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Non gettare la spugna!

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In questo periodo  di grande sofferenza fisica, nella mia condizione di solitudine fisica e morale, mi sento di riproporre questo testo:

 

spugna

 L’autore è anche fondatore dell’organizzazione internazionale Teen Challenge,  a New York, che aiuta i drogati, i delinquenti e gli emarginati.

Wilkerson è un uomo che ha vissuto a stretto contatto con la sofferenza e che ha sentito una profonda spinta a scrivere questo libro per aiutare tutti coloro che soffrono a non gettare la spugna, cioè a non arrendersi, a non gettare via la propria fede, a non rinunciare alla speranza di vedere ancora Dio all’opera.

 
 
Quante Madri mi scrivono disperate dopo lutti inenarrabili… storie comuni che non trovano risposta!
 
 
QUANDO SI SOFFRE

 

In un modo o nell’altro, tutti soffriamo. Tutti siamo nella stessa barca, anche la folla che se ne va ridendo spensieratamente soffre. Le persone cercano di nascondere la loro sofferenza bevendo e scherzando, ma non passa.
Chi soffre? I genitori di un figliolo o di una figliola prodiga. Milioni di genitori sono stati profondamente feriti da figli che hanno rigettato i loro consigli amorevoli ed ora sono nel dolore per gli inganni e la delinquenza di questi figli un tempo teneri e buoni.

 

Le vittime di famiglie smembrate soffrono. Soffre la moglie abbandonata dal marito per un’altra donna; soffre il marito che ha perso l’amore di sua moglie; soffrono i figli che hanno perso il loro senso di sicurezza.
Altri soffrono per malattie: cancro, problemi di cuore e una miriade di altri malanni. Sentirsi dire da un dottore: “Lei ha un cancro e può morire” deve essere terrificante, eppure fra quanti leggono queste righe molti hanno sperimentato questo dolore e questa agonia.

 

Gli innamorati si lasciano calpestando quello che una volta era un bellissimo rapporto e ciò che rimane è il cuore spezzato, ferito.
E che dire dei disoccupati? Degli scoraggiati davanti al crollo dei loro progetti? E i segregati? I prigionieri? Gli omosessuali? Gli alcolizzati?
È vero! In un modo o nell’altro stiamo tutti soffrendo; ogni individuo sulla terra porta il proprio fardello di dolore e di sofferenza.

 

Non esiste una cura fisica


Quando sei colpito in profondità, nessuna persona al mondo può toglierti le intime paure e le angosce più profonde. Il migliore degli amici non può comprendere interamente la battaglia che stai passando o le ferite che ti sono state inflitte.
Solo Dio può chiudere l’accesso alle ondate di depressione e ai sensi di solitudine e fallimento che ti vengono addosso. Solo la fede nell’amore di Dio può trarre in salvo una mente che soffre. I cuori offesi e spezzati che soffrono in silenzio possono essere guariti solo dall’opera soprannaturale dello Spirito Santo, fuori della quale nessun altro intervento funziona realmente.

 

Dio deve intervenire e prendere in mano la situazione. Egli deve intercettare le nostre vite al punto di rottura, deve stendere le sue braccia amorevoli e portare quel corpo e quella mente sofferente sotto la sua cura e protezione. Dio deve farsi avanti come un Padre premuroso e dimostrare che egli è là per volgere le cose al bene. Egli deve dissolvere le nubi tempestose, cacciare via la disperazione e la tristezza, asciugare le lacrime e rimpiazzare l’afflizione con la pace della mente.


Perché proprio io, Signore?


Ciò che fa più male è sapere che il tuo amore per Dio è forte, e ciò nonostante non riesci a capire che cosa sta cercando di fare nella tua vita. Se tu fossi freddo nei confronti del suo amore allora capiresti perché le preghiere non sono state esaudite. Se tu ti stessi allontanando da Dio, probabilmente capiresti il perché delle prove e delle gravi afflizioni che ti sono ripetutamente venute addosso. Se tu fossi un peccatore incallito che ha disprezzato le cose di Dio, potresti arrivare a credere di avere meritato la grossa batosta. Ma tu non ti stai allontanando, non lo stai rigettando assolutamente; anzi, brami di fare la sua perfetta volontà e desideri ardentemente compiacerlo servendolo con tutto te stesso. Ecco perché la tua sofferenza è così debilitante; ti fa sentire come se ci fosse qualcosa di gravemente sbagliato in te e così metti in dubbio la profondità della tua spiritualità e, a volte, perfino la tua salute.

 

Una voce interiore, proveniente chissà da dove, sussurra: “Forse, in un modo o nell’altro, ho dei difetti. Forse sono stato ferito così profondamente perché Dio non può trovare molto di buono in me. Devo proprio essere fuori dalla sua volontà; egli deve disciplinarmi per rendermi obbediente”.


Gli amici fanno il possibile

 

Un cuore abbattuto o spezzato produce il dolore più atroce che l’uomo possa provare. La maggioranza delle altre sofferenze umane sono solo fisiche, ma un cuore ferito deve sopportare un dolore che è sia fisico sia spirituale.
Gli amici e coloro che amano possono aiutare a lenire il dolore fisico di un cuore a pezzi. Quando ci fanno compagnia ridendo, amandoci e interessandosi a noi, il dolore fisico viene alleviato e c’è un provvisorio sollievo. Ma scende la notte e con essa giunge il terrore dell’angoscia spirituale. La sofferenza è sempre maggiore di notte. La solitudine cala come una nube quando il sole scompare. Il dolore esplode quando sei completamente solo e pensi a come affrontare le voci e le paure che ripetutamente si affacciano.

 

I tuoi amici, che non comprendono pienamente che cosa stai passando, ti offrono molteplici soluzioni superficiali. Si mostrano impazienti con te. In queste occasioni sono generalmente allegri e senza preoccupazioni, e non riescono a capire perché non ti riprendi. Insinuano che ti lasci andare all’autocommiserazione, ti ricordano che il mondo è pieno di cuori afflitti, di sofferenti che, pure, sono sopravvissuti. Più spesso vogliono fare una di quelle preghiere-panacea che immediatamente risolvono tutto. Ti dicono di “lasciare agire la tua fede, rivendicare una promessa, dichiarare la guarigione e lasciarti dietro la disperazione”.

