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La “parapsicologia umanistica”

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Ancora sui fondamenti della parapsicologia umanistica

 

Corrado Piancastelli

 

               

 

         Tonino, un grande amico mio e del CIP e tra i  primi ragazzi che intorno al 1945 formarono il mio primo avventuroso "gruppo", mi scrive da Parma una lettera, concernente la parapsicologia umanistica, che mi offre l’opportunità di chiarire a tutti alcune cose. Dice Tonino (riassumo): nella parapsicologia tradizionale (materialistica o spiritualistica) c’è stato un preciso approccio alla fenomenologia attraverso un metodo che ha portato a certe conclusioni sui fenomeni stessi, o pseudo tali, secondo le linee di tendenza delle singole scuole di pensiero.   

       Invece nella parapsicologia – dice sempre Tonino – non sembra esservi un metodo pratico se non quello filosofico e constatativo dei fenomeni che a questa disciplina si iscrivono, discettando su una branca fenomenologica indimostrabile sul piano pratico. Sarebbe tuttavia esaltante se attraverso un metodo si potesse dimostrare che la  creatività, l’illuminazione, ecc. fossero realmente i segnali dell’Anima.

            Questa, in sintesi, la lettera del mio amico, alla quale cercherò di rispondere nel più breve spazio disponibile.

Punto primo:  l’esame del paranormale, applicato ai fenomeni fisici è pur sempre stata una ricerca sugli aspetti fisici dei fenomeni stessi, perchè la natura o l’origine "altra" di un fenomeno non può essere dimostrata in laboratorio. Il metodo scientifico riconosce soltanto il rapporto causa-effetto e non altro. La causa, quindi, è sempre stata, in parapsicologia, al di là della Natura conosciuta e le leggi che regolano i fenomeni paranormali (se rigorosamente accertati tali) non rientrano nel metodo scientifico che il mondo della scienza si è dato da Cartesio in poi.

            Se ne deduce che i tentativi, finora escogitati, di provare l’esistenza del mondo spirituale (con o senza la presenza dell’Anima individuale) erano (e sono) votati al fallimento perchè nessuno studio di fenomeni fisici che ricadono sotto i sensi e le apparecchiature di rilevamento, controllo e analisi, potrà risalire – osservando il solo porsi del fenomeno – al mondo spirituale.

          Tra l’altro è anche necessario sottolineare che tutti i tentativi "spirituali", di autenticarsi nel fenomeno, cozzano contro il principio stesso del fenomeno, il quale come tale appare sempre denotato in modo materiale. Tutti i filosofi e i teologi sono sempre miseramente falliti di fronte a questo irrefutabile riscontro.

            La parapsicologia classica, ripetendo l’errore della vecchia metapsichica, per conferirsi una identità pseudo-scientifica si è votata al solo studio dell’apparire e non dell’essere, privilegiando la casistica e l’aneddotica. In tal modo si è occupata di apparizioni, di premonizioni, di fenomeni fisici, di trance fisica, di telecinesi, di medium ad effetti fisici, cioè di una gamma di fenomeni visibili supponendo di provare, attraverso ipotesi di lavoro, l’esistenza di una causa spirituale.

            Se ne è avuta un’ultima prova nella discussione, recentissima, sulla rivista del CSP di Bologna, tra il prof. Granone e me. L’illustre scienziato torinese accetta le ricerche sulla mia medianità ma confuta le conclusioni sulla natura spirituale dell’Entità A.

            Il passaggio, cioè, tra una verifica dei fatti e una causa non umana, per la scienza, è ancora da dimostrare. Così stanno i fatti nell’attuale cultura cosiddetta ufficiale.

            La parapsicologia umanistica, nella mia impostazione,  non esclude affatto l’analisi del fenomeno (ci mancherebbe!), ma restituisce al termine "fenomeno" il significato dell’essere; vale a dire che per noi c’è il phainòmenon, da phàinesthai, che significa, sì, l’apparire ma soltanto, husserlianamente, se questo apparire rappresenta l’in-sè della cosa che appare. Detto in altro modo meno tecnico, il "phainòmenon" ci interessa se coincide con il suo essere, poichè se non c’è questa identificazione il fenomeno resta fenomeno, e l’essere vi resta separato e dunque il primo non può risalire al secondo che resta, kantianamente, un noumeno, cioè cosa in sè irriconoscibile. Non c’è alcun dubbio che se il supporto "spirito" potesse manifestarsi, cioè la natura substanziale che possiede, noi, come uomini, non potremmo e non sapremmo riconoscerlo: anzi non lo vedremmo affatto.

