Nel giorno di Natale …il nostro pensiero e il nostro abbraccio…
Mamma Lucia Cafaro a Gennaro
Conosciuta in FB, come tante Mamme “speciali” dedica ogni giorno il suo saluto e il suo pensiero all’adorato Figlio, mancato il giorno di Natale 2011… mentre Gesù nasceva per dare speranza agli uomini sulla terra.
IL SILENZIO
Ascolto il silenzio….
Mi parla di te…
Mi narra di un giovane meraviglioso
Le cui gesta varcarono
montagne e attraversarono Oceani….
Col solo intento di essere utile al prossimo.
Il silenzio mi sussurra
il grande amore che nutrivi
per i tuoi genitori e….
….e il desiderio di “costruire” una famiglia tua
Di essere padre e poi nonno….
Il silenzio non sa il mio dolore
Perche’ urlo dentro.
Implodo quasi per punirmi…
Dovevo esserci io dove sei tu,
Da dove non si torna piu’…
Dove regna il silenzio….
Il silenzio
In silenzio
“Ormai ha fatto i cuccioli dentro di me”
LucyGennyC.
Eri in me…
Prima ancora che nascessi
Eri in me…
Il mio cuore e il tuo battevano all’unisono…
Ti parlavo e ascoltavi…
Ammutolivo e tu scalciavi…
Eri in me…
Accarezzavo il pancione e col piedino seguivi la mia mano…
Eri in me…
Avevi fame
Avevo fame
Ogni gesto ogni emozione vissuta in due
Eri in me…
Ti amavo in un modo diverso poi…sei nato, e li’ inizio’ l’amore fatto di coccole, ninna nanna, baci e contatto fisico.
Un amore grande ogni giorno di piu’, sei cresciuto nell’amore con amore ma……..
Un bel giorno un fulmine ha folgorato le nostre vite…
Sei volato via con un batter d’ali e io…ora…mi ritrovo qui’…
ad amarti come allora, quando
Eri in me
E ancora una volta….
SEI IN ME………………………..
La tua mamma ♡
Ti ricorderai di me,
Quando ci incontreremo in paradiso?
Dimmi ci ritroveremo ???
Lo so, ora, devo essere forte
e andare avanti,
perché so che….
non e’ ancora giunto quel momento…..
La vita ci ha messo in ginocchio.
Il tempo ha spezzato i nostri cuori,
Abbiamo pianto , urlato e implorato clemenza ….
Dici che non ci saranno più lacrime in paradiso,
Ma intanto siamo qui
Sospesi tra cielo e terra
Tra cielo e mare …..
Il tuo mare…..
Quel mare che ti ha cullato cosi’ a lungo….
Che ti ha visto navigare
E le stelle han segnato la rotta
Illuminandoti la via.
Sei figlio del vento,
Del sole,
Del cielo e del mare….
Ma sei prima d’ogni altra cosa …
FIGLIO MIO.
Devo essere forte e andare avanti,
Ma tu Gennaro sai che….
che non posso stare qui
Il mio posto ,
Mio e di tuo padre,
E’ con te…..in Paradiso !!!!
–LucyGennyC.–
A te, Andrea, figlio mio, presenza costante nella mia vita,
angelo fedele e guida delle mie giornate, fonte della mia serenità e della mia pace,
ho dedicato la prima pagina del nostro sito A.C.S.S.S.
nel giorno in cui hai raggiunto la Luce Infinita.
Sempre più in alto vola, tesoro mio, vola! Mamma
Andrea Cattani, sottotenente dell’Esercito Italiano, Corpo delle “Aquile” in forza presso il distaccamento della Regione Nord Est di Padova, insegnava ai suoi giovani allievi a guidare i mezzi pesanti. Aveva chiesto di partire per il Kossovo. E’ mancato il 5 dicembre 1991, all’età di 22 anni, in una splendida serata, mentre si era appena allontanato dalla Caserma di Prato della Valle. Unica vittima, era trasportato e la macchina, guidata da un ufficiale di polizia suo amico, è stata messa fuori strada da un gruppo di balordi, andandosi a schiantare contro un platano.
Soldati di oggi, di ieri, di sempre!
Giorni di guerra alle porte, terribili per tutti, per le popolazioni attraversate da condizioni di lacerazione senza precedenti e famiglie che hanno donato i loro figli per una causa, ritenuta giusta e che li hanno visti a terra, dilaniati dalle bombe e da armi assassine. Che fine hanno fatto questi giovani soldati, ancora bambini, figli di mamme e di papà che abbiamo visto piangenti alla televisione?
Ho pensato alla preghiera che ho trovato nella tasca della divisa militare di mio figlio: un foglietto stropicciato, perciò letto quotidianamente.
“Signore, che hai costituito di tanti popoli l’umana famiglia, guarda benigno a noi che abbiamo lasciato le nostre case per servire l’Italia” .
A questo punto voglio lanciare un messaggio personale, affinché il contenuto dello stesso, sia di conforto a tanti genitori che si trovano nell’ansia e nel dolore.
Ho visto Andrea, pochi giorni dopo la sua dipartita, al mio fianco, nel dormiveglia, ai piedi del mio letto. Mi ha guardato sorridente e mi ha detto: “Sono partito per una missione di pace. Ho tanti incarichi da svolgere”.
Lui, ufficiale dell’Esercito Italiano, amava profondamente la sua missione ed io ho continuato il mio cammino al suo fianco per chiedere a Dio, creatore con me della mia creatura, quanto ho dichiarato subito, la sera stessa dell’incidente mortale:
“Ecco Signore, questo figlio che mi hai donato per ben 22 anni io te lo offro, ma servitene, come meglio vuoi, come tu sai. Lui è capace; l’ho educato buono e generoso. Ora è uno strumento nelle tue mani”.
Così quel Dio di amore, che non vuole mai il male, anche se lo consente, nella Sua grande misericordia ha permesso che il dialogo con la mia creatura continuasse.
Ed ora veniamo al fatto che vorrei definire “supernormale”.
“Era denominata ”Canguro” l’ operazione iniziata il 2 luglio 1993 in Somalia, alle prime luci dell’ alba, nella zona dell’ ex pastificio a Mogadiscio, da parte degli uomini del contingente italiano. L’ azione consisteva nel rastrellamento di un’ area dove si presumeva fosse installato un deposito di armi. Prima dello scontro armato, nei confronti dei militari italiani c’ era stato un fitto lancio di sassi; i parà avevano risposto sparando alcuni colpi in aria. Sarebbe stato a questo punto che alcuni cecchini somali hanno cominciato a sparare. Oltre a Pasquale Baccaro, le altre due vittime degli scontri a Mogadiscio furono il Sottotenente Andrea Millevoi, in forza presso i Lanceri di Montebello di Roma, ed il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi del 9/o Battaglione Col Moschin. Lo si apprese da fonti militari italiane”.
Quella sera del 2 luglio 1993, io, mestamente, manovravo il mio registratore, mentre in lontananza sentivo il telegiornale che trasmetteva notizia dell’efferato delitto ed ho pensato alle povere madri a cui mi sentivo particolarmente vicina. All’improvviso una voce timbrica mi raggiunse dal nastro che si svolgeva: “Sono andato ad accogliere il Tenente Andrea Millevoi!” Avvezza ormai ad ogni sorta di comunicazioni, tornai perplessa alle mie mansioni.
Qualche mese dopo, nella mia abitazione di Padova, ricevevo una telefonata che mi lasciò a dir poco strabiliata: era la mamma del Tenente Andrea Millevoi che mi chiamava da Roma per dirmi di avere avuto il mio numero di telefono da una conoscente con cui si era trovata, insieme ad altre mamme, presso una medium. Mi diceva che aveva voluto contattare il figlio e, alla domanda come era avvenuto il trapasso, la risposta era stata: “Mi è venuto incontro il Tenente Andrea Cattani di Padova”.
Non aggiungo altro; il fatto ci commosse entrambe e ci stringemmo, simbolicamente, in un abbraccio commosso e fraterno.
Ho visto, per la prima volta, questa “madre di guerra” qualche giorno fa, in una trasmissione televisiva, dove raccontava la vicenda della morte del figlio ed ho pensato a questo fatto “nostro”, intimo, segreto, ma che ci ha visto sorelle con un figlio da un lato ed uno dall’altro uniti nella dedizione, nel servizio, nel valore civile e religioso e nell’amore che travalica ogni confine!
Con la morte di Francesca, tanto inattesa quanto imprevista (una ragazza che scoppiava di salute) chi più di me sente il peso, la pena di questa vita?
Ho passato un lungo periodo di difficoltà terribile, oserei dire terrificante, da non augurare neanche al peggior nemico sulla faccia della terra. Il mio mondo è stato messo a soqquadro; la mia vita ancora adesso, assomiglia ad una strada di montagna, con un tornante dopo l’altro. Il dolore è una Realtà Inevitabile! Anche sulla Bibbia sta scritto: “Piangerete come il dolore della perdita del primogenito”; il dolore più grande che un essere umano possa subire.
Il dolore non si attenua, ma siamo noi che ci adeguiamo al dolore… Ci attrezziamo a sopportarlo! Nel mio caso, ascoltando i Richiami di Gesù in Croce. Sì, perché il Suo Calvario si è fuso con il mio e dalla Sua Croce io traggo la Sua forza per andare avanti. Il dolore mi ha fortificata!
Io non ho più paura di niente, meno che meno che della Morte!
Ho una figlia in Paradiso che mi aspetta; ha preparato un posto per me!
In questa tribolazione, c’è la mano del Signore che mi chiede di riposizionarmi in Lui… Accetto la sua Volontà!…
M.G.
Claudia di Eleonora
Mi riapproprio del mio passato che è il mio presente e resto in me, piccola, fragile, piena di te, immagine di quello strano noiche ci racconta di sé. Una volta iniziasti a girare, quella volta non volevi più smettere la tua danza… inciampasti, ti aggrappasti a me… continua a farlo, mia essenza, continua a volteggiare veloce e leggera quanto più puoi, continua a cadere serena, io ti reggerò per sempre.
Gigi di Pasqua Gina
…e guarderò sempre più spesso il cielo
la luce disperderà il buio….
forse un giorno riuscirò a trovare un nuovo
equilibrio
un equilibrio tra la lacerazione della perdita
e la speranza…..
troverò la voglia di ricominciare a vivere,
non solo a sopravvivere…..
Ilaria di Maria Grazia
Ho avuto due figlie meravigliose: Ilaria ed Alessandra. Due figlie che sono state la mia vita ed alle quali ho dedicato ogni mio pensiero dal giorno in cui sono rispettivamente nate. La mia vita era divisa tra loro, i miei progetti divisi tra loro, il mio futuro diviso tra loro.Tutto programmavo pensando a loro due.Fino al 6 Aprile 2009, giorno in cui da qualche parte era segnato che la mia vita doveva cambiare per sempre.
Il 6 Aprile 2009, c’è stato il terremoto a L’Aquila. Ilaria era lì, stava per laurearsi in Ingegenria Edile Architettura. Era lì, doveva consegnare delle tavole e lo doveva fare il martedì’ ed il mercoledì successivo…Aveva lavorato fino alle due , due e mezza della notte, alternando momenti di lavoro a momenti di fuga e di paura, perchè vi erano state delle scosse anche lle 23, 30 e all’1 di notte.
Con lei c’era Paolo, il suo ragazzo e compagno di studi, che non l’aveva lasciata perchè lei aveva paura….io l’ho sentita fin verso le 22, 22 e 30 , poi ero tranquilla…Mi aspettava l’inferno e non lo sapevo. Sono andata a dormire ignara che il mio risveglio sarebbe stato in una realtà diversa e mai più avrei recuperato la serenità di quel momento.
Ilaria è andata via con Paolo. Sono andati via vicini, abbracciati mentre dormivano, stanchi del lavoro della giornata….Ilaria si è portata via una parte di me, una parte della mia vita. Aveva 25 anni, 25 splendidi anni, vissuti come una ragazza bella, intelligente e dolcissima, amata da tutti quelli che l’hanno conosciuta, stimata da tutti quelli che l’hanno conosciuta. Mi è caduto il mondo addosso.
Da quel momento è cambiato tutto, non ho più la stessa visione della vita, non riesco a programmare il mio futuro, nemmeno quello più vicino….Mi manca la mia stellina, mi mancano i suoi sorrisi, gli sguardi d’intesa tra noi, il nostro parlottare….Eravamo molto complici e vicine…
Non so descrivere la fatica di ogni giorno nell’alzarsi ed affrontare la vita sapendo di non averla più vicino….fisicamente intendo….
la voglia di abbracciarla, di sentirla, di baciarla…di coccolarla tra le mie braccia… di non lasciarla andare via…. mai da me…ed in tutto il buio della disperazione, trovare solo la forza per sussurrare “Signore aiutami”
e trovare la forza di parlarle per dirle sempre ed in continuazione ” Ilaria non andare mai via, stammi vicino, stammi vicino, tienimi stretta a te, anche se non ti vedo”.
La immagino bella , tranquilla, ma so che li mi vede soffrire e soffre anche lei con me…. ma io anche se mi sforzo a non soffrire non riesco. Riesco a fingere quello sì, ma non è la stessa cosa.
Fingo e mi faccio forza per l’altra mia figlia Alessandra, che ha diritto ad una vita serena….ma fingere è una cosa, essere è un’altra.
Mi rimane la preghiera, mi rimangono i segni d’amore che Ilaria mi invia e che mi danno tanto conforto, ma non riesco a considerare la vita se non un contatore che gira alla rovescia fino al giorno in cui la rivedrò.Mille baci Ilaria. La tua mamma.
