Il libro di Farinella propone una lettura liberante del binomio “peccato/perdono”, mettendo in luce e in modo radicale la rivoluzione cristiana insita nella parola “perdono”. Gesù ha manifestato una scelta controcorrente che produce lo scardinamento delle istituzioni e delle strutture di peccato che dominano il mondo e la chiesa: il perdono sempre, il perdono che va oltre la quantificazione e che, superando il criterio tariffario, si situa sul piano di Dio, capovolgendo tutta… la dottrina tradizionale. Mentre il concetto di peccato appartiene al regime della religione contrattuale, la fede può coesistere solo con una coscienza libera e autonoma, che sperimenta in sé la sintesi straordinaria di Agostino: «Ama e fa’ ciò che vuoi».
L’ “ossessione del peccare”, esperienza diffusa nella formazione cristiana, comporta come logica conseguenza che dopo il peccato o connesso ad esso si collochi il «perdono» come reintegrazione in uno stato antecedente. Questo è il motivo per cui il «perdono» si trova sempre collegato al peccato o alla colpa, o, più in generale, al comportamento. A don Paolo Farinella, biblista, sembra che le cose non stiano così, specialmente nel pensiero e nell’atteggiamento di Gesù che, al contrario, c’invita a capovolgere la mentalità e a passare dal regime di religione all’abbandono amoroso della fede. (B.F.)
È vero: quando scende Maria, Madonna di San Luca, la città vive una strana frenesia.
La gente si muove in modo diverso, sembra quasi correre o affrettarsi a fare qualcosa di speciale. Molti credenti vivono un sussulto di speranza, come nella vigilia di un evento irripetibile: ci sarà un incontro, forse la vita cambierà, forse le parole che si ascolteranno avranno l…a lucentezza delle stelle e si porteranno via il fruscio delle ombre, e la notte sarà senza buio.
Ma nascoste tra le bancarelle e mercatini che succhiano bellezza e mistero ci sono madri spezzate, madri senza figli, figlie esse stesse di una tragica scelta, donne che cercano la Madre del Bambino per farsi capire, per farsi riamare, per comprendere che Dio non è nell’arroganza, nel possesso della verità e delle sue leggi, o nella Chiesa dei documenti, ma nel sussurro dell’accoglienza e della tenerezza, nell’infinita pazienza di ricominciare ad essere uomini e donne del vento invisibile di Dio e del vento segreto di nobili scienziati.
Potrà mai essere, quello dell’incontro con Maria col Bambino di San Luca, un incontro giubilare, di ascolto e di ricominciamento gioioso della vita e delle scelte di vita per ogni donna, per ogni madre, per ogni sposa, per ogni femminilità violentata, per ogni maternità impossibile o indesiderata, e per ogni donna defraudata del pensare e del decidere dentro la Chiesa?
Potrà mai essere il giorno di inizio di una nuova umanità più seguace delle strade che delle dottrine, di una umanità all’aria aperta che ascolta il racconto di Dio camminando nelle differenze accanto alle fragilità e sognando di essere pane?
Le strade e i banchetti non furono forse i luoghi privilegiati della buona notizia di Gesù?
Nella strada c’è la gente comune non quella selezionata dell’ufficialità; nei banchetti ci sono le gioie della convivialità e dell’amicizia, c’è il profumo del pane, c’è il sangue della vita e delle passioni, c’è quella verità di mani e di occhi che ardono di comunione, e c’è l’eucaristia di disuguaglianze che si abbracciano, mentre il Dio delle infinite sorgenti canta l’invito: “mangia con gioia il tuo pane, bevi il tuo vino con cuore lieto”.
Quelli dei palazzi non stanno sulle strade, se non dentro la scenografia di processioni e ostentazioni, non ne conoscono l’odore, per questo le loro parole sono senza odore, i loro banchetti sono esclusivi: e vi partecipano solo i forti e i giullari, non c’è spazio per gli sconfitti, e sulle loro tavole il vento non sfoglia le pagine del Vangelo, ma scaglia pietre urlanti di condanna e pregiudizio, e di legalità spacciata per giustizia.
“Abbiamo bisogno”, confessava il cardinale Carlo Maria Martini, “di una Chiesa della misericordia, immagine della misericordia. E ancora non ci siamo”.
Che la bellezza dell’incontro con Maria e del suo Bambino faccia danzare i grembi sfioriti di questa città e allargare le braccia dell’accoglienza affinché ognuno sia chiamato per nome da Dio e dalle creature amate.
