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La mia Mamma tra gli Angeli

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Ripropongo ora più che mai… 

La mia Mamma è nata il 2 ottobre – Festa degli Angeli Custodi

La mia Mamma è mancata il 21 febbraio 2010

Mi fratello mi scrive: ” Sono anni che se n’è andata una parte di me!

Gli ho risposto: ” Ora più che mai, da che sono rimasta sola, la vivo presente… le parlo, le chiedo di aiutarmi anche nelle piccole cose di ogni giorno e so che lei mi capisce… ora sì… più che mai!

La mia Mamma tra gli Angeli mi parla…

La mia Cara Mamma, Nonna Lina, “la Matriarca” di cui tante volte ho scritto sul “L’AURORA” ha chinato il capo mentre riceveva l’Eucarestia e si è addormentata per sempre. L’hanno vista così coloro che le erano intorno, piccolo pulcino ormai implume, vissuto troppo a lungo per continuare un percorso iniziato da tanto tempo. Ho parlato con lei versando tutte le mie lacrime nascoste quando per prima chiuse ogni rapporto con l’esterno e venne a casa nostra, a Padova, dopo la dipartita di Andrea. La “Nonna Sprint” aveva lasciato ogni attività, interessi e amicizie per condividere con noi dapprima il nostro lutto e successivamente le prime esperienze di comunicazione, giungendo a ricevere lei stessa precisi segnali di presenza che ci confortavano. La Nonna sembrava dotata di una certa sensitività e il rapporto affettivo con Andrea la favoriva di contatti particolari. La sua storia, fatta di deprivazioni e di grandi sofferenze fin da bambina, l’avevano non solo fortificata spiritualmente, ma dotata di un acume che andava oltre la normale ricezione  del messaggio, a cui sapeva dare la più semplice interpretazione. Aveva approntato un altarino con la foto di Andrea vestito con la tunica bianca, il giorno della prima comunione e ogni sera prima di andare a riposare gli dava la buonanotte. Ogni mattina la foto aveva fatto un giro di 180 gradi ed era girata dalla parte opposta. Lei era convinta che Andrea voleva salutarla in questo modo; ma raccontava non solo questo, ma di profumi, sogni e telefonate che ci lasciavano attoniti e contenti.

Nonna Lina era presente quando Mentore fece le prime registrazioni e quando noi non riuscivamo a decodificare le parole, lei, dotata di un udito finissimo sapeva darci la versione corretta delle parole incise. Posso dire che da allora la mia Mamma cambiò completamente le sue abitudini che furono rivolte a quello che sarebbe stato il suo arrivo nell’aldilà. Ripeteva sempre che non avrebbe avuto nessuna paura perché Andrea “il suo tenente” le sarebbe andato incontro e l’avrebbe presa in braccio. Si faceva presto a condividere queste aspettative considerando che le persone più care l’avevano preceduta innanzi tempo: la sua mamma mancata molto giovane, il suo papà, il figlio della sorella e tanti altri componenti di una larga parentela, primo fra tutti mio padre, il suo adorato sposo, mancato quando in casa mio fratello era appena undicenne. Eppure questa attesa si protrasse molto a lungo e molte vicende dovevano rendere più greve il suo già pesante fardello; la salute cagionevole e le ripetute crisi cardiache ci costrinsero a farla accogliere in una struttura dove, pur circondandola di efficienti cure, non le rendevano l’affetto di un clima familiare. Io, abitando in un’altra città e con gli impegni che mi hanno oberata oltre i normali ritmi giornalieri, non ho avuto la possibilità di vederla sovente e i nostri contatti sono avvenuti quasi quotidianamente per via telefonica. Quando si è ammalato Mentore poi, i miei orari non combinavano più con la disponibilità sua e pian piano ho sentito, con uno strazio indicibile, che non potevo più seguirla nel suo grande bisogno di calore e di vicinanza affettiva.