Umberto di Fiorella
Sono la mamma di Umberto Pasanisi, sino al 16 giugno 2007 la mia vita era retoricamente normale e felice: Un marito, una figlia di 28 anni, un figlio di 21, meravigliosi, sereni. Che cosa avrei potuto volere di piu’???? Il 16 giugno2007, alle 20 circa, non c’era piu’ niente di normale, il vuoto il baratro:Umberto… a causa di un incidente stradale, con la moto, era letteralmente volato via. In quel momento di me persona della mia vita, della mia anima rimane ben poco, forse nulla. Mi aggrappo a Carlo, mio marito, a Silvia mia figlia, entrambi rocce di granito e perno portante della mia rinascita. A loro va il mio grazie piu’ grande e piu’ forte, ed è grazie a loro se oggi posso raccontare la mia storia. La telefonata, mi giunse verso le 20 di quel tragico sabato.Qualcuno, con voce sommessa, mi disse che Umberto aveva avuto un grave incidente e che purtroppo non c’era piu’. Per qualche secondo rimasi intontita, poi un dolore gelido mi pervase, accompagnato da lacrime caldissime e urla di strazio.Ero a 900 km di distanza(noi siamo a taranto e lui era a parma) non volevo crederci, non poteva essere vero.Tutto era finito e io con lui.Speravo in un miracolo all’ultimo momento.Pregavo Iddio di farmi arrivare in tempo. Darmi e dargli una possibilità, poterlo stringere e gridargli nell’orecchio che ce la poteva fare.Accarezzarlo e coccolarlo cosi’ come piaceva a lui, fino a fargli riaprire quegli occhi splendidi che aveva e fargli ritornare quel sorriso simpatico che lo distingueva da tutti. Ma questo non mi è stato concesso. Il mio piccolo ormai non c’era piu’. Vivo insieme alla mia famiglia giorni tremendi, quel 16 giugno ha segnato la fine della nostra serenità.C’è ancora incredulità per cio’ che è successo. Dolore e rabbia si alternano. Abbraccio mio marito e mia figlia e insieme piangiamo. Non sappiamo come continuare a vivere nel vuoto incolmabile che Umberto ha lasciato. Ma in ogni caso, la nostra vita non potrà essere piu’ la stessa. Ci era stato strappato un ragazzo dolce e sensibile, dal carattere gioioso, pieno di vitalità e attenzione per gli altri, un ragazzo dai sani principi, con grandi progetti per il futuro. Si, ero cattolica, ma le chiese li’ ed io qui. Allora mi chiedevo:Se è vero che LUI c’è, come poteva togliere un figlio ad una mamma???? Ho cominciato a cercare, cercavo i suoi uomini,i suoi sacerdoti, assetata della mia umana giustizia. Volevo delle risposte a tutti i costi. Ho incontrato solo belle parole:signora si faccia coraggio, bisogna andare avanti eccc. Ma le risposte alla mia angoscia? Nessuna! Poi, un caso, diciamo cosi’,un frate francescano,semplice, molto colto,testardo.
Ero distaccata,pensavo, il solito prete che vuole giustificare il suo diciamo”superiore”.Passano i giorni, i mesi e il frate a goccia lenta diventa un tramite, tra noi e DIO.E noi su e giu’ su un’altalena: oggi la speranza e subito domani giu’ verso l’angoscia.Qualche mese dopo, decide di celebrare una messa per i giovani defunti…… non sopporto sentir chiamare mio figlio defunto.La sera della messa, quante mamme, quante lacrime, quanto dolore palpabile. E lui? Che dice nell’omelia? Comunicate, parlate dei vostri figli, con i vostri figli, loro sono qui con voi, in mezzo a noi, siete voi che non li vedete.Ma se alimentate la vostra fede, alla fonte, a quel crocefisso lassu’, capirete che il progetto non è vostro, non è nostro.Poteva essere una semplice omelia, ma era un invito a tutti noi ad incontrare e riabbracciare i nostri figli in cielo con gli occhi dell’AMORE DI DIO. LA FEDE. E che fare? Io niente…… Umberto molto……… DIO tutto. Cosi’, in punta di piedi, mi sono riavvicinata a quel DIO con cui ero molto arrabbiata.Sono iniziati i primi messaggi d’amore di Umberto, fino ad arrivare a voi, mamme stupende, di altrettanto ANGELI MERAVIGLIOSI.Grazie di cuore a tutti voi, che mi fate incontrare con il mio cucciolo tutti i giorni.A tutte, ma proprio a tutte, UNA CAREZZA AL CUORE!!!!!!!!!
Elena, Mamma di Alessandro… sono partiti in quattro!
Dolores guarda la figlia ormai Mamma, pensando a Daniele
ALLA DONNA PIU’ IMPORTANTE DELLA MIA VITA MIA FIGLIA
ECCOCI QUI, ERA TANTO CHE NON TI SCRIVEVO.OGGI VOGLIO SCRIVERTI TUTTO CIO’ CHE SEI,SEI DIVENTATA UNA DONNA HAI DUE BIMBI MERAVIGLIOSI ,E SEI UNA MAMMA MERAVIGLIOSA, TI VEDO QUANDO CON MELISSA GLI RACCONTI LE FAVOLE TI HO SENTITA CANTARE UNA NINNA NANNA CON UNA VOCE COSI DOLCE PIENA D’AMORE PER LEI CHE SI STRINGEVA A TE ,TI ASCOLTAVO E MI COMMUOVEVO FINO ALLE LACRIME.SEI CRESCIUTA ATTRAVERSO IL DOLORE RICORDO CHE VENNE UN PERIODO CHE NON VOLEVI NEANCHE CHE TI ABBRACCIASSI TANTO ERI ARRABBIATA COL MONDO INTERO .TI AVEVANO TOLTO LA PERSONA CHE AMAVI DI PIU’ TUO FRATELLO ORA LUI SARA’ FELICE DA LASSU’ GUARDANDOTI CON LA TUA FAMIGLIA .POI TI E NATO IL SECONDO FIGLIO HAI VOLUTO CHIAMARLO COME LUI DANIELE TI GUARDO QUANDO LO ALLATTI AMORE MIO NON SAI CON CHE TENEREZZA GUARDI TUO FIGLIO .MI DIRAI E TUTTO NORMALE, MA NON PER ME ,DOPO TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO PASSATO E CON TUTTO IL DOLORE CHE CI PORTIAMO APPRESSO SEMPRE .VIVO PER TE ,GRAZIE AMORE MIO TU MI HAI DATO LA FORZA DI ANDARE AVANTI ,GRAZIE PER LA DONNA CHE SEI ,GRAZIE PER LA MAMMA CHE SEI ,SAI DONARE AMORE HA CHI TI CIRCONDA. MIO DIO SEI DIVENTATA GRANDE. TI VEDO SERENA FELICE CON TUO MARITO ,E MI SENTO SERENA .SAI HO DESIDERATO TANTO MORIRE SONO CONTENTA DI AVER RESISTITO A NON FARMI DEL MALE PENSAVO CRI HA BISOGNO DI ME NON POSSO .SEI COSI BELLA MA PER UNA VITA INTERA TI O SEMPRE DETTO CHE LA BELLEZZA VERA E QUELLA CHE SI HA DENTRO, TU NE SEI PIENA ,SEI LA MIA VITA TU E TUO FRATELLO LE COSE PIU’ BELLE CHE GESU’ MI HA DONATO .PICCOLA SEGUI SEMPRE IL TUO CUORE ,E COME IL TITOLO DI QUEL LIBRO TI DICO VA DOVE TI PORTA IL CUORE SEMPRE …. CON AMORE LA TUA MAMMA
PER DANIELE GLI SCRISSI QUESTA LETTERA QUANDO AVEVA 22 ANNI IL PRIMO NOVEMBRE NE AVREBBE COMPIUTI 39
pubblicata da Dolores il giorno venerdì 29 ottobre 2010 alle ore 18.49
MI SPOSAI GIOVANE ,E INCOSCIENTE, MI DISSERO CHE ASPETTAVO UN BIMBO… MI SEMBRAVA UN GIOCO NON CI PENSAVO PIU’ DI TANTO. VENNE IL GIORNO CHE NASCESTI QUANTO DOLORE..CAPIVO SOLO QUELLO ,POI SENTII IL TUO PIANTO,CAPII CHE TUTTO QUESTO NON ERA UN GIOCO,PIU’ PIANGEVI E PIU’IO MI SCOGLIEVO IN UN MARE DI TENEREZZA ..IN QUEL MOMENTO DIVENTAI MAMMA TENERAMENTE TI PRESI TRA LE BRACCIA. TI AMAI. TI AMAI DI QUEL AMORE UNICO TOTALE .GRESCEVI BIRICCHINO E BELLO,E IO CRESCEVO CON TE.MI INSEGNASTI A FARE LA MAMMA ,TI INGELOSIVI SE QUALCUNO PER STRADA OSAVA GUARDARE LA TUA MAMMA ORA SEI UN UOMO IL MIO AMORE PER TE E GRESCIUTO ANNO PER ANNO. IO SONO DIVENTATA MA’ NON PIU’ MAMMINA, ANCHE I TUOI ABBRACCI SONO DIVERSI.MA IO CONTINUO E CONTINUERO’ A SENTIRE L’AMORE..CHE CI LEGA.L’AMORECHE MI PORTI, DOLCE, CARO, E UN PO’ RUDE ……A DANIELE CON AMORE MAMMA
Una madre come me, di una splendida creatura volata prematuramente nella Luce, lasciandola accudire i suoi tre piccoli, dedica alla Figlia adorata queste brevi note.
Tu che amavi il vento
e gli parlavi
come fosse un angelo
che ti portava il profumo del Paradiso..
Tu che amavi il mare
e gli confidavi i tuoi segreti
come uno scrigno
che li custodiva…
Tu che amavi i fiori
e li curavi
perché erano il volto dell'amore…
ora sei vento, fiori e mare
ora sei luce, notte e amore
ora sei terra, cielo e nuvole,
e con essi voli
dove i tuoi sogni t'aspettano.
Tu che mi chiamavi mamma,
ma io ero tua figlia,
tu che mi stringevi forte
a guardando la luna
sospiravi…
ora siedi ai piedi dell'universo
ma rimani nel nostro cuore
per sempre….
Questa è la storia della breve vita del mio angelo, nata con il sole e volata con la luce nel cuore.
In quell'alba di primavera, mentre la stringevo accarezzandole i capelli, un dolore, inesorabile e inarrestabile come un'onda mi prese l'anima, ed io impotente sentii nella testa…"ora sei orfana", io madre, orfana di te, non ti avevo mai detto addio, non avevo mai preso in considerazione l'idea che tu volassi via, ma l'ultima volta tu mi hai chiamata "mamma", e questa parola riecheggiò in me, fino al centro della mia anima, come tutte le verità, sentivo con certezza che non sarei mai più stata felice.
Un brivido mi assalì, nascosi il volto tra le mani, ma non provai conforto, il mio cuore aveva un battito diverso, un'eco di solitudine…e sentivo che sarebbe stata la compagna dei miei giorni..e mentre il panico accelerava il respiro…cercai di afferrare qualcuno che non c'era più, non c'era più nessuno !!! Poi nel silenzio delle mie lacrime qualcosa mi consolò, qualcosa di dolce e piacevole, l'Amore infinito e Divino di Dio…
Sapevo che ormai era lì che ti avrei trovata…nel Suo amore, nel mio respiro….nella mia anima.
Andrea si è manifestato dicendo: “Vi do un dono di Dio” e come dono abbiamo vissuto la nostra esperienza di comunicazione, unitamente a tutti quei piccoli indizi che ci hanno dato conferma della sopravvivenza, dopo la vita terrena.
Ho posato il capo sulla pietra nuda della cappella dove abbiamo composto le splendide spoglie del nostro adorato figlio Andrea ed ho avvertito che emanava un debole vapore. Ho azzardato una carezza ed un alito di vento mi ha accarezzato il volto, i capelli. Ho pensato: “Mancava questo soffio! Dio è qui!” Sulla mensola a fianco ho posto un cero, simbolo delfuoco e sul ritratto ho appeso una colombina bianca.
La mia Fede nei doni dello Spirito, questo gigante invisibile che tutto sostiene, questo architetto che progetta e crea, è una Fede poverella ma che tutto attende, perché tanto mi ha sostenuto e mi ha dato la certezza che tutto riconducea Lui.
Dono dello Spirito, dunque. Non gradisco mi si dica che sono un soggetto “dotato” o che si parli di medianità. “Medium” dicono gli studiosi, è il soggetto che fa da tramite tra la dimensione terrena e quella spirituale, tra l’aldiqua e l’aldilà e che produce fenomenologie psichiche. Notiamo “produce”. Con tutto il rispetto per questi soggetti “dotati” alcuni dei quali si prodigano per lenire cuori straziati, come madre non desidero che gli incontri con mio figlio, quei momenti di adorabili amplessi fra il cielo e la terra, siano pasticciati da illazioni spiritistiche.
Vivo nel silenzio, in devoto, fiducioso ascolto quanto lo Spirito vuole ispirarmi, nella consapevolezza che mentre arranco, cado, mi riprendo, Andrea di là mi sostiene nella quotidiana fatica e mi indica la via da seguire.
Solo un grande dono potevariuscire a colmare il vuoto ed un grande dono ha pervaso la mia debolezza, la mia disperazione. Dio mi ha visto povera fra i poveri ed ha avuto pietà di me, inviandomi, come una nuova Pentecoste il carisma dell’ascolto e dell’autentica partecipazione alla Comunione dei Santi.
I Santi non sono quelli con l’aureola, ma tutti i vivi in Cristo Signore, come è vivo il mio Andrea e tutti i “Ragazzi” che si definiscono “di Luce”, i nostri cari Figli che ci hanno preceduto e ci preparano il cammino verso la terra del Padre.
Lo so che questi figli ci mancano, che mio Figlio mi manca…tanto! Sarei tentata di dire che mi è stato rubato nella stagione più bella della vita e che aveva diritto di vivere. ma so anche che non possono essersene andati per un tragico gioco, per un nonnulla, per lasciarci sole in questa palude in cui sembriamo imputridire.
“Orfane dei figli” ci definisce Mario Mancigotti e i nostri figli, come Roland, come Andrea, lo sappiamo, ci guidano e ci tengono per mano come bambini, come noi abbiamo fatto con loro fin dalla nascita terrena.
