Festività Anniversari Ricorrenze

P.Magni è giunto a Casa!

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Questa mattina 4 Settembre 2011 se n'è andata una parte storica del Movimento della Speranza.

Padre Ulderico Pasquale Magni ha raggiunto la Casa del Padre. Chissà quanti avrà trovato a fargli festa! Lui che ci ha confortato con la Sua convinta professione di Fede, può godere della ben meritata gloria di cui sarà circondato! Arrivederci caro Padre, arrivederci con il canto che intonavi sempre ai nostri Convegni Hevenu Shalom Alechem!

 

Un Padre “di Scienza e di Fede”

(v.anche riferimenti in  http://www.graziemiodio.it)

Nel maggio 1992,  nostra figlia Alessandra ci iscrisse al nostro primo convegno “della Speranza”. Un mondo completamente nuovo per noi reduci da un lutto recente (Andrea era mancato nel dicembre ’91) e che non conoscevamo il linguaggio e la casistica di esperienze “paranormali” o di “contatti” con l’aldilà. Io e Mentore portavamo visibilmente i segni del nostro dolore e la “comunione” con altre persone, nelle nostre stesse condizioni fu, fin dall’inizio, un dato positivo. C’erano tutti i principali esponenti di questo “non noto” “Movimento della Speranza” e mai avremmo pensato si potesse incontrare qualche sacerdote. La località era Baveno, sul Lago Maggiore e il Convegno era organizzato da Sandra Albertini che ci accolse con una ospitalità commovente. Fu in quella occasione, in quell’ambiente “magico” e ovattato, immerso nel verde, che si crearono legami e conoscenze che sarebbero perdurati nel tempo e avrebbero fatto consolidare lo spirito religioso e comunitario proprio dei nostri congressi. Seduti nelle ultime file ascoltammo la relazione di un religioso dal parlare umile e modesto, P.Eugenio Ferrarotti che lasciò in noi una pillola di conforto. Ad un certo punto fummo scossi da una voce “tonante” e familiare ad un tempo che presentava con termini complessi un concetto estremamente semplice con una sua precisa teoria: quella del corpo “tipo Luce”.

 

Il corpo tipo-luce è un corpo di onde perché onde e luce appartengono alla stessa famiglia. Quando l’essere umano è concepito, quando vive, quando si esprime e quando muore. L’anima, quindi, ha come sua prima veste, la struttura fotonica ondulatoria. Al momento della morte e del nostro passaggio all’Aldilà portiamo con noi questa struttura fotonica che è poi quella che può manifestarsi nell’aldiquà. Quel corpo costruito quasi dal nulla ha un suo codice genetico, cioè sequenze logiche; cos’è che può reggere una sequenza logica o spazio? Il pensiero. Che cos’è che può rappresentare il pensiero? La cosa più alta che conosciamo nel mondo, cioè le onde.” Quando mettiamo il corpo sotto terra noi dobbiamo pensare che ha lasciato le tre dimensioni spaziali e ha realizzato in pieno la sua quarta dimensione spazio-tempo, la vibrazione, i fotoni.
Leggendo la realtà in questo modo non abbiamo più bisogno di dire spiritismo perché non è più spiritismo. La trasmissione di pensiero non è spiritismo perché avviene mediante il corpo vibratorio tipo-luce, mediante delle onde.
Quando diciamo ALDILA’, non è al di là dei monti o delle pareti stagne, l’ALDILA’ è già in noi ed è nel profondo di noi. L’ALDILA’ è già QUA.”



Fu una cosa, per noi, a dir poco strabiliante perché l’anziano sacerdote toglieva ogni dubbio che solitamente assale i genitori dopo un lutto così lacerante e, con grande convinzione, metteva “aldiqua” e “aldilà” sullo stesso piano, uniti dal filo invisibile e indiscutibile perché avvallato dalla scienza.

Mentore era affascinato dalla presenza di questo esponente della Chiesa, modesto nell’apparenza, ma di sicura portata intellettuale.

La teoria esposta per uno studioso quale era mio marito, nella sua afflizione interiore, alla ricerca di certezze, fu la strada giusta. Ricordo che riuscì anche a parlare con il Padre, cosa quasi impossibile dato il suo carattere restio a nuove conoscenze e gli chiese delucidazioni su alcuni concetti che, nei vari approfondimenti aveva affrontato.

Iniziò in tal modo il perseguire la possibilità di avere un nuovo contatto con un personaggio che, a dire il vero, non aveva nulla di comune. Si aspettò con ansia, perciò, il convegno di Cattolica dove Mentore raggiunse il Padre nel suo albergo, la sera, per esporgli un’esperienza che l’aveva molto scosso. Andando una mattina a far la comunione, aveva pregato intensamente Dio affinché, nostro figlio, mancato a soli ventidue anni, potesse aver beneficio dall’Eucarestia, anche per sue eventuali piccole manchevolezze. Mentore si era avvicinato all’altare per ricevere l'Ostia consacrata con il registratore acceso nel taschino della giacca. Nel momento in cui il sacerdote pronuncia le parole “”Il Corpo di Cristo” nel riascolto del nastro si sente chiaramente “…mi sono comunicato con te!” Questo voleva raccontare Mentore al suo nuovo amico, nella certezza che questi avrebbe trovato la giusta risposta a un fatto tanto singolare. Infatti la reazione che ne ricevette fu di grande entusiasmo: “Ecco, la conferma della Verità che io aspetto da tempo! Questa testimonianza tua ci insegna che, nel momento eucaristico, Cristo diventa carne e si incarna in Tuo Figlio che ti parla in Comunione nel Suo Corpo Mistico”.  Fu un’esperienza straordinaria, questa per Mentore: vedere avvallata una verità di fede da un esponente qualificato della Chiesa e, soprattutto trasmessa attraverso suo figlio, era tutto ciò che poteva convincerlo a proseguire il cammino di ricerca intrapreso.

Da allora mio marito ed io partecipammo ad ogni congresso, vicino o lontano… pur che ci fosse Padre Magni. La sua teoria era sempre la medesima, ma di volta in volta veniva presentata con esempi e particolari nuovi; gli stessi titoli delle sue relazioni lasciavano pensare a nuove scoperte, ma “quel diavolo d’un prete” come direbbe Guareschi, non la smetteva mai di stupirci.

 

Che succede nella nota musicale? Se porti la lunghezza d’onda verso l’alto, la vibrazione ovvero la frequenza si riduce in basso. Io sono un “Duo”, dice il Genoma. Non guardare alla foce. Cerca la sorgente. Cerca la mia comparsa nello Spazio=Tempo. Troverai una nota di luce, modulabile in infiniti modi: si chiama “fotone”.Troverai un “modulatore” superiore, un “eidos” definito “idea”, una specie di demiurgo onnipresente e onnisciente, indicato dalla scienza più alta di frontiera, col nome di “logon”. Unisci questi due termini come una nota musicale, in un coniugio indissolubile, ed avrai la “logofotonica”.”


Non era un sacerdote qualsiasi Padre Magni, perché dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla Sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate, non solo nel campo della fisica, ma soprattutto del paranormale. Seppi allora dei molteplici incarichi, anche elevati quale appartenente all’ordine di San Paolo, fino ad essere compagno di studi del Pontefice Giovanni Paolo II°, ma anche di avere ricevuto dal Vaticano l’incarico di essere presente alle sedute del medium Roberto Setti di cui aveva riferito come manifestazioni di indubbia veridicità. La sua eloquenza derivava anche da una parlata mista ad un “toscano” colorito e carico di termini ridondanti, che sapeva gestire in modo aderente alle tematiche trattate.