Si è consumata così, pian piano, la mia povera mamma, lucida fino all’ultimo, capace di farmi coraggio e dirmi sempre: “Prega, Edda, prega che il nostro Signore ti aiuta!” Quanta fede e quanta rassegnazione in una donna che aveva avuto in mano il comando di tutta una generazione, capace di sforzi e di grande energia psicologica: un esempio da tenere presente. Quante volte ho camminato qui in casa, nelle mie stanze vuote parlando con lei e magari scrivendole qualche poesia che poi le inviavo accompagnata da un mazzo di fiori “Bianchi o rosa pallido” come li voleva lei. Quando le giungeva questa sorpresa, chiedeva alla suora del residence di metterli in cappella, davanti alla Madonna, perché “..la  mia figliola ne ha tanto bisogno!…”

I primi giorni di febbraio ha avuto una grossa crisi e la sua condizione non lasciava ormai più speranza, ma nel momento del risveglio da uno stato di perdita della coscienza si è rivolta ai presenti dicendo: “Ora posso dirlo davvero: ESISTE L’ALDILA’ il Paradiso c’è!” Quando sono andata a vederla sembrava aver recuperato un po’ di energia ed ho potuto godere di due giorni interi della sua vicinanza e parlarle di tutte le cose che da tempo non ci eravamo dette. Le ho tenuto la mano fra le mie, entrambe tanto esili e bianche e l’ho baciata a lungo pensando che quei dolci istanti sarebbero stati gli ultimi che Dio mi concedeva. Ricordo che, prima di partire le ho detto: “Tu lo sai, mamma, cosa abbiamo vissuto insieme quando è mancato Andrea. Quando arriverai, ti raccomando, parlami subito, dimmi se lo vedi, dimmi con chi sei!” Lei mi guardo intensamente poi fissò lo sguardo verso la porta, si portò il dito indice alla bocca e mi sussurrò: “Ssss… sono già qui…” In quel momento ho capito che la mia mamma era ormai pronta per il grande viaggio e mi avrebbe dato sicuramente ragguagli sul suo percorso.

I giorni successivi li ho trascorsi con il cellulare in mano in attesa di una comunicazione e con un malessere diffuso che mi costringeva al riposo a letto. Il ventuno mattina alle dieci mi sono alzata improvvisamente con una sensazione di sollievo… in quel momento il telefono squillava: “… la mamma è mancata ora. Si è addormentata mentre riceveva la Comunione… ha reclinato il capo poco alla volta…” “Coraggio, Mamma, ora non ti perdo più, perché so che mi vedi e comprendi tutto di me”. Ho acceso il registratore ed ho sentito distintamente : “Mi sono risvegliata nella mente di Dio!” La conferma al nostro patto avveniva nel modo più naturale. La mia mamma parlava come se fosse stata presente, col solo tasto premuto della ricezione, con una voce tonica e precisa. Finalmente, Mamma cara, sono scomparsi tutti i miei sensi di colpa per non esserti stata vicina quando eri più debole e sola perché altri avevano bisogno della mia presenza ed ora tu capisci tutto questo e comprendi appieno la mia condizione!

Il dialogo con la mia cara Mamma, continua tuttora e lei mi dà contezza di quanto vive e quanto è bello l’aldilà; ma mi dona pure segni di presenza di cui vorrei almeno scriverne uno:

“Quando la Mamma era a casa mia, molti anni fa, mi chiedeva sempre di portare per lei, nella cappella di Andrea un’orchidea e di metterla in un vasetto che era solo per lei. Io raccoglievo poi i bulbi ormai sfioriti e li mettevo in un vaso in fondo al giardino. Da quelle piante rinsecchite non è più spuntato un fiore e anche il fogliame ormai sciupato e sterile manifestava l’aridità delle piante che hanno terminato la loro stagione. Eppure il giorno dell’anniversario ho trovato un ramo di orchidea gigante, dai petali color oro, spruzzati di color rosso, che tuttora sopravvive con una stabilità superiore a qualsiasi fiore del giardino”.

Non mi sento più sola e i profumi che sentiamo io, mia figlia e mio marito sono inconfondibili segni, fra i tanti, della presenza della Nonna Lina vicino a noi. So che Andrea le ha reso possibile questo contatto così rassicurante della presenza degli angeli nelle nostre case. 