Le madri della speranza, checché ne dicano o ne scrivanohanno superato l'atteggiamento di un amore egoistico, fine a se stesso, per divenire apostoli di un amore universale rivolto ai sofferenti, agli umili, per vivere l'esistenza come un cammino verso la terra del Padre, in un inesauribile dono di se stesse.
La “speranza” non è un termine da manuale, fatto per dare prestigio all’immagine del nostro Movimento; la Speranza, come indica S.Paolo ai Corinzi,è uno dei doni più grandi dello Spirito. Essa ha un ruolo fondamentale nella vita e si colloca al livello soprannaturale delle virtù derivate dalla grazia; è offerta ad ogni uomo che non è ancora giunto alla visione. Pensiamoci bene: i nostri Figli non hanno bisogno di questo dono. Non debbono più sperare in ciò che hanno già, che già vedono, di cui già godono.
Per noi, la speranza è un dono che, in un certo modo, ci fa “passare al di là del velo” come dice la lettera agli Ebrei.
Lo Spirito soffia dove e quando vuole!
In questo giorno, a Lui dedicato dalla chiesa tutta, lo Spirito Santo non ha bisogno della mia campagna pubblicitaria edio vorrei parlarne senza annoiare, né limitarmi a gargarizzare parole. Unica condizione è quella che insieme proviamo a srotolare la vela della buona volontà per avere la costanza e la gioia di scattare in avanti e prendere al volo il soffio dello spirito per non essere anime “sotto spirito”.
Lo Spirito si manifesta come “vento che si abbatte gagliardo” sta scritto negli atti degli Apostoli. La risposta è nel vento, disse Papa Giovanni Paolo II, parlando dell’approssimarsi della fine del Millennio e riflettendo sul rinnovamento del cristiano.
Immagine indovinatissima quella del vento. Cosa c’è di più libero e impalpabile? Lo senti, ma non sai da dove viene e dove va. Agisce come e quando vuole: tutti possiamo diventare protagonisti della storia. Buttiamo via la veste dell’egoismo, del pianto inutile, della mestizia. C’è tanto bisogno di anime forgiate dallo Spirito, nella carità, nella disponibilità, nell’aiuto fraterno.
Lo Spirito è Fuoco, come sta scritto negli Atti: “Videro lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro”. Lo Spirito è dunque Luce. Nella Luce dicono di essere i nostri amati Figli. Essi sono illuminati dal dono della Scienza, dell’intelletto, hanno superato la barriera dell’invisibile per vivere nell’avventura appassionante dell’amore eterno. Dice S.Paolo ai Romani “ Se lo Spirito di colui che ha resuscitato Gesù dai morti abita in voi, darà vita anche ai vostri corpi mortali”
Terza immagine dello Spirito Santo è la colomba che fin dalle prime righe della Bibbia si legge che “aleggiava sulle acque. E, ancora, con il ramoscello d’ulivo dopo il diluvio universale. La colomba è simbolo di pace. Uno dei primi messaggi di Andrea diceva “Sono partito per una missione di pace”
Una “missione”… dopo qualche perplessità giungo ad una conclusione: chi può proibirmi di pensare che"mio figlio", questi figli di Luce, questi ragazzi che si definiscono Nuovi Angeli, non abbiano importanti compiti e vere e proprie missioni da compiere?
Se faccio un bilancio di questa lunga mia vita che ho trascorso cercandolo in ogni volto che incontravo, ho visto tanta giovani, strumentalizzati dai mass media per la loro bellezza e la loro forza fisica. Li ho visti ridicolizzati, spogliati, spettinati, con i capelli tinti, rapati a zero scambiarsi epiteti scurrili in un’ebbrezza collettiva e pianificata dalla quale è fatto divieto di uscire.
Mi sono detta che forse mio Figlio vede e guarda questa povera gioventù, sfruttata a fini pubblicitari, catturata dal consumismo, frastornata dal rumore e dai fumi delle discoteche. Sono certa che è ancora vicino ai suoi amici, comprende i loro problemi e le loro angosce… aveva tanti amici ed era con loro solidale e disponibile e, come ha sempre fatto, vuole e può ancora aiutarli. Ed io, allora, perché non dovrei essere anche adesso al suo fianco, con la mia opera di educatrice, aiutandolo nei suoi impegni, come facevo quando gli spiegavo le lezioni… Lui, ora, vede più in là di me epuò comunicarmi quello che può essereil mio compito quotidiano.
Questa non è una pia illusione, o una induzione parapsicologica.
La posta è molto più alta!
“A ciascuno è dato un dono dello spirito”, dice S.Paolo ed io ritengo che tutto sia dono. Il tempo, il dolore e le difficoltà. Non è un merito avere la bellezza fisica o possedere ricchezze. Non è un merito avere questa forza, questa certezza che nulla è andato perduto, che la vita non si spezza che la comunicazione continua “al di là del velo”.
Questo è un donoricevuto, come è un dono la vita che ci è data ogni giorno e che va accettata. Il percorso dell’esistenza umana è programmato da Dio con tappe e soste, a noi non sempre chiare, ma tutte ugualmente importanti. E’ dovere di ciascuno “celebrarsi”, cioè vivere con forza il misterodi ogni giorno. Guai se mancassimo all’impegno! Ho pensato fin dall’inizio della nostra vicenda che non volevo perdermi per non perdere Dio e mio Figlio in Lui.
Nel prefazio sesto delle Domeniche del tempo ordinario, la liturgia dà una sublime risposta alla domanda che il poeta Giacomo Leopardi pone alla luna: “Dimmi ove tende questo vagar mio breve?”. Cioè, che senso ha la mia vita e quindi il mio attendere. sperare, patire e morire?
“Ogni giorno, dice il testo liturgico, del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo, o Signore, del tuo amore per noi, è un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo spirito e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza nella Pasqua eterna del Tuo Regno!”
A questo richiamo si aggiungono i messaggi che dall’alto, istruiti dai loro maestri ciinviano i nostri Ragazzi, a loro volta istruiti dallo spirito.
Questa solidarietà tra gli uomini della carne e uomini dello spirito è la vera interpretazione della Comunione dei Santi.
Convinciamoci che i messaggeri che provengono dall’oltre, da una dimensione invisibile nella quale spaziano liberi di amare, ammirare, aiutare, comunicare come veri e propri ripetitori, ricevono direttamente da Dio la loro missione.
Ed in Dio, con i nostri cari, ci sono schiere di Santi, di pensatori, di mistici, di profeti, di apostoli. come Padre Pio e Madre Teresa e infine il nostro amato Papa Giovanni Paolo II°.
In questi tempi si è aggiunta a loro una schiera sempre più vasta di giovani perché dal cielo comunichino all’umanità ciò che essa non vuole e non ha saputo ancora riconoscere.
Scrive Jean Prieur: “I messaggi, come quelli di Roland, raggi emanati dal Cuore divino, sono uno dei mezzi utilizzati dal Signore per dar corpo all’amore che nutre per noi, per accrescere la conoscenza e per restituire alla terra il suo ruolo originale di Paradiso.”
“AU DIAPASON DU CIEL:
LO SPIRITO SOFFIA DOVE E QUANDO VUOLE.”
“Mamma, ti ho messo in sintonia col diapason del Cielo”.
Negli anni quaranta una piccola donna, Marcelle de Jouvenel, appartenente alla cerchia dei più illustri talenti della Belle Époque parigina, perde il suo unico figlio non ancora quindicenne e, ad una donna di mondo quale lei era, è data una esperienza unica, a quel tempo, di comunicazione con il giovane Roland che le detta meravigliosi messaggi che egli definisce “le mie tavolette d’Oro”. Persona di particolare fascino, colta, scrittrice e poetessa, elegante e artificiosa, mondana negli atteggiamenti, era sprovvista di qualsiasi formazione religiosa
Lo Spirito soffia dove e quando vuole. E’ forse capriccioso il soffio dello Spirito? No, diciamo piuttosto che è libero.
Ma perché a Marcelle de Jouvenel è dato di essere partecipe di una vicenda tanto singolare? Non vi erano state forse altre madri che avevano perso i figli nella catastrofe della guerra? Viene da pensare che, nel periodo postbellico, nella desolazione del contesto europeo,fosse necessario che il “diapason del cielo” raggiungesse un personaggio noto, capace di influenzare gli uomini e le donne del suo tempo. Marcelle, infatti, dichiara: “Sono stata gettata in un’avventura che, senza dubbio, all’inizio, mi ha più spaventata che convinta. Libera di scegliere, mi sarei sottratta a quel compito…”
Ma il figlio tanto amato non l’abbandona e la porta ad intraprendere un percorso spirituale straordinario e sconvolgente, che l’avvicina ai vissuti dei grandi mistici. Marcelle si dispone attenta agli insegnamenti del figlio che la forgia spiritualmente e la porta a stilare contenuti e concetti, inerenti la dottrina cattolica, a lei ignoti, che l’affascinano e le fanno mutare le scelte di vita e la portano a rendere un’incisiva testimonianza con la pubblicizzazione dei messaggi di Roland.
L’ambiente in cui si propaga la notizia e cheviene posto davanti all’eterna questione della sopravvivenza post-mortem e delle comunicazioni con l’aldilà è quello dell’élite intellettuale francese.
Siamo nell’immediato dopoguerra; i messaggi vengono raccolti e pubblicati riscuotendo commozione ed interesse, oltre che a qualche naturale scetticismo.
“Au diapasondu Ciel” è un libro scritto a quattro mani, da una parte Roland, dall’altra Marcelle; una madre ed un figlio che si parlano, si amano come un tempo, nella vita terrena. Roland ricolma la madre di premure, di tenerezze. Quando lei cede egli la raddrizza, le fa coraggio, le chiede di parlare alla gente del loro contatto.
Finalmente qualcosa di tangibile per chi è disperato! Le parole scritte sembrano offrire una risposta segreta ad una speranza diffusa, che non è una semplice pia scappatoia, alle madri che avevano perso giovani figli, soprattutto nelle campagne di Francia del 30/40 e del44/45 a cui si sarebbero aggiunti i caduti d’Indocina e d’Algeria.
Perché a Marcelle questo dono dello Spirito, perché questo compito? Nessun filosofo, nessuno scienziato, nessun giornalista, nessuno di quelli che fanno opinione avrebbero ottenuto la stessa risonanza intorno a fenomeni di cui, fino ad allora, si era parlato solo a bassa voce.
Intervengono illustri esponenti della chiesa, quali Padre Daniélou che nella rivista “Études” definisce il testo dei messaggi “un documento prezioso, in grado di far risuonare la certezza che l’aldilà sia lo sviluppo reale dell’essere”;il Rev.do Padre Valette, domenicano, così si esprime “niente di questo insegnamento si oppone ai dati più certi della fede” il Rev.do padre Louis Beirnaert scrive “Dio si serve di tutto per raggiungere il cuore dell’uomo. “Au diapason du ciel” è tutt’altro che un racconto di un’esperienza parapsicologica. Ricondotto al suo contenuto è soprattutto la testimonianza di un’ascesa spirituale verso la fede”.
La ferita che si apre nel cuore di una madre per la morte di un figlio, schiude la porta di Dio e ci rende partecipi dei doni dello Spirito.
“Mamma, ti ho messo in sintonia col diapason del Cielo”, dice Roland. Il “diapason” è il punto più alto, la massima intensità del Cielo.
Non c’è Pasqua, non c’è Resurrezione che non passi dal crogiolo del Venerdì Santo. La Passione, la sofferenza portano alla Pentecoste.
Iniziamo una nuova pagina con il racconto delle nostre storie. Invitiamo ad inviarcele perché ci danno conforto e fanno bene al cuore.
Maria Grazia mamma di Ilaria 01 luglio alle ore 16.40
Ciao Edda, come va? spero bene…Ti scrivo perché ho bisogno di raccontare a qualcuno che possa cogliere la vera essenza di quello che mi è capitato ieri.
Sono viva per miracolo…oppure per intervento certo di Ilaria.Ti racconto.
Ieri sono andata a fare una causa penale, a Pescara, dove ho finito intorno alle 18,30. Finisco e sono felicissima, perché ho avuto una vittoria strepitosa. Fuori diluvia, man mano che procedo verso Lanciano, il temporale si sposta avanti a me. Arrivo a Lanciano, le strade sono bagnate e viscide. Prendo una scorciatoia che faccio sempre per arrivare in studio. E' stretta e tortuosa, ma comoda, anche se spesso vi capitano incidenti, proprio perché tortuosa, curve chiuse, un po’ stretta… La strada era più viscida del solito, perché l'acqua aveva trasportato della fanghiglia sull'asfalto e pertanto andavo anche piano… Ad un certo punto in prossimità di una circa, la macchina se ne va per i fatti suoi…non la governavo più, una macchina veniva sull'altra carreggiata…mi sono vista già contro la macchina in questione, ma la mia auto, si è bloccata bruscamente e poi come se avesse ricevuto una spinta orizzontale, è stata spinta dentro la mia carreggiata, dove dopo un attimo di stupore, ho ricominciato a camminare, senza che nemmeno il motore si spegnesse…..
Edda credimi….non ho avuto nemmeno il tempo di aver paura, tutto si è svolto rapidamente, ma una cosa è certa, io non ho né potevo fare manovre in orizzontale che facessero fare un saltello alla macchina e la ributtassero nella carreggiata giusta….
Ieri Ilaria mi ha dato una spinta a continuare a vivere…in senso materiale stavolta… segno tangibile che il mio percorso non è finito e che quindi vuol dire che mi devo dare da fare forse anche di più di come faccio, per aiutare quelli che si rivolgono a me per chiedere aiuto….