«Supponiamo di essere in una stanza completamente chiusa con finestre e porte sigillate. Bene, se accendiamo – dentro questa stanza – un piccolo transistor o apparecchietto radio funzionante con batterie la radio si accende e inizia a trasmettere i programmi. Quindi che cosa succede? Le onde elettromagnetiche passano attraverso le pareti perché rispondono a leggi diverse rispetto a quelle della materia. Le stesse leggi per cui un corpo tipo-luce come quello delle entità spirituali può manifestarsi su una pellicola fotografica, un nastro elettromagnetico, una videocassetta, ecc. ecc.».
“Quando si guarda la televisione si hanno delle immagini che vengono inviate nello spazio da una emittente poi sono captate da un’antenna che le convoglia all’apparecchio televisivo. Quando si usa il telefonino avviene lo stesso, il faac per aprire un cancello è un impulso che non vediamo ma dà il via a un meccanismo, quindi ciò che non si vede può concretamente manifestarsi.
Il corpo tipo-luce è un corpo di onde perché onde e luce appartengono alla stessa famiglia.”

Non mancava mai qualche aneddoto ironico con cui alleggerire l’attenzione e tutto ciò lo rendeva credibile non solo a gente di “cultura” ma anche ad uno stuolo di “mamme della speranza” che lo circondavano e se lo contendevano alla fine di ogni relazione, per poi portarlo vicino a loro in sala da pranzo. In quei momenti di vicinanza comunitaria Padre Magni diveniva di colpo il miglior commensale, non solo per il suo apprezzamento per la buona cucina, accompagnata da un buon bicchiere di vino, ma per le facezie e le storielle comiche che sapeva improvvisare, quasi togliendole da un inesauribile carnet privato. Chissà da dove le estraeva … in verità, nelle sale ove si tenevano i convegni il nostro Padre continuava a scrivere, con una grafia minuscola e a lui solo comprensibile, in piccoli foglietti ed anche se non perdeva la minima parola di quanto veniva detto, rimaneva fisso a guardare i suoi piccoli “geroglifici” che poi scomparivano nelle sue tasche profonde.

 

“Ma figliolina mia, perché piangi il tuo figliolo davanti a quella tomba, in quella terra umida e fredda… lì sotto non c’è il tuo figliolo perché sotto terra si seppelliscono solo le carote!”

 

Egli, in tutti questi anni,  è stato l’ospite  indiscusso di tutti i convegni delle tante associazioni che organizzano incontri di ogni tipo. L’ho visto presente agli incontri “della Speranza”, ma anche a quelli dell’AIDO, delle “Vittime della strada” e di ogni associazione laica o religiosa che lo abbia richiesto per un intervento.

A questo proposito ricordo quando ci si incontrò a Torino in un convegno ove erano presenti qualche decina di sacerdoti della Diocesi, compreso il Vicario del Cardinale Saldarini. Al momento dell’intervento di Padre Magni, mentre lui tranquillamente esponeva la sua teoria, io e Mentore ci guardavamo ammiccanti, non sapendo come sarebbe andata a finire. Eppure il piccolo Padre ebbe modo di concludere “grandiosamente” com’era solito e, alla fine, fu accompagnato da un fragoroso applauso. Solo un  laico presente ebbe il coraggio di ribattere e di far domande perché nessuno dei sacerdoti presenti intervenne … forse non avevano capito o … non era il caso di andare “muro contro muro”.

Noi dell’A.C.S.S.S. avemmo modo di averlo sempre presente ai nostri bellissimi convegni ad Abano Terme, ed io, alle prime armi come organizzatrice e relatrice, ebbi il piacere di beneficiare delle sue critiche che sapevano colpire nel segno. Ricordo una volta che mi azzardai  a dire che, dopo la morte di mio figlio avevo fatto “un braccio di ferro con Dio”. Questa frase non la dimenticò mai e addirittura la citava nei vari convegni ripetendo :”Benedetta fogliolina, come puoi tu permetterti di dir questo … al Padre Eterno…”.

Non posso dimenticare anche le “battute a distanza” fra il nostro Padre Magni e P.Zaccaria Bertoldo, il venerando fraticello che ci ha preceduto nel regno dei cieli; entrambi si tenevano a debita distanza l’uno dall’altro, quasi rappresentando uno la “scienza” e l’altro la “pietas”. Costituivano indubbiamente un bel connubio, ma fedeli ognuno alla propria visione del mondo non si parlavano … ognuno aveva i propri “seguaci” e non amavano il confronto … misteri ecclesiali!

Poi ci fu il momento del “passaggio del testimone” per la presidenza del Movimento della Speranza e, in questo caso, Padre Magni ebbe buona parte perché il progetto andasse in porto, sia per l’opera di convinzione che dovette esercitare su di me che tuttora mi sento inadeguata, sia per la mediazione che egli portò avanti con tutti gli esponenti del Movimento stesso.

Poi  Mentore si ammalò e pian piano P. Magni non mi ha più chiesto di lui … forse ha capito che io sto navigando con un remo solo e che tutto mi riesce ogni giorno più difficile; ma io so che un giorno, nelle praterie del Cielo, in un azzurro splendido, sotto lo sguardo affettuoso del nostro Andrea, si ritroveranno i nostri due amici, e potranno disquisire, in un’atmosfera ben più consona di “angeli e di santi, “di corpo e anima”, “ di scienza e di fede” in quella dimensione dove la Luce vera che ha ispirato ogni parola detta quaggiù, li illuminerà d’infinito.

                                

                                                    Edda Cattani

  

Padre Magni e l’Homo Solaris

                                                                                           di Domenico Caruso

 

 Il 4 settembre c.a. ha raggiunto la Celeste Dimora – alla rispettabile età di 99 anni – Padre Ulderico Pasquale Magni, scrittore ed epistemologo.

 

 «Un vecchio prete alla vigilia di partire per il Grande Incontro con Colui che ci ama», con Dante in visita nel Secondo Regno, fornisce a teologi ed alte autorità ecclesiastiche «pionieri della Nuova Stagione un’idea spunto per un nuovo progetto culturale in sintonia con il nuovo millennio».[1]

 L’idea della morte è sempre presente nei suoi programmi. Riferendosi al colloquio di Gesù che ricorda al proprio Padre quanto lo abbia glorificato in terra, compiendo l’opera affidatagli, Ulderico Magni scrive: «Chi sta per concludere la sua missione ripensa a tutto questo con gioia e con pena: con gioia per quel che di salvezza è trascorso nell’opera sua, con pena per ciò che s’è smarrito lungo la via. Ma, riabbracciando con l’anima i giorni brevi di ognuno, i giorni immensi di questa meravigliosa umanità la cui vicenda si staglia incessantemente nel ritmo delle albe e dei tramonti, delle morti e delle rinascite, chi sta per concludere punta lo sguardo verso l’essenza stessa della vita. Ciò che più urge nel palpito vivo della creazione è la chiamata ad “andare oltre”. Quella chiamata ha potenza redentiva: chi si affida ad essa può operare con fiducia, può chiudere gli occhi contento».[2]

 Pensiero edificante che potrebbe rappresentare il suo testamento spirituale.

 Grande mediatore tra fede, scienza e paranormale Padre Magni  ha saputo farsi apprezzare anche da coloro che si dichiarano ostili a certi fenomeni.

 «Il posto dell’Uomo nel Mondo, indicato dalla conoscenza profonda della Madre Terra, è lo “stato luce”. Una tappa; non un approdo finale».[3]

 Dal segno dell’acqua e del fuoco, della presunzione e dell’umiltà, nasce l’opera del religioso il quale, trovandosi davanti alle problematiche riguardanti l’Aldilà, ha sentito la necessità di approfondire le conquiste scientifiche per giungere al vero scopo della nostra esistenza. Da qui la sua presenza, oltre che nelle più prestigiose istituzioni della Chiesa, nei convegni e nei mezzi di comunicazione.