 

Tutto ciò è giusto e buono, ma è una predica che di solito viene da parte di cristiani che non hanno mai provato molte sofferenze nella propria vita. Sono come le balie di Giobbe, che conoscevano tutte le risposte, ma non potevano alleviare il suo dolore. Giobbe disse loro: “Siete tutti quanti dei medici da nulla” (Giobbe 13:4). Grazie a Dio per gli amici ben intenzionati, ma se essi potessero sperimentare la tua angoscia, anche solo per un’ora, il loro tono sarebbe ben diverso. Mettili al tuo posto, anche solo una volta, affinché provino ciò che senti tu e sperimentino l’intima sofferenza che ti porti dietro, allora ti diranno: “Ma come fai a resistere? Io non riuscirei a sopportare quello che stai passando tu!”


Il tempo non risolve niente

 

C’è poi la solita vecchia frase fatta: “Il tempo guarisce tutte le ferite”. Ti dicono di resistere, di forzare un sorriso e di attendere che il tempo sintetizzi il tuo dolore. Ma io sospetto che tutte le massime e i proverbi riguardanti la solitudine siano stati coniati da gente felice, senza grossi problemi. Suona bene, ma non è vero: il tempo non guarisce un bel niente, solo Dio guarisce!
Quando sei nella sofferenza il tempo non fa che aumentare il dolore. Trascorrono i giorni e le settimane, e l’angoscia è sempre lì. La sofferenza non se ne vuole andare, anche se lo dice il calendario. Il tempo potrebbe relegare il dolore in un angolo recondito della mente, ma un minimo ricordo può riportarlo a galla.

 

Ad essere sinceri, sapere che altri credenti hanno sofferto prima di te lungo la storia, non aiuta né te né loro. Ti puoi identificare con personaggi della Bibbia che hanno superato il dolore di terribili prove; ma sapere che altri son passati per dure battaglie non basta a calmare la ferita che brucia nel tuo petto.
Quando leggi come sono usciti vittoriosi dalle loro battaglie, e tu ancora no, questo non fa che aumentare la tua pena. Ti fa sentire come se essi ricevessero le risposte alle loro preghiere perché sono molto vicini a Dio. Ti fa sentire indegno del Signore perché il tuo problema ancora si trascina, malgrado tutti i tuoi sforzi spirituali.


Un duplice problema


Raramente si viene feriti solo una volta. Molti di quelli che stanno male possono mostrare anche altre ferite. Dolore si aggiunge a dolore. Un cuore spezzato di solito è tenero, fragile. Viene facilmente ferito perché non è protetto da una corazza resistente. La tenerezza, da chi ha un cuore ben corazzato, è considerata erroneamente vulnerabilità. La calma è giudicata una debolezza. Il fatto di dedicarsi totalmente a un altro è frainteso come l’essere diventati troppo forti. E il cuore che non si vergogna di ammettere il proprio bisogno d’amore è mal giudicato, quasi che fosse troppo tendente alla sessualità.

Ne consegue, quindi, che un cuore sensibile che cerca amore e comprensione è spesso il più facilmente intaccabile. I cuori aperti e fiduciosi sono di solito quelli più frequentemente feriti.

Il mondo è pieno di uomini e donne che hanno respinto l’amore offerto loro da un cuore gentile e dolce nei loro confronti. I cuori forti, corazzati, che non hanno bisogno di nessuno, i cuori che danno pochissimo, quelli che richiedono che l’amore sia loro costantemente manifestato, quelli che fanno sempre calcoli, quelli che manovrano e servono sé stessi, quelli che hanno paura di rischiare, sono cuori che raramente vengono infranti. Non vengono feriti perché non c’è niente da ferire; sono troppo orgogliosi ed egocentrici per permettere a qualcuno di farli soffrire in alcun modo. Vanno in giro ferendo altri cuori e calpestando le fragili anime che li avvicinano e questo semplicemente perché sono così induriti e ottusi di cuore da pensare che tutti dovrebbero essere come loro. I cuori indurti non amano le lacrime; odiano prendere impegni. Si sentono senza parole se chiedete loro di condividere qualcosa che venga dal cuore.


Chi ferisce un cuore non la passa liscia


Una parte del dolore che un cuore afflitto deve patire viene dal pensiero che l’offensore, colui che l’ha ferito, non ne avrà alcuna pena. Il cuore dice: “Io sono stato colpito e ferito, eppure sono quello che ne paga lo scotto. Il colpevole se la cava senza danno, mentre dovrebbe pagare per ciò che ha fatto”. Ecco il problema delle croci: di solito è la persona sbagliata che viene crocifissa. Ma Dio tiene in serbo i libri e, il giorno del Giudizio, tali libri saranno soppesati. Ma anche in questa vita coloro che affliggono e quelli che feriscono pagano un caro prezzo. Indipendentemente da come tentino di giustificare le loro azioni lesive, essi non riusciranno a sottrarsi alle grida di coloro che hanno ferito. Come il sangue di Abele che gridava dalla terra, le grida di un cuore straziato possono penetrare la barriera del tempo e dello spazio e terrorizzare il più duro dei cuori. Le ferite sono spesso causate da menzogne senza fondamento e ogni bugiardo alla fine deve essere condotto dinanzi alla giustizia.

 

Esiste un balsamo per un cuore spezzato? C’è possibilità di guarigione per le ferite profonde, interiori? Si possono rimettere assieme i pezzi e rendere il cuore ancor più saldo? Può la persona che ha conosciuto un tale tremendo dolore e una tale sofferenza risollevarsi dalle ceneri della depressione e trovare un nuovo e più vigoroso sistema di vita? Sì! Assolutamente sì! E se così non fosse la Parola di Dio sarebbe una beffa e Dio stesso sarebbe un bugiardo: e ciò non è possibile!
Permettimi di darti alcuni suggerimenti su come affrontare la tua sofferenza.


Non cercare di esaminare come e perché sei stato ferito. Ciò che ti è capitato è un guaio molto comune fra gli uomini. La tua situazione non è per niente unica: è la condizione tipica della natura umana.
Che tu abbia ragione o torto non significa assolutamente nulla a questo punto. Ciò che importa è la tua buona volontà di camminare in Dio e di avere piena fiducia nella sua azione misteriosa nella tua vita. La Bibbia dice:


“…non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare” (1 Pietro 4:12-13).


Dio non ti ha promesso una vita senza sofferenze: egli ti ha promesso una via d’uscita. Ti ha promesso l’aiuto per sopportare il dolore e la forza per riuscire a rialzarti quando la debolezza ti fa inciampare.
Molto probabilmente tu hai fatto ciò che dovevi fare. Ti sei mosso nella volontà di Dio, seguendo con sincerità l’impulso del tuo cuore. Ci sei finito dentro con un cuore ben disposto, pronto a donarti. Sei stato spinto dall’amore. Non hai abortito dopo un po’ la volontà di Dio; qualcun altro l’ha fatto. Se ciò non fosse vero non saresti proprio tu a stare così male. Sei ferito perché hai cercato di essere sincero.

