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C’è un senso di Te!

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Dedicato a te, piccola Yara, abbandonata in un campo di sterpaglie, divenute gigli del Cielo!

 

   …Eppure, Sentire…

Nei fiori tra l'asfalto…

Nei cieli cobalto c'è…

…Eppure, Sentire…

Nei sogni in fondo a un pianto…

…Nei giorni di Silenzio c'è…

 

 

 

 Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso. […]

 nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo.

[ Geremia 20]  

Quando si può solo fare silenzio…

 

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Edda CattaniC’è un senso di Te!

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  • Peter Versac - 27 febbraio 2011 reply

    Ho aperto la Bibbia per ritrovare il passaggio del Profeta Geremia citato nell’articolo. Un ritaglio di giornale, grande come un dito e posto tra le pagine tanto tempo fa, è tornato a mostrarsi a questi occhi come un’immagine forte che attira lo sguardo.  Risale al 13 luglio 1994 ed è l’amaro-dolce ricordo di un padre al figlio appena andato. Ricordo d’averlo conservato perché colpito da tanta bellezza. Ecco il testo:
    “Senza riguardo, senza pudore né pietà, m’han fabbricato intorno erte, solide mura. M’hanno escluso dal mondo inavvertitamente” (Kavafis)
    Rabah Chafei Rocco
    è morto tragicamente, a 23 anni, mentre cercava di raggiungere l’Italia, provato dall’indigenza della sua terra e da oltre un anno di desolante attesa del visto di reingresso, nonostante i nulla osta più volte prontamente concessi dal Ministero dell’Interno, ma poi rimasti, nel loro tragitto verso il destinatario, a lungo impigliati nelle sabbie mobili degli andirivieni misteriosi, delle distrazioni, degli equivoci imperscrutabili, e di tutto il resto che volentieri intralcia ogni accoglienza e si fa beffe delle nostra speranze come dei nostri diritti umani e parentali. Non saprà mai, Rabah, che la sospirata autorizzazione aveva finalmente raggiunto la nostra giusta sede consolare. Non abbiamo potuto avvisarlo. A me, Josè Antonio Rocco, suo padre adottivo, pesa come un malanno inguaribile ed estremo il dolore di non rivederlo mai più. Avrei bisogno, credo, di un supplemento di spiritualità. Volevo essere per lui un segno della benevolenza della vita, mi trovo a ricordarlo, in morte, a quanti in questo paese lo conobbero e gli vollero bene.
    Hai detto "Andrò per altra terra ed altro mare. Una città migliore di questa ci sarà. Né terre nuove troverai, né nuovi mari. Tutti gli sforzi furon condanna scritta. Per la ventura, nave non c’è né via. La vita che schiantasti in questa tana, in tutta la terra l’hai persa, in tutti  i mari” (Kavafis).
    Riportarlo in questo spazio dedicato alla piccola Yara è forse ridare ancora un po’ di quella vita sottratta, a loro così come a tutto il sangue innocente versato. Presenze che vivono ad un passo da noi. Come mi capitò di avvertire una sera di tanti mesi fa, quando immediatamente dopo aver pensato con intensità a Vera Lui, mi destò l’orecchio, la canzone di Elisa qui in video, come dialogo che raggiungeva il mio smarrito pensiero.
     

  • Edda Cattani - 2 marzo 2011 reply

    Caro amico, sempre incoraggiante il monito che viene dalle sue parole. Una storia toccante… quando ci troviamo impantanati in questa melma di immoralità e di miseria. Ancora "grazie" e un abbraccio di Luce E.C.

  • mariap - 3 marzo 2011 reply

    Unitamente alla nostra meravigliosa Edda, mi  rivolgo a Lei confidenzialmente amico Peter  Versac, per ringraziarLa per quanto sa donare con le Sue riflessioni, con i pensieri impreziositi di tanta   sensibilita' e  fede…pur di   fronte  a tragedie che lasciano ammutoliti. 
    Un grazie particolare per cio' che ha saputo esprimere, in piu' occasioni  anche  riguardo al mio "Angelo", Vera Lui.
    Mamma di Vera.

  • Peter Versac - 6 marzo 2011 reply

    Care amiche, sono di fronte alle vostre parole come a uno specchio e con semplice confidenza vi dico che non ho né fede né sufficiente speranza. D’altra parte non si può non costatare che il cammino quotidiano di ogni creatura è un cammino di spogliazione; come canta Roberto Vecchioni: “Dimentica una cosa al giorno”. Cosa mai possiamo possedere? Sì, non ho né fede né sufficiente speranza. Forse sarà un anelito. Probabilmente è una ricerca a corrente alternata, mossa da qualcosa che attira lo sguardo. Continuiamo così ad aiutarci offrendoci a vicenda, quando sarà possibile e quando sgorgheranno dal cuore, pensieri di pace, in comunione con i vostri (ormai anche nostri) "Angeli". Grazie. P.V.
     
     

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