Il film è stato girato interamente in bianco e nero, fatta eccezione per quattro scene: la prima è la scena iniziale, in cui si vedono due candele spegnersi, così come, simbolicamente, la fiammella di altre due candele riacquista colore verso il termine della storia, la seconda e la terza, dove appare una bambina con un cappotto rosso, la prima durante il rastrellamento del ghetto e la seconda durante la riesumazione delle vittime, e l'ultima durante la scena finale.
…ed ecco come Mario Farinato, papà di Lene, ispirandosi al film, da cui trae alcune immagini, vede la morte…
potranno mai le mie parole esserti d'aiuto.. di carne e ossa il mio corpo si muove in questo universo.. come potrei mai esserti d'aiuto.. stanotte pensavo alla morte.. il sudore e le tediose nuvole che attraversano questi cieli estivi non si aprono al sole di giugno anzi coprono i mie pensieri e li rendono umidi, bagnati.. lacrime o sudore sempre dolore è.. non importa da dove arrivi l'incubo se da lontano o da dietro il letto sempre di incubo si tratta.. si insinua tra le pieghe del mio cuore e cresce come cancro… poi si ferma… ma sopito attende di rialzarsi.. entra furtivo nei mie sogni, mi spegne le candele e fa buia la stanza.. e con il suo maleodorante olezzo invade il mio sogno fino a svegliarmi.. e pensavo a quanti modi ci sono di morire… a quanta gente muore secondo dopo secondo in questo incontenibile universo, e pensavo a tutte le paure ed i dolori di madri padri e sorelle, amanti mogli e mariti, e quando arriva per mano potente e quando arriva per errore, e per fato o per sfortuna oppure per una risata o un biscotto mal deglutito, per soffocamento, per annegamento, per caduta, per incidente, per lavoro, per paura o per coraggio.. se dovessi dare un volto alla morte la dipingerei bambina… tenera, ingenua, sorridente con un vestito rosso sangue ed un giocattolo in mano.. uno di quei pupazzetti che fanno tenerezza.. ecco la dipingerei cosi.. con occhi grandi e azzurri profondi e ingenui, saltellando da una parte all'altra del mondo, tra guerre e deliri, tra profumi e odori tra piccole nevrosi e grandi manie di potere.. lei passeggia e ruba ingenuamente vite.. le porta via, e chissa dove poi.. e chi resta non capisce.. e ci si chiede come era solo una bambina che giocava ed ora non è piu.. e ci si chiede cos'è ora? restano i dubbi, i sensi di colpa, parole vuote nei cieli blu come chiare giornate di primavera, che da vita alla vita ruba vita alla vita… e nei deserti saturi di gas nervino tra cadaveri e topi che succhiano sangue e uccelli che strappano carni già morte lei gioca.. la morte vola.. cammina con le sue scarpine rosse a chiedersi dove il mio prossimo gioco? dove il mio prossimo bambino da rapire.. e cosi mentre lei cammina noi piangiamo.. ci perdiamo nei nostri piccoli vuoti universi di tristezza , universi fatti di paure, di terrori… ma restano le parole.. e mi chiedo potranno mai le mie parole capirti o farti capire?.. che fesso che sono.. qualcuno di noi muore dentro.. e come cadaveri attraversano le vie della città.. le nostre paure a volte uccidono i nostri amanti, figli, amici.. le nostre paure dettate da secoli di inquisizione spagnola.. dove il papa ci dice che è peccato gozzovigliare e ci lascia morire di stenti mentre preti e cardinali ingordi mangiano succulenti bocconi di carne fresca di cinghiale e cervo di montagna.. e noi li a bere la loro urina per dissetarci almeno.. aspettiamo che aprano le loro gonne rosse per bere gocce di avanzi… e mentre le nostre paure ci costringono a morie e malattie, lentamente loro godono dei privilegi di una vita votata all'inutilità.. cosi donne impaurite da mariti vogliosi e puzzolenti si fanno violentare nell'anima e nel cervello ogni giorno, figlie impaurite da padri senza spina dorsale si impoveriscono nell'anima e tramandano ai figli dei loro figli le loro usanze e costumi.. e lentamente violenze e ingiustizie si infiltrano come batteri nelle nostre menti per creare altra paura, altre fobie, altre insicurezze e nasce l'incertezza del vivere, ora banche e politici ci dicono che la crisi non è finita, e noi impauriti e senza bussola viaggiamo senza meta in oceani di tristezza e solitudine, altri in barche piu grosse o piccole attraversano gli stessi oceani ma noi non ci fermiamo, e loro non si fermano.. ci teniamo stretti stretti i nostri guai e rimpinziamo di frustrazioni chi ci sta accanto, perchè deve imparare.. imparare cosa poi non lo sappiamo neanche noi, e l'inutile giostra della vita continua a girare tra imperfezioni e oceani neri, tra scatole di metallo e scatole a colori, tra un reality show ed una risata senza felicità ed il nostro rapporto con il tempo ci fa dimenticare che se solo ci fermassimo per un attimo, se solo per un momento ci guardassimo allo specchio, e se stamane invece di andare a lavorare come automi prendessimo i nostri figli e andassimo al mare? Cosa succederebbe al mondo? se stamane invece di piangere tra paure e deliri prendessimo per mano le nostre madri, i nostri amori i nostri vecchi e camminassimo per andare la mare… immaginate l'autostrada piena di gente che cammina mano nella mano, per andare a giocare tra le onde, in un silenzioso e dolce passeggiare.. se solo camminassimo fino al mare, politici preti e banchieri, dittatori aguzzini e briganti, ladri puttane e assassini non avrebbero piu ragione di essere.. perchè non potrebbero rubarci l'amore…potranno mai le mie parole capirti o farti capire……
La bambina con il cappotto rosso (dal film di Steven Spielberg)
Da FB il commento di F.S.
