Bambini e Mamme

Per ricordarti!

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Auguri Figlio mio!

 

 

 

Fu uno splendido autunno quello! A differenza degli anni precedenti vi furono giornate piene di sole; un buon auspicio per me che, godendo del congedo per maternità potevo dedicarmi interamente al mio bambino, nato proprio in quell’anno, il 7 ottobre, giorno della S.Vergine del Rosario, alla cui protezione avevo affidato la mia creatura.  

 

Nell’altalena dei ricordi pervade l’animo mio il momento della tarda mattinata, quando dopo aver terminato tutte le faccende domestiche, prendevo in braccio quell’involtino di lana calda e profumata da cui spuntava un visetto sorridente e guardandolo, parlandogli, con i termini non decodificabili che ogni madre usa, lo avvicinavo al mio seno per allattarlo.   In quell’istante, con quel rito sacro e arcano, una pace profonda, una dolcezza infinita mi avvolgeva: il divino e l’umano sembravano prendere corpo nella simbiosi di quell’atto di amore, mentre un raggio di sole, che penetrava attraverso le imposte socchiuse, ci illuminava entrambi, quasi a voler manifestare la mano benedicente del Creatore.  

 

Espressione della mia gioia interiore era la preghiera riconoscente: “…la mia mente esulta in Dio, mio Salvatore” mentre, con la mia partecipazione alla Creazione, mi sentivo vicina a Maria, Madre di tutti i viventi.   Quell’abbraccio profondo, intimo, spirituale, significava la continuità la stabilità del mio essere nel rapporto con la creatura da me nata: mio Figlio; legame forte, saldo, indissolubile che nessuna circostanza e nessuno mai avrebbero potuto spezzare.  

 

 “I figli sono frecce scagliate nell’universo”recita il poeta indiano Kahil Gibran. Quella creatura tanto amata avrebbe concluso il suo percorso terreno alla verde età di 22 anni. 

 

Fermarsi di tanto in tanto, alzare lo sguardo da ciò che ci tiene impegnati e fare delle riflessioni generali è molto importante, perché aiuta a vivere più pienamente la vita nella sua ferialità specialmente nel momento storico in cui ciascuno di noi è chiamato a percorrere delle scelte, quale è quella di essere genitori.  

 

In mezzo alla gente, fra la gente, la donna in particolare, a cui sono affidati i grandi ruoli di madre, di sposa, di educatrice, deve essere individuata come creatura privilegiata nel suo affrontare una condizione di vita che si presenta sempre più complessa; si deve rispettarne il suo “toccare con mano” il grande mistero della nascita, senza avere la pretesa di volere tutto comprendere e spiegare.  

 

Per consentire ad essa il riappropriarsi di questa dignità è necessario riconoscerle la peculiare condizione ed il suo ruolo, al di là degli aspetti consumistici che la presentano come simbolo dell’efficienza e della competitività senza dichiarare la valenza del grande progetto di cui è partecipe.   Si pone, a questo punto, il problema della donna e del suo completamento naturale, quale la maternità come profondità dell’evento di amore che si realizza nella coppia prima e nel rapporto madre-figlio poi.  

 

Amore, sessualità e concepimento di un figlio sono tappe obbligate di uno stesso discorso, ma l’evento miracolistico e il senso della sacralità si completano nell’atto dello sbocciare di una vita, perché esso è comprensivo del senso della vita stessa e dell’esistenza tutta.   Non solo la scienza dichiara questo, ma tutte le grandi religioni che accennano alla componente sacra dell’uomo che è in grado di riprodursi e si sente coinvolto nell’opera della creazione.  

 

 

 

Vorrei ricordare, a questo proposito, un esempio significativo riportatoci nelle Scritture: è il desiderio di Anna, colei che diverrà la madre di Samuele (1Sam 1, 1-2), per il dono di un figlio.   Anna è sterile e vive consapevolmente il suo stato di umiliante emarginazione, ma non perde il coraggio davanti al Signore, fino a giungere a fargli, con la sua supplica, una solenne promessa:   “Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava e ricordarti di me e mi darai un figlio maschio, io te lo offrirò per tutti i giorni della sua vita.”   In questa promessa c’è un insegnamento sorprendente: Anna dice: “…concedimi un figlio ed io te lo ridarò. Sembra a noi che, posta in questi termini, la creazione avvenga per il concorso di una donna e di Dio. Anna non chiede un figlio per vezzeggiarlo e stringerlo al cuore per tutti gli anni della sua vita. Lo chiede per darlo e così riceve. Il Dio degli umili, degli afflitti, dei bisognosi si china verso di lei come si protende verso gli “anawim”, i poveri, “per rialzarli dalla polvere e proteggere il loro cammino”. 

 

La nascita di Samuele (nome che deriva dal verbo ebraico sha’al = domandare) premia la preghiera fiduciosa di Anna che innalza il suo inno di ringraziamento:   “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio…”   Questo canto ricorda il Magnificat di Maria, madre di Gesù si tratta di due donne a cui miracolosamente viene dato un figlio “come un dono”. Maria è la “vergine”, Anna è la “sterile”.   E Samuele, uomo straordinario, ultimo dei Giudici, realizzerà l’unità delle tribù di Israele.   Quanto grande deve essere stato il merito e quanta parte deve avere avuto nell’opera del figlio questa madre, sofferente, umile e disponibile ad offrire la propria creatura ancor prima che le sia stata data.   E immaginiamo come sarà stato forte il legame di Anna con suo figlio, Samuele, già destinato ad una missione così rilevante!  

 

 

Questa consapevolezza é in noi, già presente come immagine riflessa e tende a volere rendere tutt’uno la femminilità con la sacralità. Si sente perciò sacro il concepimento, la gravidanza, il parto, la nascita, come è sacra la vita del bambino che nasce e che non rimane, semplicemente, una condizione assegnata e registrata; è il fatto di esistere che diviene “progetto” e perciò scelta obbligata e percorribile.  

 

Quando una donna dice: “Aspetto un bambino”  è come se affermasse: “Io ho un figlio che vive da sempre dentro di me”. Il bambino che dovrà vedere la luce era già in noi, presente nella nostra coscienza disposta a generarlo, era nel pensiero della madre quando ha sentito il suo corpo come luogo adatto ad ospitare una vita.   La donna in attesa di un figlio ha pronta una culla nel suo cuore e nel suo seno. In essa dimora tutto il suo essere, il suo futuro, la sua speranza.  

 

E durante la gravidanza, la madre avvia un dialogo, una comunicazione, con quel bambino; questo accade, con sua “sorpresa”, quando riconosce il “meraviglioso” che sta accadendo nel figlio tramite la sua persona, anche al di là della sua intenzione.   La meraviglia crea una immagine promettente del mondo, perché essa riconosce il fatto straordinario che è premessa di quell’unione fisica, psicologica e spirituale, sopravvenuta dopo il concepimento.  

 

 

Sentiamo le espressioni usate in questa lirica da un poeta non noto, con cui viene sentita la maternità

   ” Istanti…forse secoli, in cui pulsa la coscienza   e il suo ritmo è gioia:  

gioia dentro, gioia fuori,   gioia ovunque.    

