuti a tante Mamme, sappiamo che essi si occupano dei bambini non nati, dei piccoli mancati prematuramente, di altri ragazzi come Loro. Raccogliamo dunque l’invito di Gesù: “Diventare” piccoli e “accogliere” i piccoli: sono questi due aspetti di un unico insegnamento che il Signore rinnova ai suoi discepoli in questo nostro tempo. Solo chi si fa “piccolo” è in grado di accogliere con amore i fratelli più “piccoli”.

Penso con grata ammirazione a coloro che si prendono cura della formazione dell’infanzia in difficoltà e alleviano le sofferenze dei bambini e dei loro familiari causate dai conflitti e dalla violenza, dalla mancanza di cibo e di acqua, dall’emigrazione forzata e da tante forme di ingiustizia esistenti nel mondo.

Accanto a tanta generosità si deve però registrare anche l’egoismo di quanti non “accolgono” i bambini. Ci sono minori che sono feriti profondamente dalla violenza degli adulti: abusi sessuali, avviamento alla prostituzione, coinvolgimento nello spaccio e nell’uso della droga; bambini obbligati a lavorare o arruolati per combattere; innocenti segnati per sempre dalla disgregazione familiare; piccoli travolti dal turpe traffico di organi e di persone. E che dire della tragedia dell’AIDS con conseguenze devastanti in Africa? Si parla ormai di milioni di persone colpite da questo flagello, e di queste tantissime sono state contagiate sin dalla nascita. L’umanità non può chiudere gli occhi di fronte a un dramma così preoccupante!

Durante la Quaresima ci prepariamo a rivivere il Mistero pasquale, che illumina di speranza l’intera nostra esistenza, anche nei suoi aspetti più complessi e dolorosi. La Settimana Santa ci riproporrà questo mistero di salvezza attraverso i suggestivi riti del Triduo pasquale.

Con la semplicità tipica dei bambini noi ci rivolgiamo a Dio chiamandolo, come Gesù ci ha insegnato, “Abba”, Padre, nella preghiera del “Padre nostro”.

Padre nostro! Ripetiamo frequentemente, nel corso della Quaresima, questa preghiera, ripetiamola con intimo trasporto. Chiamando Dio “Padre nostro”, avvertiremo di essere suoi figli e ci sentiremo fratelli tra di noi. Ci sarà in tal modo più facile aprire il cuore ai piccoli, secondo l’invito di Gesù: “Chi accoglie anche solo uno di questi bambini in nome mio, accoglie me” (Mt 18,5).

Edda CattaniS. Giuseppe, padre dei bambini
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19 marzo: San Giuseppe

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19 Marzo: Festa del Papà

“Auguri Papà!”

O caro San Giuseppe, veglia e custodisci tutte le famiglie perché vivano l’armonia, l’unità, la fede, l’amore che regnava nella famiglia di Nazareth. Guarda con tenerezza particolare le famiglie dei disoccupati, dona a tutti un lavoro, affinché con la loro opera creino un mondo migliore e diano lode a Dio Creatore.

San Giovanni Paolo II

 

Chissà quanti Papà oggi riceveranno una letterina, magari la prima che custodiranno gelosamente, anche quando saranno ormai avanti negli anni e forse, quel bimbo che se ne è volato via, ora è un “Angelo di Luce”.

San Giuseppe è il Padre e un Protettore per tutti i Papà, anche per coloro i cui Figli hanno percorso la Via del Paradiso.

San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria

19 marzo

Questa celebrazione ha profonde radici bibliche; Giuseppe è l’ultimo patriarca che riceve le comunicazioni del Signore attraverso l’umile via dei sogni. Come l’antico Giuseppe, è l’uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custode della sua casa. Egli collega Gesù, re messianico, alla discendenza di Davide. Sposo di Maria e padre putativo, guida la Sacra Famiglia nella fuga e nel ritorno dall’Egitto, rifacendo il cammino dell’Esodo. Pio IX lo ha dichiarato patrono della Chiesa universale e Giovanni XXIII ha inserito il suo nome nel Canone romano. (Mess. Rom.)