"perchè non potrebbero rubarci l'amore…" L'amore, quello che ci fa perdonare, quello che ci sostiene,salva, sempre e comunque, l'unica vera ricchezza che , non si quantifica, nè , come di ci tu si ruba, ma si dona e si riceve… non salv…i solo la tua di anima, ma anche quella di chi ti legge… l'amore quello infinito che varca i confini della vita e della morte… L'amore quello che ci fà essere persone migliori, che ci unisce, nonostante diversità o distanze… L'amore, quello con la A maiuscola,che un caro amico del cyberspazio ;),mai conosciuto di persona ti dimostra scrivendo cose meravigliose, quello di cui spesso mi nutro leggendo le tue note, e quello che goffamente cerco di "donarti", con i miei commenti , e messaggi nei momenti per te più bui …l'amore, quello che mi unisce ai tuoi alti e ai tuoi bassi di uomo e padre… l'amore l'unico mezzo di resurrezione per chi è morto dentro… l'amore…. ti voglio bene Pigna grazie
Edda Cattani“Schindler’s list” Il valore di una vita
In questo periodo estivo abbiamo fatto una pausa con la pubblicazione degli articoli del sito, ma non sono cessate le indicazioni, storie, liriche nella bacheca di facebook. Riprendendo il nostro scrivere vogliamo ricordare alcuni brani interessanti.
"C'è una prudenza superiore che di solito va sotto questo nome. L'una è la prudenza dell'aquila, l'altra della talpa. La prima consiste nel seguire coraggiosamente il proprio carattere, accettando impassibili gli inconvenienti e le disgrazie che ne possono derivare."
(Chamfort)
Andrea era del corpo delle aquile… E anch'io debbo farne parte…debbo andare avanti con tenacia e coraggio per raggiungere le alte vette…pur se mi sento debole e stanca per giungere fino a te figlio mio!
Ancora per te : La speranza quale elemento tematico luminoso e nostalgico.
E’ la “speranza” una creatura alata
che si annida nell’anima –
e canta melodie senza parole-
senza smettere mai-
E la senti dolcissima nel vento-
e ben aspra dev’essere la tempesta
che valga a spaventare il tenue uccello
che tanti riscaldò-
Nella landa più gelida l’ho udita-
sui più remoti mari-
ma nemmeno all’estremo del bisogno
ha voluto una briciola – da me.
E.Dickinson
Ti avevo chiesto di aspettar l'Assunta prima di andartene e di lasciarmi salutare il mare… Ed hai atteso …ALL'ULTIMA SERA, Turoldo…" E quando gli altri neppure sapranno / più che tu esisti/ allora io sarò ad aspettarti./ Quando nessuno / più ti porterà un fiore / che non sia di pietà,/ e gioia nessuna / altri penserà di raccogliere / dalle tue mani vuote,/ allora siederemo a tavola insieme / e divideremo quel nulla / che ci sarà d'avanzo."
Sulle strade del mio vivere
Non è stato sempre facile
Ma dal dolore s'impara un po' di più
Quando il tempo no n è docile
Quando tutto sembra immobile
Io non mi fermo, io non mi butto giù
Domani è un altro giorno
E il mondo
Avrà un respiro che si avvolgerà su me
Poi mi chiedo, e credo
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia
Il mio contrario mi aiuta a crescere
A capire che si può perdere
Ma l'importante è non darsi vinti mai
E così se cado mi rialzo sempre
E rimango qui
Contro le mie ombre
Poi mi chiedo, e credo
Che il cambiamento sia la fonte della mia energia
Che il cambiamento dia un senso a questa vita mia
…e m'illudo che tutto possa ricominciare…così com'era ….prima….