 Fra le cariche occupate segnaliamo la direzione dello “Studium Christi” di Roma e della rivista “Il Fuoco”, la presidenza dell’Associazione Culturale Akropolis.

 E’ nota la lunga evoluzione umana che dall’Homo habilis (capace di scheggiare la pietra) giunge all’Homo erectus, con un volume di cervello poco inferiore al nostro (che impara a servirsi del fuoco), fino all’Homo sapiens, risalente a circa duecentomila anni fa.

 Sostiene Padre Magni nella sua prefazione: «L’homo erectus di cui parlano i nostri archeologi, può essere un oggetto di studio. L’homo solaris che oggi si muove fra i pianeti e le stelle, è un progetto di conoscenza, di amore, di vita e di speranza. Un progetto che non può naufragare da quando il canto profetico del Salvatore Messia annunciò: “in Sole posuit tabernaculum suum”».[4]

 L’antica amicizia con il Sole registra uno dei momenti forti della costellazione formata da Copernico, Galileo, Kepler e Newton. I quattro grandi aprono una nuova stagione del sapere, ma la realtà è sempre più ricca e stupefacente.

 La scienza, nata dalla meraviglia operativa, è in grado soprattutto di rivelare meraviglie. Facendo tesoro delle precedenti conquiste, il fisico moderno scopre il cronotopo (da “topos” e “cronos”, spazio e tempo) onnipresente.

 La relatività galileiana viene estesa ai fenomeni propri della luce, in tutta la sua gamma. Da Newton si arriva a Maxwell e da questi ad Einstein. Anche nella Trasfigurazione sul Monte Tabor, Gesù – dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni – cambia aspetto mostrandosi con uno straordinario splendore della persona.

 Nell’evocare i defunti (il più delle volte è proprio dall’Oltre che si ricevono messaggi e richiami al dialogo) occorre una certa prudenza, essendo molti i ciarlatani che approfittano della buona fede della gente. Tutti conosciamo le onde elettromagnetiche che rispondono a leggi diverse da quelle della materia. Dalle molecole, agli atomi, ai quark, alla struttura fotonica ondulatoria è tutto un susseguirsi di conquiste che investono anche l’anima. Dopo la resurrezione Gesù, mentre erano chiuse le porte del luogo, divenendo lunghezza d’onda, appare ai discepoli per augurare loro la pace. Otto giorni dopo riappare e fa mettere a Tommaso, incredulo, il dito nel suo costato. Nell’Aldilà noi portiamo quella struttura fotonica che ci permette la “necromanzia”.

 «“La vita oltre la vita”», sostiene Padre Magni, «comincia ad affacciarsi col pensiero, come coscienza ed autocoscienza, come autotrascendenza e spiritualità. […] Il tramonto dell’età prometeica, a cominciare dalla “teoria della luce” e dalla conoscenza dell’atomo, se pur lascia intatto il godimento dei focolari umani, delle albe terrestri e dei crepuscoli, ci apre a ben diverse dimensioni. Con l’era spaziale l’uomo ha portato nella sua immediata esperienza e fruizione ciò che il mito aveva timidamente annunciato».[5]

 Il racconto dantesco, di eccezionale intensità, con il suo linguaggio allegorico rappresenta l’itinerario che l’uomo deve compiere per sfuggire alle passioni terrene e giungere, purificato dall’espiazione, alla coscienza della verità. Percorrendo la “Scala dell’Evoluzione” con Virgilio, il poeta viene a sapere che tutte le cose create hanno un’anima. Nell’ultima fase del viaggio, in Paradiso, redento per mezzo di Beatrice potrà finalmente arrivare alla visione ineffabile di Dio. Nel blog citato all’inizio, Padre Magni afferma: «Pensare ai nostri cari nell’ “Oltre”, in cammino verso la pienezza dell’essere, verso ciò che fa “conformi a Cristo”, come dice l’Apostolo, è pensare in termini non già di dolore, bensì in termini di amore. Dolore ed amore, nella speranza cristiana, ci rendono partecipi attivi in quella comunione che si chiama “Comunione dei Santi”… “e canterò di quel secondo regno / dove l’umano spirito si purga / e di salire al ciel diventa degno” (Purg. I, 4-6). Purgatorio per il Poeta ha significato di limpidità e, nei confronti dell’ombra, ha significato di luce. Luce più luce sino a quella perfezione suprema che l’Apostolo dichiara “inaccessibile”».

 Il pensiero di Dante, sottolinea il teologo, nel terzo canto del Purgatorio dice esplicitamente che l’anima non è mai “separata”, ma ha un corpo ben diverso da quel che per natura si genera. Si genera mortale. Invece il “corpo” misterioso che la “virtù dispone” accompagna l’anima al di là della morte. Nel cammino verso la vetta della Sacra Montagna quel corpo ha lo stesso carattere dei cieli “diafani” senza la rozzezza della materia.

 Il Sommo Poeta, quindi, sapendo d’aver detto qualcosa di “grosso” che doveva essere ignorato per secoli, annuncia che quel giorno è venuto: «State contenti, umana gente, al quia; / ché se potuto aveste veder tutto, / mestier non era parturir Maria» (Purg. III, 36-38).

 Aggiunge Padre Magni: «Perché abbiamo scoperto il “corpo tipo luce”. Fino al secolo scorso c’era la scienza che lo studiava nel nome dell’ “Ottica”. Era dunque l’occhio il punto di riferimento. E la luce non era che il “medium” perché l’occhio potesse vedere le cose».

 L’argomento meriterebbe una più ampia trattazione, ma non vorrei tediare il lettore. Avendo conosciuto Padre Magni nei Convegni Internazionali sulla sopravvivenza che si tengono a Cattolica (anche quest’anno egli avrebbe voluto porgere il suo particolare saluto ai partecipanti), concludo con la dichiarazione che la dott.ssa Edda Cattani ha riportato nel suo sito: «Non era un sacerdote qualsiasi Padre Magni, perché dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate, non solo nel campo della fisica, ma soprattutto del paranormale».[6]

 Apprezzo e condivido questa sincera testimonianza.

                                                                             Domenico Caruso

                                                        S. Martino di Taurianova (R.C.)

 

 




[1] Dal sito Internet www.escatologis.biz, “Viaggio verso il Corpo di Luce”.

[2] P. Magni, “Sorgete è l’ora” – Ediz. Studium Christi, Roma – 1965.

[3] U. P. Magni, “Homo solaris” – Il Fuoco, Roma – 1982.

[4] P. Magni, “Homo solaris”, op. citata.

[5] P. Magni, “Homo solaris”, op. citata.

[6] www.acsss.it

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniP.Magni è giunto a Casa!
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Una settimana di Passione

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Il cielo stellato sopra di me,
e la legge morale in me (Kant)

 

 

In questa  settimana che precede la Pasqua, ho vissuto la mia Passione. E' partita per l'eterna dimora una "sorella nella sofferenza" ospite di Madre Teresa di Calcutta; anche lei, come il mio amato sposo ormai immagine del Cristo, con il solo dono della comprensione degli eventi, che, per i parenti, diviene ancor più dolorosa. Durante la cerimonia religiosa ho vissuto quello che mi attende, non so quando, ma inevitabile. Ora Gianna riposa finalmente e vede il caro Marino che non l'ha mai abbandonata, guardare il vuoto in cerca di Lei. "Tu, mi diceva, avrai sofferto più di me quando hai perso il tuo Andrea, ma io soffro tanto, credimi!" Gli ho risposto: "No caro, la sofferenza dipende dalla qualità dell'amore. Più che si ama, altrettanto si soffre… e io ne so ben qualcosa"!