Patronato: Padri, Carpentieri, Lavoratori, Moribondi, Economi, Procuratori Legali

Etimologia: Giuseppe = aggiunto (in famiglia), dall’ebraico

Emblema: Giglio

Martirologio Romano: Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre. La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia.
“Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare…”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia). Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è in cielo. Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, di Maria è stato lo sposo. Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe. Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le necessità, sovviene a tutte le richieste. Giovanni Paolo II ha confessato di pregarlo ogni giorno. Additandolo alla devozione del popolo cristiano, in suo onore nel 1989 scrisse l’Esortazione apostolica Redemptoris Custos, aggiungendo il proprio nome a una lunga lista di devoti suoi predecessori: il beato Pio IX, S. Pio X, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.


Autore: Maria Di Lorenzo


 

Edda Cattani19 marzo: San Giuseppe
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Riccardo Di Napoli e la TCS

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Dopo la diretta con Paolo Presi, grande esperto sulle  voci registrate, rinnovo l’omaggio a un grande sperimentatore.

 Il 14 febbraio 2016, manncava il nostro caro AMICO, STUDIOSO SPERIMENTATORE di cui alleghiamo la preziosa relazione tenuta a Cattolica al Convegno del Movimento della Speranza 2013

 

TRANSCOMUNICAZIONE STRUMENTALE 

Un telefono Celeste per ritrovare il sorriso

 

(Riccardo Di Napoli)

 

E’ mia abitudine non portare via molto tempo con le parole, perché preferisco lasciare spazio all’ascolto delle “voci” metafoniche che anche quest’anno ho inserito nel filmato audio video che fra poco verrà proiettato.

E’ doveroso per me ringraziare l’organizzazione del convegno per avermi ancora invitato perché per me è sempre motivo di gioia offrire la mia testimonianza di ricercatore e sperimentatore e nonostante la partecipazione a vari convegni su e giù per l’Italia, L’emozione è sempre la stessa:

molto forte. Dirò subito che non sono qui per cercare di convincere gli scettici sulla realtà della continuità della vita perché non è questo il mio compito, semmai posso solo invitarli dopo avere ascoltato, a fare delle serie e profonde riflessioni e vi confido che tra i miei amici ci sono molti ex scettici…

Molti di voi sapranno cos’è la metafonia o psicofonia che dir si voglia ma per chi non lo sapesse vorrei spendere due parole. La metafonia è un ramo molto importante della Transcomunicazione strumentale (termine coniato dal professore di fisica Ernst Senkowski) ed è la parte che si riferisce alla ricezione e ascolto di voci “anomale” . Per chi non sapesse cosa sia la Transcomunicazione strumentale dirò che si tratta di comunicazioni sia audio detta metafonia , che video detta metavisione con i “diversamente vivi “e/o Altra Dimensione per mezzo di strumenti che ci vengono offerti dalla tecnologia : come la radio, il registratore, il telefono, il videoregistratore, la videocamera, la fotocamera, la televisione il computer ecc.ecc.

 

 Con Paolo Presi e il grande Marcello Bacci

TRACCE

COME FANNO A PARLARE SE NON HANNO PIU’ FISICITA’ ? Ha hanno necessità di attingere energia da qualsiasi fonte sonora. La nostra voce, una radio su fruscio, o sintonizzata su emittente estera, un battito di mani , lo stropiccio di un foglio di carta, lo scroscio dell’acqua , insomma qualsiasi rumore.