Cellule di vita, immense quanto l’universo,  

in esse tutto è presente: la notte dei tempi   e un futuro ciclico,

 meravigliosamente riassunti   in un istante cangiante.    

Energie sottili che vorticano in un centro,   che si individualizza e si nutre di sé espandendosi.    

Madre dentro, madre fuori, madre me, madre lei.  

Madre nella madre in un’esplosione a catena   che si espande al rallentatore   (o forse in istanti di sogno).     Lei diventa me, io ritornerò a lei.   

 Lei mi nutre dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri;   i miei sentimenti e i miei pensieri torneranno a lei.     Come una vibrazione che percorre  un’unica coscienza  

come amore che effonde dall’indicibile.” 

Edda CattaniPer ricordarti!
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La perdita della madre

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Oggi anniversario di Maggiolina

(Per ricordare)

Oggi è l’anniversario di una Mamma particolare, come siamo tutte noi e ancora oggi vogliamo ricordarla come il figlio Padre Alberto Maggi ne sta parlando:

“Quando mamma è nata è stata accolta da lacrime di gioia, e quando, due anni fa è morta, è stata accompagnata da lacrime di dolore. Ma poi le due lacrime si mescolano e fondono, perché non si muore mai ma si nasce due volte e la seconda è per sempre, e al dolore per la morte si accompagna la felicità della nuova e definitiva nascita.” 

Da “Chi non muore si rivede”

La perdita della madre

Ho scritto a P.Maggi: “Caro Padre Alberto, lo scorso anno, in questi giorni, lei era in “corsia” e se ne andava la sua cara Mamma Maggiolina. In occasione della Festa della Mamma pubblicai questo articolo. Oggi, a distanza di un anno, ci uniamo a lei nel ricordarla, ringraziando Dio per la sua salute recuperata!”

 E mi ha risposto: “Edda carissima grazie! mi hai fatto un bel regalo e una graditissima sorpresa, grazie! Sì, un anno fa, il giorno in cui per la prima volta la fisioterapista mi metteva in piedi, mia madre moriva, come se avesse completato la sua missione. Grazie per questo ricordo che hai voluto fare, il mio pudore me lo impediva, ma tu mi hai fatto un regalo, grazie!”

… e sotto, nei commenti, cosa scrivono gli amici in bacheca…

 

Se n’è andata Maggiolina, Mamma di Alberto Maggi. Proprio nel momento in cui il figlio era più fragile perché operato al cuore, mentre tanti amici lo circondavano d’affetto e gli porgevano messaggi di incoraggiamento a cui egli rispondeva con il suo immutato umorismo, una nota di malinconia ha velato la sua bacheca su FB… non si sapeva cosa dire ad un figlio che era divenuto Padre per la sua splendida Mamma ultranovantenne che ricordava agli amici ad ogni incontro, con immutata tenerezza ed affetto.

FESTA DELLA MAMMA .A tutte le mamme l’augurio che la loro vita sia un lungo interminabile valzer di amore con i loro figli.

Ci arrivano da FB gli auguri e le immagini di un video del Capodanno 2012

in cui P.Alberto Maggi danza con Mamma sua.

Come può parlare un prete della madre e della sua vocazione?

Dietro ogni prete c’è la preghiera della madre. Della mia no.

Avevo 22 anni quando annunciai ai miei la decisione di entrare nell’Ordine dei Servi di Maria, e ricordo ancora le parole di mamma: Proprio a noi questa disgrazia! E quando mai ci hai visto pregare in questa casa, quando mai hai visto un segno della croce o …sentito un’ave Maria!!

È vero, i miei non erano religiosi e non mi avevano trasmesso un’educazione religiosa. Persone intelligenti e libere abituate a ragionare con la propria testa non potevano credere alle infantili dottrine religiose del tempo.

Risposi: Mamma, il primo nitido ricordo che ho di te, è quando di sera, dopo cena, ti vengono a chiedere di fare una iniezione a qualche parente o conoscente malato. E tu preparavi sul fornello a gas il contenitore metallico con la siringa di vetro (enorme), e partivi, a qualunque ora.

E di te papà mi ricordo di quel giorno in cui mamma portò in tavola una fiamminga di gnocchi e li mise nei nostri piatti. E tu papà prendesti la fiamminga, e prima ancora di pranzare sei andato a portare i gnocchi a un conoscente che quel giorno sapevi avrebbe saltato il pranzo con la sua famiglia.

No non mi avete insegnato a credere in Dio, ma ad amare gli uomini, è per questo che mi faccio frate.

Ma può soffrire un sacerdote per la perdita della Mamma?

C’è qualcosa di inspiegabile in tutto questo, qualcosa che non capisco ma che non rifiuto perché che sento far parte di un unico grande disegno d’amore.

Ricardo sta per iniziare l’eucaristia funebre per mamma, e io sono qui… Ho celebrato i funerali di tutte le sue cinque sorelle (mamma era la più piccola) e ora… Sì è un disegno di amore.

Mamma è diventata anziana ma senza invecchiare, piena di… tanti interessi per tutto. Voglio qui ricordarla con tre grandi lezioni di vita che mi ha regalato.

Donna libera e per questo liberatrice, mamma non è mai stata una chioccia, ma sempre ci ha sospinto fuori, liberi.

È il 1980, Juan Mateos, grandissimo biblista mi accoglie nella sua equipe. Tocco il cielo con un dito, è una delle tante grazie avute nella vita. La partenza per Granada è fissata per il 10 gennaio. Mamma ha problemi agli occhi e l’oculista le annuncia per metà febbraio l’intervento di catarrata a entrambi gli occhi.

Le dico: mamma, rimando la partenza. E lei: perché se tu stai qui l’intervento viene meglio? Tu bada a fare quel che devi fare, agli occhi ci pensa l’oculista. Parto.

Mamma non ha mai guardato al passato, ma sempre è vissuta nel presente.

È il giorno anniversario della morte di papà. È febbraio, giorno triste, grigio, con tanta nebbia, penso a mamma, la immagino triste, le telefono: Mamma che fai? E lei: e chissà che faccio? le castagnole, è carnevale! Per lei non era l’anniversario del marito, ma carnevale e friggeva i dolci tipici per i nipoti!

Mamma si ostina a vivere da sola (se mi mettete una donna la butto dalla finestra!). La vista ormai è sempre di meno. Una notte cade in bagno e si spacca la testa sul bidet…sette punti di sutura. Quando mia sorella mi avverte sono al pronto soccorso. Mi precipito… Arrivo e mamma ha il volto tumefatto e una grande fasciatura in testa… Appena la vedo esclamo: Mamma! E lei: beh, che c’è ? È martedì grasso e mi sono mascherata anche io…!

Non si è mai pianta addosso, mai lamentata, ma vedeva il positivo in tutto!