 

Preghiamo Gesù come il buon ladrone!

 

 

Restiamo umani: l’eredità di Vittorio Arrigoni
 

 

 

L'italiano ucciso dagli estremisti islamici di un gruppo salafita è stato salutato da centinaia di persone che si sono ritrovate per l’ultimo saluto all’attivista per la pace. La bara del 36enne è stata avvolta con una bandiera palestinese e trasportata dall'ospedale Shifa di Gaza in processione lungo la strada che conduce a Rafah. In molti hanno esposto cartelli con il motto di Arrigoni “Restiamo umani”. Alla cerimonia agenti delle forze di sicurezza e della polizia di Hamas. “Chi non ha mai voluto mio figlio da vivo, non l'avrà neanche da morto”, aveva detto Egidia Beretta, madre di Vittorio e sindaco di Bulciago, affermando di voler evitare che la salma del figlio passasse attraverso il territorio di Israele. Dopo la cerimonia il corpo di Arrigoni è stato trasferito al di là del confine con l'Egitto verso il Cairo, da dove verrà riportato in Italia su volere dei familiari. Il feretro è giunto in Italia con un volo Alitalia.  

Vik firmava i suoi messaggi con la frase “Restiamo umani”. Il suo libro, che descrive in dettaglio le sue esperienze a Gaza, era intitolato anch’esso “Restiamo umani”. Mary Hughes Thompson ha condiviso  alcuni messaggi di posta elettronica che Arrigoni le aveva mandato. “Riesco a malapena a sopportare di rileggerli”, ha scritto. Questo è un estratto di uno di essi:

“Comunque finiremo la missione … sarà una vittoria. Per i diritti umani, per la libertà. Se l’assedio non verrà fisicamente spezzato, si spezzerà l’assedio dell’indifferenza, dell’abbandono. E tu sai molto bene quanto questo gesto sia importante per la gente di Gaza. Detto questo, ovviamente siamo in attesa al porto! Con centinaia di palestinesi e compagni dell’ISM, vi verremo incontro navigando, come la prima volta, ricordi? Tutti le barche disponibili navigheranno verso Gaza per salutarvi. Scusa per il mio pessimo inglese … abbraccio grande … Restiamo umani. Tuo Vik ”

 ONORE A TE GIOVANE EROE! 

 

Edda CattaniUna settimana di Passione
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La gioia del “perdono”

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Alla riscoperta del   «sacramento del perdono»

Oggi i miei piccoli Simone e Tommaso hanno ricevuto il primo Sacramento che si impartisce ai bambini: la Confessione.

Spiegare ai bimbi cosa sia il peccato e cosa significhi confessarsi non è cosa facile, tanto più in una società ove l'infanzia è sottoposta ad ogni sorta di bombardamento mediatico di dubbio contenuto… Eppure fare avvertire loro che anche una leggera manchevolezza può recare danno a qualcuno o anche a se stessi, è già iniziare a piccoli passi la loro formazione che diventerà un processo di crescita. 

Il mio ricordo attraverso il tempo è volato al giorno in cui anche Andrea ha ricevuto il Sacramento del perdono e ai nostri scrupoli sopraggiunti in seguito per la sua partenza imprevista ed improvvisa… Sapevamo comunque che la sua fede aveva un solido fondamento tanto che, ormai ufficiale dell'esercito, diceva a suo padre: "Stai tranquillo papà perchè ogni sera dico le mie preghiere". Gliel'abbiamo trovata nel taschino della giacca la "preghiera del soldato" ed i suoi amici ci hanno riferito che quando passavano in gruppo davanti ad un capitello non mancava mai di farsi il segno della Croce.

Ecco perchè confido in un Dio amorevole che accoglie queste giovani creature non ancora contaminate dai vizi e dalle inquietudini che tormentano l'esistenza degli uomini e li fa partecipi di una realtà di Luce pari a quella degli Angeli.

Dopo l'evento, Mentore assisteva ogni messa pregando per la serenità di Andrea ed un giorno, in quel tempo così doloroso, si recò come al solito a fare la comunione dicendo in cuor suo:"Signore, se mio figlio, come tutti i giovani, può avere mancato per qualche sua debolezza, perdonalo e accetta questa mia condivisione del Tuo Corpo, come se fosse lui presente qui, al posto mio!"

Avevamo partecipato al nostro primo seminario del "Movimento della Speranza" ed avevamo saputo della possibilità di registrare le voci dei nostri Cari scomparsi, come aveva dichiarato a Papa Pio XII° lo stesso Padre Gemelli. Mentore convinto del fenomeno, aveva comprato un piccolo registratore che teneva nel taschino della giacca e quel giorno, prima di ricevere l'ostia consacrata, l'aveva attivato per poi staccarlo tornando al proprio posto, nel banco della chiesa. Giunto a casa lo sentii chiamarmi con agitazione ed entrambi udimmo registrate queste parole, dopo quelle del sacerdote "… mi sono comunicato con te!". Così quel figlio tanto amato aveva partecipato al Sacramento ricevuto da suo padre e ne dava testimonianza con la sua stessa voce.

 

Questa giornata è anche stata allietata da una ricorrenza che si è festeggiata a:

 Sassello per la beatificazione di Chiara Luce Badano

 

 

Sassello. E’ stata festeggiata oggi a Sassello la beatificazione di Chiara ‘Luce’ Badano, la ragazza che nel 1990 morì all’età di 19 anni dopo che le era stato diagnosticato un osteosarcoma. Nell’occasione, è stata celebrata una messa solenne, trasmessa sia su Rete 4 che su Radio Maria.

La beatificazione di Chiara arrivò a settembre scorso ed oggi il paese dell’entroterra savonese è diventato meta di migliaia di pellegrini arrivati da tutte le regioni d’Italia, ma anche di molti stranieri che hanno conosciuto Chiara attraverso il movimento dei Focolari ed hanno voluto andare a visitare i luoghi in cui visse. All’eucarestia celebrata nella chiesa della Santissima Trinità dal parroco, don Albino Bazzano, anche i genitori della ragazza. Il parroco durante l’omelia ha ricordato commosso la vita della giovane beatificata l’anno scorso in Vaticano. “Chiara Luce è un dono di Dio – ha detto don Bazzano – è un dono per i suoi genitori che l’hanno avuta dopo 11 anni di matriminio. Lei ha illuminato con la sua presenza la nostra comunità. Con la sua sofferenza ha edificato la nostra comunita”.

 

«Amare, amare sempre, amare tutti. Alla fine di ogni giornata poter dire: "Ho sempre amato"»  (Chiara)

 

 

 

 

 

Edda CattaniLa gioia del “perdono”
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Il trionfo della vita

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L'attesa della Resurrezione

 

 

 

           Dopo un inverno intenso ed estremamente lungo ci ritroviamo a guardare con stupore il risveglio della natura. Ai bambini delle scuole si insegnano le poesie che, quasi un merletto, elaborano la meravigliosa trasformazione del seme che genera la vita e del fiore che precede la nascita del frutto. E’ un’aria nuova, frizzantina e giocosa che conforta il cuore e, guardando il cielo con le nuvole di panna montata e i suoi improvvisi offuscamenti, avvertiamo un’attesa, una speranza che ci rende più fragili e sensibili. La primavera è l’immagine dell’alba della vita e la trasformazione della terra invita alla speranza cristiana nella certezza che Gesù risorto ci esorta a percorrere un cammino verso la realizzazione del nostro fine: l’incontro beatificante con Dio.