Solo questo Edda. Volevo che lo sapessi, ti considero un po’ come una sorella e quindi ho voluto dirtelo. Ti abbraccio. Maria Grazia
Le Mamme sognano…
Franca 3 luglio 2011Mamma di Stefano
Ragazze, io ho sognato il mio Stefano il 29 settembre (la notte degli angeli)…era venuto a salutarmi, dicendomi che era con un suo amico e che anche lui era andato a salutare la sua mamma…di non piangere che non serve a niente…però mi …sembrava dispiaciuto e sentivo che aveva tanta nostalgia di noi della casa dei suoi amici…insomma la vita….però mi ha detto che hanno tantissimo lavoro e che non hanno tempo per altro…ma che stanno bene….infatti doveva scappare perché doveva andare a accogliere delle persone con il suo amico…..
Quella notte il 29 settembre 2010 dopo 3 giorni di coma per un incidente stradale è morta Giorgia Vellone..è stata un suo amoretto da ragazzino si sono conosciuti in spiaggia e poi frequentati all'università come amici per anni….chissà se… tutta la sua premura era proprio lei….ho raccontato al parroco il mio sogno e lui mi ha detto che quella è la notte degli angeli…e quel lavoro li…lo fanno solo gli angeli…..questa è l'unica che mi consola…anche se il sogno ha una forte componente umana….ci voglio credere….
Le Mamme hanno le prove…
Ornella la Mamma di Niki
Ora vi faccio vedere una cosa ….Vi premetto che io sono una persona estremamente razionale ….lo avrete sicuramente capito…però una sera mi stavo disperando di pianti …stavo facendo l'azzeramento alla cassa del negozio e fra i singhiozzi mi scivolano di mano questi 10 euro….li raccolgo e mi si gela il sangue…la scrittura …proprio quella di Niki…guardate …perché è caduto solo questo pezzo?????
quando la vita si attacca
pubblicata da Lene Farinato il giorno venerdì 8 luglio 2011 alle ore 8.44
ci si siede sul ciglio della strada ad aspettare e la morte si accovaccia accanto a te ed inizia a pizzicarti e continua a dirti non puoi farcela, vedi, stai cadendo a pezzi… io ti ho saccheggiato, rubato,invaso e distrutto la vita ed ora questa vita ti sta stretta stretta e non ti molla.. e ieri sono andato al cimitero, e prima dall'avvocato e poi da mia madre in ospedale e sulla strada del ritorno mi sono fermato a guardare la barca perché avevo fatto un sogno la sera prima e volevo controllare.. un pullman mi sorpassa sulla statale di Como direzione menaggio mentre metto la freccia per uscire a cernobbio, mi fermo, parlo con un amico, controllo la barca salviamo una gabbianella che era rimasta ferita e guardo l'orologio.. è tardi penso, e poi spero che il pullman sia già arrivato, risalgo in macchina e parto all'altezza di laglio, una coda interminabile, suppongo che ci sia un incidente, i vigili del fuoco iniziano ad arrivare, dico a Barbara.. "meglio mangiare qualcosa e quando la strada si libera andiamo" e lei mi risponde perché non andiamo via mendrisio cosi arriviamo prima, io non so per quale motivo gli dico di no, parcheggiamo e mangiamo sono le 19.00 quando arriviamo al ristorante.. aspettiamo alcuni minuti e poi ci fanno accomodare, mangiamo ed andiamo via… arrivati al fatidico incrocio la protezione civile ci informa che una frana ha bloccato un pullman di turisti sulla strada per Brienno e che probabilmente fino all'indomani la statale sarà impraticabile, allora faccio retromarcia e mi avvio in direzione mendrisio superata la frontiera svizzera arriviamo in autostrada coda interminabile.. immaginiamo che sia dovuto al traffico dei turisti tedeschi in rientro, mi fermo alla stazione di servizio per comprare sigarette e andare in bagno e mi informano che una frana ha colpito l'autostrada per mendrisio.. arriviamo a casa alle due di notte… e mentre viaggiavo pensavo… pensavo alle parole dell'avvocato, alle parole di Barbara.. alla mia bambina… e pensavo… questa vita mi tiene stretto.. e mi chiedevo perché… come mai mi tocca vivere cosi tanto.. è stata una questione di pochi minuti eravamo dietro il pullman che è rimasto bloccato dalle due frane.. chissà forse sarei scivolato nell'acqua del lago ed avrei rivisto la mia bimba.. e poi pensavo ancora… in direzione mendrisio la frana ha sbottato tra le 18e 30 e le 19.00 chissà.. forse se avessi preso la via del ritorno senza fermarmi a mangiare per vivere sarei scivolato nell'acqua del lago di lugano per incontrare la mia bimba.. ed invece…. indenne.. ma la cosa che più mi ha lasciato basito è stato il fatto che mentre cercavo di ritornare a casa via mendrisio la macchina ha iniziato a fare i capricci.. rallentando tutte le spie si accendevano e si spegnevano, le luci della retromarcia rimanevano stranamente accese cosi quelle degli stop ed il sistema di sicurezza faceva rallentare l'auto costringendomi a fermarmi ripetutamente… ho evitato incidenti, smottamenti, frane e quant'altro.. mi è rimasto da pensare che dall'altra parte non hanno voglia di me.. almeno per oggi.. mi tocca vivere ancora e ricordare la mia bimba.. ti voglio bene il tuo papà per sempre
Le Mamme scrivono testi poetici
SOLE DI 1° AGOSTO ….
Laura Mamma di Marian
Quando nel ciel spunta una stella e sulla terra sboccia un fiore…di sicuro al mondo è nata una bimba ….tra profumi e stelle vaganti ecco che cresce …una donnache al mondo si fa forte ,orgogliosa ,coraggiosae se vogliamo ambiziosa ….Il suo cuor…e un mosaico ,la sua mente un mistero….Tu che ami ,piangi e non ti arrendi mai…!..Poi.. dentro di te una vita esplode …ecco l universo si mobilita di gioia….infinita… perché nel mondo l’ amore si moltiplica….Il tuo fiore…coltivato con amore Mariarita ..Tu la nostra bambina dimenticata ..prigioniera di preconcetti ,di falsi credo.. degli insegnamenti insensati , dei pregiudizi …Ti rendiamo il più prezioso dei doni :il sorriso. L’ anima di bambina ferita trafitta da mille spine, rinchiusa nella buia stanza della nostra incomprensione …hai aperto la finestra dei sogni ….schiudendo le ali x volare nei cieli tersi di una vita migliore .Nel silenzio di un giorno qualsiasi ….irrompono sirene ,tam .tam, luci ,foto, grida , pianti ,corse ….e poi fine.Da Angelo nostro….. insieme con gli Angelisulle nuvole sei volata ,così da un attimo di soffio di vita all’ attimo dopo con ali spezzate ti sei precipitata verso quella direzione che non avrà fine ,disperdendoti nell’ immenso di quel mondo celeste che ti apparterà. Ci guarderai dal balcone stellato e come altalena la luna …appoggiata ti cullerai … Arcobaleno di luce , vestita di colori, volerai nell’ infinito….sognante come eri di solito. Io mamma tua sai che non amo le bugie ma ti amo perché tu sei vera ….. sei il nostro sole di 1° Agosto nostro ……….il tuo ricordo , nostro il tuo amore , nostro il tuo sorriso , la tua consolazione , i tuoi occhi azzurri non li dimenticheremo mai mai mai anzi li abbiamo impressi nei nostri . La mia bambolina preferita …….la mia farfalla ……….mi hai lasciato …ci hai lasciato……..la tua Libellula…..
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza.
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Franca Mamma di Felicia
15 Ottobre 2011 /15 Ottobre 2013
Buon Compleanno Celeste dolce Feli!
Se il vento giocherà coi tuoi capelli,
mia sarà la sua timida carezza…
ovunque tu sarai ci sarò anch’io,
sarò per mandarvia la tua tristezza!
Vola piccola…vola… e sii "felice" come il nome che ti è stato dato!
Rosa Mamma di Gianluca
9 Novembre 2008/9 Novembre 2013
"Ti sono vicino con tutto il mio amore.
Vestiti di questa luce e lascia che ti accarezzi… "
Che Dio ti benedica, figlio mio!
Lui che ti ha creato nell'amore
ti accolga nel suo regno
ti conduca nei suoi sentieri di luce
ti faccia avvertire il nostro amore
e la nostra nostalgia,
per ritrovarci, riconoscerci
e abbracciarci di nuovo.
E vivere insieme la vera vita che ci attende.
Giovanna Mamma di Francesco
17 Maggio 2013
Buon Compleanno celeste!
E cadde il gabbiano fu spezzato il suo volo…
Un attimo prima si librava veloce sulle ali che adesso han forma di croce…
Dalla terra al cielo ritorna ogni cosa….
Così il gabbiano rivive nel suo invisibile volo♥…..
Francesco….♥
….e per me …tu avrai vent’anni ..per sempre ….
..Auguri …Francesco …piccolo amore mio ….♥
…Ama in pienezza… …perche' cosi' facendo,colmerai il vuoto di molti…
Alessandra Mamma di Fabrizio
9 maggio 1998/2013
Buon Compleanno Celeste Fabri!
Grazie Fabrizio per avermi aperto le porte dell'eternita'
I sogni sono come piume: se nella vita ne raccogli abbastanza, un giorno spiccherai il volo alla volta dei tuoi sogni….
“…dolori butta… lo sai lui ti segue…”
Tutto è come deve essere !!!
Amore, odio, rancori, gelosie, bontà, cattiveria, sofferenza, benessere…..tutto arriva per aiutare la nostra crescita.
Non guardiamo cosa l'altro ci offre o ci infligge, consideriamo la chiusura del suo Cuore, una possibilità in più per imparare ad amare e che il Cielo ci guidi, come sempre ♥
Mamma e Papà
Tiziana Mamma di
Devan 28 marzo 1999 /2013
BUON COMPLEANNO CELESTE
Devan!
So che la vita senza di te é dura ma ho promesso di donarti la serenitá
e il regalo che ogni anno ti ho donato e ti doneró per il tuo compleanno, é un sorriso al cielo perché tu sei piú importante del mio dolore…
e se io sorrido, so che ti fará fare capriole d'amore.
Vola mio piccolo grande uomo, il nostro amore non morirá mai!
Mamma ti sono accanto, ascoltami, sentimi. Le mie braccia sono forti, ti sorreggeró
fino a quel giorno che ci riincontreremo e sará per sempre.
Stefania Mamma di Federica
18 Marzo 2010–18 Marzo 2013
…il tuo compleanno celeste:…cuore mio siii felice…
Allungo la mia mano,aggrappati e insieme percorreremo questo cammino che soltanto la materia ci divide. Ti ringrazio per i compleanni, gli onomastici, il buon giorno e la buona notte. Io ti sento,vivo nel sole, nel mare… vivo in ogni cosa che ti fa stare bene, vivo nei ricordi belli e non in quelli dolorosi…
Donatella Mamma di Simone
11.03.2007
Ti sarò accanto
Lontano dove i ricordi si perdono
dove le lacrime si confondono
…sei lontano
ma a volte così vicino
che ti rivedo sempre
tanto piccino
…sei il mio angelo
il mio bambino
la mia stella del mattino….
Tiziana Mamma di NicKi
04-02-2007 / 04-02-2013
Figlio mio
ascolta ancora una volta le mie parole di madre,
… ti ho dato alla luce con dolore,
ti ho nutrito,
ti ho amato come la mia stessa vita
ero convinta di raggiungere prima di te
la fine del sentiero della vita.
ma tu mi hai preceduta.
E' sua volontà che io debba rimanere qui
e continuare ad assaporare la tristezza di questo mondo.
Ora dobbiamo dirci addio a vicenda, tu vai laggiù,
dove io non posso vederti.
(Anonimo)
Edda Mammma di Andrea
Quel che ora sei, sei stato e sarai per sempre Figlio mio!
5 dicembre 1991
Quel che ora è
raccoglie tutto il mio passato
e ogni sogno che mi si è presentato.
Non più stagioni a susseguirsi veloci
nel marcato perimetro d’un cielo che cangia
ma qui, ora, dappertutto in eterna vita
raggiungo il vostro pensarmi
come il ritmo tenace d’una sveglietta,
la stessa che di mia madre apre gli occhi desti. (P.V.)
Anna Maria Mamma di Vanessa
19 luglio 2008
19 luglio 2013
Tu, come farfalla Vanessa
vita breve e compressa
nel nome già scritto il destino
di un tempo avaro e assassino.
Ma i fiori raccolti nel viaggio
ti han dato forza e coraggio
fino all'ultimo battito d'ali
fine dei tuoi giorni "normali".
Un bacio nel vento amore di mamma!!!
Un bacio nel vento amore di mamma!!!
Lidia Mamma di Davide
… è il tuo secondo compleanno celeste
ma sempre compleanno è ….Auguri!
♥…e chiamo il tuo nome stando in silenzio…
e vedo il tuo volto senza guardarti…
e sento i tuoi battiti dentro il mio cuore …♥
9 Luglio: Buon Compleanno Figlio Mio!!!
Carla Mamma di Diletta Maria
29 Ottobre : Buon Compleanno Diletta!
Oggi Diletta è nella Luce e festeggia il suo compleanno celeste, in Paradiso gli altri Angeli applaudono con Lei, io voglio festeggiare LA GRANDE GIOIA DI AVERLA AVUTA!!!
E' stato il regalo più bello della vita..una figlia meravigliosa .. il grande orgoglio di essere sua madre!! Ti amo!!
Grazie Lene per aver dato al tuo Papà il "dono" di farti conoscere come "amore"
Oggi 31 ottobre 2012 sono due anni che voli con tutti i nostri Angeli Ragazzi di Luce
IL TUO PAPA' TI PARLA COSI'
Mario papà di Lene
Buon giorno amore, oggi è la tua festa… sei nata stanotte… auguri.. un abbraccio grande il tuo papà
Sto guardando il mondo da una finestra e mi appari tu, sotto forma di angioletto di legno, tra le tante figure il viso di un angioletto furbetto, domani è il giorno in cui hai deciso di venire da queste parti, ricordi, erano le undici e quarantacinque quando hai tirato fuori la testina sul mondo.. poi ti ci sono voluti quasi dieci minuti per decidere se restare o tornare da dove eri venuta, e mentre stavi per tornare dalle tue stelle, tutte belle, improvvisamente hai sentito il rantolio di un orso al lato della sala operatoria ed hai deciso di restare.