Come per tutte le cose, c’è chi è più predisposto per una cosa o per l’altra ed anche in metafonia accade per l’ascolto delle voci in oggetto . Quando ci troviamo di fronte a voci poco chiare , ci sono persone che odono meglio quelle ottenute con il metodo della registrazione dello strofinare delle dita sul microfono ad esempio ( risultano sussurrate) e chi invece sente meglio le voci ottenute con con la registrazione della voce dello speaker di una emittente (voce timbrica con una certa corposità) ed è una questione di orecchio e più precisamente della coclea o volgarmente chiamata chiocciola che in ognuno di noi è diversa come grandezza, infatti il diametro e la lunghezza di quest’ultima determina una migliore o peggiore ricezione di certe frequenze.

Naturalmente quando le voci sono chiare, questo discorso decade.

 

METODI : Nel silenzio quindi in assenza di rumore Essi avranno pochissima energia nulla a disposizione da manipolare e le voci , quando presenti, saranno brevi e afone.

Con la radio estera : Le voci sono timbriche e si possono rilevare due fenomeni :

1- Modulazione della voce dello speaker . Le frasi arrivano in lingua a noi comprensibile , intelligenti e di senso compiuto.

2- Riferimenti particolari rivolti a chi ha posto le domande ed a volte anche a chi non è presente in quel momento.

E’ raro, in caso di voce modulata dello speaker, riconoscere la timbrica della voce del nostro caro perché la timbrica resta , tranne casi rari, la stessa dello speaker ma sarà riconoscibile da ciò che viene detto: un modo di dire , un intercalare caratteristico del nostro caro trapassato. Spesso le voci sono al di sotto della voce dello speaker ( molto debole) o in casi più rari, al di sopra di essa ( più forte ). E’ sempre bene quando si registra, parlare molto lentamente ed a voce alta perché si può dare modo ad Essi di inserirsi nei vuoti ed in questi casi non è raro che si possa riconoscere anche la timbrica del nostro caro ( come se riuscissero a ricostruirla a “memoria”,

Mantengono le loro caratteristiche caratteriali. ( per un po’ di tempo(?)

Accentazione diversa e parole accelerate, coniano termini nuovi per necessità.

Con la registrazione del rumore sfregando ad esempio le dita sul microfono : Voci

solitamente sussurrate ma comprensibili quindi da scartare quelle “parole” che si prestano a più interpretazioni perché , sempre nel caso di parole non chiare o “tronche” l’effetto pareidolico è sempre in agguato .

Microfoniche ambientali : in momenti di silenzio , prima che si ponga la domanda o immediatamente dopo. Spesso si riesce a riconoscere la voce del nostro caro trapassato.

Nastro rovesciato. Con il computer è più facile.

Adoperare registratori muniti di contagiri : sarà più facile ritrovare i punti esatti .

Difficoltà a reperire registratori a cassetta e delle cassette stesse.

Le registrazioni su cassetta con il tempo si deteriorano oltre che subire il fenomeno della migrazione magnetica. ( spire del nastro avvolto su se stesso trasferiscono suoni e parole rendendo poi incomprensibile l’ascolto ) meglio abituarsi alla registrazione digitale.

 

Il computer offre ottime possibilità di registrazione ma occorre scaricare programma audio. Ad esempio AUDACITY è gratuito .

 

Detto questo, desidero spiegarvi che questo mio contributo – testimonianza è frutto di 26 anni di personali esperienze metafoniche che si traducono in oltre 4000 ore di registrazioni.

Lo scopo di questa mia testimonianza è quello di esaudire il desiderio primario dei nostri Cari trapassati che preferisco definire “ diversamente Vivi ” e cioè quello di farvi sapere che il Loro Spirito, continua a vivere in quella “Altra Dimensione del mondo Sprituale” da dove, è bene ricordare, noi tutti proveniamo e dove, dopo la nostra esperienza terrena, faremo ritorno. I nostri cari affetti, non più fisicamente fra noi, ci hanno soltanto preceduto. La cosa sorprendente è che non sono io a dirlo ma Essi stessi che è il caso di dire, ce lo dicono a gran “voce”, tramite i messaggi metafonici che Loro amano definire telefonate e che fra poco come vi ho già anticipato, ascolterete nel video- audio che ho preparato . Sono telefonate pregne d’amore e di insegnamento che possono farci cambiare il modo di vedere e di vivere la nostra vita in modo diverso perché danno emozioni capaci di trasformarci . Prendendo spunto dalla mia esperienza di ricercatore e sperimentatore posso affermare che tantissime persone orfane di affetti cari dapprima disperate, dopo avere ascoltato la voce dei propri cari diversamente vivi, hanno ritrovato la speranza, la fede ed il sorriso perché è maturata in essi la consapevolezza che li ritroveranno pronti ad accoglierli ed abbracciarli quando sarà il giusto momento.