 

            Questa foto rappresenta il chiostro di Casa Madre Teresa di Calcutta, dove è ospite il mio amato sposo. Ancor più che in altri, in questo luogo di sofferenza, si respira il desiderio di infinito, l'ansia del volo verso eterne mete, la rinascita del corpo e dello spirito.

 

La Pasqua e la resurrezione che, in questi giorni,  celebriamo, ne è il pegno e il sostegno. “Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede e noi saremmo in tutti i nostri peccati” dice S.Paolo. (1 Cor. 15,17) Per noi, che abbiamo provato la tristezza della morte, è difficile annunciare al mondo la gioia della salvezza che fa parte della funzione profetica del cristiano, ma il Cristo ha veramente vinto la morte ed è risorto per dirci: “La vostra tristezza si cambierà in gioia… e la vostra gioia nessuno potrà togliervela”. (Gv. 16,20)

 

            Questo richiamo alla vita è un segno forte del grande valore della vita stessa, di ciascuna vita, vita al suo nascere, vita dirompente nella sua primavera, vita giunta ormai al limite delle forze umane. La vita è una relazione di affetti che la fa esprimere nella sua indescrivibile unicità, è risorsa per comuni intenti, per progetti, per pianificazione degli interventi. Nella famiglia poi, dove i legami si accentuano per consanguineità,  per percorsi temporali identici, per affinità culturali ed ambientali, la vita diviene spazio insostituibile e permanente. Anche quando l’individuo sceglie di abbandonare il tetto familiare per costruirsene uno proprio, rimane sempre quella effettiva presenza, quello strumento, quell’abitudine che si incide come impronta identificativa di un essere passato, ma ancora e sempre presente.

 

            Di qui nasce la caparbietà di noi madri, orbate innanzi tempo delle nostre creature, di mantenere un vestito appeso ad una gruccia, un profumo in un oggetto, tante foto nelle cornici di tutte le dimensioni: “Ecco, mio figlio, era qui, era questo”. Ma il figlio, il nostro caro che sembra essersene andato per sempre, non è in quelle cose, che, con nostro rammarico divengono polverose ed inutili; quella creatura tanto amata è presente, purissimo spirito di Luce, è vicino a me, mi è addosso come una seconda pelle e …. quando Dio lo permette, mi parla e mi si manifesta: “Mamma avanti, ti sono vicino! Papà coraggio, fatti coraggio!”

 

 

            In questi giorni che precedono la Pasqua sono andata nella cappella di Andrea ed ho preparato “il mio sepolcro”; Cristo viene deposto nella tomba, come mio figlio, dietro quella lapide marmorea. L’ho rivestito di fiori  bianchi, gli ho portato il pesco con le colombine e l’ulivo ed ho messo a terra un cestino con i pulcini e le uova decorate. Mentre delicatamente compivo  questi gesti, con atto oserei dire “religioso”, occhi invisibili mi osservavano ed un sorriso tenero accompagnava ogni mia azione: “Mamma tenera, mamma cara, mamma adorata…”. 

 

            Oh, so bene, Andrea mio che non sei dentro quella lapide, so anche che a te non serve tutto questo, ma le mie povere mani non hanno più doni da offrirti se non la mia stessa vita, le azioni di ogni giorno, le mie  giornate fatte di corse e di impegni. E’ tutto per te figlio mio e queste piccole cose non sono che la manifestazione del mio sacrificio. Ti metto vicino anche il pensiero del tuo Papà che non è mai mancato di farti visita, ogni giorno, prima di ammalarsi.

 

             Gesù benedetto e la Sua diletta Madre, Maria, che, nel sepolcro, l’ha ricoperto di unguenti e lini, possono capirmi e prepararmi al giorno in cui saremo tutti uniti per sempre!

 

Edda CattaniIl trionfo della vita
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1-2 Aprile: Bambini in disagio

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Ancora una volta la nostra attenzione va ai bambini, quelli meno fortunati, quelli a cui nessuno riesce pienamente a dare una vita serena e priva di tanti incubi e profondi perché…  http://www.genitoricontroautismo.org/

 

2 APRILE: GIORNATA MONDIALE DELL'AUTISMO

 

 

Ci appare veramente difficile che addirittura un bambino, un piccolo essere adagiato nella culla della vita, in quella fase ancora fatta di coccole e abbracci, di giochi sull'altalena e giornate dai colori arcobaleno intrise di sole dopo la pioggia, di risate che stringono la pancia fino a provocare le lacrime, di palloncini colorati e nuvole che si rincorrono nel cielo senza pensare a niente, possa trovarsi in situazioni psicologiche gravi.

Eppure, già così piccoli, ci si può ritrovare affetti da gravi patologie come le psicosi infantili. C'è da dire innanzitutto, che proprio come per le psicosi che interessano gli adulti, esistono diversi tipi di psicosi infantili. L'autismo ad esempio, è una di queste. Per quanto differenti possano essere, posseggono tutte un aspetto fondamentale comune: in ogni forma di psicosi il bimbo vive un rapporto alterato con la realtà.  

Cani e delfini per curare i bimbi autistici

 

  

Roma – Animali in soccorso dei bambini. Cani e delfini possono essere usati per cercare di abbattere la barriera emozionale che divide i bimbi autistici dal mondo. E spesso ci riescono più degli stessi esseri umani.
Sarà per questo che la Pet Therapy da qualche anno è diventata una via alternativa e parallela a quella percorsa dai principali esponenti della comunità scientifica, che si riuniscono proprio in questi giorni per celebrare la Giornata mondiale dell’autismo, fissata dalle Nazioni Unite per il 2 aprile prossimo.
La Pet Therapy in molti casi funziona, che sia fatta con Fido o con un delfino giocherellone. «Ho iniziato a lavorare con i bambini autistici su richiesta di alcune scuole e centri per disabili – racconta Renata Fossati, psicopedagogista e allevatrice esperta -. Da allora ho seguito, insieme al mio gruppo, una decina di piccoli, dai 5 ai 24 anni -. Prima di tutto bisogna dire che l’autismo, come ogni sindrome, non può essere categorizzata: ci si deve confrontare con il soggetto affetto dalla patologia oltre che con la patologia stessa. Pertanto, ci sono pazienti che traggono notevoli benefici dalla Pet Therapy e altri che, al contrario, potrebbero sviluppare fobie verso l’animale». Il rapporto cane-bimbo autistico coinvolge la sfera emozionale: il piccolo prima è attratto dal nuovo amico a quattro zampe, poi pian piano inizia a interagire. «Ho seguito per due anni un bimbo che ne aveva cinque durante alla scuola materna e poi un anno alle elementari – prosegue l’esperta -. Ha fatto molti cambiamenti, grazie all’interazione con il cane. Nella prima fase un bassotto, che se ne stava tranquillo in un cestino a farsi accarezzare. Poi un samoiedo, cane bianco, peloso, allegro e dolcissimo. Il bambino che non riusciva all’inizio a star seduto per più di 12 secondi, dopo cinque mesi passava anche 12 minuti vicino all’amico, spazzolandolo, dandogli da mangiare, accarezzandolo». Una conquista enorme, quasi come scalare il K2.
«Il secondo e terzo anno, abbiamo chiesto anche alle insegnanti di lavorare con un piccolo gruppo di coetanei – prosegue Renata Fossati -. E lì che il bimbo ha imparato a fare azioni in sequenza: stava seduto con tutti gli altri e aspettava il suo turno sorridendo per accudire il cane». Si possono usare bassotto, golden retriever, cocker e anche labrador. «Non c’è una razza da prediligere – conclude l’esperta -. Anche i meticci vanno benissimo, l’importante è che abbiamo buon temperamento, siano più grandi di 18 mesi ed educati a questa missione». Ma la Pet Therapy va anche oltre. Il professor Davide Moscato, direttore del Centro Cefalee e Disagio Psichico dell’ospedale San Carlo di Roma dal 2003 fa terapia con gli animali da fattoria. «Solitamente inseriamo due bimbi autistici in un gruppo di sei-otto coetanei con diverse patologie psichiatriche – spiega il professor Moscato -. Gli autistici in pratica restano isolati dal mondo nel momento in cui invece tutti gli altri bimbi crescendo sviluppano capacità cognitive e affettive. L’animale riesce a catturare la loro attenzione: il piccolo non guarisce ma può essere aiutato a uscire dall’isolamento». E che dire del leone marino? «Già, da maggio abbiamo dato il via anche a un progetto, questa volta riservato solo ai pazienti autistici – conclude il primario -. Un giorno a settimana, in gruppi da quattro, vengono accompagnati a Zoomarine a Torvajanica, dove hanno la possibilità di interagire con questi animali, in compagnia dei nostri specialisti e del personale del delfinario. Una terapia che è già un successo».