Questa la dedico a te Mentore, uomo di pace: Coltivo una rosa bianca
In luglio come in gennaio
Per l’amico sincero
Che mi dà la sua mano franca
Per chi mi vuol male e mi stanca
Questo cuore con cui vivo
Cardi nè ortiche coltivo
Coltivo una rosa bianca.
Una stupenda poesia di pace e di amicizia del più grande poeta cubano, José Martí, è diventata una delle canzoni di Sergio Endrigo più giustamente note nel mondo.
Se sei stanco e la strada ti sembra lunga,
se ti accorgi che hai sbagliato strada,
Non lasciarti portare dai giorni e dai tempi, Ricomincia.
Se la vita ti sembra troppo assurda,
Se sei deluso da troppe cose e da troppe persone
Non cercare di capire il perché, Ricomincia.
Se hai provato ad amare ed essere utile,
Se hai conosciuto la povertà dei tuoi limiti,
Non lasciar là un impegno assolto a metà, Ricomincia.
Se gli altri ti guardano con rimprovero,
Se sono delusi di te, irritati,
Non ribellarti, non domandar loro nulla, Ricomincia.
Perché l'albero germoglia di nuovo dimenticando l'inverno,
Il ramo fiorisce senza domandare perché,
E l'uccello fa il suo nido senza pensare all'autunno,
Perché la vita è speranza e sempre ricomincia… (Anonimo)
Oggi apprendo che è mancato Massimo, un caro amico di Andrea, giovane papà. Dedico e pubblico questa lirica per Ida, sua moglie, dolce ricordo, con le mie figlie, dei miei freschi affetti. Eppure è primavera e sono sbocciate le peonie nel mio giardino … Per me la Primavera è l'inizio della vita nuova. I colori, i profumi, il pallido sole che affiora, diventano un momento magico, da assaporare lentamente. E' il tempo della rinascita in assoluto, del trionfo della vita sulla morte, del senso profondo che ognuno di noi prova di fronte al risveglio della natura che torna a portare i suoi frutti dopo il lungo inverno.
In fondo il ritmo delle stagioni è una metafora della vita: per me la Primavera è il tempo dell'infanzia e della scoperta di un mondo ancora innocente animato da mille segreti tutti da scoprire … Ma oggi per me non c’è il sole, non c’è tepore, non c’è compagnia … ma si deve ricominciare, ogni giorno si deve ricominciare… è sempre tempo per ricominciare. Ho fatto una lunga passeggiata dopo essere andata in cimitero a portare primule ai miei Cari… ed ho pensato al mio tanto viaggiare, al prendere in mano i cocci della mia vita…
Allora lo dedico a chi, come me, deve sempre ricominciare… anche quando non riesco a trovare la forza per gioire … In questi giorni di ricordi e di tanto dolore … del sentirmi inutile … con le mie reti sempre vuote. Una vita di stenti e senza raccolto. Le mie lacrime nelle notti scure… e il silenzio assoluto… Lacrime e silenzio per non far vedere… per non far sentire … “perché sei forte… tu sei forte…” I problemi li hanno gli altri… non io… Io non posso permettermi nemmeno questi … Del resto ho vissuto tanto tempo… ed ho ancora tempo… tempo per soffrire e per amare e … Ho tutto il tempo! Anche nelle bacheche di FB… dolori delle madri, ma anche dei papà che piangono una vita spezzata … Giovani creature che soffrono, che possono permettersi di soffrire…
Mi chiedo in quale tempo vivo Signore? Non comprendo i tuoi disegni, ma solo vedo i miei limiti… non so che fare… Ho ancora l'ardire di camminare, di andare avanti nonostante tutto, abbandonandomi senza riserve al Tuo Amore.
Per te Massimo, per te Ida, per Antonio … non mi resta che pregare e andare avanti così come ci insegna l'abate M.Quoist:
Grazie Lene per aver dato al tuo Papà il "dono" di farti conoscere come "amore"
Oggi 31 ottobre 2012 sono due anni che voli con tutti i nostri Angeli Ragazzi di Luce
IL TUO PAPA' TI PARLA COSI'
Mario papà di Lene
Buon giorno amore, oggi è la tua festa… sei nata stanotte… auguri.. un abbraccio grande il tuo papà
Sto guardando il mondo da una finestra e mi appari tu, sotto forma di angioletto di legno, tra le tante figure il viso di un angioletto furbetto, domani è il giorno in cui hai deciso di venire da queste parti, ricordi, erano le undici e quarantacinque quando hai tirato fuori la testina sul mondo.. poi ti ci sono voluti quasi dieci minuti per decidere se restare o tornare da dove eri venuta, e mentre stavi per tornare dalle tue stelle, tutte belle, improvvisamente hai sentito il rantolio di un orso al lato della sala operatoria ed hai deciso di restare.
