Il miracolo della creazione
(…ricordando…)
Nasce Gesù: Buon Natale! E’ questo il lieto messaggio che ci riporta alla nascita di Dio a Betlemme e che dona ovunque conforto e speranza. Purtroppo il nostro tempo, il tempo di noi tutti, è funestato da eventi tristi di ogni genere e la vita stessa ha bisogno di senso, di pace, di fraternità su tutti coloro che soffrono per la guerra, la fame e la malattia. Viene spesso di chiedersi il perché di tanto male… eppure la venuta di Cristo sulla terra è un evento storico. Dio, duemila anni fa si è veramente fatto uomo per dare all’umanità una luce e la sua dottrina dilagò sino alle frontiere più lontane del mondo e delle anime. Tanti furono i martiri che insanguinarono le arene per rendere testimonianza, ma oggi la fede è venuta a mancare del suo pilastro più importante: la speranza. Non si crede abbastanza e il tempo dei miracoli operati da Gesù sembra essere lontano, quasi paragonabile a quello delle favole.
Nei nostri congressi annuali, ho voluto anche parlare di “miracoli” per rendere la mia personale testimonianza e dire a tutti che quel Dio che sembra avvolto in un velo di silenzio, quel Dio che a volte non ci fa ascoltare la Sua voce, è presente e, a volte, fra coloro che meno se l’aspettano, a coloro che forse non ne sono degni, accadono fatti straordinari.
La mia vita, come tutti sanno non è stata facile e, anche il mio recente pensionamento ha accompagnato una vicenda familiare ormai precaria; malattia e passaggio di mia madre ormai anziana e soprattutto il compagno della mia vita, il papà di Andrea, dopo una lunga malattia demolitrice, ha raggiunto il suo adorato figlio. Unica gioia, sempre presente, è quella della presenza dei miei nipotini, Giulio, Simone e Tommaso, questi tre pargoletti che sembrano arrivati per allietare e dare un sorriso alle mie quotidiane fatiche.
Una coltre di piombo accompagnò le nostre ore, in oltre quaranta giorni di degenza, in cui non mancò la fede in un intervento diretto del Signore. Debbo dire che prima di lasciare il territorio dove ho trascorso gran parte della mia vita, nel maggio precedente, giorno della ricorrenza dell’apparizione della Madonna a Fatima, ho dedicato una delle mie scuole a “Carol Wojtyla, Giovanni Paolo II°” pensando anche di averlo come protettore, lui che, come me ha tanto amato i giovani. Ebbene, nel momento della disperazione sono ricorsa a Lui, per averne l’intercessione, chiedendo a Dio il miracolo della guarigione del mio amato nipotino.
Vorrei aggiungere che tutt’oggi, sia la malattia della mia mamma prima, del mio Mentore poi e del piccolo hanno ricevuto segni continui di presenze amiche, e lo zio Andrea, svolge una costante assistenza a loro e a me, accompagnando il mio cammino come segno della misericordia divina verso di noi.
Per questo torno sovente a parlare di “miracoli” dicendo a tutti che credere nei miracoli non è peccare di infantilismo tanto più che, al giorno d’oggi, quasi tutta l’umanità dichiara di esserne stata diretta testimone almeno in una occasione. In realtà, milioni di persone, tutti i giorni, in tutto il mondo, chiedono a Dio, ai Santi o anche ai defunti di intervenire sulla propria vita. Ne ho incontrate tante, in questi lunghi anni di percorso spirituale e sono rimasta edificata dalle manifestazioni di fede, soprattutto da parte delle creature più semplici. Naturalmente esistono anche coloro che non credono ai miracoli più di quanto non credano alla befana o al principe azzurro. Per costoro i miracoli sono residui della immaginazione infantile, ma per coloro i quali ci credono, che cosa sono esattamente i miracoli?
Il “miracolo”
I miracoli (dal latino mirari, “guardare con stupore”) sono presenti in quasi tutte le religioni, ma soprattutto in quella cristiana che sull’essenza del soprannaturale fonda il messaggio evangelico. Nel Nuovo Testamento sono menzionati molti miracoli compiuti da Gesù Cristo, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci o le guarigioni degli infermi, ma il miracolo più importante è la sua stessa resurrezione.