Non riesci a capire perché le cose ti si siano rivoltate contro, quando sembrava che Dio le stesse guidando. Il tuo cuore si domanda: “Perché Dio ha permesso che mi succedesse, se sapeva che sarebbe finita male? Ma la risposta è evidente. Giuda, per esempio, fu chiamato dal Signore e destinato a diventare un uomo di Dio. Fu scelto direttamente dal Salvatore e avrebbe potuto essere potentemente usato da Dio, ma Giuda respinse il piano di Dio, spezzò il cuore di Gesù. Ciò che era partito come un meraviglioso, perfetto piano di Dio finì in un disastro, poiché Giuda scelse invece di seguire la sua strada. Orgoglio e irrigidimento hanno fatto naufragare il piano di Dio che era in corso.

 

Dunque, metti da parte i tuoi sensi di colpa; piantala di autocondannarti; smettila di ricercare che cosa hai fatto di male. È ciò che pensi in questo momento che ha importanza davanti a Dio. Non hai fatto un errore, molto più probabilmente, hai semplicemente fatto troppo. Devi dire come Paolo: “Se io vi amo tanto, devo essere da voi amato di meno?” (2 Corinzi 12:15).
Ricorda che Dio sa esattamente quanto puoi sopportare e non permetterà che tu raggiunga il punto di rottura. Il nostro caro Padre ha detto:


“Nessuna tentazione vi ha colti che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13).

Il peggiore tipo di bestemmia è pensare che sia Dio l’autore del tuo dolore e della tua sofferenza, che sia il Padre Celeste a castigarti, che Dio ritenga tu abbia bisogno di un’altra o più afflizioni prima di essere pronto a ricevere le sue benedizioni. Non è così!

 

È vero che il Signore corregge colui che egli ama, ma questa correzione dura solo per un tempo e non è intesa a farci star male. Non è Dio l’autore della confusione presente nella tua vita, né lo sei tu. È l’insufficienza umana il nemico che semina zizzania nel tuo campo, è l’inganno ricevuto da qualcuno, vicino a te, che ha perso la fede in Dio. Il nemico cerca di farci del male tramite altri esseri umani, proprio come cercava di fare male a Giobbe mediante la moglie incredula.
Il tuo Padre celeste veglia su di te con uno sguardo attento. Ogni mossa è seguita, ogni lacrima è conservata. Egli si immedesima in te in ogni tuo dolore, sente ogni colpo. Egli sa quando sei stato esposto sufficientemente alla molestia del nemico; perciò interviene e dice: “Basta così!” Quando il dolore e la sofferenza non ti portano più ad avvicinarti al Signore e, al contrario, la tua vita spirituale comincia a venir meno, allora Dio interviene. Non permetterà, ad uno dei suoi figli che confidano in lui, di finire a terra a causa di troppo dolore e angoscia nel loro animo. Quando la sofferenza comincia ad agire a tuo discapito, quando essa comincia a frenare la tua crescita, Dio deve operare e tirarti fuori per un po’ dalla battaglia. Non permetterà mai che tu ti consumi in lacrime, non lascerà che il dolore ti faccia perdere la ragione. Egli promette di giungere, giusto in tempo, per asciugare le tue lacrime e darti gioia.

La Parola di Dio afferma: “…il pianto può durare per una notte, ma la mattina viene il giubilo” (Salmo 30:5, traduzione letterale dalla versione inglese KJV).


Quando il tuo dolore è massimo, vai a pregare nella tua cameretta e sfoga in lacrime tutta la tua amarezza. Gesù pianse, Pietro pianse amaramente! Pietro si portò dietro il dolore per avere rinnegato il Figlio di Dio stesso. Egli camminò solo, sui monti, piangendo di dolore e quelle lacrime amare operarono un dolce miracolo in lui: se ne tornò indietro, per attaccare il regno di satana.
Una donna che ha dovuto subire una mastectomia ha scritto un libro intitolato Prima piangi. Quanto è vero! Ho parlato recentemente a un amico che da poco era stato informato di avere un cancro all’ultimo stadio. “La prima cosa da fare”, diceva “è piangere finché non ti restano più lacrime, poi comincia ad accostarti maggiormente a Gesù, finché senti che le sue braccia ti stanno saldamente sostenendo”.

 

Gesù non ignora mai un cuore implorante. Sta scritto: “Tu, Dio non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato” (Salmo 51:17). In nessun caso il Signore ti dirà: “Controllati! Rimettiti in piedi e inghiotta la pillola! Stringi i denti ed asciugati le lacrime”. No! Gesù conserva ogni singola lacrima nel suo contenitore eterno.
Stai soffrendo? Molto? Allora vai a farti un bel pianto! E continua a piangere finché hai lacrime da versare. Ma stai attento che quelle lacrime scaturiscono solo dal dolore e non da incredulità o da autocompassione.


Convinciti che sopravviverai, ne uscirai fuori; vivo o morto, tu appartieni al Signore. Saresti sorpreso nel costatare quanto puoi riuscire a sopportare, con l’aiuto di Dio. Felicità non è vivere senza dolori o sofferenze, assolutamente! La vera felicità è imparare a gioire nel Signore, qualsiasi cosa sia successa nel passato.
Ti puoi sentire respinto o abbandonato. La tua fede può essere debole. Puoi sentirti d’essere andato al tappeto. Il dolore, le lacrime, i mali e la sensazione di vuoto a volte possono soffocarti, ma Dio è ancora saldo sul suo trono. Egli è ancora Dio!

Non puoi farcela da solo. Non puoi frenare il dolore e la sofferenza. Ma il nostro benedetto Signore ti verrà incontro, ti raccoglierà con la sua mano amorevole e ti solleverà per farti nuovamente sedere nei “luoghi celesti”. Ti libererà dalla paura di morire e manifesterà il suo infinito amore per te.
Guarda in alto! Rassicurati nel Signore. Quando il buio ti circonda e non vedi alcuna via d’uscita per il tuo problema, abbandonati nelle braccia di Gesù e abbi semplicemente fiducia in lui. Deve fare tutto lui! Egli però vuole la tua fede, la tua fiducia. Vuole che tu proclami a voce alta: “Gesù mi ama! Egli è con me! Non mi abbandonerà! Sta risolvendo tutto, proprio adesso! Non sarò abbattuto! Non sarò sconfitto! Non sarò una vittima di satana! Non perderò la testa, né mi smarrirò! Dio è dalla mia parte! Io lo amo ed egli mi ama!”