Nella maggior parte dei casi chi si avvicina al mondo Spirituale lo fa perché è scosso da eventi dolorosi così come sta accadendo alla gran parte delle persone qui presenti, ed in considerazione del fatto che anche io ho sperimentato l’esperienza del dolore per la scomparsa di cari affetti, posso dirvi che per dirla in gergo metafonico, siamo sulla stessa lunghezza d’onda e parliamo la stessa lingua. Possiamo condividere il pesante fardello del dolore di ognuno e ci sembrerà forse meno pesante…..

Il dolore per la “perdita” di una persona cara. Ognuno di noi, sono certo, ne farebbe a meno ma è proprio il dolore, che molto spesso ci porta alla ribellione, alla rabbia che ci obbliga a porci delle domande. Un qualcosa si smuove dentro di noi. Ecco che allora inizia un percorso di evoluzione. Quella che noi a torto ritenevamo essere la fine si rivela l’inizio di un percorso nuovo.

Il dolore mi spinse 26 anni fa, dopo l’ennesimo lutto familiare, a buttarmi a capofitto nella ricerca dei miei affetti perché avevo bisogno di conferme, la fede che avevo probabilmente non era fede vera perché chi ha fede non ha bisogno di cercare, colui che ha fede crede senza vedere,sentire e toccare ma in tutta franchezza mi sono sempre chiesto : quante persone hanno il dono di questa fede cieca? Sicuramente non facevo parte di quella categoria di fedeli e non lo dico con arroganza ma senza vergogna. Dentro di me , nel più profondo del mio essere sentivo che l’essenza dei miei cari come il loro amore , i loro pensieri , le loro emozioni non potevano essersi dissolti nel nulla ma avevo allo stesso tempo necessità di conforto e conferme. In tempi precedenti, essendo appassionato da sempre dal trascendente , avevo letto qualcosa sulla psicofonia e questa tecnica che in linea di massima non richiede particolare medianità , decisi di approfondire l’argomento ed iniziai a sperimentare. Fui decisamente fortunato perché dopo solo 20 giorni iniziai a ricevere le prime voci . Non vi posso descrivere la gioia e l’emozione provata . Ricevetti tanto conforto che, senza presunzione, visti i risultati, decisi tempo dopo di mettermi a disposizione di chi necessitava di aiuto. Così fondai un mio Laboratorio che ho battezzato con il nome :

  

LABORATORIO DELLA SPERANZA con sede presso il mio domicilio e successivamente verso la fine degli anni ottanta, visti i risultati sempre piu’ incoraggianti, cosituii insieme ad un ex collega di sprimentazione e di lavoro, una sezione di Parapsicologia e di Metafonia presso il Cral della azienda di trasporto pubblico genovese presso la quale ho prestato servizio sino al luglio di tre anni fa. Successivamente ricostituii tale sezione che di fatto è divenuta un centro di Parapsicologia Umanistica e Metafonico chiamandolo “Oltre l’Orizzonte” , di cui ho l’onore ed il piacere ancora oggi, di esserne responsabile e coordinatore. E’ una sorta di pronto soccorso dell’Anima ed è per me motivo di orgoglio, dirvi che è l’unica sezione di un circolo ricreativo aziendale in tutta Italia, ad occuparsi di queste delicate tematiche.Naturalmente tutto ciò, sono convinto, non sarebbe potuto avvenire senza l’aiuto del TUTTO.