Sono tornata da Cattolica con il cuore gonfio di commozione. Una signora presente che non sapeva nulla di me ha visualizzato Andrea e vicino a lui c’era una donnina, piccola e tutta raccolta… l’abbigliamento e il sorriso corrispondevano alla mia Cara Mamma che mi diceva: “Hai visto Edda, quasi non ci credevo quando dicevo che Andrea sarebbe venuto a prendermi… Proprio così! Ed ora mi porta con sè a visitare il Paradiso!” Agimus tibi gratias Omnipotens Deus pro universa beneficia tua!

Concludo con una frase di Auguste Valensin: “Non perché lo sogno Dio esiste, ma poiché esiste io lo sogno.”

Edda CattaniLa mia Mamma tra gli Angeli
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I bimbi “non nati”

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Un dramma quotidiano: vite spezzate nel nascere richiamano la nostra attenzione

Una “madre adottiva” racconta la sua esperienza per un messaggio d’amore 

GIULIANA VIAL

Il messaggio di  AURA  “la bambina non nata” continua…



La venuta di AURA ha cambiato la vita del nostro gruppo, ma soprattutto la mia: il ruolo
nuovo di “ Madre terrena” mi ha così coinvolta da farmi riconsiderare alcune fasi della mia vita con
conseguenze assai positive.
Detto questo, che riguarda l’aspetto personale, mi preme dire, che io sono la portavoce del nostro
Gruppo Umanità e Movimento, anche se responsabilizzata in più mansioni, ed é per questo che mi
trovo ora a rappresentarlo.
“ Umanità e Movimento é nato una decina di anni fa per desiderio di una Entità di Luce :
ENZO. Enzo si é manifestato attraverso la medianità di alcuni membri del gruppo. E’ il
simbolo di una scrittura E : L: Enzo- Luce nel cuore del sole.
Così il contatto visivo fra Lui e noi, e noi e Lui, ha aperto un altro filo comunicativo con l’Entità
AURA
Tra Enzo e Aura, c’é un rapporto di Luce e movimento che si fonde fra noi, Gruppo che si
distribuisce in tre luoghi ( Roma, Padova, Lugano) per divulgare aiuto agli altri e coinvolgerli nel
movimento umano di amore, ma anche riuniti nei momenti di incontri medianici quando le Anime
ci chiamano e alla conseguente nostra risposta.
Lei AURA si é presentata con malinconia, ma soprattutto tenera nei confronti di chi non ha
permesso il suo passaggio alla vita terrena per poi andare in un crescendo di gioia e amore e di
insegnamento, così é stata chiamata perché come luce nascente AURA- AURORA si é presentata
per brillare poi nel cielo e prati azzurri dove i colori sono inimmaginabili.
Questo, di oggi é il nostro secondo incontro, il nostro secondo “ viaggio” nella luce e della vita.
Questo incontro vuole concludere il messaggio di AURA ma noi resteremo spiritualmente
sempre uniti perché “ IL FIOCCO ROSA “ ha suggellato una nascita . . ( la Sua ), altre nascite
e chissà quanti bambini sono nati, alla vita spirituale, chissà quante mamme ci ascoltano ora!!
Ed é il Loro appello che la nostra Entità ci chiede di divulgare.
Ora Lei é la “ Capogruppo”, potremmo dire di una schiera di bambini mai nati ( di aborti)
é la voce di una piccola che con altre costituiscono una coralità, i loro messaggi continuano comunicandoci la loro gioia per aver realizzato il nostro primo incontro, sentito e salutato come la realizzazione di un grande progetto.
AURA ritorna ad essere fra noi il messaggio e la voce della vita in analogia con l’Enciclica “Evangelium Vitae “ sul principio e sul valore dell’esistenza e in difesa della vita.
Aura desidera lanciare un appello al non aborto per non bloccare il processo vitale evolutivo di ogni
bimbo, che, embrione, desidera nascere, venire al mondo.
Lei vuole anche riferirsi ai casi di aborti e richiamare quelle madri che hanno rifiutato i loro figli,
perché Lei vuole dare loro un nome, facendoli così evolvere nel cammino celeste unitamente alla Sua schiera.
Quanto detto é la sintesi del messaggio di Aura, Essa ha voluto tutto questo per scuotere la sensibilità
e la coscienza delle donne, ora il Suo compito terreno é terminato. E’ passata come una stella,
lasciandoci felici per aver fatto quanto ci aveva chiesto. La sua venuta é stata come un sasso
lanciato in uno stagno e gli effetti si sono manifestati diffondendosi come le onde in un moto quasi
incessante e concentrico.
Ma Lei dall’altra dimensione ci manda messaggi ove racconta che é ha capo di bimbi handicappati
che é STELLA TRA LE STELLE.
A questo punto Aura ha raggiunto la Dimensione Celeste, ha raggiunto quello che era
programmato per Lei, e ci ha mandato un ultimo messaggio a conclusione del suo passaggio terreno.