La linea di partenza è la fede, e la fede si basa su questo assoluto: “Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà…” (Isaia 54:17).

tratto da: “Non Gettare la Spugna” di David Wilkerson

 

 

Edda CattaniNon gettare la spugna!
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Credere non credere

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La fede oltre ciò che si vede

 

 

Il 21 gennaio 2009 intervistata a "Otto e mezzo" in onda su "La7", Margherita Hack ha dichiarato:
"Credere che Dio esiste è come credere che esiste la Befana".
Ha ragione.
Infatti Dio esiste e Margherita Hack pure. 

 

      La fede nelle cose che non si vedono

 

     Agostino di Ippona         

 

  Niente di più certo dell’interiore visione dell’animo.
1. 1. Vi sono alcuni i quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa
piuttosto che accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda
agli uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali
sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché non siamo
in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo, tuttavia dimostriamo alle
menti umane che si devono credere anche quelle cose che non si vedono. E, in primo
luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così schiavi degli occhi carnali che giudicano di non
dover credere ciò che con quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano
ma anche conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo,
che è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli. Per non parlare di altro, proprio la fede
con la quale crediamo o il pensiero con il quale sappiamo di credere o di non credere
qualcosa, sono totalmente estranei agli sguardi di codesti occhi; eppure che c’è di più
manifesto, di più evidente, di più certo dell’interiore visione dell’animo? Come dunque
possiamo non credere ciò che non vediamo con gli occhi del corpo, quando ci accorgiamo
di credere o di non credere pur non potendo giovarci degli occhi del corpo?
Nessuna disposizione dell’animo si può vedere con gli occhi del corpo.
1. 2. Ma, essi dicono, queste cose che sono nell’animo, poiché le possiamo percepire con
l’animo stesso, non c’è bisogno di conoscerle mediante gli occhi del corpo; quelle, invece,
che ci proponete di credere, non le mostrate all’esterno in modo che le conosciamo
mediante gli occhi del corpo, né sono interiormente, nel nostro animo, in modo che le
vediamo con il pensiero. Questo è quanto dicono: come se si ordinasse a qualcuno di
credere nel caso in cui potesse vedere davanti a sé l’oggetto del credere. Di certo, dunque,
siamo tenuti a credere ad alcune realtà temporali che non vediamo, per meritarci di
vedere anche quelle eterne nelle quali crediamo. Ma, chiunque tu sia , tu che non vuoi
credere se non ciò che vedi, ecco, tu vedi con gli occhi del corpo i corpi presenti e vedi con
l’animo, poiché sono nel tuo animo, le tue volontà e i tuoi pensieri del momento; ora
dimmi, ti prego, la buona disposizione del tuo amico verso di te con quali occhi la vedi?
Nessuna disposizione, infatti, si può vedere con gli occhi del corpo. O vedi forse con il tuo
animo anche ciò che avviene nell’animo altrui? Ma se non lo vedi, come ricambi a tua volta
la benevolenza dell’amico, dal momento che non credi ciò che non sei in grado di vedere?
O, per caso, stai per dire che vedi la disposizione altrui dalle sue opere? Dunque, vedrai i
fatti e sentirai le parole, ma, circa la disposizione dell’amico, tu sarai costretto a credere
ciò che non si può né vedere né sentire. Quella disposizione, infatti, non è né un colore né
una forma che si imponga agli occhi, non è un suono o una melodia che penetri negli
orecchi, e non una tua disposizione, che sia percepita da un moto del tuo cuore. Non ti
resta, pertanto, che credere ciò che non è né visto, né udito, né percepito dentro di te,
affinché la tua vita non rimanga vuota, senza alcuna amicizia, o l’amore che hai ricevuto
non sia, a tua volta, da te ricambiato. Dove è dunque quel che dicevi, e cioè che non devi
credere se non ciò che vedi, all’esterno con il corpo o, all’interno, con il cuore? Ecco, a
partire dal tuo cuore tu credi ad un cuore non tuo, e là dove non drizzi lo sguardo della
carne e della mente, ci destini la fede. Tu, con il tuo corpo, scorgi il volto dell’amico, con il
tuo animo discerni la tua fede: ma la fede dell’amico tu non puoi amarla se, a tua volta,
non hai in te quella fede con la quale credi ciò che in lui non vedi. Sebbene l’uomo possa
anche ingannare col fingere benevolenza o col nascondere la malvagità o, se non ha
intenzione di nuocere, con l’aspettarsi da te qualche vantaggio, tuttavia egli simula perché
manca di amore.

Nelle avversità si prova il vero amico.
1. 3. Ma, secondo quanto dici, tu credi all’amico, del quale non puoi vedere il cuore,
perché lo hai sperimentato nelle tue situazioni difficili e hai conosciuto quale fosse la sua
disposizione d’animo verso di te in occasione dei pericoli in cui non ti ha abbandonato.
Forse dunque, a tuo parere, dobbiamo augurarci delle disgrazie per avere la prova
dell’amore degli amici verso di noi? E nessuno proverà la felicità che proviene da amici
fidatissimi, se non sarà stato infelice per le avversità, ovvero non potrà mai godere

