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Sali sulla mia barca

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 Sali sulla mia barca, Signore! 

… oggi non chiedo altro…

                   

 

Sali sulla mia barca, Signore!

Tante volte ho avuto l’impressione

che la mia vita

sia come una notte trascorsa

in una pesca fallita.

Allora mi assale la delusione,

mi prende il senso dell’inutilità.

Sali sulla mia barca Signore,

per dirmi da che parte

devo gettare le reti,

per dare fiducia ai miei gesti,

per capire che non devo

lavorare da solo,

per convincermi che il mio lavoro

vale niente senza di Te,

senza la Tua presenza.

Sali sulla mia barca Signore,

per donare calma e serenità.

Prendi Tu il timone:

accetto di essere tuo pescatore.

Insieme pescheremo, Signore,

e giungeremo sicuri

al porto della vita

 

  

 

CONOSCO DELLE BARCHE


 

Conosco delle barche

che restano nel porto per paura

che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto

per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire

hanno paura del mare a furia di invecchiare

e le onde non le hanno mai portate altrove,

il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate

che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare

per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo

ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po’

sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche

che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,

ogni giorno della loro vita

e che non hanno paura a volte di lanciarsi

fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche

che tornano in porto lacerate dappertutto,

ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole

perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche

che tornano sempre quando hanno navigato.

Fino al loro ultimo giorno,

e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti

perché hanno un cuore a misura di oceano.

(Jacques Brel)

 

 

 

Edda CattaniSali sulla mia barca
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S.Agostino: Tardi ti ho amato

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Tardi ti ho amato!

 (prepariamoci alla S.Pasqua)


«Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato!

Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme,

sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te.

Mi tenevano lontano da te le creature che, pure, se non esistessero in te,

non esisterebbero per niente.

Tu mi hai chiamato e il tuo grido ha vinto la mia sordita’;

hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecita’;

hai diffuso il tuo profumo, e io l’ho respirato, e ora anelo a te;

ti ho gustato, e ora ho fame e sete di te; mi hai toccato,

e ora ardo dal desiderio della tua pace»

(S.Agostino di Tagore al Signore)

 

Lo sfondo del mare, espressione di bellezza e profondità,

è una ripresa  fatta a Ladispoli.

 


BLOG A PIU' VOCI


Penso sia bella la forma nuova di portare avanti questo spazio. Offrire agli amici la possibilità di postare è una forma di collaborazione, che darà una marcia in più al nostro andare  e divenire sempre più “testimoni digitali”.
La prima ad esprimersi oggi è S. L., con una sua originale riflessione sulla preghiera di S. Agostino “ Tardi ti ho amato”.Seguiamola con stima ed interesse, mentre personalmente la ringrazio del suo prezioso contributo.

Carissimi amici
Dopo aver letto sul Blog questa preghiera di S. Agostino ho continuato a meditarla facendola diventare parola mia. Da questo scritto emerge chiaramente come il Santo sia stato toccato da Dio in tutta la sua umanità. Nell’incontro con Dio tutta la sua persona è stata coinvolta. Dio non scavalca mai la nostra umanità ma la coinvolge per redimerla e realizzarla in pienezza. Agostino è toccato da Dio in tutti i suoi sensi, ed è per questo che mi permetto di offrirvi qualche riflessione proprio relativa ad ognuno di essi.
Bellezza tanto antica e tanto nuova […] hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecita’
La prima realtà che ha affascinato S. Agostino è la bellezza ed in particolare la bellezza delle creature. In questo senso egli è molto vicino ai giovani d’oggi. Egli stesso afferma di essere stato ammaliato da questa bellezza fino a quando, continuando a ricercare la verità, la bellezza di Dio lo ha vinto. Fissando il volto di Dio, o meglio ancora, lasciando che quel Volto lo penetrasse in profondità, l’infinita Bellezza (che in greco è anche Bontà), come dice egli stesso lo “ha vinto”. I Santi spesso si sono soffermati a fissare il Volto di Cristo, S. Teresa d’Avila invitava spesso le sue figlie a “guardare” Gesù, il volto dell’Amato: “non vi chiedo altro che lo guardiate”. Sono sempre più numerosi i giovani che pongono domande di senso riguardo la propria esistenza. Come afferma il Santo Padre essi manifestano il desiderio di “voler vedere il Volto di Gesù” e spesso chiedono di insegnar loro ad avvicinarsi a Lui e di insegnar loro quella dinamica dell’incontro con Lui che è la preghiera.
Uno dei momenti iniziali della preghiera potrebbe proprio essere quello del guardare Gesù con amore, come si guarda l’immagine di colui a cui si vuole bene e da cui ci si sente amati. Agostino però in questa preghiera evidenzia ancora un’altra realtà. Egli afferma: “la tua luce ha vinto la mia cecità”. Solo quando Dio si presenta a noi siamo in grado di distinguere bene dal male, luce da tenebre, è solo “alla tua luce vediamo la luce” (Sl 35).
Agostino ha lottato con Dio ma solo nel momento in cui ha riconosciuto la sua cecità Dio ha potuto avvolgerlo con la Sua Luce. Come insegna il prologo del Vangelo di Giovanni la “Luce brilla nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno sopraffatta”. Quando Agostino ha permesso alla Luce di invaderlo è stato un vero e proprio invaghimento e come Geremia ha potuto affermare: “mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza, e hai prevalso” (Ger 20,7). La luce di Dio ha infranto le tenebre del suo peccato e il suo essere, tutto il suo essere è divenuto luminoso.
La bellezza di Dio, il “pastore bello” attende di essere guardato, amato, attende di brillare anche in noi. Ognuno può diventare ciò che guarda.

Edda CattaniS.Agostino: Tardi ti ho amato
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