In tanti anni di sperimentazione ho potuto osservare che c’è stata una vera e propria escalation quantitativa e qualitativa . Ad esempio la lunghezza( durata) dei messaggi e la chiarezza delle voci. Il contenuto dei messaggi invece è solitamente direttamente proporzionale alla evoluzione della Entità comunicante.

Alla base di tutto comunque credo che sia necessaria la Loro volontà di comunicare e la nostra disponibilità ad ascoltare con amore, pazienza ed umiltà. I nostri sforzi alla fine vengono sempre premiati. Molti sono gli insegnamenti che si traggono dai messaggi delle Entità guida e non sono rare le tirate d’orecchie quindi non sempre si sente ciò che vogliamo sentire ma quello di cui abbiamo bisogno in quel momento. Non sono rare le loro battute ironiche a conferma del fatto che Essi vogliono vederci sorridere. Ed a proposito di questo vorrei dirvi : Se siete in lutto, non sentitevi in colpa se vi capita di farvi una risata magari per una battuta o una buffa situazione, non pensate di mancare di rispetto ai vostri cari perché non è così. Sono Essi stessi che desiderano vederci sorridere, non ci vogliono vedere disperati. Fra gli insegnamenti uno emerge in modo particolare e cioè l’invito a vivere in armonia con noi stessi e con il mondo che ci circonda e di curarci delle uniche cose che potremo portare con noi quando sarà il nostro momento e che non sono certamente i beni materiali.

 

A conclusione dirò che sì, le loro telefonate sono estremamente importanti perché ci confortano, ci danno speranza e ci restituiscono spesso il sorriso ma non bisogna assolutamente farne l’unica ragione di vita, non deve diventare una ossessione. Parallelamente alla sperimentazione, deve esserci un percorso nostro interiore di riflessione che ci avvicini passo dopo passo alla verità, perché un passo verso la verità è un passo verso il Tutto o Dio che dir si voglia . Loro stessi ci hanno detto che prima di incarnarci ci scegliamo la vita da vivere per cui permettetemi di fare questa ultima considerazione stimolata dai messaggi di insegnamento ricevuti : Noi tutti dovremmo sentire il dovere di lasciare questo nostro mondo un poco migliore di come lo abbiamo trovato e qualche volta potrebbe anche servire elargire qualche sorriso in più agli altri. Tutti noi siamo esseri spirituali che prima di incarnarci abbiamo sentito l’esigenza di fare una esperienza terrena scegliendo di interpretare un ruolo nella commedia della vita umana che si realizza in questo piccolo teatro terreno. L’invito delle Entità è quello di farlo nel migliore dei modi, di modo che all’ultimo atto, al calare sipario, si possa sperare di ricevere gli applausi dei nostri cari dal Cielo. Che il Tutto vi benedica .

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella serata di sabato 21 nell’hotel Monetti, Daniele Gulla’ ed io abbiamo incontrato numerosi partecipanti al convegno. Ho fatto una breve dimostrazione di sperimentazione metafonica mentre il bravissimo Daniele Gulla’ con le sue apparecchiature mi ha ripreso con la sua speciale fotocamera che rileva le vibrazioni … sono uscite delle immagini davvero interessanti .

Nella foto 1 “normale”, una visione della sala con me messo di profilo durante la registrazione .

Nella foto 2 si può notare a destra in visione multispettrale, delle vibrazioni che sono di un colore verdolino che nella foto 3 cambiano ed assumono un colore blu che indica uno stato alterato di coscienza ( stavo riascoltando la registrazione ed arrivavano le “voci” )Nella foto 4 si può notare un volto piu’ piccolo dentro il mio, una sorta di trasfigurzione. Nella foto 5 alla mia destra ( sinistra guardando l’immagine) si può osservare la “presenza” di una sagoma vibrazionale femminile ( non c’era nessuno in piedi accanto a me ). Nella foto 6 è la stessa della foto 5 ma con colorazione multispettrale diversa. Nella foto 7 si può notare che sulla mia spalla destra ( sinistra guardando l’immagine) c’è una testa che sembrerebbe quella di un bambino.