dell’amore collaudato di un altro, se non è stato tormentato dal proprio dolore o timore? E
allora come si può desiderare, e non piuttosto temere, quella felicità che si prova
nell’avere veri amici, quando solo l’infelicità può renderla certa? E tuttavia è indubbio che
si può avere un amico anche nelle prosperità, sebbene è nelle avversità che ne abbiamo la
prova più certa.
Crediamo al cuore degli amici anche prima di metterlo alla prova.
2. 3. Ma, comunque, per metterlo alla prova, tu non ti affideresti alle tue verifiche, se non
credessi. Perciò, siccome tu lo fai per metterlo alla prova, tu credi prima di averne la
prova. Di certo infatti, se non dobbiamo credere alle cose non viste, dal momento che
crediamo ai cuori degli amici anche quando non ne abbiamo ancora prove certe, e dal
momento che, anche quando abbiamo prove – a prezzo dei nostri mali – che sono buoni,
anche allora, piuttosto che vedere, crediamo alla loro benevolenza verso di noi, tutto ciò
accade soltanto perché in noi è così grande la fede che, in maniera del tutto conseguente,
pensiamo di vedere, se si può dire, con i suoi occhi ciò che crediamo. E dobbiamo appunto
credere, proprio perché non possiamo vedere.
Se scomparirà la fede, finirà del tutto l’amicizia.
2. 4. Se questa fede fosse eliminata dalle vicende umane, chi non si avvede di quanto
scompiglio si determinerebbe in esse e di quale orrenda confusione ne seguirebbe? Se non
devo credere a ciò che non vedo, chi infatti sarà riamato da un altro, dal momento che in
se stesso l’amore è invisibile ? Pertanto finirà del tutto l’amicizia, perché essa non consiste
in altro che nell’amore reciproco. Quale amore infatti si potrà ricevere da un altro, se non
si crede affatto che sia stato dato? Con la fine dell’amicizia poi non resteranno saldi
nell’animo né i vincoli matrimoniali né quelli di consanguineità né quelli di parentela,
poiché anche in essi vi è senz’altro un comune modo di sentire basato sull’amicizia. I
coniugi dunque non potranno amarsi a vicenda, quando, non potendo vedere l’amore come
tale, l’uno non crederà di essere amato dall’altro. Essi non desidereranno avere figli,
poiché non credono che saranno da essi ricambiati. E costoro, se nascono e crescono,
ameranno molto di meno i loro genitori, non vedendo nel loro cuore l’amore verso di sé,
dato che è invisibile; naturalmente, però, qualora il credere le cose che non si vedono è
segno di colpevole impudenza e non di lodevole fede. Che dire poi degli altri vincoli
familiari – tra fratelli, tra sorelle, tra generi e suoceri, tra congiunti di qualsivoglia grado di
consanguineità e affinità – se l’amore è incerto e la volontà è sospetta, tanto da parte dei
genitori verso i figli quanto da parte dei figli verso i genitori, e quindi finché la dovuta
benevolenza non è ricambiata, perché non la si ritiene dovuta quando, non vedendola, non
si crede che vi sia nell’altro? D’altra parte, se non è ingenua, è quanto meno odiosa questa
cautela per la quale noi non crediamo di essere amati per il fatto che non vediamo l’amore
di chi ci ama, e pertanto non ricambiamo a nostra volta coloro che non ci riteniamo in
dovere di ricambiare. Fino a tal punto perciò le cose umane sono sconvolte, non credendo
ciò che non vediamo, da essere distrutte fino alle fondamenta, se non crediamo a nessuna
volontà d’uomo, che di certo non possiamo vedere. Tralascio di dire quante cose della
pubblica opinione, della storia ovvero di luoghi in cui non sono mai stati credano coloro che
ci riprendono per il fatto che crediamo ciò che non vediamo, e come essi non dicano " non
crediamo perché non abbiamo visto ". Se dicessero ciò, infatti, sarebbero costretti a
confessare di non avere alcuna certezza sull’identità dei loro genitori, poiché, anche in
questo caso, hanno creduto a quanto altri gli raccontavano, senza peraltro essere capaci di
mostrarglielo perché era ormai passato; e, pur non conservando alcun ricordo del tempo
della loro nascita, tuttavia hanno dato il pieno consenso a coloro che in seguito gliene
hanno parlato. Se così non fosse, inevitabilmente si incorrerebbe in un’irriguardosa
mancanza di rispetto nei confronti dei genitori, nel momento stesso in cui si cerca di
evitare la temerità di credere in quelle cose che non possiamo vedere.
La presenza di indizi chiari ci sprona a credere.
3. 4. Se, dunque, con il non credere ciò che non possiamo vedere crollerà la stessa umana
società, perché verrebbe a mancare la concordia, quanto più è necessario prestare fede
alle realtà divine, sebbene siano realtà che non si vedono? Se non si prestasse loro fede,
non l’amicizia di un uomo qualsiasi ma la stessa suprema religione sarebbe violata, in
modo che ne consegue la somma infelicità.
3. 5. Ma, tu dirai, la benevolenza di un amico nei miei confronti, malgrado non possa
vederla, tuttavia la posso ricercare attraverso molti indizi; voi, invece, non potete
mostrare con nessun indizio le cose che volete che crediamo pur senza averle viste.
Intanto, non è di poco conto che tu concedi che si debbano credere alcune cose, anche se
non si vedono, quando si è in presenza di chiari indizi; già questo, infatti, è sufficiente per
concludere che non ogni cosa che non si vede non deve essere creduta. Ed è così
completamente screditato quel presupposto per cui si dice che non dobbiamo credere le
cose che non vediamo. Però sbagliano di molto quelli che ritengono che noi crediamo in
Cristo senza nessun indizio su di Lui. Quali indizi, infatti, sono più chiari delle cose che ora
constatiamo che sono state predette e si sono realizzate?. Voi, dunque, che escludete
l’esistenza di indizi perché dobbiate credere, relativamente a Cristo, quelle cose che non
avete viste, considerate quelle che vedete. La Chiesa stessa, con parole di materno amore,
vi conforta : " Io, che vedete con meraviglia fruttificare e crescere per tutto il mondo 1, un
tempo non fui quale ora mi ravvisate". Ma, nel tuo seme saranno benedette tutte le genti
2. Quando Dio benediceva Abramo, prometteva me: io infatti mi diffondo fra tutte le genti
nella benedizione di Cristo. Che Cristo è il seme di Abramo 3 lo attesta l’ordine di
successione delle generazioni. Per riassumere in breve, Abramo generò Isacco, Isacco
generò Giacobbe, Giacobbe generò dodici figli, dai quali è scaturito il popolo di Israele.
Giacobbe stesso, anzi, ebbe il nome di Israele. Tra questi dodici figli generò Giuda, da cui
è derivato il nome dei Giudei, fra i quali è nata la Vergine Maria, che partorì il Cristo 4. Ed
ecco, in Cristo, cioè nel seme di Abramo, vedete che sono benedette tutte le genti e ne