 

 “Mamma mammina mia bella, le campane stanno suonando a Festa nella cattedrale dell’universale coscienza.

Mamma tutto è stato fatto tutto è stato detto. Ora bisogna fermarsi e lasciare che gli altri possano prendere coscienza del
contenuto di un discorso che è stato portato avanti malgrado tutto e tutti.

“Mamma io ritornerò negli spazi infiniti dove tutto è poesia, poesia dell’amore della fedeltà e ti
invierò onde ondulate di amore universale. Ora io sono in te e attorno a te io sono tua madre e tu
mia figlia e ti dono l’amore che permea tutto il mio essere fatto di Luce.

 Mamma la vita viene donata al momento del
concepimento ma prende veramente corpo solo al momento della nascita a quella vita breve nel
tempo che si costruisce tra la nascita e la morte e questo solo nell’ambito terreno del termine poiché
anche durante la propria stasi terrena le nostre vibrazioni fanno parte del Tutto e dell’essere che sta
vivendo sulla terra. Mamma tutto questo è un perché molto importante. Dobbiamo vivere sulla terra
per costruire vita dopo vita il nostro essere scintilla divina.

Il non passaggio sulla terra non è cheintralci la nostra evoluzione, ma fa si che il tutto debba essere vissuto

in un’altra dimensione in un’altra galassia.
Mammina mia tu dovevi essere colei che scelta da me per questo compito importante avesse il
coraggio della rinuncia per poi avere il coraggio dell’accettazione di un tutto che non è stato facile
anzi è stata una grande sofferenza che ha maturato in te il germoglio di una vita interiore fatta dalle
tue energie riunitesi alle mie energie. Tutto stava scritto e tutto è successo.
Mamma cara io sono grande ora, di quella grandezza che tu mi hai donato con il tuo amore la tua
disponibilità il tuo coraggio.
Mamma io sono quel punto luminoso che illumina la tua coscienza nella notte buia di una vita che
viene da te vissuta in doppio per te e per me.”

Il discorso è terminato.
Mamma io sono il tuo Sole ,
la tua
Luna, le tue stelle.Io sono quel
tutto che riunisce in sé tutte le
tue memorie passate presenti e
future.

AURA
SPIRITO DEGLI SPIRITI
ANIMA ELETTA TRA
LE ANIME ELETTE. CIAO


 

Edda CattaniI bimbi “non nati”
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Ogni Figlio è “parola”

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Ogni Figlio è “parola”

 

 

 

Giorni tristi per le numerose vicende passate attraverso i mass media che hanno colpito giovani vite: adolescenti rapite e orribilmente massacrate, bimbi innocenti raggiunti da eventi nefasti, ragazzi volati in gruppo, in seguito a terribili incidenti … E poi la guerra e i massacri che inviano alle nostre coste migliaia di rifugiati; alcuni soccombono senza raggiungere la riva … resti umani … carne “macellata” …. figli di mamme!  Oggi guardavo in TV donne di colore con in mano le foto dei loro figli che vanno cercando nei “campi profughi” e che forse non hanno mai raggiunto l’Italia.

 

Dalle città distrutte della Libia, alle macerie afghane, vengono alla luce tanti fatti, testimonianza di un dramma umano che non ha precedenti con l’efferatezza dell’odio che esiste da sempre fra gli uomini e che la Genesi attribuisce a Caino, quale detentore del primo assassinio dei figli di Adamo.

 

Nel testo sacro Dio stesso introduce il concetto e il termine di “peccato”, forse perché non poteva dire “reato”, in quanto non vi erano ancora i comandamenti ma anche perché il termine “peccato” connota una forza antitetica al sentimento dell’amore.