(da "Il Giornale) 

Edda Cattani1-2 Aprile: Bambini in disagio
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Notte Tricolore

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Unità d'Italia 1861 – 1961

Per festeggiare la Patria bisogna amarla e per amarla bisogna averla vissuta nei suoi avvenimenti più salienti. In questo valore molti giovani e non solo, hanno creduto e dato la loro vita, ed ancora oggi c'è chi si prodiga per portare la "solidarietà" italiana laddove non c'è giustizia o non c'è pace. Io appartengo ad una generazione in cui i nonni raccontavano i loro trascorsi storici, quelli della prima grande guerra, quando nelle pause si cantavano i cori degli alpini; ne riporto uno per tutti:

 

La tradotta che parte da Torino

a Milano non si ferma più,

ma la va diretta al Piave,

cimitero della gioventù.

 

Siam partiti siam partiti in ventisette,

solo in cinque siam tornati qua,

e gli altri ventidue

son morti tutti a San Donà.

 

A Nervesa a Nervesa c'è una croce,

mio fratello l'è disteso là,

io ci ho scritto su "Ninetto"

che la Mamma lo ritroverà.

 

Cara suora cara suora son ferito,

a domani non ci arrivo più;

se non c'è qui la mia mamma,

un bel fiore me lo porti tu.

 

Ecco com'è nato il mio amor patrio che poi si è trasformato dopo la lettura dei testi di Primo Levi sul ritorno dei nostri soldati dalla campagna di Russia. Poveri ragazzi, in gran parte della "Julia" che andavano alla guerra senza indumenti da coprirsi, ma animati da un solo ardore che li guidava ad eseguire gli ordini ad ogni costo.

 Per questo ho festeggiato anch'io, questa notte, in silenzio ed ho appeso la bandiera italiana alla bacheca dove conservo la spada del mio Andrea, ufficiale dell'Esercito Italiano, orgoglioso di appartenere al suo Corpo e a questa Patria.

Tanta era la sua convinzione che ancora oggi, in tante sue comunicazioni mi dice

"VIVA L'ITALIA, PATRIA MIA!"

 

Nella notte tra il 16 e il 17 marzo a Roma si festeggia la Notte Tricolore con iniziative ed eventi per celebrare l'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia. La capitale romana sarà il centro delle celebrazioni per l'Unità d'Italia con una lunga kermesse cittadina: concerti, bande, teatro, letture, animazione di strada, spettacoli di luce, proiezioni, lezioni magistrali, fuochi d'artificio sotto le stelle. Sono previste per tutta la notte, fino al mattino, aperture di spazi culturali e aree pubbliche, per finire con il "Nabucco" all'Opera diretto da Riccardo Muti. La Camera dei Deputati sarà aperta dalle 20 alle 2 e una diretta da Piazza del Quirinale con la trasmissione di RaiUno '150'.

Anche il Fai, nelle Giornate di Primavera il 26 e 27 marzo, dedica spazio a beni architettonici e culturali risorgimentali. Su un totale di 660 luoghi aperti, ben 150, come i 150 anni dell'Unità italiana, sono i luoghi dedicati al Risorgimento italiano per consentire agli italiani di scoprire e riscoprire gli eroi che hanno fatto la nostra Patria. Solo per fare qualche esempio, sarà possibile scoprire a Reggio Emilia il luogo dove nacque la bandiera nazionale o visitare a Savona la Fortezza Priamar dove Giuseppe Mazzini, imprigionato, ideò la Giovine Italia.

 

 

Edda CattaniNotte Tricolore
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“Dalle sue piaghe siete stati guariti”

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Chi avrebbe pensato che mentre veniva distribuita l'unzione a Casa Madre Teresa, un'altra tragedia toccava la mia famiglia:
 
Se n'è andata la sorella di Mentore per un banale incidente domestico ( le si è incendiata addosso una bomboletta di alcool trasformandola in una torcia umana). Questo ha riportato alla mia mente i tanti "perché"… Quando mi sembra di aver dato risposta ai miei interrogativi, mi causano grande sconforto le tragedie altrui e si ripresenta quella domanda che ricuso, ma che sovente sento ripetere:" Perché? Cosa aveva fatto di male per "meritare" una fine così atroce?" Poi su tutto si possono trovare infinite spiegazioni … ma la fede è difficile da testimoniare.
 
Mi scrive il nostro amico P.V.
 

Cara Edda, ricordo una piccola chiesa nella Bassa Padana che con una certa frequenza ospitò il mio sostare, all’inizio del tempo che mi vide emigrante. Sconsacrata durante l’occupazione francese, era stata adibita a ospedaletto per le truppe napoleoniche. Sotto quelle volte dalla francescana semplicità sembrava ancora di udire il vociare dei feriti e l’andirivieni dei soccorsi. L’unico segno visibile che risaltava dallo sfondo di quelle antiche e spoglie mura era un crocefisso di altezza naturale. Diverse erano le domande che mi frullavano in testa: “Ma che senso ha portare la mia vita ai piedi di questo corpo inerme e tumefatto, sconfitto e disonorato”? “Accostarci alla croce non ci pone ai margini della società”? “E la nostra fragilità, paura, il più delle volte non ci pone a guardar da lontano, da un margine di sicurezza”?…  

Ecco, ancora oggi sento che quel crocefisso ACCOGLIE TUTTI E TUTTO. Ciò che avverto come pesi, perdono in pesantezza, iniziano un po’ a dissolversi  ai piedi di quella Presenza e costato l’inconsistenza del male.

 

 
 
11 febbraio 2011
 
Il tema della XIX Giornata Mondiale del Malato è:
"Dalle sue piaghe siete stati guariti" (1 Pt 2,24)
 
 
 
Il tema si inquadra nel percorso triennale di programmazione pastorale “Educare alla vita nella fragilità. Sfida e profezia per la pastorale della salute”, sulla base degli Orientamenti Pastorali CEI per il prossimo decennio “Educare alla vita buona del Vangelo”.
 
Il materiale relativo alla Giornata è stato distribuito alle Diocesi. 
Il Messaggio del Santo Padre, pubblicato il giorno 18 dicembre 2010, è scaricabile in questa pagina 
Messaggio di Benedetto XVI per la 19ª Giornata Mondiale del Malato (11 febbraio 2011)
Mess_Giorn_Malato 2011[1]

    L’ Unzione  degli  infermi  

“Dov’è carità e amore…”

Il Sacramento dell’Unzione degli infermi agli Ospiti di Casa Madre Teresa di Calcutta

 

 

  Si è conclusa con questo canto, oggi 11 febbraio, "giornata del malato", la celebrazione del Sacramento dell’Unzione degli infermi che ha avuto luogo durante la Santa Messa prefestiva, nella cappella di Casa Madre Teresa di Calcutta.