restate stupiti; eppure esitate ancora a credere in lui, nel quale piuttosto avreste dovuto
temere di non credere. Mettete in dubbio o rifiutate di credere che una vergine abbia
partorito, quando piuttosto dovreste credere che così si addiceva a Dio di nascere come
uomo? Sappiate, infatti, che anche questo fu predetto mediante il profeta: Ecco una
vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiameranno Emmanuele, che vuol dire " Dio è
con noi " 5. Non metterete, dunque, più in dubbio che una vergine possa partorire, se
volete credere in un Dio che nasce e, senza abbandonare il governo del mondo, viene tra
gli uomini nella carne, e che possa concedere alla madre la fecondità, senza toglierle
l’integrità verginale. Così bisognava che nascesse come uomo, pur restando sempre Dio,
perché nascendo sarebbe divenuto per noi Dio. Per questo il Profeta dice di nuovo di Lui: Il
tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro di rettitudine lo scettro del tuo regno! Tu hai
amato la giustizia e hai detestato l’iniquità; per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con
olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 6. Questa è l’unzione spirituale con la quale Dio
unse Dio, cioè il Padre il Figlio: donde sappiamo che Cristo prende il nome da crisma, che
significa unzione. Io sono la Chiesa, della quale si parla in quel medesimo salmo,
preannunziando come già avvenuto ciò che doveva avvenire: Stette la regina alla tua
destra, in abiti d’oro, ornata di vari colori 7, cioè nel segno della sapienza, adornata dalla
varietà delle lingue. Ivi mi si dice: Ascolta, o figlia, e guarda, porgi l’orecchio, e dimentica
il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché al re piacque la tua bellezza; poiché Egli è il
Signore Dio tuo. A Lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con doni, tutti i ricchi del
popolo supplicheranno il tuo volto. Tutta la gloria della figlia del re è all’interno; la avvolge
un vestito dalle frange d’oro dai vari colori. Le vergini, al suo seguito, saranno condotte al
re; a te saranno condotte le sue compagne; saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re. Al posto dei tuoi padri ti sono nati i figli, li farai capi di
tutta la terra. Si ricorderanno del tuo nome, di generazione in generazione. Perciò i popoli
ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 8.
Adempiute le profezie sulla Chiesa.
3. 6. Se non vedeste questa regina, ormai anche feconda di prole regale; se colei, alla
quale fu detto: Ascolta, o figlia, e guarda, non vedesse realizzata la promessa un tempo
udita; se colei, alla quale fu detto: Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, non
avesse abbandonato le antiche consuetudini del mondo; se colei alla quale fu detto: Al re
piacque la tua bellezza, poiché egli è il Signore Dio tuo, non riconoscesse ovunque che
Cristo è Signore; se non vedesse che le città levano preghiere a Cristo ed offrono doni a
Lui, del quale le fu detto: A lui si prostreranno dinanzi le figlie di Tiro con i doni; se anche i
ricchi non deponessero la loro superbia e non supplicassero l’aiuto della Chiesa, a cui fu
detto: Tutti i ricchi del popolo supplicheranno il tuo volto; se non riconoscesse la figlia del
re, al quale le fu comandato di dire: Padre nostro, che sei nei cieli 9; e se colei della quale
fu detto: Tutta la gloria della figlia del re è all’interno, non si rinnovasse di giorno in giorno
nell’intimo 10 attraverso i suoi santi, sebbene colpisca sfavillando anche gli occhi di gente
estranea con la fama dei suoi predicatori, che si esprimono in diverse lingue, paragonabili
alle frange dorate di un vestito dai vari colori; se, dopoché il suo buon profumo l’ha resa
famosa in ogni luogo, giovani vergini non venissero condotte a Cristo per essere
consacrate a Lui, del quale e al quale si dice: Le vergini, al suo seguito saranno condotte al
re, a te saranno condotte le sue compagne; e, affinché non sembrasse che fossero
condotte come prigioniere in un carcere, dice: Saranno condotte in gioia ed esultanza,
saranno condotte nel tempio del re; se essa non desse alla luce figli, dai quali avere come
dei padri, da farli ovunque suoi reggitori, lei alla quale si dice: Al posto dei tuoi padri ti
sono nati i figli, li farai capi di tutta la terra; lei, madre, sovrana e suddita insieme, che
confida nelle loro preghiere, per cui fu aggiunto: Si ricorderanno del tuo nome, di
generazione in generazione; se, per la predicazione di questi padri, nella quale il suo nome
è stato ricordato senza interruzione, moltitudini così grandi non si riunissero in essa e non
rendessero incessantemente lode, ciascuna nella sua lingua, alla gloria di colei alla quale si
dice: Perciò i popoli ti renderanno lode in eterno, nei secoli dei secoli 11.
Le cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono compiute
con tanta chiarezza. Altrettanto sarà per le cose future.
4. 6. Se queste cose non si rivelassero così evidenti che gli occhi dei nemici non trovano in
quale parte volgersi per evitare di essere colpiti da tale evidenza e di essere da essa
costretti ad ammetterle manifestamente; allora forse a buon diritto potreste dire che non
vi vengono mostrati indizi di sorta, visti i quali possiate credere anche quelle cose che non
vedete. Ma se queste cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono
compiute con tanta chiarezza; se la verità stessa vi si mostra sia con i suoi effetti
antecedenti sia con quelli che ne sono seguiti, perché crediate quello che non vedete, o
resti dell’infedeltà, vergognatevi per le cose che vedete.
4. 7. Guardate me, vi dice la Chiesa; guardateme, che vedete, ancorché non vogliate
vedere. Coloro, infatti, che in quei tempi, in terra di Giudea, furono fedeli, appresero
direttamente, come realtà presenti, la meravigliosa nascita da una vergine, la passione, la
resurrezione, l’ascensione di Cristo, e tutte le cose divine da Lui dette e fatte. Tutto ciò voi
non l’avete visto; è per questo che vi rifiutate di credere. Guardate dunque queste cose,
prestate attenzione a queste cose, pensate a queste cose che vedete, che non vi sono
narrate come fatti del passato, che non vi sono preannunziate come eventi del futuro, ma
vi sono mostrate come realtà del presente. Vi pare una cosa vana o insignificante, e
ritenete che non sia un miracolo divino o che lo sia ma di poco conto che, nel nome di un
crocifisso, accorre tutto il genere umano? Non avete visto ciò che fu predetto e si è
avverato della nascita umana di Cristo: Ecco una vergine concepirà e darà alla luce un
figlio 12; ma vedete compiuto ciò che la parola di Dio predisse ad Abramo: Nel tuo seme