 

La vita umana è il fondamento di tutti i beni, la sorgente e la condizione necessaria perché ogni uomo possa espletare, in assoluta parità, le proprie scelte di comunione sociale. Oltre a questo, chi crede intuisce un mistero sacro di origine divina e sa che ogni uomo viene da Dio e a Dio ritorna, nell’ora da Lui voluta, padrone della vita e della morte. Perciò l’omicidio è un attentato contro Dio stesso.

 

Ritornando ai recenti episodi, mentre l’occhio degli spettatori assistono attoniti a questi incredibili disastri, un cronista, di una TV di stato, interrompeva lo scorrimento degli edifici cadenti per soffermare le telecamere sulla immagine di una madre, in ginocchio, che teneva in braccio il figlio ferito. Una vicenda politica e un quadro umano della disperazione: una storia piccola, personale, ma pregna di un dolore indicibile.

 

  

 

Mi ha fatto pensare questa immagine, nella sua apparente inadeguatezza, ma grande simbolo della realtà del nostro quotidiano vivere. Ho rivisto, una alla volta l’efferatezza di tanti crimini, le stragi e le violenze sui bambini, alle tante morti per turpi storie, alle giovani vittime della strada e alla giustizia degli uomini che non aiuta a comprendere e a perdonare.

 

E’ questo il tempo della pietà, della “pietas” come “compassione” “patire insieme” e la solidarietà che si sente dichiarare in questi giorni, l’attesa del 2012 come anno del cambiamento, da parte delle grandi potenze, dei politici e della gente comune, lascia sperare in una trasformazione del vivere quotidiano e, forse, me lo auguro, di una nuova era della storia, quella che la Madonna aveva dichiarato, nelle sue apparizioni, avrebbe dovuto caratterizzare questo terzo millennio.

 

 

La “pietas” è anche silenzio davanti ad una grande tragedia, quella che tocca gli affetti più sacri, quella delle foto ostentate, delle parole sommesse, dell’immobilismo dello sguardo, dell’impotenza davanti all’ineluttabile.

 

 

Ben a ragione i grandi artisti hanno intitolato le loro opere indicative del Cristo morto alla “Pietà”. Chi ha avuto la ventura di recarsi in S.Pietro, ha sostato sicuramente davanti al primo altare di destra per ammirare il capolavoro di Michelangelo. Quella madre con il capo chino, in mesta contemplazione del Figlio adagiato sulle sue braccia è simile alle tante madri in attesa dietro alle macerie, a quella che abbiamo visto stringere fra le braccia il figlio ferito, alle madri della speranza che si muovono con l’effige del figlio sul petto e la foto fra le mani.

 

 

Una madre… colei che dà la vita… e che assiste all’avvio di quel legame così dipendente, irripetibile, unico. Morte e vita, dunque, agli antipodi, estremi di un filo nel cui centro è lei, la madre.

 

 

Non è necessario appartenere a una chiesa, essere biologi o fisici per considerare come unico e sacro il legame che unisce madre e figlio fin dal concepimento. Un giornalista ha osato scrivere: “Non è necessario per la donna sapere in quale momento un piccolo ovulo è diventato, nel suo grembo, un essere umano”.

 

 

Un giorno, dopo tre settimane, alcune cellule si mettono a “pulsare”. Dapprima separatamente. Poi tutte insieme, allo stesso ritmo, instancabili. Un cuore comincia a battere, e non smetterà più fino alla morte.

 

 

Dipendente, e destinato ad esserlo ancora per anni, dalla vita e dalla volontà della madre, l’ovulo fecondato è tuttavia autonomo. Ci troviamo già di fronte a un figlio d’uomo ben distinto, a un individuo. Questo è il parere unanime degli studiosi.

 

 

 

 

 

 

Sentiamo cosa racconta Edelmann:

 

“All’improvviso, abbiamo trattenuto il respiro: il cuore del bambino batteva. Era là, davanti ai nostri occhi, palpitante nel suo scrigno di carne color anemone, illuminato in trasparenza dai nostri apparecchi. Quel bambino, appena più grande di una virgola su un foglio di carta, era già un uomo in potenza”. A due mesi, il feto misura tre centimetri; ci starebbe comodamente nel cavo di una mano. “Ma è già quasi completo, mani, piedi, testa, organi, cervello, tutto è al suo posto e non farà altro che crescere. Guardate più da vicino, potrete distinguere le linee della mano e leggervi il futuro. Guardate ancora più da vicino con un comune microscopio, e potrete decifrare le sue impronte digitali. Ci sono già tutti i dati che figureranno sulla sua carta d’identità. L’incredibile Pollicino, l’uomo grande come il pollice di una mano, esiste realmente”.