Quando mamma è nata è stata accolta da lacrime di gioia, oggi sono lacrime di dolore per la sua morte… Ma queste lacrime si mescolano… La morte non è contrapposta alla vita, ma entrambe fanno parte del ciclo vitale. Per cui le lacrime per la morte di mamma si trasformano in lacrime di gioia per sua definitiva nascita… Grazie maggiolina mia!

Cosa scrivono gli amici presenti alla cerimonia funebre

Caro Alberto,

forse Ricardo ha proprio ragione, Maggiolina ha voluto lasciarti tranquillo, doveva essere così. Sorridendo, come si fa quando si ‘nasce’ per la seconda volta, Maggiolina avrà detto che dopo averti sentito cinque volte al saluto delle sorelle, oggi voleva sentire Ricardo. Anche se eri un po’ lontano Ricardo l’hai sentito anche tu, anzi penso che l’avrai anche ispirato. Stamattina, accanto a don Fausto, don Pio e altri confratelli, Ricardo ‘volava’: una tenerezza e una gioia che sembrava essere tutti sulla strada di quella Casa del Padre che – ci dici sempre – è nel cuore di tutti noi.

Ricardo ha dipinto un affresco realizzato in trent’anni di conoscenza, come lui ha detto, quasi filiale… penso che soprattutto a lui mancherà la complicità che vedeva lui e tua madre complici di quelle iniziative sulle quali era meglio.. non preavvertirti.

E l’immagine del valzer di Capodanno è veramente bellissima, come di Maggiolina che a 90 anni suonati apparteneva alle generazioni ‘multitasking’, con giornale, tv, radio contemporaneamente in azione. Non usava il computer, peccato, altrimenti avrebbe fatto bingo

Finalmente un ‘saluto’ non triste, coerente con il messaggio di salvezza… finalmente gioia e serenità… Ricardo si è fermato soltanto perché Maggiolina si era stufata di starlo a sentire: lui le ha detto dall’altare: ‘tranquilla, Anna, mi fermo, non scalpitare…’

E anche tu Alberto non ti preoccupare: mamma ha aspettato davvero che ti rimettessi in piedi per salutare te e tutti noi, ma, come tu dici, è ancora più vicina di prima… (Vincenzo Varagona )

Edda CattaniLa perdita della madre
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La Candelora

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2 Febbraio  “LA CANDELORA”

 Buon Compleanno Elena!!!


            Il 2 Febbraio, nacque la mia  Elena e due anni dopo, il mio primo figlio maschio, di nome Marco, che volava via troppo presto e che oggi penso come un angelo protettore della mia famiglia. Tutti i miei figli, anche l’ultimo, Andrea, che se andò a 22 anni, sono nati in un giorno dedicato alla Madonna. Mi è stato perciò sempre caro questo anniversario legato alla profezia di Simeone.

Vediamolo insieme. Il Bambino aveva quaranta giorni quando fu portato nel Tempio dove lo ricevette il vecchio Simeone nelle sue braccia e gli apparve il futuro che comunicò a Maria: “ Vedi, questo Bambino è destinato ad essere causa e rovina di molti in  Israele e a diventare un segno di contraddizione. A te stessa una spada trafiggerà l’anima!”. (Lc 2,34-35).

Pensiamo a quello che avrà provato Maria che fin dall’inizio della vita del suo bambino, ha sofferto per la profanazione della giustizia, per l’amore offeso di Suo Figlio. Anche noi abbiamo pianto per leggi violate, per il nostro amore calpestato, per la nostra sventura, per la morte dei nostri cari. Vediamo di fare come Maria, il cui dolore fu fecondo, perché santo. Il mondo e l’umanità, in quest’epoca di contraddizioni viene redento anche attraverso la nostra sofferenza ed il nostro dolore sarà fecondo se si tramuterà nell’amore per il prossimo, nella compassione per la miseria degli altri, nella sofferenza per la giustizia e l’onestà. Non ci sarà nulla di amaro e terribile allora, ma qualcosa di straordinaria dolcezza.

Noi accenderemo i nostri ceri benedetti e, per ogni luce, pensiamo ai nostri Cari, Luce radiosa di conforto, di speranza e d’amore.

Oggi Elena è una donna, una piccola grande madre anche lei … Ho fermato questa istantanea sul cellulare e ne ho fatto un quadretto perché mi dava l’idea di una “madonnina”. Ora Elena sa cosa vuol dire essere “mamma”. Questa parola magica che si attende pronunciare dalle labbra del proprio piccolo quando inizia a balbettare, le fa tremare il cuore ogni qualvolta lo raggiunge all’uscita dalla scuola ed io rivivo con lei gli stessi passi, le tante notti insonni, le prime parole scritte, le dolci attese, le prime inquietudini … La storia si ripete dalla nascita e ancora e ancora … perché le mamme ci sono, restano e rimarranno nel  presente, nel soccorso e nella memoria.

 LA MADONNA DELLA CANDELORA

 

La Candelora ha origine nel bacino del Mar Mediterraneo, come per Imloc e i Lupercalia anche la Candelora è la celebrazione dell’arrivo della Luce, della purificazione, della rinascita e la fertilità.
Inizialmente era celebrata il 14 Febbraio, ovvero 40 giorni dopo l’Epifania ma, successivamente fu spostata al 2 Febbraio, ovvero 40 giorni dopo il Natale.
Infatti la Candelora commemora la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria.
Era usanza ebraica che i bambini maschi fossero presentati e circoncisi al Tempio 40 giorni dopo la nascita, nella stessa occasione le madri erano purificate dal sague che le aveva tenute impure dopo il parto.

Si racconta che quando il bambino Gesù fu presentato al vecchio Simeone questi lo abbia chiamato luce per illuminare le genti.
Per questo motivo, il giorno della Candelora è usanza benedire le candele e i ceri che saranno adoperati durante l’anno nelle liturgie o per le offerte in chiesa o a casa propria.

 

Madonna della Candelora: opera della prima metà del Cinquecento.

(CHIESA DELLA MADONNA DELLE GRAZIE – TOCCO DA CASAURIA – PE)

“Statua di legno, alta m.1,45. Rappresenta la Madonna della Candelora.  E’ seduta con le mani giunte e col Bambino ignudo sulle ginocchia , il quale,  col braccio sinistro, si appoggia a un cuscino ed ha la mano destra elevata, in atto di benedire. La scultura è dipinta. L’abito della Madonna è rosso, il fazzoletto che le copre il capo è giallo ed il manto che copre tutta la persona  è turchino con doratura nell’orlo. Ovale il viso della Madonna  ed anche del Bambino. Chi studia le diverse fasi dell’arte anche nei paesi remoti, non può trascurare l’opera di questo autore a me ignoto. Sta in una nicchia scavata nella parete a destra della stessa chiesa. La sua ubicazione non pare che sia originaria. E’ ben conservata. E’ opera del cinquecento inoltrato, la quale non pare sia stata presa in considerazione”.