Sei rimasta qui con me per un sacco di anni… ora sei tornata su nella tua città di stelle e fiabe, e resterai sempre una bambina per me.. e mi dispiace non sapere come saresti diventata se tu fossi rimasta ancora un po’.. ma che vuoi la vita scivola così dalle nostre mani e quasi non ci accorgiamo di esistere.. e poi ci restano in mano un mucchio di detriti… i soldi da trovare, preoccupazioni da pensare, la macchina non parte, sarà la batteria, ti chiamo più tardi, sono impegnato, aspetta che sto parlando.. e poi in mezzo a tutto quel caos di parole, su parole e parole e parole… improvvisamente tu non ci sei più.. così sei volata via.. e neanche me ne sono accorto, e mi dicono che avrei dovuto già guarire dalla mancanza di te.. ma che vuoi farci, sai che ho la testa dura… Allora stasera come al solito ho pensato di farti il regalo di compleanno in anticipo, ti ho registrato una canzone proprio come quando eri ancora viva.. e ti registrai la canzone di Cat Stevens.. e tu la mettessi addirittura nel tuo diario, per portarti il CD con te ovunque fossi andata… Il CD è rimasto nella tomba con te, allora ho pensato di scriverti una nuova canzone, solo per te per il tuo compleanno che durerà tre giorni questa volta, da adesso al primo di novembre.. perché ora che sei un angioletto ti puoi anche permettere di avere un compleanno di tre giorni.. il tuo papà per sempre.
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
non ho soldi, gli armadi sono vuoti, non ho mucci di sigarette da fumare e non ho niente da mettermi, è morta l'altra notte senza una parola, adesso l'unica canzone rimasta è quella di quell'uccellino mattiniero che canta…
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
non ho auto da guidare lungo la notte per venire da te, non ho anima da vendermi, e non mi interessa di nulla intorno a me, non ho amori da tenere stretti in questa vita.. allora cielo blu dammi un'altra ragione per far parte di questo gioco.
Cieli blu sopra di me, datemi una ragione per alzarmi dal letto,
Cielo blu che risplendi sul mio viso dammi un'altra ragione per giocare di nuovo
Niente e nessuno potrà rendermi libero se non la mia stessa anima, inutile vagare a vuoto nell'universo se resto legato alla materia. Quella materia che mi tiene incollato a questa terra tanto quanto la forza di gravità. Libertà, qualcuno ha scritto: un'altra parola per descrivere il nulla, ma quel nulla ci bastava" Ecco, è quel nulla che mi manca.. quel nulla che i nostri cuori sentivano.. come un canto antico, come una melodia che riassestava le vibrazioni della terra al fine di rimodellare i nostri spiriti. Ed eccomi, di nuovo ad aggirarmi ai bordi del villaggio come un lupo in cerca di una preda… mi fermo ad osservare…. oggi piove, il mio corpo camminerà nei boschi silenti, solo l'eco della pioggia che cade tra le foglie….. e quante lacrime hanno visto quei boschi, pianti senza respiro che mi laceravano il cuore nella mancanza di te, pianti che mi facevano sete.. mi deturpavano perfino la gola.. ora mi si chiede di tralasciare per un attimo la mia anima e cercare più materialità intorno a me.. ma il danno è fatto, non c'è più ritorno, solo una direzione è valida ora, andare avanti, costi quel che costi, muoversi in una direzione illusoria, del resto come possiamo davvero pensare che stiamo andando avanti? Non c'è vera relazione tra me e la realtà ora come ora, ci sei tu a tenere quel filo di seta attaccato a questo mondo, per il resto è semplice e pura follia, talmente pura che sfocia in normalità.. così mi manchi, in questo modo mi manca il tuo sorriso, mi manchi perché non c'è più relazione tra me ed il mondo stesso.. lui, il mondo, corre nella direzione sbagliata e crede che correndo più veloce arriverà fino alla fine dell'universo, io oramai cammino lentamente su per i sentieri che mi porteranno fino a te.. con affetto il tuo papà (pigna)
Oggi sei volata via
31 OTTOBRE 2012
è un anno che sei andata via, ed ancora sento il tuo profumo sui miei vestiti..
io so che tu ora sei un angioletto e voli lbera da un universo all'altro come una farfallina vola da un fiorellino all'altro, dolcemente e lievemente, non fai rumore sbattendo le tue alucce di panna e zucchero a velo; ieri il tuo papà lo sapeva che avrebbe sentito la tua mancanza oggi più che mai, allora è andato nel bosco ed ha raccolto fiori nuovi e vecchie pigne cadute dall'albero più vecchio, con le mani poi ha lavorato cera bianca e nove spilli ha usato per inchiodare tutte le cattiverie del mondo, le ha inchiodate all'albero vecchio e bruciato i volti dei cattivi uomini neri, che stanno facendo tanto male alla tua mammina, un po fusa ultimamente ma sempre pronta a sorridere come facevi tu per dimenticare le brutture della vita.. ti ricordi, eravamo a Brighton quando quella str…a di Idy, la figlia di Charlie ti fece arrabbiare e stavi per piangere, ti ricordi cosa ti disse il tuo papà?
occhi per piangere devi avere sol per chi ami davvero, gli altri devono solo vederti ridere ed essere felice, perchè è solo così che li puoi distruggere, con tutta l'allegria che hai, dopo di che passeggiammo sulla spiaggia dai sassi bianchi bianchi e volammo sulla giostra colorata.. che buoni i sapori che c'erano quel giorno in quella piccola città inglese di mare così lontana dalla nostra terra. dopo quel giorno hai pianto solo un'altra volta, per colpa di Barbara.. ma solo qualche minuto poi hai smesso e mi hai preso la mano e mi hai detto:"pigna andiamo a giocare".. eri e sei tutto ciò che la vita può donare… ora è un anno che sei volata via, chissà come vivi, dove dormi, ogni tanto penso chissà cosa mangerà, spero che tu possa cucinare tutte le ricette che ti ho insegnato, il tuo diario di cucina è qui con me.. se vuoi dagli un'occhio.. e se non ti ricordi come si fa chiamami.. lo sai che per te io sono sempre all'erta
dolce piccola pulcetta.. saltavi come una pulce ridendo e mangiando leccornie rubate dal frigor..
così oggi ho acceso tre candele nere e le ho lasciate bruciare insieme ad incenso di pino nella fontana dove ci sono i pesciolini rossi, perchè la notte è fredda e nera… buia e lunga, allora ho pregato che la notte bruci in fretta nei prossimi mesi a venire, e sole risplenda nei nostri cuori tristi.. perchè da quando sei volata via, gioia è difficile e allegria si è persa, solo le ombre dei tuoi ricordi toccano le ombre dei miei occhi vacui e pieni di lacrime per un angelo che ha amato la vita con tanta forza ed energia che ha deciso di scappare via un po' prima di me… mi batti sempre… ricordi scendevamo giù per la discesa col vecchio monopattino e Bella ci seguiva.. stavi per aver paura della velocità poi iniziasti a ridere che anche Bella ne fu coinvolta…
ora i fiori nuovi sono accanto alla tua foto, quella dove fai la farfalllina e pigne vecchie nella coppa di rame, la casa profuma di resina e fiori di campo e l'incenso bruciando nel giardino ha fatto arrivare anche gli uccellini, tra un po' andrò sulla tua barca ed insieme ascolteremo il vento come abbiamo sempre fatto, perchè hai imparato e ora sai che il vento è nostro amico, porta via il brutto tempo e fa arrivare la pioggia nei giorni di secca, muove le barche e fa cantare gli alberi, e così nel bosco dove la vecchia quercia ha visto milioni di anni scorrerle sui rami, i cattivi uomini nutriranno con la loro anima nera le foglie dei noccioli per creare cose buone da cattivi umori e rabbie sopite…
perchè tu mi hai insegnato cosa vuol dire amare ed io ne sto facendo tesoro, anche se la tristezza come una sindone a volte avvolge il mio cuore che quasi smette di battere.. i miei occhi ti vedono ovunque, nei fiori di campo che tanto ti piacciono nelle pigne verdi e quelle secche che ancora portano la resina dell'autunno passato e nell'acqua di quel mare dalla quale tutti noi veniamo.. tu la vita la amavi sul serio ecco perchè ancora mi dai la forza ogni giorno di scrivere di te e dei fiori nuovi e delle pigne vecchie.. il tuo amore scalda il mio cuore nei giorni freddi ed i tuoi occhi mi guardano dall'alto, scommetto che non immaginavi che un uomo orso e stregone come il tuo pigna potesse piangere così tanto quando sei andata via.. se no sono sicuro che avresti aspettato ancora.. ma il tempo cambia, ed i giorni scorrono e oggi luce nuova verrà perchè i cattivi sono morti ieri sera e la terra si è nutrita del miele che il tuo papà ha versato per farla felice.. miele e cristalli d'argento per colori nuovi e storie nuove da raccontarti… sempre ti racconterò le mie storie da orsone cicciottone… perchè tu sei il mio piccolo dolce e tenero fiore di campo da proteggere dal vento forte…
TVB con tutto il mio cuore il tuo papà per sempre…
Pigna
dai Commenti:
" io sono basito.. tutti questi bellissimi commenti mi si sono velati gli occhi di lacrime… Lene devi essere contentissima da lassù a vedere quanta gente ti vuole bene… io sono solo un piccolo blasfemo che arranca sulla strada della vita ma tu sei diventata un angelo stupendo.. ti abbraccio tanto tanto il tuo papà"
Dagli scritti del Papà di Lene è nato un libro sponsorizzato dalla nostra Associazione.
Alcuni articoli in esso contenuti sono inseriti nelle CATEGORIE di questo Sito Le perle di Lene
Un miracolo d'amore: la storia di Mario Farinato
Una sera, aprendo la mail di Italia Parallela, ci siamo imbattuti in una lettera che ci ha commossi tutti. E' la storia di un padre, Mario, un fotografo professionista, che da pochi mesi ha perso la sua figlia minore, a causa di un collasso cardiorespiratorio. Ha voluto condividere con noi la sua esperienza, raccontandoci una storia che assomiglia tanto ad una favola.
Mario è autistico, soffre della sindrome di Asperger, e a causa di questa sua particolarità, in passato ha avuto molti problemi nell'intregrarsi con gli altri. Nato in una famiglia fortemente attaccata alle tradizioni del Sud Italia, fin da piccolo ha un dono: quello di poter vedere piccoli frammenti del futuro e comunicare con quelli che per lui sono molto più di semplici "amici immaginari".
I genitori non vedono di buon occhio questa sua particolarità e lo sottopongono ad un esorcismo, un esperienza traumatica che lui stesso fatica a ricordare con precisione. Da allora niente più visioni o premonizioni…. Finchè un giorno, anni dopo, accade qualcosa che lo rimette in gioco.
La notte di Halloween nasce la sua secondogenita Lene, una bimba di appena 900 grammi che quasi pare morta: non respira, non piange… Ma all'improvviso inizia a gridare.
La madre Lucia ha un trauma post-partum a causa del quale vuole tenersi lontana dalla bambina: è convinta di aver dato alla luce un mostro.
E' così che Mario inizia a prendersi cura in tutto e per tutto della bambina, allattandola artificialmente e aiutandola ad avere il suo primo contatto con il mondo esterno.
Lene è una bambina speciale: tutti le vogliono bene, tutti adorano questa creatura intelligente, curiosa e dolcissima. Una donnina. Riesce a capire chi le sta intorno con una semplicità disarmante.
Purtroppo un giorno a Mario viene diagnosticata una tremenda malattia: un tumore alla mascella causato da una mutazione genetica. La sua alterazione pare sia un fenomeno comune ai cosidetti bambini indaco, e Mario, facendo il cosiddetto uno più uno, si rende conto che tutti i doni avuti anni fa non erano solamente frutto di casualità o elevata sensibilità. Scopre inoltre che questa alterazione genetica è stata trasmessa anche a Lene ed alla primogenita Denise.
Mario ricorda ancora l'ultima telefonata con la piccola Lene. "Le chiedo di passarmi la mamma, lei viveva con la mamma durante i periodi di scuola e con me i week-end ed il resto dell'anno, Lene si arrabbia e mi dice: Perché vuoi parlare con la mamma, hai tutto il tempo che vuoi per parlare con lei adesso stai ancora un po’ con me… immagino, nella mia ingenuità che sia uno sfogo per problemi con le amichette o per problemi a scuola, ma non c'è nulla di tutto questo, allora pazientemente le dico, Lene, non fare la stupidina passami la mamma, lei si arrabbia quasi e mi passa al telefono Lucia, la mamma, parliamo un paio di minuti e poi ritorno a parlare con Lene, ora Lene è più calma, ma mi parla in maniera strana, e la sento molto triste, quasi come se non potesse più rivedermi, come se quella fosse l'ultima telefonata … la stessa notte alle 5,55 Lene entra in collasso cardiorespiratorio i suoi polmoncini si riempiono di liquido e muore annegata…."
Possiamo immaginare il profondo dolore di un padre alla perdita di una figlia di appena 11 anni. Leggendo la sua mail mi cadono le lacrime sulla tastiera. Non si può rimanere impassibili di fronte ad un simile avvenimento. Mi metto nei panni di Mario, mi tremano le gambe. Durante il suo racconto ho vissuto gli sguardi di Lene, ho sentito la sua risata, mi ha contagiata.
Un giorno, mentre Mario si trova in fila dal dottore, la sua macchina fotografica del 1940 (che aveva con sé) scatta casualmente una foto. E quando quella foto viene sviluppata i suoi occhi si riempiono di stupore. In translucido appare il volto di Lene!
Questa è solo la prima di una serie (casualissima) di foto in cui appare la sua bimba. Sono foto che hanno un che di sconvolgente. In ognuna di esse, più o o meno nitidamente, appare il volto di Lene.