 

Ogni donna che diventa madre mette al mondo il suo bambino attraverso questa ed altre fasi che si concludono con quella più dolorosa del parto, ma se gli altri, avvalendosi delle moderne strumentazioni, ne hanno una visione esteriore, sia pure affascinante, la madre vive dall’interno tutti gli aspetti del concepimento e della sua crescita. La donna nutre, accarezza, parla con quel piccolo essere prima di chiunque altro e in lui riversa tutto il suo amore.

 

Simile a Maria, madre di Dio, rimane complice ed è partecipe dell’atto meraviglioso e divino della nascita, come afferma il Consiglio episcopale per la XXI giornata per la vita, l’essere umano che si affaccia alla terra  è “parola” detta da Dio. “PAROLA”, perciò è un essere portatore di significato che va oltre il percorso terreno in quanto disegno di Dio, da Lui voluto, da Lui donato. Ricordiamo perciò Maria che “contempla” Gesù nel miracolo dell’incarnazione e pensiamo che ogni figlio che nasce è un riflesso di questi, un’eco della Parola eterna “In principio era il  Verbo… tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto” (Gv 1,1 – 3.4).

 

Nel testo giovanneo che riscopre il valore della parola di Yhavé, il Logos-Dio, principio fondamentale della realtà cosmica, bene Supremo che genera il Figlio “Lux”, salvezza per tutti gli uomini, emerge quel carattere creativo della parola che oggi noi scopriamo e approfondiamo.

 

Il tentativo di S.Agostino di correlare la conoscenza delle cose che si acquisiscono attraverso le parole nel parallelismo verba-res indica che la verità è già dentro l’uomo unita intimamente al verbum divino, e i “signa” le parole, aiutano solo a scoprirla. Persino l’atto educativo, quello dell’insegnare è esprimere “signa”, cioè cogliere l’essenza della realtà (De Magistro 40).

 

Ecco allora che l’atto educativo è dominante nel creare l’intelligenza. Afferma Eccles, premio Nobel della neurofisiologia, autore di “Evoluzione cerebrale, evoluzione culturale e coscienza” : “ Si può affermare del tutto categoricamente che i cervelli si formano tramite i complessi processi che risultano dal patrimonio genetico e da tutte le istruzioni secondarie che ne derivano durante la vita fetale”… Nel mondo esperienziale “…sta, quindi, l’unicità personale che ciascuno di noi conosce solo relativamente a se stesso. Questa unicità si è realizzata in noi, in ciascuno di noi nel corso della nostra vita. E’ qualcosa di cui siamo a conoscenza soltanto entro noi stessi. Possiamo parlarne ad altri se lo desideriamo, ma gli altri non possono avere alcuna esperienza del nostro mondo. Esso è riservato a noi”.

 

 

 

 

     A questo punto possiamo dire che fede e scienza si congiungono: l’essere singolare e irripetibile, come parola detta da Dio è, per le scienze biologiche, la neurofisiologia e la filosofia personalistica, un essere unico che diviene, attraverso la conoscenza e l’educazione una persona completa capace di vivere un’esistenza con capacità di amare, sentire, valutare in modo unico e singolare. Idea falsa e distorta è quella di coloro che credono di disporre di essa, di manipolarla o di eliminarla.

 

Ora possiamo trarre tutte le conclusioni che vogliamo: quel Figlio che abbiamo concepito, cresciuto ed amato è stato creato ad immagine di Dio stesso ed in Lui solo può trovare la sua beatitudine. Ripetiamo dunque: Dio che si è fatto PAROLA  e ha preso carne nel grembo di Sua madre, la Madonna, e, per Cristo ed in Cristo mi ha dato questo mio Figlio come PAROLA sua, di Dio stesso, in me e per me.