saranno benedette tutte le genti 13. Non avete visto ciò che fu predetto dei miracoli di
Cristo: Venite e vedete le opere del Signore, che ha compiuto prodigi sulla terra 14, ma
vedete ciò che fu predetto: Il Signore mi disse: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato:
chiedimi e ti darò le genti in eredità, e i confini della terra come tuo possesso 15. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della passione di Cristo: Hanno trapassato le mie
mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa; essi mi hanno osservato e guardato;
si sono divise le mie vesti e hanno tirato a sorte sulla mia tunica 16, ma vedete ciò che
nello stesso Salmo fu predetto, e che ora appare avverato: Si ricorderanno del Signore e a
Lui ritorneranno tutti i confini della terra e lo adoreranno, prostrati davanti a Lui, tutte le
stirpi dei popoli, poiché del Signore è il regno ed Egli dominerà sulle genti 17. Non avete
visto ciò che fu predetto e si è avverato della resurrezione di Cristo, secondo quanto il
Salmo gli fa dire anzitutto riguardo al suo traditore e poi ai suoi persecutori: Uscivano fuori
e tutti insieme sparlavano di uno solo; tutti i miei nemici contro di me mormoravano,
contro di me meditavano il mio male; una parola iniqua contro di me hanno fatto circolare
18. Ove, per far vedere che nulla valse loro uccidere chi sarebbe risorto, continuò dicendo:
Chi dorme non potrà forse rialzarsi? 19 E poco dopo, avendo predetto, mediante la stessa
profezia, del suo stesso traditore ciò che sta scritto anche nel Vangelo 20: Chi mangiava il
mio pane, alzò sopra di me il calcagno 21, cioè, mi calpestò, subito aggiunse: Ma tu, o
Signore, abbi pietà di me e resuscitami, e io li ripagherò 22. Ciò si è avverato: Cristo dormì
e si risvegliò, ossia resuscitò; egli che, nella medesima profezia ma in un altro Salmo,
dice: Io ho dormito e ho preso sonno; e mi sono levato su, poiché il Signore mi sosterrà 23.
È vero, tutto ciò voi non lo avete visto, ma vedete la sua Chiesa, della quale fu detto in
modo simile e si è avverato: O Signore mio Dio, a te le genti verranno dall’estremità della
terra e diranno: " In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non sono
di nessuna utilità " 24. Di certo ciò voi lo constatate, sia che lo vogliate sia che non lo
vogliate, e, se ancora pensate che gli idoli siano o siano stati di qualche utilità, nondimeno
di certo avete sentito che innumerevoli popoli, dopo aver abbandonato, rifiutato o distrutto
simili vanità, dicono: In verità i nostri padri adorarono gli idoli menzogneri, che però non
sono di nessuna utilità: se l’uomo può fabbricarsi i suoi dèi, ecco, essi non sono dèi 25. E
poiché fu detto: A te le genti verranno dall’estremità della terra, non crediate che le genti
predette sarebbero venute in un qualche luogo di Dio: capite, se vi riesce, che al Dio dei
cristiani, che è sommo e vero Dio, le schiere dei popoli non vengono camminando ma
credendo. La stessa cosa infatti fu così predetta da un altro profeta: Il Signore prevarrà su
di loro e sterminerà tutti gli dèi dei popoli della terra; e tutte le isole della terra Lo
adoreranno, ciascuna nel suo luogo 26. Come quello dice: A te verranno tutte le genti,
questo dice: Lo adoreranno, ciascuna nel suo luogo. Dunque, verranno a Lui senza lasciare
il loro luogo, perché chi crede in Lui lo troverà nel proprio cuore. Non avete visto ciò che fu
predetto e si è avverato dell’ascensione di Cristo: Innalzati, o Dio, sopra i cieli, ma vedete
ciò che viene subito dopo: e su tutta la terra sia la tua gloria 27. Tutto quel che, riguardo a
Cristo, è avvenuto ed è passato, voi non lo avete visto, ma queste cose, che sono presenti
nella sua Chiesa, non potete dire di non vederle. Le une e le altre noi ve le mostriamo
come preannunciate, ma non possiamo presentarvele come avvenute e che è possibile
vedere, perché non siamo capaci di riportare dinanzi agli occhi le cose passate.
Tanto le cose passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo
preannunciate prima che accadano.
5. 8. Ma, come per gli indizi che si vedono crediamo nelle volontà degli amici che non si
vedono, così la Chiesa, che ora si vede, di tutte quelle cose che non si vedono ma che
sono mostrate in quegli scritti in cui essa stessa è preannunciata, è segno di quelle
passate, profezia di quelle future. Perché tanto delle cose passate, che ormai non si
possono più vedere, quanto delle cose presenti, che non si possono vedere tutte, non si
poteva vedere nulla quando furono preannunciate. Allorché, dunque, le cose preannunziate
cominciarono ad accadere, da quelle già accadute a queste che stanno accadendo, tutte le
cose predette riguardo a Cristo e alla Chiesa si sono susseguite in una serie ordinata. A
questa serie appartengono quelle sul giorno del giudizio, sulla resurrezione dei morti,
sull’eterna dannazione degli empi con il diavolo e sull’eterna ricompensa dei giusti con
Cristo, cose che, anch’esse preannunciate, accadranno. Perché, dunque, non dovremmo
credere le cose passate e quelle future che non vediamo, quando abbiamo come testimoni
delle une e delle altre le cose presenti che vediamo e quando, nei libri dei profeti, tanto
quelle passate che quelle presenti e future le sentiamo o le leggiamo preannunciate prima
che accadano ? A meno che per caso gli infedeli non ritengano che siano state scritte dai
cristiani in modo che queste cose, che essi già credevano, avessero un peso maggiore in
fatto di autorità, col ritenere che fossero state promesse prima che accadessero.
I Giudei nelle Scritture sono nostri sostenitori, nei cuori nemici, nei libri
testimoni.
6. 9. Se hanno questo sospetto, esaminino attentamente i libri dei Giudei, nostri nemici. Vi
leggeranno tutte le cose che abbiamo ricordato e troveranno che sono state preannunciate
riguardo a Cristo, nel quale crediamo, e alla Chiesa, che vediamo dall’inizio faticoso della
fede fino alla beatitudine sempiterna del regno. Ma, quando leggono, non si meraviglino se
coloro che detengono questi libri non comprendono tali cose a causa delle tenebre
dell’inimicizia. Che essi non avrebbero capito, infatti, era stato predetto dagli stessi
profeti; e dunque era necessario che questo, come tutto il resto, si avverasse e che,
secondo un segreto ma giusto giudizio di Dio, subissero la pena che avevano meritato. È
vero, colui che crocifissero e al quale diedero fiele e aceto, benché pendesse dal legno, per
coloro che avrebbe condotto dalle tenebre alla luce avrebbe detto al Padre: Perdona loro,
perché non sanno quello che fanno 28; tuttavia per gli altri che, per più occulte ragioni,
avrebbe abbandonato per bocca del profeta tanto tempo prima predisse: Hanno messo
