(dai ricordi)
Ed ora dalla bacheca di Fra Benito nella odierna ricorrenza:
“.. Padre perdonali, perché io desidero che loro vivano ..” .. L’uomo ha vinto, lo dice la morte che ha ridotto il suo Dio nella vergogna e nell’infamia .. da ora Dio sarà solo un concetto o un dogma dispotico, comunque un’invenzione del potere, un inganno da somministrare agli umili, ai disperati, ai diversi, a tutti gli uomini … per chiamare poi ‘Dio’ quell’Uomo e continuare a uccidere in suo nome, e crederlo come un Dio che fa paura, staccato dall’uomo, che ascolta solo lodi e vespri … Il Dio degli sconfitti, degli incompresi, degli offesi è morto .. è stato ucciso in nome degli uomini pavidi e d ei comandamenti del potere .. rinasce così il Dio vendicativo e solenne che giustifica la liturgia umana di ogni potere e di ogni ipocrisia … Ma l’uomo del potere si illude: dove inizia la sua vittoria incomincia sempre il suo fallimento … perché quell’Uomo che muore e che sanguina in croce ha ancora una parola di suprema sfida: ‘Padre, perdonali perché io desidero che loro vivano, desidero la loro vita anche se io sto per perderla’ … Nessuno ferma l’Amore, niente ferma la giustizia amante, e niente ferma chi sa morire perdonando .. nessuno ferma chi perdona una croce fatta di peccati .. anche se fabbricata da poteri iniqui che crocifiggono innocenti … nessuno ferma l’Amore .. nessuno .. se stiamo vicini a Dio nella sua sofferenza .. Dio si ricorderà .. la Croce non ci è stata data per capirla, ma per abbracciarla .. e Dio ricorda ogni abbraccio ..”
Rendiamo omaggio ad Alda Merini con questa lirica
La pace
La pace che sgorga dal cuore
e a volte diventa sangue,
il tuo amore
che a volte mi tocca
e poi diventa tragedia
la morte qui sulle mie spalle,
come un bambino pieno di fame
che chiede luce e cammina.
Far camminare un bimbo è cosa semplice,
tremendo è portare gli uomini
verso la pace,
essi accontentano la morte
per ogni dove,
come fosse una bocca da sfamare.
Ma tu maestro che ascolti
i palpiti di tanti soldati,
sai che le bocche della morte
sono di cartapesta,
più sinuosi dei dolci
le labbra intoccabili
della donna che t’ama.
(a Enrico Baj)
Ecco io mando un angelo avanti a te, perchè ti guidi durante il cammino e ti conduca al luogo che ti ho preparato. Rispetta la sua presenza e ascolta la sua voce
Il bambino e l’ulivo C’era una volta un bambino abbandonato dal mondo. Il bambino abbandonato dal mondo si sentiva molto solo e infelice. ” Il mondo non mi vuole. Il mondo non mi vuole” Ripeteva. ” Chi portà mai volermi?” Il piccolo bambino passava le giornate sotto un grande ulivo a ripetersi: “Nessuno mi vuole… Nessuno”. Un giorno passò davanti all’ulivo un vecchio gnomo che trascinava un grosso sacco. ” Vuoi aiuto?” Chiese il bambino. “Oh, te ne sarei molto grato” rispose lo gnomo. Così il bambino aiutò lo gnomo a trascinare il sacco. Arrivarono a una cascata grandissima, dove sotto si vedeva la Terra. Lo gnomo allora slacciò il sacco, e lo svuotò sulla cascata. Dal sacco uscirono tantissime pietro grosse, che dalla cascata finirono sulla terra. “Perchè butti le pietre sul mondo?” Ma lo gnomo non rispose. Il secondo giorno passò davanti all’ulivo una graziosa fanciulla, alta non più di un metro, con un vestito rosa pallido , un mantello lunghissimo e due piccole ali rosa-gialle. “Mi aiuti a portare il mantello?” disse l’allegra fanciulla “Certo fatina” Il bambino sollevò il mantello che le strisciava per terra e proseguì dietro di lei. Arrivarono sulle fronde dell’albero più alto che avesse mai visto. Un albero che alle proprie radici stringeva la Terra. La fanciulla allora si tolse il mantello e ne fece scivolare il contenuto sul tronco dell’albero. Dal mantello uscirono tantissimi fiori uno più bello dell’altro, profumatissimi e coloratissimi. ma intorno ai petali si ergevano delle spine orribili ed affilate. Scivolando dal tronco finirono sulla radici e poi sulla Terra. “Perchè fai cadere sul mondo quei fiori con quelle spine orribili?” Disse il bambino. Ma non ottenne risposta. Il terzo giorno passò davanti all’ulivo un mendicante. Era lacero, pieno di stracci. ” Bambino, vuoi aiutarmi?” Il piccolo annuì. “Porta una mano sul tuo cuore, stringila a pugno e seguimi senza aprirla” Il bambino fece come da lui richiesto. Cammina cammina, arrivarono sulla cima di una stella. Sotto di loro vi era tutto l’universo, con i suoi pianeti, le sue stelle, e la Terra. Quando furono arrivati, il mendicante si tolse gli stracci che aveva addosso, rivelandosi in realtà un meraviglioso Angelo. Sorridendo disse al bambino: “Apri la tua mano piccolo” Il bambino l’aprì, e da essa comparve una luce leggera. L’Angelo aprì a sua volta la sua mano, dalla quale uscì una luce immensa; prese con se anche la luce del piccolo, e la unì alla sua. Quella luce si divise in tanti raggi, tanti quante erano le stelle e da esse si dipartirono altri raggi che andarono sulla Terra. L’angelo disse: “Lo gnomo ha buttato le pietre sulla Terra, per ricordare agli uomini le Difficoltà che devono affrontare, per liberarsi dalle loro catene” “La fata vi ha fatto cadere i fiori con le spine, per ricordare agli uomini quanto bella e temibile sia la Natura, con chi non la rispetta” “E io dono Luce a tutti quegli uomini che hanno ancora tempo per vedere le Stelle. Dono loro Luce per far loro ricordare che con Essa niente è impossibile, che anche la notte più buia, ha la sua stella per quanto minuscola essa sia.” Poi volgendosi al bambino con un sorriso disse: “Che t’importa se il mondo non ti vuole? Non vedi quanto bella è meravigliosa sia la Terra? Le opinioni del mondo non sono importanti. La Terra ti ha accolto dal momento stesso in cui vi sei nato.” Da quel giorno in avanti, il bambino non ripetè più che il mondo non lo voleva, ma trovò finalmente il coraggio di staccarsi dall’ulivo, e abbandonarsi all’abbraccio della Terra.
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