 

 

Abbiamo percorso un lungo cammino per giungere ad affermare quanto mirabile sia il disegno voluto da Dio per tutti noi e per i Figli nostri che, nel corso dei tanti messaggi, confermano la meravigliosa realtà dell’esistenza.

 

      

 

 

 

 

Ricordo il mio primo intervento, a Cattolica, quando riportai uno dei primi messaggi del nostro Andrea:“Senti come l’universo parla” e, mentre cercavo, nella mia pochezza, di commentare la vastità di questo concetto, pian piano, fin da allora, cercavo di addentrarmi nel significato profondo dell’essere. Da quel tempo quanti contenuti sono entrati a far parte della mia mente, concetti che mai avrei pensato di potere ritenere ed esprimere, studiare e discutere nella loro verità estremamente appagante.

 

Ben a ragione, la comunicazione, “Se tu sapessi con chi sono, non piangeresti!” vuol farmi comprendere quanto fosse vuota la mia distorta idea di possesso della vita che mio Figlio ha iniziato nel mio grembo, vivendo in intima simbiosi con me. Come pensare di poterlo tenere imbrigliato con le mie lamentazioni?

 

Ho visto un libro esposto, dal titolo: “I rinati” ed ho pensato che se voglio veramente non arrestarmi, non arenarmi nella mia stretta personale, debbo guardare in alto. Mio Figlio, bene prezioso a me donato, mi chiede di essere ascoltato; è una parola che viene a tutti, che si prende cura della mia vita e di quella degli altri: delle sue sorelle, dei parenti, degli amici… passato, presente, avvenire sono tutt’uno per chi ha valicato i limitati confini dell’esistenza terrena. Per noi tutto questo è importante: siamo qui per questo, per imparare a rinascere!

 

Non siamo soli a vivere, a gioire, a soffrire; una grande speranza si intuisce dall’individuazione di una realtà cosmica in continuo divenire unitamente ai nostri Cari che si manifestano a noi con fenomeni straordinari. Ed è consolante per noi umani, ancora partecipi della realtà terrena, poter costatare che non solo essi sono vivi più che mai, ma che hanno mantenuto intatta la loro peculiare individualità.

 

Se, nel momento della disperazione, possiamo aver pensato che, per un atto arbitrario, quell’essere da noi tanto amato, a cui avevamo dato tutta la nostra attenzione, ha irrimediabilmente perduto tutto il beneficio ricevuto, abbiamo sbagliato! Noi genitori abbiamo rappresentato uno strumento prezioso per la sua crescita di cui conserva indelebilmente il marchio profondo.

 

La parola di mio Figlio mi torna perciò ancora familiare, per il suo accento, le sue attenzioni, la sua rinnovata disponibilità di cui mi dà testimonianza in plurime occasioni, è parola di Dio stesso che si fa amore per me.

 

Un grande compito ci è stato dato: quel Figlio che pensavamo di avere perduto per sempre, che non stringiamo più fra le nostre braccia carnali, è un essere immortale che si libra nell’infinità. Fra le migliaia di migliaia di miliardi di esseri che si sono succedute nel corso della storia degli uomini, egli è persona unica, distinta e tutt’uno con i suoi genitori. E’ quindi da dividere con lui, incondizionatamente la realtà che vive e che ci vuol comunicare, è parola da ascoltare e dono da accogliere, ancora una volta con amore.

 

Se avremo compreso tutto questo la nostra vita tornerà ad essere un percorso bello da continuare e i nostri progetti che credevamo interrotti acquisteranno un senso.

 

 

Mi ritrovo per concludere con le parole di Kirk Kilgour –

  

Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi, ed Egli mi rese debole per conservarmi nell’umiltà.

Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese, ed Egli mi ha dato il dolore per comprendere meglio.

Gli domandai la ricchezza per possedere tutto, e mi ha lasciato povero per non essere egoista.

Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me ed Egli mi ha dato l’umiliazione perché io avessi bisogno di loro.

Domandai a Dio tutto per godere la vita e mi ha lasciato la vita perché io potessi essere contento di tutto.

Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà.

Le preghiere che non feci furono esaudite.

Sii lodato o Signore: fra tutti gli uomini nessuno possiede più di quello che ho io.

 

  

 

 

 

 

 

Edda CattaniOgni Figlio è “parola”
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