Sei rimasta qui con me per un sacco di anni… ora sei tornata su nella tua città di stelle e fiabe, e resterai sempre una bambina per me.. e mi dispiace non sapere come saresti diventata se tu fossi rimasta ancora un po’.. ma che vuoi la vita scivola così dalle nostre mani e quasi non ci accorgiamo di esistere.. e poi ci restano in mano un mucchio di detriti… i soldi da trovare, preoccupazioni da pensare, la macchina non parte, sarà la batteria, ti chiamo più tardi, sono impegnato, aspetta che sto parlando.. e poi in mezzo a tutto quel caos di parole, su parole e parole e parole… improvvisamente tu non ci sei più.. così sei volata via.. e neanche me ne sono accorto, e mi dicono che avrei dovuto già guarire dalla mancanza di te.. ma che vuoi farci, sai che ho la testa dura… Allora stasera come al solito ho pensato di farti il regalo di compleanno in anticipo, ti ho registrato una canzone proprio come quando eri ancora viva.. e ti registrai la canzone di Cat Stevens.. e tu la mettessi addirittura nel tuo diario, per portarti il CD con te ovunque fossi andata… Il CD è rimasto nella tomba con te, allora ho pensato di scriverti una nuova canzone, solo per te per il tuo compleanno che durerà tre giorni questa volta, da adesso al primo di novembre.. perché ora che sei un angioletto ti puoi anche permettere di avere un compleanno di tre giorni.. il tuo papà per sempre.
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
non ho soldi, gli armadi sono vuoti, non ho mucci di sigarette da fumare e non ho niente da mettermi, è morta l'altra notte senza una parola, adesso l'unica canzone rimasta è quella di quell'uccellino mattiniero che canta…
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
non ho auto da guidare lungo la notte per venire da te, non ho anima da vendermi, e non mi interessa di nulla intorno a me, non ho amori da tenere stretti in questa vita.. allora cielo blu dammi un'altra ragione per far parte di questo gioco.
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
Niente e nessuno potrà rendermi libero se non la mia stessa anima, inutile vagare a vuoto nell'universo se resto legato alla materia. Quella materia che mi tiene incollato a questa terra tanto quanto la forza di gravità. Libertà, qualcuno ha scritto: un'altra parola per descrivere il nulla, ma quel nulla ci bastava" Ecco, è quel nulla che mi manca.. quel nulla che i nostri cuori sentivano.. come un canto antico, come una melodia che riassestava le vibrazioni della terra al fine di rimodellare i nostri spiriti. Ed eccomi, di nuovo ad aggirarmi ai bordi del villaggio come un lupo in cerca di una preda… mi fermo ad osservare…. oggi piove, il mio corpo camminerà nei boschi silenti, solo l'eco della pioggia che cade tra le foglie….. e quante lacrime hanno visto quei boschi, pianti senza respiro che mi laceravano il cuore nella mancanza di te, pianti che mi facevano sete.. mi deturpavano perfino la gola.. ora mi si chiede di tralasciare per un attimo la mia anima e cercare più materialità intorno a me.. ma il danno è fatto, non c'è più ritorno, solo una direzione è valida ora, andare avanti, costi quel che costi, muoversi in una direzione illusoria, del resto come possiamo davvero pensare che stiamo andando avanti? Non c'è vera relazione tra me e la realtà ora come ora, ci sei tu a tenere quel filo di seta attaccato a questo mondo, per il resto è semplice e pura follia, talmente pura che sfocia in normalità.. così mi manchi, in questo modo mi manca il tuo sorriso, mi manchi perché non c'è più relazione tra me ed il mondo stesso.. lui, il mondo, corre nella direzione sbagliata e crede che correndo più veloce arriverà fino alla fine dell'universo, io oramai cammino lentamente su per i sentieri che mi porteranno fino a te.. con affetto il tuo papà (pigna)
Oggi sei volata via
31 OTTOBRE 2012
è un anno che sei andata via, ed ancora sento il tuo profumo sui miei vestiti..
io so che tu ora sei un angioletto e voli lbera da un universo all'altro come una farfallina vola da un fiorellino all'altro, dolcemente e lievemente, non fai rumore sbattendo le tue alucce di panna e zucchero a velo; ieri il tuo papà lo sapeva che avrebbe sentito la tua mancanza oggi più che mai, allora è andato nel bosco ed ha raccolto fiori nuovi e vecchie pigne cadute dall'albero più vecchio, con le mani poi ha lavorato cera bianca e nove spilli ha usato per inchiodare tutte le cattiverie del mondo, le ha inchiodate all'albero vecchio e bruciato i volti dei cattivi uomini neri, che stanno facendo tanto male alla tua mammina, un po fusa ultimamente ma sempre pronta a sorridere come facevi tu per dimenticare le brutture della vita.. ti ricordi, eravamo a Brighton quando quella str…a di Idy, la figlia di Charlie ti fece arrabbiare e stavi per piangere, ti ricordi cosa ti disse il tuo papà?