fiele nel mio cibo e quando avevo sete mi hanno fatto bere aceto. La loro mensa divenga
per essi una trappola, come ricompensa e come motivo di scandalo. Si offuschino i loro
occhi, affinché non vedano, e piegato per sempre sia il loro dorso 29. Così, benché i loro
occhi siano offuscati, vanno in tutte le parti del mondo con le più illustri testimonianze
della nostra causa, di modo che, per mezzo loro, sono confermate queste cose nelle quali
invece essi sono smentiti. Ciò fu fatto per evitare che fossero distrutti e che della stessa
setta non restasse nulla; ma essa fu dispersa per il mondo, affinché, portando le profezie
della grazia a noi riservata, ci fosse dovunque di aiuto per convincere più fermamente gli
infedeli. E ciò stesso che dico, sentite come è stato annunciato dal profeta: Non li uccidere
– dice – perché non abbiano un giorno a dimenticare la tua legge; disperdili con la tua
potenza 30. Dunque non furono uccisi in quanto non dimenticarono quelle cose che presso
di loro si leggevano e si udivano. Se infatti, anche senza comprenderle, dimenticassero
completamente le Sacre Scritture, verrebbero uccisi nello stesso rito giudaico, perché, non
conoscendo nulla delle leggi e dei profeti, i Giudei non sarebbero stati di nessun
giovamento. Costoro, dunque, non furono uccisi ma dispersi, affinché, pur non avendo la
fede che li salverebbe, tuttavia conservassero la memoria dalla quale ci proviene l’aiuto:
nelle Scritture sono sostenitori, nei cuori sono nostri nemici, nei libri testimoni.
La Chiesa si è diffusa mirabilmente in tutto il mondo.
7. 10. Del resto, anche se riguardo a Cristo e alla Chiesa non vi fossero state tante
testimonianze precedenti, chi non dovrebbe sentirsi spinto a credere che la divina
chiarezza all’improvviso ha cominciato a risplendere per il genere umano quando vediamo
che, abbandonati i falsi dèi e distrutte dappertutto le loro statue, demoliti i templi o
destinati ad altri usi ed estirpati tanti vani riti dalla ben radicata consuetudine umana, un
solo vero Dio è invocato da tutti? E tutto ciò è accaduto per mezzo di un uomo deriso dagli
uomini, catturato, legato, flagellato, schiaffeggiato, vituperato, crocefisso, ucciso. Per
diffondere il suo insegnamento scelse come discepoli uomini semplici e senza esperienza,
pescatori e pubblicani: essi annunziarono la sua resurrezione e ascensione, affermando di
averla vista, e, riempiti di Spirito Santo, fecero risuonare questo messaggio in tutte le
lingue, pur senza averle imparate. E tra quanti li ascoltarono alcuni credettero, altri non
credettero, opponendosi ferocemente alla loro predicazione. In tal modo, in presenza di
credenti capaci di lottare per la verità fino alla morte, non contraccambiando con i mali ma
sopportandoli, e di vincere non con l’uccidere ma con il morire, il mondo si è talmente
mutato in questa religione, i cuori dei mortali, uomini e donne, piccoli e grandi, dotti e
ignoranti, sapienti e stolti, potenti e deboli, nobili e non nobili, di rango elevato e umili, si
sono così ben convertiti a questo Vangelo e la Chiesa si è diffusa tra tutte le genti ed è
cresciuta in modo tale che contro la stessa fede cattolica, non spunta nessuna setta
perversa, nessun genere di errore che sia così ostile alla verità cristiana da non aspirare e
ambire a gloriarsi del nome di Cristo. Di certo, non si consentirebbe a tale errore di
diffondersi sulla terra, se la stessa opposizione non servisse da stimolo per la sana
disciplina. Quel crocifisso come avrebbe potuto realizzare cose così grandi, se non fosse
Dio fattosi uomo? E tutto ciò, anche se non avesse predetto mediante i Profeti nessuna di
queste cose future. Ma, dal momento che un così grande mistero di amore è stato
preceduto dai suoi profeti e araldi, dalle cui voci divine fu preannunciato ed è avvenuto
così come è stato preannunciato, chi sarebbe così folle da dire che gli Apostoli hanno
mentito su Cristo, quando ne annunciarono la venuta così come era stata predetta dai
profeti, i quali non tacquero neppure gli eventi che sarebbero veramente accaduti riguardo
agli Apostoli? Di essi infatti avevano detto: Non vi è idioma e non vi è discorso in cui non si
senta la loro voce; in tutta la terra si sparge il loro strepito e sino ai confini del mondo le
loro parole 31. Ciò di certo lo vediamo avverato in tutto il mondo, anche se non abbiamo
ancora visto Cristo in carne. Chi pertanto, a meno che non sia accecato da una strana
pazzia o non sia duro e inflessibile per una singolare caparbietà, si rifiuterà di credere alle
Sacre Scritture, che predissero la fede di tutto il mondo?
Esortazione ad alimentare e accrescere la fede.
8. 11. Quanto a voi, o carissimi, questa fede che avete o che avete cominciato ad avere da
poco, si alimenti e cresca in voi. Come infatti sono accaduti gli eventi temporali predetti
tanto tempo prima, così accadranno anche le promesse sempiterne. Non vi ingannino né i
vani pagani né i falsi Giudei né gli ingannevoli eretici e neppure, all’interno stesso della
Chiesa cattolica, i cattivi cristiani, che sono nemici tanto più nocivi quanto più intimi.
Perché neppure su questo punto, per non lasciare i deboli nel turbamento, la profezia
divina tacque, laddove, nel Cantico dei Cantici, lo sposo parlando alla sposa, cioè Cristo
Signore alla Chiesa, dice: Come un giglio in mezzo alle spine, così la mia amata in mezzo
alle figlie 32. Non disse in mezzo alle estranee, ma in mezzo alle figlie: chi ha orecchi per
intendere, intenda 33. E, quando la rete gettata in mare e piena di pesci di ogni genere,
come dice il santo Vangelo, viene tratta a riva, cioè alla fine del mondo, essa si separi dai
pesci cattivi col cuore non con il corpo, cioè cambiando i cattivi costumi e non rompendo le
sante reti. In modo che i giusti, che ora sembrano mescolati con i reprobi, non ricevano
una pena ma una vita eterna, quando sulla spiaggia comincerà la separazione 34.
1 – Cf. Col 1, 6.
2 – Gn 22, 18.
3 – Cf. Gal 3, 16.
4 – Cf. Mt 1, 1-16.
5 – Is 7, 14.
6 – Sal 45, 7-8.
7 – Sal 45, 10.
8 – Sal 45, 11-18.
9 – Mt 6, 9.
10 – Cf. 2 Cor 4, 16.
11 – Sal 45, 11-18.
12 – Is 7, 14.
13 – Gn 22, 18.
14 – Sal 45, 9.
15 – Sal 2, 7-8.
16 – Sal 21, 17-19.
17 – Sal 21, 28-29.
18 – Sal 41, 7-9.
19 – Sal 41, 9.
20 – Gv 13,18.
21 – Sal 41, 10.
22 – Sal 41, 11.
23 – Sal 3, 6.
24 – Ger 16, 19.
25 – Ger 16, 19-20.
26 – Sof 2, 11.
27 – Sal 108, 6.
28 – Lc 23, 34
29 – Sal 69, 22-24.
30 – Sal 58, 12.
31 – Sal 18, 4-5.
32 – Ct 2, 2.
33 – Cf. Mt 13, 9.
34 – Cf. Mt 13, 47-49. 

 

 

 

  

Edda CattaniCredere non credere
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