            Questa è, a mio avviso, una delle necessarie premesse dell’intero discorso.

            Da qui alla parapsicologia umanistica il passo è brevissimo.

            La coscienza alta dell’uomo si mostra (come fenomeno) attraverso il suo porsi (nella scena evolutiva della vita), solo laddove produce un surplus fenomenico o plusvalore proprio in senso marxiano.

            Cos’è il surplus?  Se da un atto creativo dell’uomo l’effetto prodotto non è solo puramente meccanico e deterministico, cioè non realizza soltanto merce/ prodotto o riutilizzazione socio-economica, vuol dire che c’è un surplus, un plusvalore, tra l’altro dimostrabile: infatti l’evoluzione degli individui o generale del mondo è il risultato non degli atti sociali e umani, o semplicemente della loro sommatoria, ma dal generarsi di questo plusvalore che produce etica in movimento-accrescimento esponenziale, evoluzione e cambiamento: cioè ricchezza conoscitiva ed esperenziale non direttamente proporzionata alla causa che ha generato il movimento. Si pone in atto, cioè,  un demoltiplicatore come cassa di risonanza in cui il rapporto causa-effetto cessa di esistere in senso meccanico.

          Così come marxianamente il valore dell’uomo non coincide col lavoro, perchè c’è un plus-valore irriconosciuto, così l’attività spirituale o etica non è il risultato delle attività dei neuroni (essendo questi di origine materiale) e costituisce proprio quel surplus che io considero l’espressione di un sottosistema non collegabile alla mente, l’Anima cioè.

            E’ chiaro che, a questo punto, io mi vada ora a ricercare tutti quei denotatori che danno corpo al surplus, perchè essi mi diventano automaticamente i segnali di quell’Anima di cui cerco la dimostrazione.

            In un certo senso io lavoro sulle differenze, sugli scarti. Contemporaneamente, poichè queste differenze sono visibili (e dimostrabili), esse rappresentano il phainòmenon in cui la cosa che si mostra è lo stesso essere che si dà all’osservatore esterno.

            Ora, se la differenza tra la natura animale di cui siamo dotati (nel rapporto causa-effetto) e la natura creativa che abbiamo mostrato di possedere nel corso della storia (lo scarto), il plus-valore è un segnale solido che ci differenzia definitivamente dalla materia dei neuroni, allora questo segnale è implicitamente deducibile: forse non sperimentalmente, si capisce, ma sicuramente storicamente. E se la storicità è parte del processo conoscitivo – e dunque ha valore statistico – ne consegue che, concettualmente, il processo storico-statistico ha funzione di verità scientifica al pari delle prove di laboratorio.

            Creatività, intuitività, libertà, simbolizzazione, ecc.  non sono, poi, astrazioni filosofiche, ma precise qualità della Persona umana osservabili e provabili attraverso le scienze del comportamento. La psicologia, comunque,  si limita a descrivere le funzioni, ma non le cause di queste tipologie. Per esempio dell’intuizione dice che è un fenomeno percepibile esterno (empirico) o interno (di natura metafisica); per la creatività, che si tratta di una prestazione lontana ed estranea all’Io che si produce in modo autonomo e non conformista; per l’ispirazione si scomoda una personalità secondaria inconscia dotata di "alta potenza creativa" che si esprime in condizioni poco note dando luogo a prestazioni e conoscenze singolari; confuso è, poi,  il significato di simbolizzazione, almenchè non si tratti di simboli con precisi riferimenti  (la croce, la bandiera, la patria, il sacro, ecc., o simboli come quelli corporei, dei sogni, dei comportamenti verbali individuali o collettivi). Altrettanto complesso è il significato di "immaginazione" vista anche come non dipendente dall’esperienza sensibile tanto che gli antichi la ritenevano originata dall’alto, tranne Aristotele che la considerava legata alle sensazioni nel senso di un proseguimento dell’attività dei sensi, mentre per Plotino si tratta di un momento dell’Essere al pari dell’Anima. All’immaginazione si lega più precisamente l’immaginario (Lacan) che, ad esempio nell’interpretazione di Sartre, è la facoltà della coscienza di trascendere le cose. Nell’immaginario ricadono i miti, i simboli onirici, la creatività poetica. Ma, anche qui, ci sono distanze da prendere perchè la scienza rinuncia a trovare le cause, occupandosi di percorrere le strutture differenziate con cui l’immaginario si presenta. Bachelard, invece, riconosce all’immaginario una funzione complementare allo spirito scientifico, mentre con Lacan esso avrebbe la sola funzione di liberare immagini false da riconoscere attraverso la fase dello specchio.