In seguito, Mario viene contattato da Alessandra Bertone, esperta di metafonia, ed assieme a lei riesce addirittura a stabilire un contatto verbale con la piccola, la quale, durante una seduta di metafonia, chiama distintamente il padre "Pii" e "Pigna", i due soprannomi che lei gli aveva dato.
Non posso non credere alle parole genuine di questo padre. Ho visto le foto, che lui mi ha inviato via mail, e le trovo assolutamente autentiche. Non me la sento di pubblicarle sul sito, perché mi sembrerebbe di gettare in pasto agli squali qualcosa di troppo privato e profondo. Tuttavia se qualcuno fosse interessato a vedere qualcosa ce lo dica e lo metteremo in contatto direttamente con Mario.
Non sono solita scrivere articoli inserendo così tanti interventi personali, ma questa commovente storia non mi ha dato alternative. Credo che questo sia un miracolo d'amore, il più grande di tutti. L'amore, quello vero, che non muore mai.
Erano i primi anni novanta ed io e Mentore eravamo alle nostre iniziali esperienze, dopo la dipartita di Andrea avvenuta nel ’91. Era stato organizzato dal Convivio presieduto dal Prof. Filippo Liverziani, alla Domus Pacis di Roma, uno dei convegni sulla sopravvivenza rivolto ai genitori “orfani dei figli”, a cui intervennero i più significativi esponenti del Movimento della Speranza.
Fu in quella occasione, in quell’ambiente “magico” e ovattato, immerso nel verde, che si crearono legami e conoscenze che sarebbero perdurati nel tempo e avrebbero fatto consolidare lo spirito religioso e comunitario proprio dei nostri congressi. Un fraticello dell’o.f.m. sedeva sul palco vicino ad una donna, Emma Capanna, che seppi essere la mamma di Alessandra, una giovane da poco mancata, per la quale aveva scritto un libro contenente i suoi meravigliosi messaggi. La prefazione al testo era di Padre Zaccaria Bertoldo, il religioso che parlò con tanta semplicità di possibilità di contatti fra vivi e defunti, soprattutto fra madri e figli trapassati. Fu una cosa a dir poco strabiliante perché l’anziano monaco toglieva ogni dubbio che solitamente assale i genitori dopo un lutto così lacerante e, con grande convinzione, metteva “aldiqua” e “aldilà” sullo stesso piano, uniti dal filo invisibile e indissolubile dell’amore.
Non era un frate qualsiasi Padre Zaccaria perché sia pure dietro un’apparenza modesta diceva verità profonde e riportava citazioni che non lasciavano alcun dubbio sulla Sua reale, ampia preparazione e conoscenza delle tematiche trattate. Seppi allora dei molteplici incarichi, anche di segretariato con elevati prelati, che egli aveva espletato prima di ritirarsi nel Monastero di San Bernardino a Verona e questo era dimostrato anche dal fatto che numerosi confratelli venivano ad incontrarlo, con viva deferenza, ogniqualvolta egli era ospite di una delle tante associazioni che organizzano incontri congressuali.
Nacque allora fra me e lui, per bontà Sua o meglio, per grazia di Dio, una solidale amicizia che non si limitava agli appuntamenti negli annuali convegni; egli mi telefonava sovente e non si spazientiva quando, per i miei numerosi impegni, non potevo essere disponibile. Allora mi scriveva con la Sua grafia tremolante inviandomi il Suo saluto e la Sua benedizione accompagnata sempre da parole di delicata comprensione verso il mio lavoro, le mie fatiche familiari e il mio impegno con la nostra associazione. L’avevo avuto ospite, infatti, molte volte, nei nostri Seminari ad Abano Terme ed una volta, per la nostra A.C.S.S.S. ha concelebrato la Santa Messa nella Basilica del Santo di Padova.
Quello che mi ha sempre commosso e colpito è stato il Suo interessamento verso i miei modesti interventi di cui voleva la copia scritta, per poi mandarmene una Sua chiedendomi un parere.
Rimasi addolorata quando fu ricoverato al Monastero di Saccolongo, lui, così presente… in una sedia a rotelle… Il conforto mi veniva dato però quando avevo la possibilità di recarmi a fargli visita la mattina, in quanto il luogo si trova sulla strada che porta al mio territorio di lavoro. Allora ci siamo conosciuti ancor più approfonditamente, mentre lo conducevo a passeggio per i lunghi corridoi di quel silente e dolce luogo di pace. Poi sembrò guarire ed ancora partecipò, nel dicembre scorso, al nostro annuale convegno ove celebrò la S.Messa per il mio nipotino, il piccolo Simone gravemente ammalato di cui tenne stretta in mano la fotografia durante tutto il rito eucaristico. Ci lasciammo così e le Sue ferme parole mi parvero ancor più rassicuranti e convincenti del solito… forse già si preparava al grande viaggio…
Ora, ad un mese dalle esequie in cui una vasta assemblea ha reso l’estremo saluto alle Sue spoglie, desidero partecipare a tutti il Suo pensiero sui grandi temi da noi affrontati e che ho stralciato da una relazione agli atti del nostro Congresso, che Lui stesso mi ha consegnato e messa a disposizione per essere pubblicizzata.
A noi madri, così sconvolte dalla possibilità di rivedere i nostri figli solo dopo la fine dei tempi, come da sempre ci è stato insegnato egli, parlava della nostra risurrezione immediata, dopo la morte fisica:
“Il Catechismo al N.1022 dice: ”Ogni uomo o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre". E al N° 997 si dice:"Con la morte, il corpo dello uomo cade nella corruzione, mentre la sua anima va incontro a Dio, pur restando in attesa di essere riunita al suo corpo glorificato". "La risurrezione della carne, dice il N°990, significa che dopo la morte, non ci sarà soltanto la vita dell'anima immortale, ma anche i nostri corpi mortali riprenderanno vita (Rom.8,11)".
Nei Numeri 1038 e 1040 si parla del giudizio finale:"La risurrezione di tutti i morti, dei giusti e degli ingiusti, precederà il giudizio finale…che avverrà al momento del ritorno glorioso del Cristo"»cioè nella sua parusia.
Ciò significa che la sopravvivenza, cioè la vita dopo la morte coincide con la escatologia, salvo il processo di evoluzione o purificazione da ciò che ci separa dalla pienezza di vita con Dio.
A questa dotta esposizione escatologica aggiungeva gli approfondimenti che aveva fatto a contatto con le nostre esperienze:
Quindi possiamo convenire con il Dr.Masi (pg.8 "Rivista;.; II, 2,'95) che scrive:"La parapsicologia sopravviventistica la pensa esattamente allo stesso modo. Eravamo in qualche difficoltà quando si pensava alla risurrezione dei morti, al giudizio finale come qualcosa da venire non subito alla morte ma alla fine dei tempi. Alla fine dei tempi dovrebbe essere invece il rivestirsi della gloria finale, l'essere cioè nella pienezza di tale gloria con tutti gli altri".
Quando poi ci si addentrava nel grande tema della Comunione dei Santi che ha connotato il sorgere e l’evolversi del nostro Movimento egli dichiarava esplicitamente la posizione della Chiesa, sgombrando il campo da interpretazioni restrittive e da vuoti sbarramenti:
Chiarito, in base al Catechismo, il fatto della nostra sopravvivenza subito dopo la nostra morte, sorge allora una domanda; "rimangono il legame, l'unione nel ricordo e nell'amore,il colloquio tra noi che siamo ancora sulla terra ("i viandanti") e "loro" che sono già dall'altra parte?
La posizione della Chiesa,anche qui, e affermativa e si concretizza nel concetti di "Comunione dei Santi"e di Chiesa come totalità nei tre stadi di Chiesa vivente sulla terra, di Chiesa purgante dei defunti, e di Chiesa trionfante di quelli che si trovano nella gloria di Dio.
Tutto ciò è confermato nel Catechismo della Chiesa. A1 N° 1024 dice: "Questa comunione di vita e di amore con la SS. Trinità, con la Vergine Maria, gli Angeli e tutti i beati è chiamata «il cielo'". e al N. 1025 "Vivere in cielo è essere con Cristo. Gli eletti vivono in Lui, ma conservando la loro vera identità, il loro proprio nome". Importanti soprattutto i N.ri 1029;"Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all'intera creazione". Nel N. 1027:" Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo, supera ogni possibilità di comprensione e descrizione. La Scrittura ce ne parla con
immagini : vita, luce, pace,, banchetto di nozze, casa del Padre….".
E nuovamente per creare il ponte con le scienze che stiamo trattando:
La parapsicologia sopravviventistica che studia la fenomenologie di questa continuazione di rapporto e colloquio, non appare quindi su posizioni conflittuali né inconciliabili col magistero ecclesiale. Lo stesso teologo prof. Collo nel convegno di Torino ha ammesso che il colloquio o il comunicare con i propri cari in Cristo non è escluso dalla Chiesa e può aver luogo con il consenso di Dio.
Pertanto questa fenomenologie e questi "colloqui" (di cui abbiamo molte testimonianze) ci offrono alcuni concetti generali sul modo di essere di questa sopravvivenza e dell'ambiente in cui si svolge. Si parla infatti, generalmente, di un mondo di luce, di gioia, di missione per aiutare gli altri.
A questo punto non posso fare a meno di citare la denominazione che ha creato lo stesso P.Zaccaria per i nostri amati figlioli e che nei primi tempi, come più volte si era scritto, venivano chiamati “Figli di Luce”. Io stessa sapevo di un’evoluzione di questi nuovi gruppi di ragazzi mancati per incidenti o, comunque in giovanissima età, al punto da farsi riconoscere sempre come “Ragazzi”. Vediamo come ce li ha definiti P.Zaccaria:
Da ciò la denominazione da noi data specialmente ai giovani rapiti alle loro mamme,di "RAGAZZI DI LUCE" o meglio ancora, di "NUOVI ANGELI". "Essi sono, come dice stupendamente il prof. GOMERRO, nel dinamismo di Dio". (E’ un teologo che parla).
Ciò vuol dire che essi, i NUOVI ANGELI, cooperano e partecipano, o meglio, Dio li chiama a partecipare alla sua missione salvifica. Ora cos'è tutto questo (compreso il conforto che. recano alle mamme desolate) se non quella missione di aiuto a comprendere e salire verso Dio di cui s'è detto e di cui ci parlano i nostri amici di lassù? Il Card. Tonini, in una trasmissione TV, ha accolto questa idea.
Il coraggio di questo fraticello era grande poi quando riteneva ingiuste le critiche poste al nostro Movimento di cui egli conosceva gli sviluppi, i gruppi regionali, le associazioni ed anche i protagonisti:
E allora ci domandiamo, con quale coraggio (o spudoratezza) alcuni chiamano quelli del "Movimento della Speranza" una setta!?! Noi non siamo una setta ma viviamo l'insegnamento della Chiesa nella realtà della Comunione dei Santi, dove sono inseriti anche i nostri cari Giovani, i nostri Nuovi Angeli di luce e conforto.
Caro, dolce, tenero Padre Zaccaria, anche tu te ne sei andato e mi piace avvicinarti al grande Papa Giovanni Paolo II° perché entrambi avete amato i ragazzi, quelli che Lui chiamava “Papa Boys”! Qualcosa vi contraddistingue e vi accomuna per la presenza in entrambi di coloro che Egli ha definito “Sentinelle del mattino”. I “papa boys” sono anche i tuoi “Ragazzi di Luce” “Nuovi Angeli” che ti avranno accolto al tuo ingresso nella Terra Promessa. Questi giovani non ti hanno abbandonato mai perché tu sei stato la fiaccola delle loro madri derelitte. Padre buono ti saranno venuti incontro con in testa la cara Alessandra, la prima tua creatura di questo infinito esercito di anime benedette con i loro canti, le loro grida, il loro abbigliamento colorato e te li sarai portati appresso nel luogo dove ora vivi il tuo meritato premio dopo una vita dedita al conforto e alla Speranza.
Ad maiora! Grazie, rimani vicino a noi e aspettaci! Arrivederci Padre Zaccaria!
In questi giorni particolari in cui gli innocenti subiscono violenza e muoiono, spesso dimenticati; gli ammalati soffrono e non trovano soccorso, la fame e la miseria vengono ignorate quando non ci riguardano … offro questo mio contributo dal profondo silenzio di un Dio Crocifisso.
Oggi in particolare la offro alle Mamme degli Angeli che hanno manifestato a Roma per il riconoscimento dell'Omicidio stradale e che ho definito MAMME CORAGGIO: a Croce Castiglia e a tutti i Gruppi sorti in Italia e ai giovani mancati in questi giorni nel "ponte del 1° Maggio. " Benedetti Voi che avete visto la LUCE! "
PARLIAMO DI ANGELI allora, con tutta la fede e il rispetto che essi meritano lungo le vie impervie del nostro cammino.
Un'anima non è mai senza la scorta degli Angeli, questi spiriti illuminati sanno benissimo che l'anima nostra ha più valore che non tutto il mondo.
San Bernardo di Chiaravalle
Noi tutti siamo stati affidati da Dio ad un Angelo custode a cui, ogni nuovo giorno, dovremmo chiedere consiglio, forza spirituale e saggezza. Ogni sera dovremmo poi ringraziarlo per tutte le volte in cui ci ha aiutato anche senza che noi ne fossimo consapevoli.
L'Angelo Custode, se rettamente invocato, circonda tosto la casa con amore, protezione e benedizioni. Gli Angeli Custodi apportano più quiete, armonia e spiritualità nella nostra casa: dicono che noi abbiamo eretto una quasi insormontabile barriera di rumore e di materialismo, tra il nostro mondo ed il loro. Una breve preghiera per la Divina ed angelica protezione della casa, dei bambini, dei vecchi e degli ammalati, ripetuta giornalmente, assicurerà i loro privilegi e darà alla casa un' atmosfera di bellezza e di pace.