 

Il Sacerdote celebrante aveva anticipato l’iniziativa con una lettera indirizzata a tutti i famigliari affinché potessero preparare i loro Cari a questa rito e, nel contempo, avessero l’opportunità  di prendervi parte cogliendola quale prezioso dono spirituale a vantaggio di chi è in qualche modo sofferente o ammalato, o anche non malato ma desideroso di partecipare.

 

 Gli ospiti, compresi della circostanza,  erano stati disposti nei banchi con le Suore e gli Operatori in mezzo a loro, mentre continuavano ad affluire parenti che non trovavano più spazio… un pellegrinaggio di fede e di amore.

 

 

 

Anche se il sacerdote aveva invitato a non pensare ad effetti magici o taumaturgici e a pregare per gli altri, sono certa che tanti avranno supplicato: “… pietà di me Signore…” Mentre guardavo il mio Mentore tendere le mani rattrappite al celebrante chino davanti a lui, pensavo alla parabola del Samaritano, a Gesù che continua per l’umanità sofferente e speranzosa il suo servizio di amore e di aiuto, iniziato un tempo in Palestina. Egli stesso  si piega su di  essa, pieno di misericordia e la solleva; egli dà nuova forza, speranza e perdono; è Gesù che diventa il buon Samaritano e si prende a cuore il malato che giace a terra.

Lontano dal frastuono cittadino rifletto sulla difficile situazione della malattia, che prostra il corpo e l’anima  – una esperienza primordiale dell’umanità – che rende l’uomo cosciente del suo limite e della sua dipendenza e può avere anche un senso se ci si riferisce al futuro. In un fraterno abbraccio mi ritrovo con tanti parenti come me, che seguono i loro Cari e che incontro quotidianamente in questa struttura dove il mio amato sposo ha chiesto “il dono della salute per i suoi nipotini” lui che ormai è leggero come un alito di vento… Sono certa che in questi momenti di preghiera e di abbandono, tutti avranno sentito aleggiare “il soffio dello Spirito” che è Luce, Fuoco e Vita.

Sono diverse le nostre storie dolorose, eppure la chiamata che ci viene rinnovata, oggi come ogni giorno, spalanca anche noi alla piena comunione con Dio Padre; il suo onore, la sua gloria in noi, danno peso, consistenza, senso e pienezza alla nostra vita. Lontano dal contesto di ogni giorno, dalla felicità che ogni uomo spasmodicamente cerca tra lifting, sport, investimenti, studio, affetti e sforzi e compromessi, c’è il desiderio più profondo del nostro cuore ed esso trova risposta nell'accettazione della nostra croce. Con Cristo sulla Croce la nostra vita unita a quella dei nostri Cari è ritrovata, conservata, realizzata. Dove si perde si ritrova, è questo il segreto della felicità.

 

Durante la distribuzione dell’Eucarestia si è ripetuto il miracolo in tutti noi che vi abbiamo partecipato ed il ritorno al nucleo è stato accompagnato da un garbato silenzio, pieno di significato.

Andiamo avanti dunque, e ringraziamo il Signore anche per questo dono che ci ha elargito non dimenticando che la vita stessa è un dono, una grande opportunità che ci è offerta affinché , in ogni momento si dia il meglio in ogni circostanza…

Me lo hanno insegnato i miei nipotini che,  guardando un  cartone animato, ripetevano con le parole di un personaggio saggio:

 

“ IERI E’ PASSATO, DOMANI E’  UN  MISTERO, MA L’OGGI  E’ UN DONO… PER QUESTO SI CHIAMA  PRESENTE !”

                                                                                     

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

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I Grandi Testimoni

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Papa Giovanni Paolo II° 

A Novant'anni dalla nascita Karol Wojtyla ti ricordiamo così

 

Cinque anni fa la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II

Sono trascorsi cinque anni dalla morte di Papa Giovanni Paolo II, colui che cambiò il rapporto tra la Chiesa e il Mondo, portando la prima nel secondo, dando ai fedeli di tutto il pianeta la possibilità di avere un contatto diretto con l’individuazione concreta del Cattolicesimo, con il rappresentante di Cristo in terra.

Colui che da subito si contraddistinse per l’affermazione di un dialogo personale, intimo e allo stesso tempo condiviso tra l’Uomo e Dio.

Madre Teresa di Calcutta

(Premio Nobel per la pace)

“ Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”.Di conformazione minuta, ma di fede salda quanto la roccia, a Madre Teresa di Calcutta fu affidata la missione di proclamare l’amore assetato di Gesù per l’umanità, specialmente per i più poveri tra i poveri. “Dio ama ancora il mondo e manda me e te affinché siamo il suo amore e la sua compassione verso i poveri”. Era un’anima piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con un solo, ardente desiderio: “saziare la Sua sete di amore e per le anime”.



Un altro libro di Don Marcello per meditare 365 giorni

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G.Paolo II° anniversario

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PAPA GIOVANNI PAOLO II 

 a 5 anni dalla morte del più grande Papa di tutti i tempi

Quinto Anniversario morte di Papa Giovanni Paolo II – Esattamente cinque anni fa, dopo una lunga malattia e due giorni di agonia, moriva Giovanni Paolo II. Nato il 18 maggio del 1920 a Wadowice in Polonia ed eletto il 16 ottobre 1978, Karol Wojtyla era stato il primo Papa non italiano dopo 445 anni.

Santo nella convinzione di tutti, non ancora santo per la legge canonica, Giovanni Paolo II è venerato in tutto il mondo e il ricordo dei suoi quasi 27 anni di regno, dei viaggi tra i popoli della terra, dei gesti storici e della grande umanità non sembra sbiadire con il trascorrere del tempo.

 

VIDEO:

 PAPA GIOVANNI PAOLO II SI PRESENTA AL MONDO
 

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Tempo di Quaresima

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"Misericordias Domini"

 

 

Era il 1961 ed io vivevo una delle più belle esperienze della mia vita: giovinetta con grandi ansie spirituali, mi beavo di quel conforto del cuore che mi faceva sentire completamente abbandonata nelle mani di Gesù e di Maria. Abitavo in un luogo capace di rispondere alle mie attese giacchè si trattava di un convento dove venivano accolte, per una seria riflessione, giovani desiderose di incontrarsi con Dio. La sera, dopo le intense giornate lavorative, ci si recava, in assoluto silenzio, in fila, con il cero in mano ed un velo bianco in testa, lungo l’immenso corridoio, fino a raggiungere una grande statua della Madonna, illuminata da una corona di stelle e circondata, come in un giardino, da tante piante e fiori di ogni genere. Fra quei fiori deponevo il mio cuore in adorante visione di una realtà “altra” piena di amore, di dolci profumi, di musica, di bontà e di speranza. Un canto che veniva intonato e che mi affascinava era un inno noto alla liturgia, derivante da un Salmo: “Misericordias Domini in aeternum cantabo (canterò in eterno le Misericordie del Signore). In quell’atmosfera surreale formulai le mie prime promesse, mai dimenticate ed un patto per la mia vita futura assunse la modalità dell’impegno che cercai di trasmettere sempre ai miei figli, quando diventai giovane madre.

L’entusiasmo per la vita, vissuta come un dono era veramente lo spirito con cui tutta l’esistenza del mio Andrea si dipanò: amore per i suoi simili, per la giustizia, per la bellezza in genere, per la musica, per le persone in difficoltà e per la preghiera. Era giovane soldato che mi diceva “Mamma non ti preoccupare, le dico ogni sera le mie preghierine” e nel suo portafogli trovammo l’immaginetta consunta per l’uso, con la scritta “Signore Dio degli eserciti, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre famiglie per servire l’Italia!”.