 L’inquadramento prospettico della statua lignea  della Madonna della Candelora  in trono è una creazione artistica realizzata  a scopo devozionale. P.S. Iovenitti ne precisa molto bene tale funzione indicando che veniva  esposta il 2 febbraio giorno della purificazione della Madonna e, con benedizione e distribuzione di candele, lo stesso giorno, in penitenziale processione, la Madonna veniva portata dalla chiesa della Madonna delle Grazie a quella di S. Eustachio. La festa della Purificazione aveva particolare importanza per quelle donne che, desiderose di  prole, imploravano l’intercessione della Vergine. Le candele benedette erano apposte sia presso il letto, sia alle finestre la sera in segno di devozione e di protezione.

Tradizioni e proverbi

«Per la candlora, o ch’u piov o ch’u neva da l’inveren a sem fora; ma s’un piov, quaranta dè dl’inveren avem ancora.
(Per la Candelora, se piove o nevica, dall’inverno siamo fuori; ma se non piove, abbiamo ancora quaranta giorni di inverno.)
»

Antico Proverbio


Candelora

 

Presentazione di Gesù al Tampio – Fra Angelico
San Marco

La presentazione di Gesù al Tempio è il simbolo della Luce che ormai si presenta al mondo, la vittoria della luce sulle tenebre è fuori da ogni dubbio, cosí come è ormai evidente che le ore di luce aumentano di giorno in giorno. La vittoria della luce e l’approssimarsi del periodo luminoso è in questo mito sottolineata dalle parole del vecchio Simeone che rappresenta appunto l’inverno, il vecchio, il passato che annuncia il nuovo.

La purificazione di Maria dopo il parto è un chiaro riferimento alla fertilità ma anche al ritorno della madre Terra. Presso gli Ebrei, infatti, era usanza che nei 40 giorni precedenti la purificazione la madre e suo figlio vivessero isolati.
Con la purificazione Maria torna alle genti, torna al mondo dopo l’isolamento nella grotta-ventre-oltremondo. La verginità di Maria, nonostante la sua maternità, rappresenta la purezza della Madre Terra che ancora non conosce dolore e brutture, non conosce il superfluo, la civetteria, la cattiveria, non conosce né il bene né il male; ella conosce solo l’amore, un amore infinito, sconcertante, terribile e meraviglioso che feconda ogni cosa, che genera ogni cosa solo esistendo. Ama poiché non conosce altro modo d’essere, non può essere diversamente. Ella non fa mai del bene a nessuno, non fa mai del male a nessuno, ella Ama, costantemente.

Candelora – Festa di Mezzo Inverno!

La Candelora è una ricorrenza conosciuta in tutto il mondo e celebrata persino negli Stati Uniti. Ovunque la si festeggi e comunque la si chiami fin dalla Notte dei Tempi l’1 Febbraio è considerato il giorno in cui il Sole ritorna a vivere, la Terra torna giovane e fertile.
Le diverse celebrazioni della festa hanno tutte le stessa funzione, quella di prevedere l’esatto arrivo della Primavera attraverso l’interpretazione dei comportamenti degli animali e delle forze della Natura.

LA CANDELORA
di Justine Bellavita

         La Candelora, ricorda il rito di purificazione che la Vergine Maria seguì dopo aver dato alla luce Gesù Cristo, in conformità con la legge mosaica. Nel Levitico è infatti prescritto che ogni madre, che avesse dato alla luce un figlio maschio, sarebbe stata considerata impura per sette giorni, e che per altri trentatré non avrebbe dovuto partecipare a qualsiasi forma di culto. La commemorazione del rituale di purificazione, effettuato da Maria Vergine, dal Vicino Oriente passò a Roma, e, già dal VIII secolo d.C., la festa aveva raggiunto una solennità imponente. A Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partiva da Sant’Adriano e attraversava i fori di Nerva e di Traiano, attraverso il colle Esquilino, per raggiungere infine la basilica di Santa Maria Maggiore. In tempi più recenti, la processione si accorciò, svolgendosi intorno alla Basilica di San Pietro. In quell’occasione, all’interno della Basilica, sull’altare venivano poste delle candele, con un fiocco di seta rosso e argento, e con lo stemma papale. Erano scelte tre di queste e la più piccola era consegnata al Papa, mentre le altre due andavano al diacono e al suddiacono ufficiali. Una volta benedetti i ceri, il Papa consegnava la sua candela al cameriere segreto, insieme con il paramano di seta bianca, che gli era servito per proteggersi le mani dalla cera calda, e passava alla benedizione dei ceri.

In molte regioni italiane la Candelora viene ancora oggi rievocata attraverso la messa in scena della Madonna con Gesù e San Simeone. A Chiaromonte, in Sicilia, alla vigilia della festa, le donne del paese effettuavano una processione che le portava in cima alla montagna dove si purificavano bagnandosi con la rugiada. Nel resto d’Italia, la festa della Candelora resta legata ai ceri benedertti. Questi ceri vengono custoditi nelle case, e si ritiene tengano lontani gli influssi maligni. In alcuni paesi costieri si riteneva che i ceri benedetti la Candelora servissero a ritrovare gli annegati. Gettati nell’acqua si sarebbero fermati dove si trovava il corpo dell’annegato.

          

Edda CattaniLa Candelora
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I figli: un dono!

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… e grazie a voi… grandi e piccoli… perché siete ancora vicino a me!

Questi regali valgono per sempre!

Dateci amore:

concepiteci per amore, chiamateci alla vita per il desiderio di esprimere la vita. Solo l’amore consente, infatti, di crescere provando l’amore per la vita, per gli altri, per gli animali, per il sapere, per le regole e il rispetto.

 

Dateci attenzione:

il vostro tempo e non le vostre ricchezze sono i beni più preziosi. La vostra presenza, la vostra cura: nessun regalo, per quanto prezioso, nessuna baby-sitter può sostituire il bene prezioso e unico della vostra presenza.

 

Rispettate i nostri tempi:

consentiteci di crescere rispettando i”nostri tempi”, senza forzarci, senza obbligarci a fare dei passaggi che non rispettano il nostro sviluppo psicofisico, la nostra competenza emotiva, il nostro cuore.

 

Rimanete al nostro fianco:

fateci sentire la vostra compagnia, il vostro sostegno, la vostra presenza nei passaggi della vita. Non negateci il vostro affetto e, anzi,fateci sentire che è incondizionato. Abbiamo bisogno di esplorare la vita e, inizialmente, dovete essere, qui, al nostro fianco.

 

Consentiteci di sbagliare:

senza giudicarci, senza dare voti, senza emettere sentenze, perché sbagliare fa parte dell’esperienza della vita.

 

Dateci la vostra guida:

se voi ci guidate lungo la strada della vita, vi seguiremo, faremo come voi, impareremo ad andare, ad affrontare le salite, le scalate, a evitare i burroni , a esplorare le grotte, a trovare i luoghi giusti dove riposare. Se voi ci guidate, impareremo a marciare e, nel tempo, diventeremo anche noi delle guide.

 

Dateci regole chiare:

e limiti ben precisi. Poche e chiare regole comprensibili alla mente e al cuore. Regole che aiutino a trovare la strada dei comportamenti sereni. Regole che voi stessi rispettate.

 

Siate affidabili:

non tradite mai le promesse che ci fate.