Relazione
Di questi tempi sentire parlare di Angeli è diventata ormai una consuetudine, vorrei dire quasi una moda. Se ne occupano i media, la stampa specializzata,la televisione con programmi specifici, in cui si trasmettono episodi di vita che hanno come protagonista un essere spirituale che ha contribuito a salvare una situazione al limite. I primi filmati su angeli custodi e soccorritori sono stati narrati da persone che vivono negli Stati Uniti, una terra in cui la gente sembra essere inclinea credere nella autenticitàdi simili argomenti.
I filmati sono ben rappresentati da gradevoli attori ( Ghost ne è la riprova) e da bambini-simbolo-pubblicità che, all’insegna di una società che vuole tutti belli, felici e sani, commuovono l’uditorio disponibile ad immaginare una realtà bella in cui le funzioni angeliche vengono attribuite a particolari circostanze dove i sogni premonitori ci salvano dai pericoli e animali, persone care (trapassate e non) che ci hanno voluto bene riescono a raggiungerci facilmente e a risolvere i nostri problemi.
Tutto questo è confortevole e, dal momento che la TV spazzatura solitamente ci propina ben altro, come immagini esasperate e violente, quando assistiamo a racconti a lieto fine, soprattutto se il tutto è accompagnato da effetti speciali, con sottofondo musicale tipo-New Age e alone di mistero, l’auditel sale a notevoli livelli.
Storie più o meno garbate accarezzano i nostri sogni attraverso i mass-media per dirci che l’angelo della fortuna può cambiare la nostra vita con una vincita strepitosa e l’angelo del nostro segno zodiacale può regalarci un ambo, un terno o farci incontrare il grande amore. A questo punto si passa agli eccessi o ai paradossi linguistici.
Sono chiamati «angeli della notte» igiovani che escono dalle discoteche frastornati dal fumo e dal rumore della musica tecno, con i capelli verdi, gialli, rossi e blu e la testa piena di vuote illusioni, in una società che non li aiuta, non dà loro lavoro e non li comprende. Il richiamo della moda fatta di spotsempre più incalzanti, li invita a crescere in serie, tutti uguali come i polli in batteria, ad adottare tatuaggi e pearcing, ad indossare pantaloni griffati, a cercare il brivido del rischio e della velocità, fino a correre superando ogni barriera e precauzione per finire schiantati contro un albero o una guardarail.
Questi aspetti parziali fanno parte del ben più vasto panorama figurativo fatto di immagini illusorie, che accontentano fatue esigenze, ma sono anche indice di un malessere generale che vuole avere tutto a portata di mano mentre l’uomo odierno, nel suo delirio di onnipotenza, vorrebbe tutto raggiungere, compresa una realtà-altra a fronte di quella spesso frustrante e squallida in cui ci troviamo a vivere il quotidiano. Ma il superjet per avventurarsi oltre l’atmosfera delle vie inesplorate dell’universo cosmico non è alla portata di tutti e il raggiungibile finora conosciuto è solo in grado di darci qualche passeggera emozione.
Peraltro nullavieta di pensare all’intervento di presenze soprannaturali nel nostro camminoe la religione ci insegna che un fedele custode ci è stato messo al fianco fin dalla nascita. Ognuno di noi può aver qualcosa da dire al riguardo! Quante volte abbiamo superato terribili momenti o siamo usciti da sgradevoli esperienze che ci hanno fatto esclamare: «Mio Dio, come posso avercela fatta!» Chi ha fede crede nell’aiuto di creature celesti, o dei Santi (pensiamo agli ex voto per grazia ricevuta); perciò nulla di nuovo all’infuori del fatto che, finché non ti capita l’evento grave che ti aiuta a riflettere, non ci si pensa più di tanto, convinti che i casi nostrinon facciano notizia.
Quando si viene toccati da una tragedia immane come quella della perdita improvvisa ed imprevista di una persona a noi immensamente cara, specie se è una piccola, giovane creatura, si va alla ricerca di qualsiasi segno tangibile e tutto ciò che è patrimonio della cultura religiosa e laica può dare conferma agli indizi di accadimenti che una volta trascuravamo e che ora sembrano divenire così importanti. Anche le persone che ci avvicinano dopo la nostra tragedia, credenti e non, provano un grande imbarazzo e misurando le parole non trovano di meglio da dire, per consolarci un po’: «Ora hai un angelo, lassù, in Paradiso!».
Noi rispondiamo che ne siamo convinti anche se la lacerazione che abbiamo e la nostra povera umanità, fatta di esperienze legate alla materialità del vedere, del toccare, dell’accarezzare i nostri Cari, del dare loro un bacio, del chiedere come stanno, non si accontenta di vaghi incoraggiamenti… Inoltre se condividiamo questo pensiero e siamo certi che corrisponda a verità, quando proviamo ad esaminare i termini di questa affermazione restiamo, comunque, disorientati e senza certezza alcuna.
Cominciamo da questo «lassù». Ognuno di noi capisce quanto sia vago quel «lassù». Dove è finita quella creatura che fino a qualche istante prima occupava uno spazio nel tempo della mia vita? Accettato che lo spirito abbia la possibilità di volatilizzarsi e di acquistare rinnovate capacità, dal momento che viviamo in una dimensione strutturata secondo le regole dello spazio e del tempo, qual è, o meglio, dov’è il luogo che chiamiamo «lassù»?
Ritengo giusto e (chi sono io poi per dire il contrario?) che la pietà popolare abbia voluto collocare in qualche sito non dell’etere, ma dell’universo quella che dovrebbe essere la dimensione dell’eterna beatitudine. Dagli albori della storia l’uomo ha guardato al cielo con timore reverenziale, innalzando a un Dio che si pensa «nell’alto dei cieli» le sue suppliche.
La scienza astronomica, oggi, va addirittura a cercare cosa vi sia al di là dei buchi neri dell’universo e tende a sospettare che, all’interno di questi, possa trovarsi addirittura un mondo rovesciato. Le stesse testimonianze che alcuni medici hanno raccolto da pazienti in punto di morte ed il «tunnel» che essi dicono di avere visto, farebbero pensare ad una sorta di imbuto da cui saremmo risucchiati per venire poi a ritrovarci, insieme ai nostri cari che ci hanno preceduto, in una splendida dimora con prati verdi,colline in fiore, profumi e musiche ed esseri di Luce pronti a farci da guida.
Questa condizione, una specie di Eden che accarezza la nostra fantasia e che sembra lenire un poco l’esacerbante dolore e gli interrogativi senza risposta che sconvolgono tutti i nostri sentimenti quando ci troviamo nella condizionedi sofferenza da lutto, indubbiamente non può essere definita in termini tanto banali, ma è legata al modo di concepiredegli uomini.
La mia considerazione potrà apparire un po’ azzardata, ma questa ipotesi sui «buchi neri» mi lascia alquanto perplessa e, nella mia modesta cultura mi sento di dire che ho guardato il passaggio dell’ultimo eclisse con un attimo di tremore. Il cammino degli astri, le possibili conseguenze di una catastrofe cosmica, la terra che si fa buia, la caduta di un asteroide, gli eventi e i flagelli previsti per il 2012 saranno cose semplici per gli astrofisici, ma a me fanno pensare a qualcosa di non riconducibile alla nostra volontà e non controllabile dall’uomo.
Possiamo ammettere che, a meno che non si sia imbottiti di dottrine meccanicistiche, tutto l’universo visibile o immaginabile, con le leggi che lo governano, al di là dell’esplosione del bing-bang, non può essere nato dal «caso», ma debba far parte di un grande disegno ingegneristico che solo uno straordinario Autore può avere approntato.
L’ipotesi di cercare in esso lo spazio, il luogo, il modo di essere della nostra sopravvivenza mi lascia abbastanza confusa, per non dire scetticao indifferente. Quel grande uomo e Papa che presto salirà alla gloria degli altari, Giovanni Paolo II, ha di recente dichiarato che il Paradiso non è un luogo e non è collocabile in una dimensione ma che, piuttosto, è una condizione dell’essere.
A questo punto poi, parlando di esseri spirituali a noi vicini, che ci aiutano a risolvere i nostri problemi, aggiungo ancora e mi domando, a costo di far cadere un castelletto diimmagini che possiamo aver costruito a difesa del dubbio e dell’angoscia, se pensiamo proprio chei nostri figli passati a quella che possiamo definire «altra dimensione» siano, di colpo, divenuti simili agli angeli della Rivelazione cristiana.
Al di là del fatto che fossero tutti bravi, belli, generosi e sensibili, possiamo veramentecredere che tutto quello che li caratterizzava in vita, come piccoli capricci, manchevolezze, difettucci anche minimi siano di colpo scomparsi e spazzati via per trasformare le nostre creature così peculiari nelle loro manifestazioni, nei loro rapporti con noi con le loro paure, le loro spavalderie, i loro sogni in pura, perfetta erisplendente spiritualità propria di quegli esseri del creato che non hanno mai conosciuto l’umana condizione? Per quello che mi riguarda unfiglio così lo sentirei troppo staccato da me, quasi morto un’altra volta e quasi non saprei definirlo «mio figlio».
Mi sono iscritta recentemente ad un social network quale è face book ed ho trovato decine di fratelli che hanno condiviso con me le loro pagine per parlare dei loro figli venuti a mancare innanzi tempo e in diverse circostanze. I discorsi che si scambiano sono per lo più i medesimi:” Come si chiama il tuo Angelo?… oppure… “Sono la mamma di un angelo chiamato…ecc.”.
Per chi si aspettava da me un discorso di ben altro genere può capire che non è mia intenzione parlare degli angeli richiamando citazioni teologiche, aspetti magici o visualizzazioni artistiche, ma vorrei fare un discorso costruttivo, da mamma con i piedi per terra, per giungere tutte insieme a riconoscere e capire cosa ne sia adesso deinostri figli, cosa vogliono da noi e cosa debbano fare le mamme di coloro che si definiscono, badate bene, perché lo dicono loro, «Nuovi Angeli»per essere veramente degne dei loro figli.
Coloro che per devoto pellegrinaggio o per diletto avessero la ventura di recarsi a Padova, oltre a visitare il Santuario di colui che tutti chiamano IL SANTO in cui sono raccolte le reliquie di Antonio da Lisbona, potrebbero ammirare le vestigia della città medievale e gli affreschi di Giotto e di Giusto de’ Menabuoi, rappresentanti angeli musicanti. Ne è ricca la nota Cappella degli Scrovegni e, accanto alla cattedrale, il Battistero. In quella gloria di oro fino e di smalti si individua la cultura popolare così ricca di una pietà legata alla tradizione religiosa, indicativa dello sfarzo delle corti nobiliari, simili alla corte celeste in cui gli alti dignitari appaiono in ricche vesti, nell’adorazione di un Dio maestoso e statico.
Alessandra, la nostra maggiore, ha coronato la sua laurea con una tesi sugli aspetti pittorici del trecento ed ha raccolto le belle immagini affrescate in un volume ricco di approfondimenti sul loro significato. Nelle raffigurazioni si ripetono sembianze di angeli che suonano la tromba indice del giudizio a cui saremo chiamati con la fine dei tempi. Le foto riproduttive, unitamente ad immagini di carattere religioso, hanno accompagnato il tempo della mia solitudine e dei ricordiavvicinando il mio animo al mistero della morte, del destino dell’uomo e di ciò cheè imperscrutabile.
Quando Andrea è partito al nostro sguardo lasciandoci nel più vuoto annichilimento ed in uno scoramento facile da comprendersi, in unmomento di veglia, prossima al riposo, fui raggiunta da una frase che suonò nitida al mio orecchio: «Sono io mamma, quell’angelo che suona la tromba!» Pensai all’angelo del Battistero e l’immagine parve lenire il quadro disastrato delle mie sensazioni.
Qualche tempo dopo, una sera, al crepuscolo, mentre erano presenti gli amici di Andrea che erano soliti, nei primi tempi, venire a farci visita e trattenersi nella sua stanza per ascoltare musica, come quando lui era ancora presente, all’improvviso, dalla finestra un suono dolce ed acuto ad un tempo, proveniente non sappiamo da dove, ci raggiunse facendoci sobbalzare per la meraviglia. Era un suono di tromba che sembrava d’argento, dalla nota costante e intensa che raggiungeva frontalmente la finestra di quel locale quasi a voler richiamare l’attenzione di tutti i presenti. Scesero i vicini a controllare le auto del giardino, ma nessuna di esse era dotata di allarme e, oltre la nostra abitazione, vi èla campagna priva di strade e di rumori. Una vicina ebbe a dire: «Madona, ghe ze i spiriti!» riferendosi alla straordinarietà dell’accadimento, ma Mentore ed io, ascoltammo rapiti in un angolo del terrazzo finché dicemmo: »Ora basta, Andrea, abbiamo capito che sei tu.» In quell’istante ogni suono tacque.
Un «angelo che suona la tromba», un angelo mio figlio! A quel tempo l’avrei desiderato in ben altro modo il figlio mio… magari vestito con quei bei maglioni sgargianti, come i suoi amici, intento ad ascoltare le musiche di Michael Jackson o Freddy Mercuri, il solista dei Queen dalla voce angelica mancato poco dopo di lui; oppure lo vorrei pensare nella sua bella divisa da ufficiale in cui aveva appena messo le prime stellette.
Ma quale angelo, e con quale volto? Fin dall’infanzia abbiamo visto angeli con le ali, dai volti di paffuti bambinelli; angeli bianchi, angeli negri; angeli adulti con l’armatura e la spada minacciosa e angeli piccoli come putti dalle teste ricciolute. Quale pittore, quale poeta, quale artista non si è cimentato nel cercare di rappresentare queste creature celesti di cui si è parlato a volte a proposito, inserendoli in contesti religiosi e,a volte un po’ a sproposito caricandoli di aspetti magici legati all’occultismo e alla cultura esoterica?
Mio figlio così positivo e razionale, così umano e bello nelle sue sembianze che sembravano accomunare forza e precisione delle simmetrie, baldanza e dolcezza ad un tempo? «Come sei adesso, figlio mio?» «Di più di più di prima… tanto!»