occhi per piangere devi avere sol per chi ami davvero, gli altri devono solo vederti ridere ed essere felice, perchè è solo così che li puoi distruggere, con tutta l'allegria che hai, dopo di che passeggiammo sulla spiaggia dai sassi bianchi bianchi e volammo sulla giostra colorata.. che buoni i sapori che c'erano quel giorno in quella piccola città inglese di mare così lontana dalla nostra terra. dopo quel giorno hai pianto solo un'altra volta, per colpa di Barbara.. ma solo qualche minuto poi hai smesso e mi hai preso la mano e mi hai detto:"pigna andiamo a giocare".. eri e sei tutto ciò che la vita può donare… ora è un anno che sei volata via, chissà come vivi, dove dormi, ogni tanto penso chissà cosa mangerà, spero che tu possa cucinare tutte le ricette che ti ho insegnato, il tuo diario di cucina è qui con me.. se vuoi dagli un'occhio.. e se non ti ricordi come si fa chiamami.. lo sai che per te io sono sempre all'erta
dolce piccola pulcetta.. saltavi come una pulce ridendo e mangiando leccornie rubate dal frigor..
così oggi ho acceso tre candele nere e le ho lasciate bruciare insieme ad incenso di pino nella fontana dove ci sono i pesciolini rossi, perchè la notte è fredda e nera… buia e lunga, allora ho pregato che la notte bruci in fretta nei prossimi mesi a venire, e sole risplenda nei nostri cuori tristi.. perchè da quando sei volata via, gioia è difficile e allegria si è persa, solo le ombre dei tuoi ricordi toccano le ombre dei miei occhi vacui e pieni di lacrime per un angelo che ha amato la vita con tanta forza ed energia che ha deciso di scappare via un po' prima di me… mi batti sempre… ricordi scendevamo giù per la discesa col vecchio monopattino e Bella ci seguiva.. stavi per aver paura della velocità poi iniziasti a ridere che anche Bella ne fu coinvolta…
ora i fiori nuovi sono accanto alla tua foto, quella dove fai la farfalllina e pigne vecchie nella coppa di rame, la casa profuma di resina e fiori di campo e l'incenso bruciando nel giardino ha fatto arrivare anche gli uccellini, tra un po' andrò sulla tua barca ed insieme ascolteremo il vento come abbiamo sempre fatto, perchè hai imparato e ora sai che il vento è nostro amico, porta via il brutto tempo e fa arrivare la pioggia nei giorni di secca, muove le barche e fa cantare gli alberi, e così nel bosco dove la vecchia quercia ha visto milioni di anni scorrerle sui rami, i cattivi uomini nutriranno con la loro anima nera le foglie dei noccioli per creare cose buone da cattivi umori e rabbie sopite…
perchè tu mi hai insegnato cosa vuol dire amare ed io ne sto facendo tesoro, anche se la tristezza come una sindone a volte avvolge il mio cuore che quasi smette di battere.. i miei occhi ti vedono ovunque, nei fiori di campo che tanto ti piacciono nelle pigne verdi e quelle secche che ancora portano la resina dell'autunno passato e nell'acqua di quel mare dalla quale tutti noi veniamo.. tu la vita la amavi sul serio ecco perchè ancora mi dai la forza ogni giorno di scrivere di te e dei fiori nuovi e delle pigne vecchie.. il tuo amore scalda il mio cuore nei giorni freddi ed i tuoi occhi mi guardano dall'alto, scommetto che non immaginavi che un uomo orso e stregone come il tuo pigna potesse piangere così tanto quando sei andata via.. se no sono sicuro che avresti aspettato ancora.. ma il tempo cambia, ed i giorni scorrono e oggi luce nuova verrà perchè i cattivi sono morti ieri sera e la terra si è nutrita del miele che il tuo papà ha versato per farla felice.. miele e cristalli d'argento per colori nuovi e storie nuove da raccontarti… sempre ti racconterò le mie storie da orsone cicciottone… perchè tu sei il mio piccolo dolce e tenero fiore di campo da proteggere dal vento forte…
TVB con tutto il mio cuore il tuo papà per sempre…
Pigna
dai Commenti:
" io sono basito.. tutti questi bellissimi commenti mi si sono velati gli occhi di lacrime… Lene devi essere contentissima da lassù a vedere quanta gente ti vuole bene… io sono solo un piccolo blasfemo che arranca sulla strada della vita ma tu sei diventata un angelo stupendo.. ti abbraccio tanto tanto il tuo papà"
Dagli scritti del Papà di Lene è nato un libro sponsorizzato dalla nostra Associazione.