            Si potrebbe continuare a lungo – peraltro difficile per i non addetti – su questa strada che ho voluto mostrare al nostro Amico (ed a quanti la pensano nello stesso modo) per spiegare che in parapsicologia umanistica non ci arrampichiamo affatto sugli specchi, ma stiamo fondando una metafisica scientifica che abbraccia le neuroscienze e la filosofia, ma non la teologia dove Tonino sospetta che noi si vada a finire separandoci dalla scienza dei fenomeni.

            Dimostrare che tutti questi fenomeni appartengono decisamente all’Anima, sicuramente non sarà facile (se riuscissi a farlo mi darebbero il Premio Nobel!), ma personalmente penso (e Andrea mi dà ragione) che è questa la strada da percorrere: essa parte dall’uomo e non viene dall’alto. Tuttavia, paradossalmente, è l’alto che si mostra nel "fenomeno della vita" e si mostra con segni spuri legati alla struttura dell’Anima che devono essere riconosciuti e interpretati a condizione che si smetta di pensare che siamo corpi in cui abitano le anime, ma che siamo Anime in cui abitano i corpi.

      E’, anche questa, la lezione dell’Entità A.

                                                                           

 

 

 

 

 

CORRADO PIANCASTELLI

 

Corrado Piancastelli, (Napoli), è scrittore, poeta e saggista impegnato su temi metafisici e psicologici concernenti sia l'esistenza e il divenire dell'Essere, che sulla fondazione del soggetto partendo dalla fenomenologia, dalle neuroscienze e da esperienze personali soggettive.

Piancastelli è nato, culturalmente, come critico letterario ad orientamento psicoanalitico occupandosi della lettura psicoanalitica del testo e successivamente della teoria e della pratica delle procedure psicoterapeutiche e delle modificazioni sociali. E' stato docente all' Università Popolare, ha collaborato con " La Fiera Letteraria" e nel 1958 ha fondato e diretto ( fino all'80) la prestigiosa rivista "Uomini e Idee" a cui collaborarono scrittori, critici, artisti e scienziati di livello internazionale. "Uomini e Idee" ha ripreso le pubblicazioni nel 1997, sempre con Piancastelli come direttore. Da tale data la Rivista si occupa definitivamente di neuroscienze, di filosofia e di stati modificati di coscienza.

Piancastelli ha creato, nel 1980, anche una Fondazione scientifica ( ISUP – Istituto di Socio-psicologia Umanistica e Psicoterapia ) di cui è presidente, fondando contemporaneamente una comunità per tossicodipendenti . Organizza, sia con la Fondazione ISUP che con l'Associazione "Uomini e Idee"(che gestisce l'omonima rivista), convegni, seminari di studio e di ricerca intorno a problemi esistenziali di ricerca dell'interiorità e di proposte per la messa a punto di una epistemologia della soggettività su basi scientifiche e filosofiche a partire dal problema della coscienza e dalla rifondazione di un neo umanesimo rivisitato dalle neuroscienze.

E' autore di una quindicina di libri e di centinaia di saggi. Ha anche diretto la rivista di psicoanalisi "Quaderni Reichiani"; ha collaborato, a suo tempo, oltre alla Fiera Letteraria, anche a "La Nuova Sardegna" ed ha tenuto rubriche di psicologia su "Il Mattino" di Napoli e per radio. Tiene conferenze in tutto il Paese ed è seguito da un vasto pubblico.

Due volte "Premio Cultura" della Presidenza del Consiglio dei Ministri; finalista ad un "Viareggio", Premio "Bagutta" Giornalista del mese.

 

prodena@libero.it

Edda CattaniLa “parapsicologia umanistica”
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