 

 

 

 

Edda CattaniRiccardo Di Napoli e la TCS
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Vorrei un’ala di riserva

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VORREI UN’ALA DI RISERVA

 

Quando nel 2000 venimmo ad abitare ad Abano Terme per essere più vicini alla cappella di Andrea, curammo ogni particolare di questa casa acquistata con tanti sacrifici, dove avremmo dovuto vivere gli anni della nostra vecchiaia. Pensando ad un nome da mettere sulla porta, avrei voluto scrivere:  “I GABBIANI”. Erano i tempi in cui facevamo lunghe silenziose passeggiate, sul finire dell’estate, in riva al mare e guardavamo stormi dei maestosi volatili posarsi sulla riva, alla ricerca di briciole sparse dagli ultimi bagnanti. Mi colpivano quegli uccelli così  solenni nell’aria e faticosamente pesanti a terra, tanto da farmi pensare come non avessero una terza ala come timone che permettesse una manovra meno impacciata dei loro piccoli passi. Eppure, quando si libravano in cielo, aleggiavano come gli angeli, non denotavano alcun peso ed ostentavano un’armonia infinita. Pensavo allora al mio Andrea e dicevo: “Anche tu caro, ora non hai più peso e voli nell’universo, molto meglio dei gabbiani e come gli angeli del Paradiso!”.

Sono passati gli anni, veloci nella maturità, molto più che nella spensierata giovinezza, ed hanno portato con sé tutto il loro carico di dolore e qualche piccola gioia che ha addolcito l’amarezza di alcune giornate, ma contemporaneamente, il bagaglio si è fatto pesante sulle spalle sempre più in difficoltà nello sforzo dell’età. Ho ripensato ai gabbiani della nostra estate leggendo casualmente una poesia di Mons. Tonino Bello:

Voglio ringraziarti, Signore,

del dono della vita.

Ho letto che gli uomini sono angeli con un’ala

soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.

Vivere è abbandonarsi come un gabbiano

all’ebbrezza del vento: vivere è assaporare

l’avventura della libertà,

vivere è stendere l’ala,

l’unica ala con la fiducia di chi sa di avere

nel volo un partner grande come te.

 

Eccomi rimasta sola, simile alla mia stagione della vita, ormai vecchia e stanca; il mio compagno non è più vicino a me… la sua anima vaga ormai in altre spiagge vicine al cielo ; il mio volo si è fatto ancor più pesante e solitario.

 

Ma non basta saper volare con te. Signore;

tu mi hai dato il compito di abbracciare
anche il fratello e aiutarlo a volare.

Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali

che non ho aiutato a distendersi. Non farmi

più passare indifferente vicino al fratello,

che, rimasto con l’unica ala inesorabilmente

impigliata nella rete della miseria e della solitudine

si è ormai persuaso di non essere più degno di volare

con te. Soprattutto per questo fratello sfortunato

dammi. Signore, un’ala di riserva.        (Mons. Tonino Bello, vescovo)

 

Ora vorrei, Signore, anch’io un’ala di riserva perché non gliela faccio più a volare anche con Te, non riesco a raggiungerti, a parlarti, a godere dei tuoi spazi infiniti… come Madre Teresa, si è fatto buio intorno e arranco con la schiena curva.

Eppure è ormai Primavera… l’inverno sta terminando e presto verrà il mese dedicato  a Lei la Madre delle Madri che non manca di mostrare la Sua vicinanza con la Sua mistica presenza, fatta di silenzio e di fiduciosa speranza.