Nei primi tempi, quando fummo avvicinati, per cause a noi non ancora note, da persone provate dalla nostra stessa esperienza, sentimmo raccontarci, in perfetta buona fede, avventure fantastiche e ipotizzare paradisi immaginari in cui i nostri Cari vivono, ci aspettano e ci raggiungono. Se ci si attende da me che io, solo perché ho qualche anno di più di esperienza di altri, fornisca la ricetta che assicura il passaporto per l’aldilà, una sorta di carta di credito per il luogo dove si trovano i nostri Cari, mi spiace deludere, ma non mi è possibile farlo.
Vorrei esporre, piuttosto, un discorso importante, ma veramente importante, non solo per me, ma per tutti. Alla fine si potrà giudicare se era veramente importante. Quanto ho detto non è una novità. E’ accaduto a tutti di andare in brodo di giuggiole per aver visto o sentito riportare determinate cose… poi, ripensandoci bene, la stessa storia non ci è andata più giù.
E’ un po’, se mi è concesso il paragone, come l’arte di crescere un «bonsai». Avete presente quell’alberello nano, frutto della cultura nipponica, nato dai floricoltori la cui grande soddisfazione è di «rendere con tecniche naturali più naturale un soggetto innaturale»? Il merito dei giapponesi non è, infatti, tanto quello di darci un albero in miniatura, ma idealizzare una pianta con la sensibilità, l’arte, la creatività propria del bonsaista.
Anche a me è parso tutto riconducibile a tecniche, quando sentii raccontare di facile percorso, che qualcuno ci avrebbe dato una mano, di poter parlare per scrittura ispirata, di aspettare per poi fare quello che mio figlio mi avrebbe detto, della possibilità di ritrovarmi dotata di facoltà medianiche, e ancora di pensare che lui mi avrebbe aspettata per stare un po’ con me e un altro po’ sarebbe andato per un’altra strada ad impersonificare un’altra esistenza purificatrice.
Ognuno è padrone di pensarla come meglio crede, ma io sto cercando di spiegare perché non mi piace più l’arte di fare il «bonsai» e anche perché l’attrazione che all’inizio ho provato per alcune affermazioni non mi sostenne più. Il rapporto privilegiato che, fin dal primo momento, ciascuna madre provata dalla perdita di un figlio, giunge ad instaurare con lui, non può essere simile all’opera del giardiniere che, a furia di studiare tecniche e lavorare di fantasia, giunge a menomare una pianta, destinata ad essere rigogliosa, ad estendersi nel cielo azzurro, capace di ossigenare, di accogliere altre creature, di affondare le sue radici e di trasformarsi in fertile humus, fino a ridurla a un nanerottolo dalla strana, contorta forma.
E’ come se io costringessi mio figlio, spirito immortale, che si libra nell’infinito, dotato di capacità straordinarie, a diventare l’oggetto che ho in mente io, a seguirmi in quello che io, nella mia povera realtà, vorrei che facesse e dicesse, a furia di artifici e di elucubrazioni mentali.
Vediamo fin d’ora di fare una scelta, soprattutto se siamo qui per la prima volta, e facciamola non verso il basso, ma verso l’alto. Vediamo di pensare non per brevi e limitati percorsi, fatti di lacrimevoli storielle, ma indirizziamoci verso spazi e dimensioni planetarie. Pensiamo di volere imbrigliare l’aquilone? Vogliamo guardare l’eclisse ad occhio nudo e non attraverso il velo della nostra lente affumicata? Questo atteggiamento impoverirebbe la nostra esperienza e ci allontanerebbe da quello che ci preme di più: la possibilità di migliorare noi stessi e di seguire, con le nostre opere, quell’essere a noi tanto caro.
Nella campagna, in un lungo capannone privo di finestre vivono e crescono forsennatamente migliaia e migliaia di piccoli pulcini, che ingrassano con mezzi scientifici ultrarapidi. La luce elettrica uniforme e sempre uguale è più efficace dei raggi varianti del sole. Così questi volatili passeranno dalla gabbia artificiale al fuoco del girarrosto senza vedere il sole. Chi vive fuori da quel padiglione scientifico vorrebbe gridare: «Sapete voi che non c’è solo la luce artificiale ma c’è anche il sole?»
Non facciamo come i gallinacei che ignorano la presenza del sole perché non l’hanno mai visto. Non somigliamo ai materialisti che tutto vorrebbero spiegare, come i pagani, attraverso aridi meccanicismi o sterili favole contornate da aspetti magici.
Come al problema del male non possiamo trovare una soluzione logica e del tutto chiara, così, alla realtà spirituale che coinvolge e persegue tutta la nostra esistenza, non possiamo trovare una soluzione logica. Possiamo però accendere qualche luce che illumini il nostro cammino e ci aiuti ad attraversare il tunnel del mistero, anche se non a spiegarlo come un’equazione geometrica.
Nella nostra realtà sociale, contrassegnata dal materialismo, dall’egoismo, dall’interesse economico, s’intrecciano due aspetti denotativi: da un lato il diritto dell’uomo a vivere nel piacere e dall’altro a volere dare ragione del panorama mai sufficientemente conosciuto della sofferenza e del dolore.
Con il farsi strada della convinzione che l’uomo sia padrone assoluto della vita stessa, dal momento che la bioingegneria genetica sembra avere risolto il problema della riproduzione e quindi della creazione, prende atto la pretesa di poterla gestire, cioè concluderla quando si voglia.
Ma il nascere, il vivere, il morire e quello che ci attende dopo la morte è cosa di Dio. Soprattutto il dolore è un mistero nell’intimo di ciascuno di noi, ed è un mistero alla luce della fede cristiana. La vita è sacra perché lo è la persona che Dio ha creato a Sua immagine e somiglianza. L’uomo ne è amministratore libero e responsabile, perciò il valore vita fa parte della stessa dignità umana. Il capitolo quarto del libro della Genesi, cioè del primo libro dell’Antico Testamento, ci dice che Eva, diventata madre per la prima volta, esprime la sua gioia con queste parole: «Ho comperato un uomo dal Signore».
Come ogni donna anch’io posso dire di avere comperato da Dio i miei figli. Ho fatto un patto con Dio di solidarietà e di amore e mi sono impegnata a crescerli nel Suo progetto, perché a Lui sapevo che ne avrei dovuto rendere conto. Ma ognuno ha una propria esperienza e nel conto dei miei anni non vi era quello di dovere restituire due figli innanzi tempo.
Se Dio, dunque, è creatore e Padre, come proclamala Chiesa, perché questo Padre ci ha fatto così, perché ha permesso il nostro strazio, perché ci ha separato dalle nostre creature?
La nostra mente non può attraversare il velo se non attraverso la virtù della speranza, virtù tipica dell’uomo in cammino, del pellegrino che non è ancora giunto alla visione.
Nella ventiquattresima Domenica del tempo ordinario, si legge una pagina del Vangelo che esalta la cultura del perdono. Il Vangelo narra di un signore che condona ad un debitore una cifra inverosimilmente esorbitante: diecimila talenti (qualcosa come 55 milioni di lire italiane oro!).Il debitore ha anch’egli un credito verso un collega: cento denari, in pratica la paga di un operaio per circa tre mesi di lavoro.
Qual è il valore di questa esasperata opposizione numerica? La risposta è semplice se si esaminano i due volti: quello del padrone e quello del debitore. Nel primo si intravede la figura di Dio; solo Dio può contrarre debiti così sproporzionati e così ingenti perché, diversamente dagli uomini, Dio è molto più tollerante. Nel volto del debitore si intuiscono i nostri lineamenti. I nostri crediti sono microscopici rispetto a quelli che Dio potrebbe vantare verso di noi.
La condizione di debito e credito, vista da questa ottica, appare azzerare la scontata disposizione del Dio-Re, padrone misericordioso e creditoree dell’uomo meschino e gretto nei confronti dei fratelli.
«Ebbene sì, Dio Padre misericordioso, non vale forse la vita di mio Figlio molto di più di 55 milioni di lire italiane oro? E allora, mio Dio, Tu che ti sei fatto uomo simile a me, sappi che io ho bisogno di capire e poiché non posso farlo mi è necessario dirti che per sentirmi in pace, per placare il tumulto del mio sdegno e della mia rivolta, debbo chiederti PERDONO.
TI chiedo PERDONO,Dio mio, Padre di misericordia perché so che Tu non hai voluto la morte di mio Figlio, ma l’hai permessa senza muovere un dito. Avresti potuto evitarla, ma non l’hai fatto. IO TI chiedo PERDONO proprio perché non Ti capisco.
TI chiedo PERDONO perché non so quale sia la ragione di questa perdita; non conosco i motivi della sua dipartita; non immagino la condizione della sua nuova esistenza. Io sono un creditore da cento denari, che ho sbagliato tutto e non ho saputo perdonare, ma io non ero Dio, non avevo conoscenza degli impegni forti della sofferenza, quelli che si pagano in oro.
TI chiedo PERDONO DIO E ORA POSSO ANCHE DIRTI GRAZIE perché con il dolore hai affinato la mia sensibilità, mi hai reso più umana e disponibile, mi hai fatto comprendere la relatività della mia esistenza e della vita degli uomini tutta.
TI RINGRAZIO per avermi dato la possibilità’ di farti questo dono, mio Dio e mio Re, un dono prezioso di oro fino, il più prezioso che io potessi farti.
Ed ora, Dio mio, mio Re, Padre tenero e di Misericordia, Dio Padre e Madre ad un tempo, dimmi, mio Signore, ora che sai che sono io che l’ho dato a Te, cosa ne fai Tu del mio dono, cosa vuoi da me e da mio figlio? Cosa ne fai Padre buono di tanti bambini, di tanti giovani, sterminati dalle guerre, mancati per terribili malattie, per droga, per circostanze impreviste ed improvvise, per incidenti sulle strade…?»
Sono troppi, sono tanti. Non chiedo ai governi la risposta. Trovo ridicola e meschina l’addebitare al caso, alla meccanizzazione, alla «volontà» di Dio, la dipartita di tante giovani esistenze. La grande verità del Corpo Mistico di Cristo ci apre orizzonti stupendi. Nulla dei nostri Cari va perduto e attraverso le nostre storie umane che si intersecano e si arricchiscono, in Cristo nessuno è solo a patire.
Ma anche Cristo, il derelitto, il Poverello, il Crocefisso non è solo. In una rinnovata Pentecoste, come il Dio della Creazione si è servito di Raffaele, di Michele gli splendidi arcangeli, come ha inviato lo Spirito Santo sugli Apostoli nel Cenacolo perché si preparassero a predicare la Buona Novella, così penso ad un Dio di Misericordia, circondato da uno stuolo di Anime partite innanzi tempo al nostro sguardo che si definiscono, Nuovi Angeliche, insieme a noi, come Figli ricreati dall’amore, ci preparano un programma di riconciliazione nel passaggio del Millennio.
Non sono angioletti con le alucce, non figure eteree smaterializzate, ma splendide creature nella giovane esaltazione della loro bellezza. Essi ci chiamano, si fanno sentire, ci proteggono eimplorano per l’umanità derelitta il sentiero della pace per quella che sarà la dimensione della nostra vera e reale rinascita.
A questo punto non posso fare a meno di citare la denominazione che, per i nostri amati figlioli, ha creato lo stesso P.Zaccaria Bertoldo, il fraticello nostro assistente spirituale, venutoci a mancare un paio di anni fa e che nei primi tempi, come più volte si era scritto, venivano chiamati “Figli di Luce”. Io stessa sapevo di un’evoluzione di questi nuovi gruppi di ragazzi mancati per incidenti o, comunque in giovanissima età, al punto da farsi riconoscere sempre come “Ragazzi”. Vediamo come ce li ha definiti P.Zaccaria:
Da ciò la denominazione da noi data specialmente ai giovani rapiti alle loro mamme,di "RAGAZZI DI LUCE" o meglio ancora, di "NUOVI ANGELI". "Essi sono, come dice stupendamente il prof. GOMERRO, nel dinamismo di Dio". (E’ un teologo che parla).
Ciò vuol dire che essi, i NUOVI ANGELI, cooperano e partecipano, o meglio, Dio li chiama a partecipare alla sua missione salvifica. Ora cos'è tutto questo (compreso il conforto che. recano alle mamme desolate) se non quella missione di aiuto a comprendere e salire verso Dio di cui s'è detto e di cui ci parlano i nostri amici di lassù? Il Card. Tonini, in una trasmissione TV, ha accolto questa idea; noi viviamo l'insegnamento della Chiesa nella realtà della Comunione dei Santi, dove sono inseriti anche i nostri cari Giovani, i nostri Nuovi Angeli di luce e conforto.
Concludendo, i nostri Figli, i Nuovi Angeli, si aspettano dalle Loro Mamme, le Mamme della Speranza, che ognuna di noi trovi la forza e il coraggio diseguirli, ognuna come può, alla sua maniera. Abbiamo tutte la stessa dignità, ma siamo strutturate in modo radicalmente diverso, così come ciascuno ha un suo bene da fare e un suo male da evitare. Sappiamo che i nostri Figli ci tengono per mano, ma nessuna di noi è esonerata dall’impegno e dallo sforzo quotidiano. La vita sarà sempre fatta di ombre e luci, di scogli da superare più o meno facili, ma comune è la partecipazione e gratificante il cammino perché troveremo la gioia e il conforto di sentirci ancora utili.
L’alto traguardo è un rapporto serio con Dio, il Dio di tutti i popoli, di tutte le nazioni e di tutte le religioni. Guardiamoci dal pensare che il male dipenda dal Dna: i nostri Figli sono di ogni colore. Vincitori e vinti si abbracciano e si tengono per mano nella dimensione della Luce. Il credente sa che essere fratelli significa tornare alla fede con la semplicità dei fanciulli e che, se saremo pronti,ci attende una nuova era di solidarietà e giustizia.
«Non più lacrime mamma. Coraggio papà, fatti coraggio!» Sì, Figlio mio, Figli nostri, Angeli di Dio, Ragazzi di Luce, siamo con voi, vicini a voi … !
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