Alcuni articoli in esso contenuti sono inseriti nelle CATEGORIE di questo Sito Le perle di Lene
Un miracolo d'amore: la storia di Mario Farinato
Una sera, aprendo la mail di Italia Parallela, ci siamo imbattuti in una lettera che ci ha commossi tutti. E' la storia di un padre, Mario, un fotografo professionista, che da pochi mesi ha perso la sua figlia minore, a causa di un collasso cardiorespiratorio. Ha voluto condividere con noi la sua esperienza, raccontandoci una storia che assomiglia tanto ad una favola.
Mario è autistico, soffre della sindrome di Asperger, e a causa di questa sua particolarità, in passato ha avuto molti problemi nell'intregrarsi con gli altri. Nato in una famiglia fortemente attaccata alle tradizioni del Sud Italia, fin da piccolo ha un dono: quello di poter vedere piccoli frammenti del futuro e comunicare con quelli che per lui sono molto più di semplici "amici immaginari".
I genitori non vedono di buon occhio questa sua particolarità e lo sottopongono ad un esorcismo, un esperienza traumatica che lui stesso fatica a ricordare con precisione. Da allora niente più visioni o premonizioni…. Finchè un giorno, anni dopo, accade qualcosa che lo rimette in gioco.
La notte di Halloween nasce la sua secondogenita Lene, una bimba di appena 900 grammi che quasi pare morta: non respira, non piange… Ma all'improvviso inizia a gridare.
La madre Lucia ha un trauma post-partum a causa del quale vuole tenersi lontana dalla bambina: è convinta di aver dato alla luce un mostro.
E' così che Mario inizia a prendersi cura in tutto e per tutto della bambina, allattandola artificialmente e aiutandola ad avere il suo primo contatto con il mondo esterno.
Lene è una bambina speciale: tutti le vogliono bene, tutti adorano questa creatura intelligente, curiosa e dolcissima. Una donnina. Riesce a capire chi le sta intorno con una semplicità disarmante.
Purtroppo un giorno a Mario viene diagnosticata una tremenda malattia: un tumore alla mascella causato da una mutazione genetica. La sua alterazione pare sia un fenomeno comune ai cosidetti bambini indaco, e Mario, facendo il cosiddetto uno più uno, si rende conto che tutti i doni avuti anni fa non erano solamente frutto di casualità o elevata sensibilità. Scopre inoltre che questa alterazione genetica è stata trasmessa anche a Lene ed alla primogenita Denise.
Mario ricorda ancora l'ultima telefonata con la piccola Lene. "Le chiedo di passarmi la mamma, lei viveva con la mamma durante i periodi di scuola e con me i week-end ed il resto dell'anno, Lene si arrabbia e mi dice: Perché vuoi parlare con la mamma, hai tutto il tempo che vuoi per parlare con lei adesso stai ancora un po’ con me… immagino, nella mia ingenuità che sia uno sfogo per problemi con le amichette o per problemi a scuola, ma non c'è nulla di tutto questo, allora pazientemente le dico, Lene, non fare la stupidina passami la mamma, lei si arrabbia quasi e mi passa al telefono Lucia, la mamma, parliamo un paio di minuti e poi ritorno a parlare con Lene, ora Lene è più calma, ma mi parla in maniera strana, e la sento molto triste, quasi come se non potesse più rivedermi, come se quella fosse l'ultima telefonata … la stessa notte alle 5,55 Lene entra in collasso cardiorespiratorio i suoi polmoncini si riempiono di liquido e muore annegata…."
Possiamo immaginare il profondo dolore di un padre alla perdita di una figlia di appena 11 anni. Leggendo la sua mail mi cadono le lacrime sulla tastiera. Non si può rimanere impassibili di fronte ad un simile avvenimento. Mi metto nei panni di Mario, mi tremano le gambe. Durante il suo racconto ho vissuto gli sguardi di Lene, ho sentito la sua risata, mi ha contagiata.
Un giorno, mentre Mario si trova in fila dal dottore, la sua macchina fotografica del 1940 (che aveva con sé) scatta casualmente una foto. E quando quella foto viene sviluppata i suoi occhi si riempiono di stupore. In translucido appare il volto di Lene!
Questa è solo la prima di una serie (casualissima) di foto in cui appare la sua bimba. Sono foto che hanno un che di sconvolgente. In ognuna di esse, più o o meno nitidamente, appare il volto di Lene.