 

Mostrateci l’amore che provate:

mostrateci anche l’amore che provate per noi. Abbiamo bisogno di coccole. Perché come dice Arthur  Janov “le coccole fanno maturare il cervello”.

 

Date spazio alla gioia:

aprite il vostro cuore alla gioia, ricercatela e donatela a noi poiché è la gioia a illuminare la vita, a creare quelle preziose, psicologiche condizioni che consentono di affrontare le esperienze con la serena consapevolezza e la speranza di essere amati e di poter ricambiare il dono.

 

Sai da dove vieni?

… vicino all’acqua d’inverno

io e lei sollevammo un rosso fuoco

consumandoci le labbra

baciandoci l’anima,

gettando al fuoco tutto,

bruciandoci la vita.

Così venisti al mondo.

Ma lei per vedermi

e per vederti un giorno

attraversò i mari

ed io per abbracciare

il suo fianco sottile

tutta la terra percorsi,

con guerre e montagne,

con arene e spine.

Così venisti al mondo.

Da tanti luoghi vieni,

dall’acqua e dalla terra,

dal fuoco e dalla neve,

da così lungi cammini

verso noi due,

dall’amore che ci ha incatenati,

che vogliamo sapere

come sei, che ci dici,

perché tu sai di più

del mondo che ti demmo.

Come una gran tempesta

noi scuotemmo

l’albero della vita

fino alle più occulte

fibre delle radici

ed ora appari

cantando nel fogliame,

sul più alto ramo

che con te raggiungemmo.

 

Pablo Neruda

da “I versi del Capitano” di Pablo Nerud

Edda CattaniI figli: un dono!
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Maternità

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Maternità

Questa giornata dedicata  alla Madonna di Pompei l’ho sentita particolarmente intensa con quest’aria di maggio in cui finalmente c’è un limpido sole e una timida ma splendida rosa è sbocciata nel mio giardino. Ho ringraziato la mia mamma dispensatrice di “grazie fiorite” e mi sono sentita meglio.

Della Supplica che si è recitata a mezzogiorno prendo solo l’ultima frase:

“… confidiamo pienamente in Te, ci gettiamo ai Tuoi piedi, ci abbandoniamo come deboli figli tra le braccia della più tenera fra le madri…”

Certo è che sono passati gli anni, sono diventata madre e nonna, ma il legame con lei non cesserà mai … Penso che sarà l’ultima parola che pronuncerò nel momento del trapasso ed è quella che mormoro sempre, anche ora che mi sento tanto fragile e insicura. Non passa, non cambia il legame mamma e figlio che è di  un’intensità così forte e stupenda difficilmente descrivibile.

Sto proprio leggendo questo brano e mi fermo a riflettere … I nostri figli sono un  grandissimo dono che abbiamo ricevuto e che custodiremo per sempre. Certo non potremo tenerli sempre stretti al nostro petto ma il nostro amore li seguirà oltre ogni confine!

Da dove sono venuto? Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore bambino mio,
tu eri il Suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso, l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato il tesoro
del mondo nelle mie esili braccia?

                                                                      (Tagore)

Sono diventata madre seguendo il suo esempio, ho drizzato la schiena quando è mancato Andrea e lei, sempre rigida e dura con se stessa, parca di carezze e priva di svenevolezze, mi ha insegnato a non piangermi addosso e a guardare avanti nonostante tutto.

E chi più di lei avrebbe potuto dirmelo … orfana in tenera età … con una famiglia e fratellini da accudire … poi giovane vedova e ancora testimone del lutto della figlia!Quando non c’erano più lacrime andavo da lei e trovavo sempre una spinta alla speranza.

“Tieni duro mamma – le dicevo negli ultimi tempi quando ormai era un mucchietto d’ossa rattrappite …  – abbiamo ancora bisogno di te!” E lei sempre con l’occhio vigile a guardare la porta per vedere chi ancora veniva a trovare lei … condottiera da una vita … fino al giorno in cui la sentii mormorare: “Sono venuti a prendermi!”

Erano sì ! venuti … tutti coloro che lei aspettava da lungo tempo, per terminare quel calvario terreno che sembrava non avere fine … ed ora sono io che le tendo la mano per dirle: “Mamma, ora tu capisci tutto … capisci anche me che continuo a cadere a rialzarmi con grande sforzo … ora che sono stanca e sola … come lo eri tu …  Dammi la tua tenacia nelle decisioni, la tua costanza nelle imprese, il tuo coraggio nella quotidianità. Vorrei dirti tante cose, anche quelle che non ti ho detto quand’eri qui, nella mia casa ormai vuota … Posso solo dirti che ti voglio bene  e anche questi fiori che hai fatto spuntare in questi giorni li dedico a te!”

 

E proprio Papa Francesco entra, con la sua delicatezza, nel tema profondo della “maternità” ringraziando  le suore per il grande lavoro che fanno nella Chiesa: “Senza di voi le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza! Grazie!”. “La consacrata – ha affermato il Pontefice – è madre, deve essere madre e non zitella! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza”.  

Il Pontefice ha poi parlato alle religiose della castità “come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”. “La castità per il Regno dei Cieli – ha spiegato – mostra come l’affettività ha il suo posto nella libertà matura e diventa un segno del mondo futuro, per far risplendere sempre il primato di Dio”. Ecco dunque la necessità di “una castità ‘feconda’, che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata – ha quindi concluso – è madre, deve essere madre e non zitella! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre”.

Edda CattaniMaternità
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Solo una madre

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SOLO UNA MADRE

Non si può dimenticare chi hai considerato “madre” anche se sono passati gli anni e tante situazioni sono mutate.

Anniversario 8 gennaio

Anche questa  pagina web vuole essere  un ricordo per te, Mamma Maria, che mi hai dato la possibilità di conoscerti , con il tuo esempio mi hai arricchito e che so, anche ora, continui a seguirmi… come tanti altri, in quel soffio d’aria che mi circonda, nel mio cercare di trasmettere, con il mio modesto modo di essere, la speranza necessaria, a tante Mamme come te!

La conoscevo da tempo e ne avevo ammirato, emozionata, l’abnegazione, la determinazione, l’accettazione della sofferenza, la dignità e il silenzio… immagini di una madre che ha perso una figlia bambina, agli albori della sua vita coniugale.

Sono stati lunghi anni nell’attesa di questa ricongiunzione, una comunione d’anime vissuta con quei pochi che non l’hanno abbandonata… eppure quel cordone ombelicale non si era mai spezzato… L’ho pensata tante volte simile alla madre di Cecilia del Manzoni, una figura esemplare di una sfera superiore, avvolta da un senso di spirituale regalità, riuscita a sottrarsi alla incalzante degradazione fisica. Anche lei, simile a  quell’immagine, scolpita nelle memorie fra i corpi ormai senza vita ammucchiati nei carri, ha voluto mostrare come la morte non si fa portatore di una totale vittoria quando viene contrastata dall’innocenza delle vittime e dalla pietà dei sopravvissuti.