I miei bambini ormai hanno festeggiato la loro santa Cresima…soldati di Cristo… non ne conoscono appieno il significato ma si divertono con tutte le ricorrenze… anche quelle sacre diventano un fatto commerciale. Per noi è invece un fatto religioso, come lo è lo spuntare improvviso di una bellissima rosa purpurea proprio nel mio roseto incolto, devastato dalla pioggia: una rosa vermiglia come il sangue del mio cuore lacerato e gialla al centro come l’oro prezioso dei gioielli.

Grazie Andrea, ti sei ricordato di me anche in questa occasione; grazie, Madre di tutte le Madri, Rosa Mistica, Maria Immacolata.

 

“Mamma, ti ho messo in sintonia col diapason del Cielo”, dice Roland alla sua mamma.

 Il “diapason” è il punto più alto, la massima intensità del Cielo.

Fra poco sarà Natale e poi verrà l’Epifania come “manifestazione” dello Spirito.

 

A questo punto aggiungo un pensiero ed un ricordo particolare per i papà che proprio in quest’anno festeggeranno ancora 19 marzo questa ricorrenza … la festa del Papà!

 

 

                     

 

        

 

 

 

Edda CattaniVorrei un’ala di riserva
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Dimensione donna

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Dimensione donna

Ci sono donne che hanno occhi di terra e acqua,
che attraversano le stagioni e il tempo
dipingendo il mondo con le loro sensazioni e percezioni.
Sono consapevoli, introspettive, mature,
generose e determinate.
Donne che attraversano il dolore
per giungere alla luce.
Sanno superare le giornate di vento e di pioggia,
di nebbia dell’anima,
hanno la forza di rinascere ogni volta
che la vita le delude.
Donne che vibrano di magia e di mistero,
che conoscono il principio e la fine delle cose,
che sanno dare luce alle anime che incontrano,
alimentare la nostra vita con alchemici incanti.
Perché l’Amore ce l’hanno nell’anima,
lo creano, lo respirano e lo donano.

(Agostino Degas)

La donna e’ un’anfora..un calice che accoglie, un contenitore, il mare, la vita! La donna, o meglio il femminile, rappresenta il mutevole, il mercurio degli alchimisti, instabile, ma questa sua instabilita’, contraria alla fissita’ del maschile, produce il movimento necessario alla vita!
La donna e’ la sensibilita’, il suo regno e’ il mondo dei sensi, dell’emozione !
E’ l’intuizione che si contrappone alla ragione.
La donna e’ l’orizzonte, ma anche la morbidezza!
L’utero femminile..rappresenta in modo mirabile, l’importanza del femminile nel concepimento della vita stessa: nel suo dentro, cresce e si nutre la vita stessa…
La donna come dicevo, rappresenta l’instabilita’ che tanto fa paura, e per questo e’ stata condannata spesso dalla societa’: ma questa instabilita’, e’ cio’ che permette al mondo di evolvere..perche’ senza instabilita’, rimarremmo ancorati alle nostre certezze, senza possibilita’ di alcun tipo di evoluzione!
Mi piace comunque , unire il femminile al maschile: l’uomo, la sua concretezza, la sua razionalita’, la sua precisione, completa il quadro dell’evoluzione..non vi e’ l’uno, senza l’altro! Quando prevale l’uno, il mondo avanza, ma nello stesso tempo, rimane piegato dalla sofferenza di questa mancanza di equilibrio!
La donna e’ l’Aishah…l’Anima.
E aggiungo che quando nasciamo, nasciamo tutti femminili..siamo femminile, poiche’ la Materia, di cui e’ fatto il nostro corpo, appartiene al Regno del femminile! Lo Spirito feconda la terra..e quindi in realta’, dove c’e’ Materia, femminile, c’e’ nel contempo Spirito maschile.
Ancora..la spada nella roccia, rappresenta lo Spirito, il maschile, ancorato alla Materia femminile..e solo Artu’, l’Animo puro, riesce a far partorire dalla terra roccia, il suo Spirito, liberandolo! 