In seguito, Mario viene contattato da Alessandra Bertone, esperta di metafonia, ed assieme a lei riesce addirittura a stabilire un contatto verbale con la piccola, la quale, durante una seduta di metafonia, chiama distintamente il padre "Pii" e "Pigna", i due soprannomi che lei gli aveva dato.
Non posso non credere alle parole genuine di questo padre. Ho visto le foto, che lui mi ha inviato via mail, e le trovo assolutamente autentiche. Non me la sento di pubblicarle sul sito, perché mi sembrerebbe di gettare in pasto agli squali qualcosa di troppo privato e profondo. Tuttavia se qualcuno fosse interessato a vedere qualcosa ce lo dica e lo metteremo in contatto direttamente con Mario.
Non sono solita scrivere articoli inserendo così tanti interventi personali, ma questa commovente storia non mi ha dato alternative. Credo che questo sia un miracolo d'amore, il più grande di tutti. L'amore, quello vero, che non muore mai.
Portami il girasole ch'io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l'ansietà del suo volto giallino.
Tendono alla chiarità le cose oscure,
si esauriscono i corpi in un fluire
di tinte: queste in musiche. Svanire
è dunque la ventura delle venture.
Portami tu la pianta che conduce
dove sorgono bionde trasparenze
e vapora la vita quale essenza;
portami il girasole impazzito di luce.
Da questa poesia parte anche la mia invocazione; è un verso di quelli che si stampano nella memoria: portami il girasole ch'io lo trapianti. C'è tutta la forza di una preghiera e la debolezza di chi, sente la propria anima come un terreno bruciato dal salino, la ferita di una terra dolorosa. Il girasole, pianta magica e dalle foglie gialle, come quei limoni cantati da Montale in altre liriche, più che un uomo è un angelo,che tende verso il cielo azzurro per ansia e bramosia di infinito.
Per questo, in questa stagione porto ad Andrea “il girasole” quasi a volere, in forma poeticaproseguire la mia preghiera che va al di là del dissolvimento: trasparenze e verbi quali vapora fanno capire quanto ci si allontana dalla materialità per giungere all'essenza. Il girasole è simbolo di un'ebbrezza quasi mistica, che rischiara la visione delle cose, estremo tentativo di una supplica chenon è conoscenza, è qualcosa di più, è quello che ai poeti, e anche a me, piace chiamare Illuminazione.
il profumo dei fiori che mi porti giunge fino a me
Oggi più che mai attuale… Mentore è appena mancato!
Non volevo pubblicare questa bellissima preghiera giuntami inaspettata il27 luglio, giorno successivoalla festa dei SS. Anna e Gioacchino, i nonni di Gesù, genitori della Madonna, Maria SS.ma.Poi mi sono detta che forse era il tempo di farlo perché è un inno all’amore e alla Famiglia e può ricordare a tanti come , pur nelle difficoltà e nel dolore , si possa condividereuna vita .
Un "grazie " riconoscente al gentile autore della presente.
Ripropongo questa bella lirica in ricordo dell'11 febbraio, festa della S.Vergine di Lourdes,
in cui Mentore ed io abbiamo unito le nostre vite. Queste parole che suggellano un amore esprimono il grado più alto e puro di
un'unione; perciò le dedico anche ad Andrea che possa presto accogliere il suo Papà.
In Her Shoes – Se fossi lei
Un film andato in onda in prima serata, nemmeno recente, che insegna il senso dell'amore nella vita di noi tutti. Un bellissimo ritratto dell'amore fraterno. Un forte contrasto tra stili di vita opposti che trovano una spiegazione logica nei traumi del passato. Una brusca caduta nella disperazione e un lento e faticoso cammino verso la rinascita. La necessità di toccare con mano le proprie radici e il conforto di poter contare su ciò che resta della propria famiglia. A volte ingenuo, a volte sadico,a volte ironico e lieve. Mai volgare. Fra le scene più belle, quella finale, in cui tutto si fa tenero e gioioso e un'emozione prepotente ti assale mentre non puoi fare a meno di tenere il tempo dietro le note spensierate della musica reggae. In her shoes è un percorso di vita al femminile, attuale e non così distante dalla realtà odierna. Il passato riaffiora nella nonna interpretata da Shirley MacLaine, forse per non dimenticare i valori famigliari, che come sempre sono una valida ancora di salvezza nelle difficoltà dell' everyday life. Fra i sorrisi, le lacrime e la ricerca infinita dell'immagine perfetta con cui affrontare i dilemmi dei nostri tempi.
La parte più bella, che rimane nell'animo come messaggio, è la poesia finale di E. Cummings