Nel nome della Speranza
(Anna nella vera VITA)
Aleggiava sopra di noi questa mattina….bianca colomba nell’aria satura di effluvi di lilium candidi e di rose immacolate.. come lei …prima sposa, poi madre, ma anche figlia, sorella, amica, compagna e … soprattutto creatura unica e irripetibile come solo lei è stata e tuttora è!
Volti attoniti, labbra strette ed occhi umidi a chiedersi il perché di quella bara in mezzo alla chiesa… di quei giovanetti intorno all’altare accompagnati dai loro professori, dei canti con le chitarre che invitavano alla speranza e alla pace di Dio.
Anna era lì, spalla a spalla, occhi negli occhi dei suoi bimbi, la mano stretta nella mano del suo sposo, vicina ancor più di prima…intenta ad asciugare le lacrime di mamma e papà, ad incoraggiare Luca, a tenere la schiena dritta di Chiara, la sorella indomita che l’ha assistita fino all’ultimo.
Un’ondata di ricordi mi veniva alla mente in quel mare di folla e pensavo a lei con i capelli in parte e il fermaglio, il suo grembiulino con il fiocco di scolaretta e a quelle grandi aule nell’edificio di quartiere in cui avevo insegnato per tanti anni.
Non era una bimba come le altre la piccola Anna, affidata amorevolmente, alla mia guida di giovane maestra… Conoscevo la famiglia avendo avuto fra i miei allievi anche il fratello Luca… ma questa creatura, dai grandi occhi di cerbiatta aveva qualcosa di particolare… un’essenza che la distingueva dagli allievi della piccola comunità.
Sempre ordinata, puntuale, precisa, riservata e silenziosa… sapeva donare, senza nulla chiedere… Immediata nell’intuire quanto veniva spiegato. Era senz’altro la migliore in tutto ma con estrema umiltà, dimostrava un’innata riconoscenza quasi quanto le veniva dato fosse un dono gratuito. Mai una richiesta di delucidazione, mai un commento per un’ingiustizia subita (e ben sappiamo come i bambini siano soliti pretendere oltre il dovuto….), mai una lagnanza.
L’ho vista attraversare la mia vita nel periodo più felice della famiglia, piccolo uccellino implume, quasi un sorso di acqua pura, una bianca nuvola di aria pulita, una farfalla bianca in attesa di spiccare il volo…. Poi la mia esistenza tormentata dalla dipartita di Andrea, mi avevano consentito di rimanere stranamente in contatto indiretto con i parenti, per aver la giovane sorella Chiara fra i miei insegnanti, nel nuovo incarico direttivo, che mi aveva allontanato dalle precedenti relazioni.
Tutto questo fino al giorno che me la sono trovata davanti, nella scuola del mio nipotino: “Si ricorda di me signora Cattani?”…Anna?…una donna ormai, madre di due bambini nello stesso edificio …poi mia figlia mi avvertì: un male incurabile aveva attraversato quell’isola felice… ma il sorriso e gli occhi di quella creatura erano quelli di sempre. Mi feci coraggio e chiamai la madre al telefono…C’era tanta speranza nelle parole che ci scambiammo…Anna era determinata e avrebbe superato tutto…non poteva essere altrimenti…
La vita mi ha insegnato che la fede senza l’Amore è inutile, che la religione cristiana ha tanti testimoni … ma quando ne hai davanti uno, non serve guardare a chi ha costruito cattedrali o moschee, né a chi ha organizzato cerimonie e pellegrinaggi … perché quell’essere manifesta la Vita, il pane spezzato, l’Eucaristia con il suo messaggio rivoluzionario: “Questo è il mio corpo fatto pane perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini…!!”
In questi lunghi anni di sofferenza Anna è stato questo… manifestazione di autentica fede, di fortezza e di speranza come virtù del credo che ha sempre professato. L’ha dichiarato il suo sposo quando, nel saluto finale, ha parlato della tenerezza che si sono scambiati nella loro intimità, entrambi decisi a portare avanti i principi che avevano condiviso nella realizzazione della loro famigliola e per il bene dei loro piccoli.
E’ mancata proprio la notte di San Giovanni, quasi a voler dare l’ultimo saluto a chi l’ha accompagnata da vicino in questo difficile percorso, quasi a voler enunciare che continuerà a vivere accanto a lui, a noi tutti… perché nel nuovo respiro l’uomo, ogni uomo, potrà vivere la vita, quella vita che si apre il varco attraverso tutte le morti, e avanza, potente e gioiosa, finché rimarrà una morte da oltrepassare. Anna ci dice che Cristo, il Vivente, è nel Padre, che gli uomini viventi sono nel Figlio e il Figlio è in loro nella sconfinata gioia di aver ritrovato la loro vera natura di figli dell’unico Padre. I “viventi” che sembrano averci lasciato, rimangono sempre, fecondati dalle parole-seme del Figlio e continueranno ad amarci con il loro amore illimitato com’é l’amore del Padre. Vivranno; non parleranno della vita, vivranno!
La pagina evangelica della domenica parla di Simeone che quando Maria presenta il suo bambino al tempio, non pronuncia le distratte parole di un rito, ma quelle efficaci e vitali dello Spirito, per mezzo del quale Dio viene benedetto: “Ora lascia, Signore, il tuo servo in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza che hai preparato davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo, Israele” (Lc 2,29-32). E la pace, che gli angeli avevano annunciato per tutti gli uomini amati dal Signore (Lc 2,14), non è più una promessa per il futuro, ma una realtà presente, vissuta pienamente da Simeone, ed ora da Anna, perché là dove c’è lo Spirito c’è la pace (Gal 5,22).
Ti penso così Anna, piccola bimba e grande donna… esempio per tutti noi… grazia da vivere nella comune Speranza come virtù di fede. Tu ci hai lasciato un’eredità difficilmente dimenticabile… ora proteggi i tuoi figli, il tuo sposo, i tuoi parenti e tutti noi che abbiamo avuto la Benedizione di conoscerti e ti abbiamo amato tanto per quello che eri ed ancora sei!
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