Ho spesso pensato, guardando Mamma Maria,, ormai accartocciata nella sua poltrona, completamente disabile, a come,  avrà “tutta ben accomodata, co’ capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l’avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio…” la sua piccola Carmela… Pur non disdegnando di fronte al male posto in ogni forma, penso che questa madre non si sia lasciata sopraffare, ma, che attraverso gli anni, pur passando da episodi tristi ad altri più lieti dell’esistenza, non abbia mai perso la speranza attendendo quel momento nella condizione di chi “s’affaccia a quella porta, entra sotto la volta e rimane un momento a mezzo del portico”.

 

Ho pensato ancora a Mamma Maria simile alla protagonista di un articolo ricevuto:

“Solo una madre.

Una donna, il cui destino si è incrociato con quello di altre donne, in un reparto di Oncologia Pediatrica, scrive…

E’ alle madri che ho incontrato, conosciuto, sfiorato con lo sguardo che voglio dedicare il mio pensiero. Vi ho incrociate tante volte quando arrivavo in ospedale, di corsa, come al solito, di buon mattino. Vi ho a malapena osservate in quelli che ora mi sembrano lontani giorni di ottobre e di novembre. Accecata da una gioia inaspettata, di cui ero gelosa e orgogliosa al tempo stesso, sono passata nei corridoi bianchi tante volte e non ho mai guardato i vostri occhi. Ma qual bianco d’ospedale è diventato poi per me, come per voi, un’attesa, uno spazio indefinito, una sospensione dell’anima. All’improvviso, nella mia vita, sono piombati frustrazione, dolore, angoscia; poi più nulla. E’ da quel momento che ho iniziato a vedere. I vostri gesti sicuri, dolci e precisi al tempo stesso. I vostri passi, che percorrono distanze brevissime, immense come galassie. I vostri corpi, forti come querce, piegati come canne al vento. Il vostro mondo è tutto lì, in quei corridoi. E la vostra felicità è il sorriso di una speranza che non osate chiedere. Il vostro amore è unico, inafferrabile, inesprimibile. E’ quello di cui solo una madre è capace e che finalmente conosco anche io.”

Edda CattaniSolo una madre
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Maria “madre delle madri”

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Maria "madre delle madri"

Sono stati giorni particolari questi con tutta una serie di ricorrenze che, sebbene si vogliano trascorrere come tutte le altre giornate, segnano dei passi indelebili nella storia della mia vita. La Santa Vergine sembra avere avuto un legame particolare in ogni tappa ed a lei ho affidato i miei figli, la mia famiglia e le persone care come riferimento importante, imprescindibile. Ed ora con l’avvicinarsi dell’Immacolata, a Lei, Madre delle madri affido ancora una volta queste liriche.

Ave Maria di Fabrizio De André

 

Questa canzone è stata cantata e suonata dalla "mamma di Francesco" e dedicata a tutte le Mamme, durante la celebrazione e la S.Comunione della Messa nei nostri congressi A.C.S.S.S.

 


E te ne vai, Maria, fra l'altra gente
che si raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di sguardi che non fanno male
nella stagione di essere madre.

Sai che fra un'ora forse piangerai
poi la tua mano nasconderà un sorriso:
gioia e dolore hanno il confine incerto
nella stagione che illumina il viso.

Ave Maria, adesso che sei donna,
ave alle donne come te, Maria,
femmine un giorno per un nuovo amore
povero o ricco, umile o Messia.

Femmine un giorno e poi madri per sempre
nella stagione che stagioni non sente. 

 

Edda CattaniMaria “madre delle madri”
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Basta violenza sui bambini!

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Non finisce la violenza…

E' morta la neonata trovata con il cordone ombelicale ancora attaccato in un cassonetto dei rifiuti a Palermo. A dare l'allarme ai carabinieri una passante allertata da un clochard che rovistando tra i rifiuti, aveva notato le gambine della piccola tra i sacchetti. La bambina, con ogni probabilità nata all'alba di oggi, era dentro una borsa sportiva rossa, insieme con una scarpa da adulto e un paio di forbici, utilizzate probabilmente per recidere il cordone ombelicale. 

 

 

Ancora maltrattamenti ai piccoli negli asili:

Quanto dovranno ancora subire questi bambini?

 

 

 

L'iniziativa prevede, infatti, la formazione di un gruppo composto da un minimo di sei a un massimo di otto adolescenti autori di reati sessuali tra i quattordici e i diciotto anni – guidato da quattro operatori specializzati nella tematica trattata – e l'avvio, in parallelo, di un gruppo composto dai genitori dei ragazzi. Per essere ammessi al trattamento, gli adolescenti – segnalati dal Tribunale per i minorenni o dai servizi sociali – devono aver riconosciuto, anche parzialmente, il reato commesso e non devono presentare disturbi comportamentali tali da impedire la condivisione del percorso in gruppo. L'ammissione sarà decisa dallo staff di Tiama, in seguito a due colloqui propedeutici, sia con i ragazzi che con i genitori. Gli adolescenti ammessi al gruppo parteciperanno a discussioni su temi individuati dagli operatori (due psicologi psicoterapeuti, un'assistente sociale e un consulente legale esperto di problematiche minorili).

Adolescenti e abusi: l'esperienza di Tiama

Il Centro Tiama (Tutela infanzia adolescenza maltrattata) di Milano da anni si occupa di bambini abusati e adolescenti autori di reati sessuali. E' iniziata l'attività di un nuovo gruppo di trattamento per adolescenti abusanti, un'esperienza avviata dal Centro nel 2006 che coinvolge anche i genitori dei ragazzi.

 

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In vigore la Convenzione
di Lanzarote

 

Il primo luglio 2010 è entrata in vigore, nei paesi che l'hanno ratificata, la Convenzione europea per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale. Firmato da trentanove sui quarantasette stati membri del Consiglio d'Europa, il documento è attualmente in discussione nel Parlamento italiano.

La convenzione di Lanzarote, dall'isola dell'arcipelago delle Canarie dove è stata adottata nel 2007 durante un meeting dei ministri europei della Giustizia, «affronta sistematicamente le tematiche relative alla protezione dei minori dallo sfruttamento sessuale e dall’abuso, introducendo princìpi generali, prevedendo misure preventive e autorità specializzate per la protezione dei minori, nonché specifici programmi di intervento a protezione e assistenza delle vittime» (così si legge nel testo di accompagnamento al disegno di legge  che attende l'approvazione del Parlamento).

 

 

Le misure previste nelle normative messe a punto dall'esecutivo europeo prevedono, prima di tutto, l'inasprimento delle pene per i reati di natura sessuale che coinvolgono minorenni. Inoltre, nella gamma dei reati punibili entreranno il grooming (cioè l'adescamento elettronico: partendo dal contatto online con i ragazzi e riesce, pian piano a  conquistarne a poco a poco le confidenze e la fiducia necessaria che può portare a un incontro reale), la semplice visione di filmati pedopornografici e la realizzazione di foto con bambini in pose ammiccanti. Come già effettivo in diversi paesi europei, il turismo sessuale verso mete esotiche dovrà essere comunque punibile. Per quanto riguarda le vittime, la Commissione europea propone che vengano loro risparmiati gli ulteriori traumi derivanti dalle deposizioni in sede giudiziaria e che godano sempre dell'assistenza gratuita di un avvocato. Le misure restrittive nei contatti con minori inflitte ai condannati avranno poi validità sull'intero territorio europeo e non solo all'interno dei confini nazionali.