Ricordo l’espressione del regista Zeffirelli, uomo di grande cultura e di formazione religiosa, il quale, in una trasmissione, affermava la sua personale convinzione che tutti i miracoli espressi nel Vangelo, possono trovare una giustificazione a supporto della loro venuta, ma la resurrezione di Cristo, del Suo stesso corpo, non ha spiegazione giustificabile da qualunque teoria scientificamente provata.
Spesso, quando si parla di miracoli, si fa riferimento ad eventi che non presentano necessariamente carattere religioso, ma semplicemente escono dall’ordinario al punto da essere notati e suscitare in molti meraviglia e stupore. Per il credente, invece, l’evento definito miracoloso è un messaggio, un fatto in cui scopre l’intervento di Dio in suo favore. Per questo, mentre rilevavo la profonda sofferenza di tanti piccoli spedalizzati e la lacerante attesa delle loro madri, ho ritenuto di essere stata graziata da un accadimento miracoloso.
Un miracolo non è d’altra parte, la violazione delle leggi di natura in quanto essi non verrebbero accettati non solo dalla scienza, ma nemmeno dalla Chiesa. La scienza non accetta tutto ciò che viola le leggi di natura semplicemente perché violare quelle leggi significherebbe sovvertire l’ordine naturale delle cose. E la Chiesa riconosce che la vera grandezza di Dio è quella di mantenere le leggi della natura che egli stesso ha stabilito così come sono e che Lui stesso non può cambiare arbitrariamente il corso di ciò che proprio Lui ha organizzato con precisione assoluta. Se per caso Dio cambiasse l’ordine del mondo con un miracolo questo dovrebbe essere interpretato non come un atto di forza, ma di debolezza.
Attualmente la posizione della Chiesa cattolica nei confronti dei miracoli consiste non tanto nel valutare l’effetto fisico in sé, ma le conseguenze spirituali che quell’evento produce, ovvero la conversione e la preghiera della gente. I miracoli, in altre parole, non sarebbero niente di eccezionale, ma dimostrerebbero semplicemente l’interesse e il coinvolgimento di Dio nelle vicende terrene.
Ed ecco allora il meraviglioso intervento di Dio nella Creazione che si manifesta come atto di misericordia e di amore, indipendentemente da chi lo riceve; perciò non vale la convinzione del fatto che Dio salva solo i più buoni: in Africa muoiono bambini a migliaia tutti i giorni e sono tutti bambini buoni! La verità è che il vero credente non dovrebbe avere bisogno dei miracoli per rafforzare la sua fede, proprio come per il non credente non sono sufficienti mille miracoli per fargli cambiare idea.
Io stessa mi reputo la più reietta e indegna di una tale grazia e proprio per questo voglio esserne testimone in quanto ho toccato con mano che le guarigioni miracolose non sono qualche cosa che la scienza non è in grado di spiegare, ma semplicemente un segno, un messaggio rivolto più agli altri che al diretto interessato. In questo modo, però, i miracoli non sono più miracoli: sono atti di fede.
In questi giorni di attesa dell’arrivo del Santo Bambino, con tanto coinvolgimento della tradizione e della poesia delle genti, vorrei ripetere che i tempi si sono compiuti: Gesù è venuto nella nostra storia ed è presente nel suo popolo; ma l’attesa non è terminata. Io credo che ciascuno di noi debba attendere Gesù ogni giorno perché Egli continua a venire e ci fa sentire la Sua presenza e il Suo intervento diretto, anche se, a volte, sembra non ascoltare il nostro richiamo. Continuiamo Cari Amici a credere, a volerci bene, a ringraziare di quanto ci è dato… quanto spesso dimentichiamo di farlo!
Mentre chiamavo al videofonino il mio piccolo all’ospedale, tutti i presenti hanno sentito chiaramente inserirsi la voce di Andrea: “Andrea è per sempre! Andrea è qui con tutti voi!”
Auguri a tutti! Che il Santo Natale porti un attimo di ristoro alla sofferenza del mondo, ai piccoli ammalati nelle corsie degli ospedali, nelle nostre famiglie, nella Chiesa… e sia con voi tutti il mio ringraziamento per le preghiere che mi avete donato. Dio ve ne renda merito!
L’anima ardente di Sant’Agostino chiedeva: “Come dunque ti cercherò, mio Signore?” e subito venne la risposta: “Ecco, nelle angustie in cui ti trovi, non sopravviene ciò che desideri, ma è presente colui che cerchi. E cerca colui che non può mai essere assente”.