 

Edda CattaniDimensione donna
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Grazie a te donna!

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Grazie a te donna!

 

‘.. il Regno di Dio è come una donna .. che fa l’amore con i desideri della terra ..’ .. che fa la pace con l’impasto del pane, e della farina condivisa che sazia la fame .. che fa la vita con il sangue della luna .. che sussurra parole forti e tenere .. e che lascia nei cuori e nei volti i colori della lotta e dell’amore .. ‘il Regno di Dio è come una donna’ .. che riscatta bellezza, nostalgie e profumi ..
‘.. sono Eva,
sono io,
sono libera e intera,
e Gesù non è morto per colpa mia ..’. Maria Soave Buscemi

8 MARZO: … e ricordiamo questa giornata a noi dedicata con…

ROSSO. Come il sangue che ogni giorno le donne versano per mano dei propri padri, mariti, ex compagni.

ROSSO. Il simbolo dell’energia vitale, della forza fisica e mentale, della volontà di opporsi ai maltrattamenti.

ROSSO: Il colore scelto dell’artista messicana Elina Chauvet per la sua installazione: “Zapatos rojos”, ossia “Scarpette rosse”.

Scarpe da donna di colore rosso o dipinte di rosso, sistemate per le vie, nelle piazze, vicino ai monumenti delle città per dire stop alla violenza di genere. (da FB Donne contro la violenza)

 

 

NON FINISCE CON UNA GIORNATA LA NOSTRA REALTA’!

 

“A voi Donne che per prime ci portate il gemito della vita e la luce della Risurrezione … a voi radici dei nostri sogni, gemme che vegliate sulle nostre primavere … a voi che, inascoltate, …ci fate cadere nell’amore come frutti maturi, e …che spesso sprecate per amare i profumi delle carezze e dei baci … a voi che date materne origini al buon Dio, che da voi ha imparato ad amare … a voi passi di danza accompagnino il vostro cuore tra la terra e il cielo … e solo l’amore canti i vostri sorrisi, amiche intime di un Dio che sa morire, che sa amare, che sa risorgere, per amore, solo per amore .. grazie a voi.” (Fra Benito Fusco)

 

E ANCHE OGGI:

“Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.” (Giovanni Paolo II)

Edda CattaniGrazie a te donna!
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8 Marzo: Festa della Donna

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Le origini della festa dell’8 Marzo risalgono al lontano 1908, quando, pochi giorni prima di questa data, a New York, le operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale, a favore delle donne, da Rosa Luxemburg, proprio in ricordo della tragedia.

Con il diffondersi e il moltiplicarsi delle iniziative, che vedevano come protagoniste le rivendicazioni femminili in merito al lavoro e alla condizione sociale, la data dell’8 marzo assunse un’importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto.

Nel corso degli anni, quindi, sebbene non si manchi di festeggiare queste data, è andato in massima parte perduto il vero significato della festa della donna  anche se vi sono associazioni che organizzano manifestazioni e convegni sull’argomento, cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi che pesano ancora oggi sulla condizione della donnal. La festa  è attesa anche dai fiorai che in quel giorno vendono una grande quantità di mazzettini di mimose, divenute il simbolo di questa giornata, a prezzi esorbitanti e dai ristoratori che vedranno i loro locali affollati,

magari non sanno cosa è accaduto l’8 marzo del 1908.

“Auguri a tutte le donne,ma in particolare il mio augurio va per le donne,maltrattate,che donano la vita per chi è malato,per le violentate,per le donne sfruttate,per quelle donne che in guerra in questo momento stanno perdendo la vita,per le mie amiche,che conosco e online..e le donne che non hanno libertà di pensiero e che non possono  scoprire il loro corpo e viso.”

PER TUTTE LE DONNE AUGURI

 

Edda Cattani8 Marzo: Festa della Donna
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