L'Europa: giro di vite contro i crimini sessuali

Una lotta più dura contro i crimini sessuali sui minori e la tratta di esseri umani: nelle scorse settimane la Commissione europea ha proposto sanzioni più severe per i colpevoli, maggiore protezione per le vittime e prevenzione: ora la proposta passa al Parlamento europeo.

Sono diversi i fronti sui quali la Commissione europea propone un giro di vite. Prima di tutto gli abusi sessuali, lo sfruttamento , la pornografia infantile (soprattutto su Internet) e poi una strategia complessiva che rafforzerà e coordinerà l'impegno degli Stati membri contro la tratta.


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Edda CattaniBasta violenza sui bambini!
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Angeli “diversamente abili”

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Avremo a Cattolica 2012, per sensibilizzare l'opinione pubblica NICE BONOMI (Verona): insegnante e formatrice in ospedali, scuole e carceri attraverso l’amore e la gioia la "Dott.ssa Takipirina" segue casi di grande disagio portando il sorriso.

 

Un pensiero-carezza a tutti

 In partenza per le vacanze con il mio nipotino, rinnovo questo articolo!

QUANTO DOVRA’ DURARE ANCORA QUESTO GENOCIDIO???

(Da FB scrive il padre Giorgio Tremante)

Per dimostrare quanto male possono fare le vaccinazioni, usate così indiscriminatamente sulle famiglie d’ogni parte del mondo, penso sia doveroso da parte… mia narrare la mia vicenda, precisando però che purtroppo la mia storia non è da considerarsi un caso unico sporadico a se stante, ma è solo la punta di un iceberg che tenta di smascherare quella categoria di “scientismi” che impongono ancora col terrore l’uso delle pratiche vaccinali.

La tragedia che ha colpito la mia famiglia, si è abbattuta su tre dei miei quattro figli.

Premetto che i tre miei figli, colpiti da reazione da vaccino, sono nati perfettamente sani e che le manifestazioni di una possibile malattia sono comparse solo dopo la prima vaccinazione antipolio Sabin. A Marco, il mio primogenito, sulla cartella clinica fu descritta la sintomatologia che presentò dopo l’antipolio Sabin. I disturbi manifestati (nistagmo oculare, tremori e difetti alla parola) erano stati messi in correlazione al Sabin dal pediatra, mentre altri medici avevano supposto diagnosi diverse quali tumore al cervello o encefalopatia degenerativa, mai confermate da alcun’analisi eseguita sul bambino. Morì nel 1971 all’età sei anni. Col secondo figlio, nato nel 1970, non ci furono problemi. Ma il dramma si ripresentò con la nascita, avvenuta nel 1976, di due gemelli monoovulari. Nonostante la mia ferrea opposizione ad una legge che mi imponeva una assurda e pericolosa obbligatorietà, senza nessun accertamento preventivo, vennero vaccinati e il giorno successivo iniziarono già ad affiorare i primi sintomi di qualche alterazione. Sottoposi le cartelle cliniche dei primi ricoveri subiti dai miei figli a varie Università: negli Stati Uniti, in Inghilterra e perfino in Russia, proprio in quest’ultimo paese s’ipotizzò una malattia su carenze immunitarie che avrebbe confermato la responsabilità specifica delle vaccinazioni. Nella mia città, Verona, fu posta la diagnosi di “leucodistrofia di tipo metacromatico”, una malattia degenerativa del sistema nervoso, tale diagnosi non fu mai confermata dagli esami anche genetici ai quali ci sottoponemmo. Più tardi Andrea, uno dei due gemelli, si aggravò e venne ricoverato per disidratazione; nonostante la mia raccomandazione di non far uso di farmaci immunosopressori, in quanto il bimbo era un immunodepresso, fu usato del cortisone in vena ed in cinque ore la mia creatura morì. In seguito venni a sapere che lo stesso farmaco era stato somministrato anche al mio primo figlio prima del decesso. Neppure con l’autopsia riuscimmo ad avere elementi utili per salvare la vita al gemello rimasto, giacché ci fu negata la presenza di un medico legale di parte, per questo tale esame non poteva risultare attendibile alle nostre ricerche. Ad un mese dalla morte di Andrea, anche Alberto, il gemello rimasto, dovette essere ricoverato. Nonostante il parere dei medici fosse quello di lasciarlo morire, fu portato, su nostra richiesta, in rianimazione e interpellato un virologo di Napoli, che in precedenza aveva già esaminato il bambino, questi ci consigliò degli immunostimolanti. Sottoposto a terapia con “interferone”, il bimbo cominciò lentamente a migliorare. Dopo sei mesi di degenza il bimbo fu portato a casa senza lettera di dimissione. Qualche tempo dopo, richieste le cartelle cliniche, mi accorsi che erano difformi da quelle che fotocopiavo giornalmente durante il ricovero. Per questo presentai un esposto alla magistratura. In conseguenza a tale fatto fu emessa da un Giudice una comunicazione giudiziaria nei confronti del Direttore Sanitario dell’Ospedale in cui era stato ricoverato il bambino, estesa successivamente al primario della Pediatria per “Falso in atto pubblico”. Alla fine questo procedimento è stato archiviato.

Molti altri ricoveri subì Alberto, sia nello stesso Ospedale di Verona che in altre rianimazioni: al Policlinico di Milano, a Merate in provincia di Como, a Melegnano, in provincia di Milano, e per ultimo fu trasferito d’ufficio da Melegnano al Policlinico di Verona. Durante tutti i vari ricoveri il mio compito era quello di far sì che venissero praticate terapie immunostimolanti che ci avevano dato i primi risultati positivi. Queste terapie ci venivano sempre consigliate dal professor Tarro di Napoli, che era stato allievo del Professor Sabin. Era sempre difficile se non impossibile far praticare questo tipo di terapia ad Alberto, poiché la classe medica compatta aveva sentenziato ormai che mio figlio dovesse morire. Ciò era sostenuto perché non fosse scoperta la responsabilità delle vaccinazioni usate su un soggetto, parzialmente immunodepresso. Nonostante del nostro caso si fosse interessato l’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, facendo pressione perché il Ministro della Sanità Renato Altissimo istituisse una Commissione Ministeriale, questa senza mai aver visto Alberto stese una relazione fasulla per nascondere la verità del danno subito dai vaccini. L’ultimo ricovero Alberto lo dovette subire al Policlinico di Verona dove, secondo il parere dei sanitari, mio figlio doveva morire a breve tempo. Cercai disperatamente di portarmi a casa il mio bambino, visto quale era il loro modo di pensare perché l’unica soluzione del problema per loro era l’epilogo nefasto di tutta la nostra vicenda. In quel frangente, perché non riuscissi nell’intento di far sopravvivere la mia creatura, addirittura mi fecero togliere la “patria potestà” dal Giudice dei minori di Venezia, al quale mi rivolsi subito per fargli capire che stava commettendo un macroscopico errore. Riuscii a convincerlo e a farmi reintegrare nella potestà parentale, iniziando così fin dall’ormai lontano 1984 a gestirmi mio figlio a domicilio, creandomi una “sala di rianimazione” dove in precedenza era sistemata la nostra stanza matrimoniale. Durante tutti i ricoveri mia moglie Franca ha sempre seguito Alberto, rimanendo con lui giorno e notte, al fine di proteggerlo da ogni sopruso che la classe medica cercava di porre in atto.