 

La mia vita, dunque, è stata dedita all’ascolto, al lavoro, alla speranza in un Dio di Misericordia, anche dopo l’evento infausto che ha colpito la nostra famiglia. Poi l’incontro con il Movimento della Speranza e il desiderio di veder sorgere tante associazioni, compresa la nostra A.C.S.S.S. in grado di accogliere tanti disperati ed aiutarli a riconoscere nei disegni imperscrutabili del Signore un cammino da percorrere, non dimenticando che la vita è gioia, è un inno a quel Dio di Misericordia.

Questo lo spirito con il quale siamo nati… Condizione ideale, per tutti noi, sarebbe ritrovarsi in un luogo di raccoglimento, magari con la guida di un sacerdote, per parlare di fede ma anche di fenomenologia per rendere ancor più tangibile la nostra speranza. Purtroppo questo non è sempre facile: pochi sono i sacerdoti preparati a parlare di cose che giudicano “strane” se non di dominio del demonio. Allora sono tante le persone che non sanno dove andare e aspettano un convegno in cui si parli delle problematiche che ci affannano  e degli studi che parlano di episodi non riconosciuti dalla comune scienza e che lasciano tanto conforto senza volerli disgiungere dalla pratica del credo religioso. Speriamo vi siano sempre più sacerdoti coraggiosi e gruppi di genitori generosi che non si soffermino al piccolo messaggio, ma abbiano il desiderio di compiere “grandi opere”.

Alcuni li abbiamo individuati; cerchiamo di pensare che ad ognuno di noi è richiesto questo impegno e che tutti possiamo farcela. A questo scopo è prmai pronto il nostro convegno di settembre che, all’insegna della continuità nel rinnovamento, vedrà schierate tante iniziative di cui stiamo dando conto nel nostro forum.

 

E’ tempo di Quaresima. Questo momento di silenzio con l’invito che Dio ci rivolge è molto importante. Noi cammineremo verso la Pasqua per quaranta giorni. Quaranta giorni per trasformarci, per diventare capaci di comprendere il suo amore nell’assenza di rumore e del frastuono che ha riempito le giornate del pazzo “carnevale”.

Leggiamo il vangelo di Matteo (6,1-6.16-18) : “…quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.

Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. 

Ecco dunque il percorso: il digiuno, come mortificazione per astenersi dalle cose futili; la preghiera, per chiedere a Dio di aiutarci a compiere il nostro dovere di ogni giorno; il silenzio per trovare nella nostra giornata un momento di riflessione e pensare alle cose che contano nella vita.

In uno dei tanti messaggi Andrea ci dice: “… fate tutto zitti, zitti…” La semplicità delle brevi frasi che ci giungono sono sempre un invito alla riservatezza, alla partecipazione del cuore, al silenzio interiore. Senza queste peculiari connotazioni non vi può essere comunicazione con i nostri Cari dell’Oltre; per questo noi dobbiamo anche dimenticarci del nostro dolore per non farne il solo scopo della nostra vita. L’evento tragico che ci ha colpito non può annullare la nostra vita al punto da ritenere che essa non meriti di essere vissuta nella pienezza e nella scoperta di cose sempre più belle che avremo modo di apprezzare.  Ricordo di avere assistito ad una conferenza di uno studioso di Padova nelle sue vestigia medioevali e di avere sentito dire: “… noi siamo abituati a passare per le strade e a guardare dove mettiamo i piedi…cosa più che mai giusta… ma se alzassimo lo sguardo ci assalirebbe una meravigliosa visione di splendidi cornicioni, di torricini, di balconi, di cupole che si stagliano nel cielo invitandoci a ringraziare l’Onnipotente per le grandezze che abbiamo saputo creare per glorificarlo.

Riscopriamo in questa quaresima la bellezza dell’amore che ci sembra di avere perduto e pensiamo che quel corpo che è scomparso sotto una pietra tombale è destinato a risorgere glorioso e più bello di prima.

I primi giorni del mio amaro peregrinare nella casa vuota dove, fino a qualche giorno prima, echeggiavano canti e risa dei miei figli,  ripensavo al corpo statuario di quel figlio, bello nella sua esuberante giovinezza e gli chiedevo fra le lacrime: “Come sei ora, figlio mio, eri tanto bello!” una voce esile, ma decisa mi rispose: “Di più, di più di prima, mamma!”

Ecco la completezza del messaggio cristiano: IO RISORGERO’  questo mio corpo vedrà il Salvatore! Certamente dovremo passare attraverso la quaresima che, anche nella sua spoglia contrizione assume il grande significato dell’attesa.  

 

Leggo in una rivista cattolica:

Viviamo in un paese di oscurità

Ho attraversato la frontiera, Signore, e sono passato nel paese di oscurità!

nella regione dove mi sono stabilito sboccia il piacere di ostentare la disonestà di fronte agli altri;

 la bontà non ha posto; la menzogna è un costume e la maschera della falsità una pratica quotidiana.

si tratta di dominare e guardare dall'alto. Le parole di dolcezza non hanno corso.

Sono diffuse solo parole offensive. Qui ognuno trascorre il suo tempo a riempire soltanto la propria borsa anche se per questo bisogna vuotare quella del vicino. qui non esiste prossimo:

non esiste che se stesso da accontentare prima di tutto. E quali mani, in questo paese,

si tendono per cogliere la limpidezza che tu, Signore, moltiplichi instancabilmente?

pietà di me, signore, sono smarrito: fammi tornare nel paese del vangelo!

 

È un richiamo alla verità, al voler essere veri, autentici dinanzi a Dio; è un richiamo molto opportuno e molto giusto. Non si vedrebbe come ci si possa convertire a Dio se non si comincia da un profondo atto di one­stà e di verità interiore. Gesù nel Vangelo pone così questo problema di verità: non cercare – ci dice – la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio degli al­tri, nella loro lode, compiacendoti della loro ammirazione. Cerca la tua dignità e la tua grandezza specchiandoti nel giudizio di Dio, e lì troverai la tua verità, perché solo Dio ti giudica nel modo ve­ro, nel modo autentico e ti dà dunque la dignità della sua approvazione e della sua lode. E’ una scelta fondamentale da fare, anche perché i nostri atteggiamenti umani sono sempre sul filo del rasoio a questo proposito: cercare la nostra dignità negli altri, oppure cercare la nostra dignità profonda nell'incontro segreto e sconvolgente con Dio. Gesù rimproverò a questo proposito tutti coloro che facevano opere buone per essere lodati dagli uomini, e commentò: « Avete già ricevuto la vo­stra ricompensa ».

 

           E’ tempo di vivere

Da ora e per quaranta giorni, che vivere diventi la nostra urgenza quotidiana!

Prima di tutto andare alla sorgente del Vangelo e immergersi nella sua frescura,

rimanere in silenzio per cogliere la quiete e la calma che rendono capaci di afferrare

 le gioie tremule disposte sul nostro cammino, distribuite e condivise, perché ciò che siamo e che abbiamo ci è stato dato perché facciamo crescere la felicità dei nostri Cari.

Siamo consapevoli che il Padre ci porta sulle sue braccia,

e che comunica la sua divina potenza di trionfare sulla morte

che ha incrociato la luce dei nostri giorni.

 

"Tornate a me e vivrete, dice il Signore"

Signore, voglio tornare a Te, perché Tu solo puoi darmi gioia e conforto, perché tu sei la mia gioia e la mia vita ed io…

Misericordias Domini in aeternum cantabo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Edda CattaniTempo di Quaresima
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