Molti altri soprusi dovemmo subire da parte della Sanità, anche quando Alberto non aveva più messo piede in un ospedale, polemiche di ogni tipo da parte delle Istituzioni sanitarie perché non si voleva ammettere che le vaccinazioni erano state la causa della sua malattia e della morte dei suoi fratelli.

Finalmente, nel 1995, facendo ricorso alla legge 210 del 1992, vidi riconosciuto dallo Stato il “nesso di causalità” del danno patito sottoponendo i nostri figli alle vaccinazioni d’obbligo.

Durante tutti questi anni mi adoperai per fondare associazioni in Italia per aggregare persone come me che avessero patito danni dalle pratiche vaccinali;

inoltre cercai di far passare una legge, che avevamo messo a punto con dei Parlamentari, per togliere l’obbligatorietà di queste pratiche; ma questo traguardo in Italia non è stato raggiunto, poiché, secondo me, la politica sanitaria che viene attuata è rimasta succube ancora del potere delle Multinazionali dei Farmaci. Tutto ciò sta dimostrando che, anche in questo settore, una certa pseudoscienza, con la prepotenza del suo scientismo, privo d’ogni scrupolo, calpesta continuamente, con azioni il più delle volte illecite, ogni diritto umano e civile. Essa impone il suo potere basato essenzialmente su interessi speculativi che fondano il loro progredire non su un’aperta e corretta informazione, ma piuttosto su una voluta e completa disinformazione fino ad arrivare anche all’occultismo di certe realtà e spaccia per prevenzione queste pratiche di profilassi che tutto possono, tranne che prevenire alcunché.

 

CI SONO ANCH’IO
Non so se sarà bello
anche per me
partecipare a questa preghiera:
la preghiera di tutti,
nella Chiesa.
Sarebbe meglio restare
fra noi ragazzi,
parlare più semplicemente,
cantare….
e poi almeno potremmo distrarci…
Si sa, i ragazzi!
Invece tu, Signore,
mi chiami a occupare il mio posto,
là nella Chiesa,
accanto al catechista, al dottore,
vicino all’ignorante e al sapiente,
vicino a chi è bigotto
e a chi non sa neanche perché è qui.
Ci sono anch’io.
Va bene.
Ci sono anch’io
e prego con tutta la Chiesa. 

Questo è il mio nipotino Simone, all'età di 4 anni, colpito dai postumi di un vaccino alle proteine cerebrali, in coma poi, miracolato dal Beato Giovanni Paolo II°. Ora porta i segni di questa terribile vicenda.

Edda CattaniAngeli “diversamente abili”
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«Non dimenticate i bimbi scomparsi»

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«Non dimenticate i bimbi scomparsi»

In Italia 718 casi irrisolti in soli nove mesi

 

Appello di Telefono Azzurro nella Giornata internazionale dedicata ai minori spariti.

Solo una minoranza di casi fa notizia. Purtroppo. Bambini inghiottiti dal nulla, e spesso mai ritrovati. Roma, come molte altre capitali, partecipa alla Giornata Internazionale dei Bambini Scomparsi, in programma mercoledì 25 maggio. Un’iniziativa lanciata nel 1983 a New York per ricordare il piccolo Ethan Patz, rapito il 25 maggio del 1979.
A Roma, Telefono Azzurro ha organizzato un convegno – «Bambini scomparsi. Un fenomeno da conoscere e interpretare. Quali dimensioni, quale prevenzione e quali interventi?» – ospitato nella biblioteca del Senato «Giovanni Spadolini». I dati sono allarmanti anche in Italia. Tra il primo gennaio e il 30 settembre 2010, i minori italiani o stranieri scomparsi (e mai ritrovati) sono 718, secondo i dati riferiti dal commissario straordinario per le persone scomparse, Michele Penta.

AMNESTY INTERNATIONAL – E nel ventennale della ratifica dell’Italia della Convenzione sui diritti dell’infanzia, il 27 maggio 2011, sono in uscita le prime tre pubblicazioni della collana i Quadernoni di Amnesty, quaderni da leggere e colorare che insegnano ai bambini i loro diritti giocando. I quadernoni, editi da Notes edizioni, tornano in libreria in un’edizione riveduta e corretta: il numero 1, «per scoprire cosa sono i diritti dei bambini», è rivolto ai bambini di 6 e 7 anni, mentre il 2 è dedicato alla «scoperta degli altri intorno a noi» e si rivolge ai piccoli di 7 e 8 anni. Il Quadernone 3 di Amnesty, «storie fantastiche e fatti reali sulle bambine e i bambini del mondo», è invece rivolto ai bambini di 9-10 anni.

 

Voglio ripetervi quanto già sapete bene: voi siete i prediletti del Papa. Questa cosa l’ho detta tante volte a bambini come voi, di ogni Nazione.

Nella grande famiglia, che è la Chiesa cattolica, composta di tanti membri piccoli e grandi, i bambini sono i figli più cari. Sapete perché?

Perché in voi si rispecchia più pura, più limpida, più trasparente l’immagine di Dio, il nostro Padre celeste, che ci ha creati per amore.

E poi voi siete i piccoli amici di Gesù: cioè del Figlio eterno del Padre che si è fatto uomo, uno come noi, per la nostra salvezza: si è fatto bambino, uno come voi, per portare nel mondo i doni dell’amore, della bontà, della pace.

 

 

Dagli occhi di un bambino decollano gli aeroplani.

Se chiudesse gli occhi cadrebbero.

Solo il suo stupore li mantiene sospesi, la sua piccola mano li innalza, il suo cuore li muove e li allontana.

Senza un bambino appiccicato ai vetri, alle alte ringhiere di una terrazza adulta, gli aeroporti morirebbero d’orrore.

Un bambino non potrà mai pronunciare la parola “aeronautica”, ma da lui dipenderà l’imitazione dell’uccello.

Un bambino non saprà calcolare le distanze, ma è lui la garanzia del ritorno.

Ogni aeroporto deve avere un bambino incollato ai vetri, accanto agli altoparlanti, dovunque si acquatti la paura.

 Grazie a lui durerà meno lacrime il rientro di tutti, dorrà meno baci l’addio delle madri e le hostess potranno prescindere da avvisi insulsi.

Un aeroplano per aria … sono molti bambini che guardano l’orizzonte.

Alexis Diaz Pimienta  “ Occhi di bambino”

 

 

Edda Cattani«Non dimenticate i bimbi scomparsi»
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